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mercoledì 26 ottobre 2016

LA VIGNETTA-SFREGIO Così Vauro insulta gli italiani La frase vergognosa / Guarda

La vignetta-sfregio contro un intero paese: l'insulto agli italiani



Sulla piccola comunità di Gorino, frazione di Goro in provincia di Ferrara, si è scatenato il dibattito dell'intero arco costituzionale italiano. Da sinistra, oltre che dal ministro dell'Interno Angelino Alfano, sono partiti gli attacchi più forti contro quei residenti che hanno respinto con blocchi stradali e barricate il pullman con venti profughi diretto a un ostello del posto. Si è però guadagnato la medaglia di attacco più di cattivo gusto quello del vignettista Vauro Senesi, che sulla vicenda ha disegnato il suo solito personaggio che si tappa il naso e, sotto la scritta "Migranti, Gorino chiusa", gli fa dire: "Chiudetela meglio che arriva ancora puzza di merda".

SONDAGGIO TOMBALE Renzi, i numeri da incubo Distanza enorme: è finita

Renzi, i numeri neri che lo condannano. La distanza incolmabile: tempo scaduto



La salita che si pone davanti a Matteo Renzi e ai sostenitori del Sì al referendum del 4 dicembre è ripida quanto una parete a strapiombo. Il distacco tra favorevoli e contrari alla riforma costituzionale è arrivato a 9 punti, secondo quanto certificato dall'Istituto Eumetra Monterosa di Renato Mannheimer, commissionato dal comitato Lavoratori per il No.

Secondo il sondaggio, presentato lo scorso 19 ottobre alla Camera dal gruppo di Forza Italia, gli elettori per il Sì non superano il 45,5%, mentre quelli per il No toccano il 54,5%, con un picco al Sud che vanta il 57% dei contrari. Stando alla rilevazione, svolta su 800 casi con un margine di errore del 3,5%, il 62% degli intervistati si è dimostrato informato sui contenuti della riforma. A dimostrarsi più favorevoli, con l'81%, sono stati quelli nella fascia d'età tra i 35 e i 44 anni. Bocciano invece la riforma Boschi per il 77% i giovani nella fascia tra i 18 e i 24. Tra gli elettori del Pd, solo il 15% si è detto contrario alla riforma, meno che in Forza Italia, dove per il Sì voterebbe il 20% degli elettori.

martedì 25 ottobre 2016

Caivano (Na): Specialista in Urologia ed Andrologia

Caivano (Na): Specialista in Urologia ed Andrologia 


Dott. Michele Lanna
Specialista in Urologia ed Andrologia

Il dott. Michele Lanna, Medico Chirurgo, Specialista in Urologia ed Andrologia, effettua Ecografie in Sede. Lo Studio del dott. Michele Lanna, riceve per appuntamento il Lunedì e il Giovedì, a Caivano, in Via Roma, 88, e a Frattamaggiore, il Martedì, Mercoledì e Venerdì, presso "Centro Igea", sito in Via Virgilio, 16. Per prenotare la tua visita Specialistica chiama il: 347.5456543 

Il Pd salva gli stipendi alla Casta Di Battista: "Ma le porcate di Renzi..."

Stipendi parlamentari, la legge del M5s sul taglio rinviata in Commissione: protesta dei grillini



La legge taglia-stipendi del M5s torna in Commissione alla Camera. Nulla di fatto. Accade tra le proteste dei deputati grillini e di Beppe Grillo in persona, presente a Montecitorio. Il leader dalla tribuna ha ironizzato: "Sono elevato... Voi con questi problemi terreni". Il rinvio è stato richiesto da Lorenzo Dellai di Democrazia solidale. Contro il rinvio hanno votato M5s, Forza Italia, Fdi e Sel. Il Pd, dunque, difende la Casta e le paghe onorevolissime.

Inevitabili le polemiche pentastellate. "Qualunque porcata renziana viene approvata", ha tuonato in piazza Montecitorio Alessandro Di Battista, "La nostra proposta é stata rinviata con un escamotage tipico della partitocrazia". "Quella di Renzi è stata una proposta da salotto tv", ha aggiunto Roberta Lombardi. E ancora: "Non c'era alcuna intenzione di prendere in considerazione la nostra proposta di taglio degli stipendi: a ieri non è arrivato nessun emendamento dal Pd. La proposta del Pd sul taglio dei costi della politica esiste solo nel favoloso mondo di Renzi".

Tiziana Cantone, clamorosa svolta: l'ex fidanzato sotto torchio. E ora...

Napoli, la procura sentirà l'ex fidanzato di Tiziana Cantone e vuole sbloccare il suo iphone



La Procura di Napoli ha deciso di interrogare Sergio di Palo, l'ex fidanzato di Tiziana Cantone, la ragazza 31enne di Napoli suicidatasi nel settembre scorso dopo la diffusione online di suoi video hard. L'uomo non è indagato, ma verrà sentito come persona informata sui fatti. Per un anno lui e la ragazza hanno convissuto per un anno, proprio nel periodo in cui quei video sono stati registrati e diffusi. I dubbi degli inquirenti restano ancora sul ruolo che ha avuto l'uomo potrebbe aver avuto in quei momenti, se ha contribuito alla loro realizzazione e se ha partecipato in qualche modo anche alla diffusione. 

Informazioni che potrebbero arrivare anche dall'esame dell'iPhone della Cantone, arrivato a un punto morto. Lo smartphone è infatti protetto da un codice a quattro cifre che solo la ragazza conosceva. Come hanno dimostrato altri casi in passato, non è semplice superare l'ostacolo del codice. La stessa Fbi si è più volte rivolta alla Apple per violare i telefoni di vittime e sospettati, senza ottenere collaborazione da Cupertino. Per questo, riporta il Mattino, da oltre un mese le indagini fanno leva solo sui testimoni e su perizie eseguite su altri cellulari sequestrati, come quello dell'ex fidanzato di Tiziana, accessibile perché utilizzato con il sistema operativo Android.

Caivano (Na): Noi Insieme, Falco chiama La Svolta risponde: "Siamo all'opposizione"

Caivano (Na): Falco chiama La Svolta risponde: "Per rispetto del nostro elettorato siamo all'opposizione"


di Gaetano Daniele


Avv. Luigi Padricelli
Lista Civica La Svolta

In quel che resta di una maggioranza zoppa che si regge a malapena sulla stampella di qualche consigliere comunale, continuano ad accadere cose surreali. Difatti, sono di poche ore fa le dichiarazioni del consigliere comunale di Noi Insieme, Domenico Falco, dove, all'improvviso, annuncia su un portale d'informazione, che i problemi tra maggioranza e la Lista Civica La Svolta sono superati. Affatto, ci fanno sapere esponenti di spicco della Lista Civica La Svolta. Quella del consigliere Falco, è un'iniziativa personale che da un lato può essere apprezzata ma dall'altro resta un'iniziativa personale che non trova nessun riscontro politico, visto che la Svolta resta salda all'opposizione. Poi, se si è voluto lanciare l'amo a qualcuno delle opposizioni, oppure prendersi un merito di riconciliazione, bhè, tutto può essere, ma la Svolta ha le spalle larghe. Insomma, al Sindaco Monopoli, non resta altro che ri-prendere carta e penna, e ri-fare nuovamente i conti in maggioranza, visto il numero ri-sicatatissimo. Il tutto, proprio quando si insedia il commissario al Bilancio, Carli. In breve, politica improvvisata ed approssimativa, con una improvvida esaltazione del carattere monocolore dell'esecutivo sono alla base di una decisione che è innanzitutto un giudizio definitivo su una gestione politica che sta tenendo in Stallo il Paese, la sua economia ma soprattutto la sua democrazia. Falco ci prova, ma la Svolta risponde: "Non vi inventate altre strategie, siamo all'opposizione". 

Clamoroso Salvini, addio Lega Nord Mossa-terremoto, caos nel partito

Lega Nord, il futuro senza "Nord": cambia il nome


di Matteo Pandini



Basta «Lega Nord per l’indipendenza della Padania», come recita l’articolo 1 del suo statuto: dopo il 4 dicembre, referendum sulle Riforme costituzionali, Matteo Salvini volterà pagina. Plasmando il Carroccio nazionale che potrebbe chiamarsi solo «Lega».

La strada è stata imboccata da tempo: il leader non nasconde di sognare addirittura Palazzo Chigi, sostiene di poter guidare tutto il centrodestra, spiega che il vero nemico non è Roma bensì Bruxelles. «E l’Unione europea fa male a tutta l’Italia, da Milano a Palermo». Proprio per questo ha lanciato per il Mezzogiorno le liste di «Noi con Salvini», che alle recenti amministrative non hanno garantito montagne di consensi, anzi. Ma l’intuizione è corretta, chiosa Salvini. A convencerlo, c’è l’avanzata del partito in territori tradizionalmente difficili per i lumbard e per il centrodestra in generale.

Esempi? Cascina, Pisa. A giugno, la Lega ha conquistato il sindaco (Susanna Ceccardi). Lo stesso film è andato in onda alle elezioni dell’altro giorno in Friuli Venezia Giulia: la Lega ha strappato al Pd alcuni municipi come Monfalcone. Non era scontato. Per il segretario, vincere nelle roccaforti rosse è la prova che la strada è corretta. Ma serve un passo in più.

Questo: cercherà di essere finalmente potabile al Sud (via la parola «Nord») mantenendo il nome Lega, marchio che sopra il Po resta gettonato. Il tutto verrà accompagnato dalla fusione dei lumbard con «Noi con Salvini». Questa è la sostanza. Resta da capire come arriverà: già si sussurra di congresso.

Salvini in persona taglia corto: «L’unica mia preoccupazione è il referendum per mandare a casa questo governo. Il resto sono chiacchiere». Chiacchiere che però rischiano di infiammare la base. Già alla vigilia dell’ultimo raduno di Pontida (18 settembre) c’era polemica tra chi invocava vessilli secessionisti e chi immaginava l’arrivo di bandiere tricolori. I fedelissimi del leader spiegano: la Lega indipendentista non esiste da tempo, perfino Bossi aveva immaginato la Lega Italia Federale, tanto che l’epoca secessionista è durata dalla fine del 1996 al 2000.

Ovvero da quando il Senatur scelse di correre da solo alle Politiche, fino all’anno del Giubileo che segnò la pace col Cavaliere. Con tanto di alleanza alle Regionali. Una mossa che fu figlia anche del risultato delle Europee del 1999: 4,5%, consenso più che dimezzato rispetto alle Politiche del 1996. Certo. Il cuore del partito, i militanti duri e puri, sognano ancora la battaglia per la Padania. Una battaglia che - ai tempi delle leadership di Bossi e di Maroni - era stata coperta da altri slogan: devolution, federalismo fiscale, macroregioni.

I salviniani aggiungono qualche aneddoto.

Nel 2001, il Senatur si presentò a Pontida da ministro. Aveva giurato sulla Costituzione, certo, ma spiegò ai militanti di averlo fatto «da padano». Eppure parlava di trasferimento di poteri da Roma alle Regioni, ispirandosi alla Scozia che all’epoca non pensava di ottenere il referendum indipendentista. Insomma, dicono i seguaci dell’attuale leader, la secessione non era più in agenda. E aggiungono: nel 2006, sempre Bossi si alleò (con tanto di modifica del simbolo) col Movimento per l’Autonomia dell’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo. Era l’ennesimo tentativo di sbarcare nel Meridione. Fallì. 
Storia recente.

Nel 2013, Salvini ha raccolto un partito ammaccato e che i sondaggi davano sotto al 3%. Parlando male di euro e Bruxelles e urlando «prima gli italiani», ha salvato la baracca. Alle Europee del 2014 ha superato il 6%. Da lì, complici le difficoltà del centrodestra, ha aumentato il suo consenso. Tanto da convincersi: punto Palazzo Chigi!

L’occasione, ghiotta, è il referendum del 4 dicembre. Vincessero i «No», le Politiche sarebbero più vicine.

Pochi giorni fa. Sondaggi. Il «Sì» alle riforme sarebbe in vantaggio nel Nord, mentre il «No» andrebbe forte nel Mezzogiorno. Dibattito nel quartier generale di via Bellerio. «Forse dovremmo tornare a parlare di questione settentrionale» azzarda un colonnello leghista. Salta su un fedelissimo salviniano: «No, ormai siamo un partito nazionale!».
Ecco, Salvini vuole chiarire l’equivoco. In fretta.