Sfregio ai cattolici nel Duomo. Cosa hanno fatto gli islamici
di Matteo Pandini
I canti islamici piombano a Santa Maria del Fiore, il Duomo di Firenze, per un concerto che prevede anche melodie cristiane ed ebraiche. Perfino l'edizione locale di Repubblica, non un fogliaccio di destra, titola sui «canti islamici in cattedrale». Perché la notizia è che in un posto del genere arrivino proprio loro, i musulmani: nessuno avrebbe detto «beh» se avessero invitato i buddisti o i pastafariani o, appunto, gli ebrei.
Ma i maomettani, no. Scrive Repubblica: sotto la Cupola del Brunelleschi risuonerà «Il Corano è la giustizia», ma d'altronde - chiosa sempre il quotidiano, tutti «inneggiano allo stesso Dio. Lo fanno in modi differenti, ma tutte guardano la stessa luce». Sono tutte uguali, eppure perfino il giornale della sinistra colta mette in risalto la presenza dei musulmani, mica degli altri. E fa niente se riporta la dichiarazioni di una delle organizzatrici, secondo la quale «a dividere non è la religione, ma l'incultura», perché l'incultura si rifugia anche nelle religioni. E quando la religione è quella islamica, il mix è esplosivo. Letteralmente.
GLI IMBECILLI - Dai fratelli Kouachi a Coulibaly, per citarne due caso (attentati di Parigi), l'elenco di assassini musulmani col quoziente intellettivo di un posacenere è sconfinato. Nella cristiana Italia, male che vada i somari vengono eletti in Parlamento. Nelle comunità musulmane, qualche ignorante può perfino imbracciare il fucile, allacciarsi una cintura esplosiva, guidare un camion contro la folla. Il tutto mentre invoca Allah.
E comunque non va fatto cadere il testo della canzonetta islamica di Firenze, e che dovrebbe essere risuonata ieri sera ma il punto non è questo, non siamo critici musicali. Il punto è: come si può pensare di canticchiare «il Corano è la giustizia», tanto più nel Duomo, «forse per la prima volta in 720 anni di storia» come dice Repubblica? Ecco, per troppi musulmani il loro libretto è proprio così. «È» la giustizia nel senso che è proprio legge. E poi.
I più tarati che s'abbeverano del testo sacro dell' islam, poi, credono che la donna sia inferiore e gli infedeli - cioè tutti quelli che non sono musulmani - bestie da sgozzare. Eppure, «è legge»!
Fatto sta che il concerto - scrive il quotidiano - è stato proposto «una settimana dopo l'attentato a Charlie Hebdo», cioè una strage commessa da integralisti musulmani che urlavano «Allah è grande». Le religioni saranno tutte uguali, ma al momento non risultano orde di energumeni che, in tutto il mondo, ammazzano recitando il «padre nostro». Il problema è il solito. E questo è l'ennesimo articolo a cui ne seguiranno ancora tanti altri, perché ogni giorno capita un nuovo cedimento. Una nuova apertura ai maomettani.
Il solito problema è proprio l'Occidente rintronato, convinto che «siamo tutti uguali» anche se non è vero, forse perché è meglio mettere la testa sotto la sabbia anziché rischiare di farcela tagliare da qualche barbuto. Nelle moschee è vietato perfino entrare con le scarpe, le donne si devono coprire, gli infedeli vengono mal visti e per carità: è comprensibile, è casa loro, è giusto così.
IL PENSIERO - Ma chissà cosa pensano in certe comunità, in certe moschee, in certi Paesi che vivono di Corano e kebab e ancora Corano: chissà cosa pensano dei canti musulmani nel Duomo di Firenze. Forse non lo sapremo mai con esattezza, cosa pensano e cosa dicono, perché in troppi capannoni-sottoscala-magazzini trasformati in moschee abusive parlano in arabo anche se sono a Milano o a Roma o a Firenze. Hanno già conquistato interi quartieri, gli imam sono gettonatissimi nei nostri talk-show, l'odio anti-Occidentale è tracimato tra i detenuti. Ora i musulmani sono perfino nelle chiese, che si svuotano di credenti e si riempiono di fedeli di Allah. Firenze è solo l'ultimo caso. Corriamo verso il burrone, e forse ci siamo già caduti.