Lega, Salvini: no alla terza candidatura. Tutti i big che perderebbero il posto
di Matteo Pandini
Salvini s'è detto d'accordo con la proposta dei Giovani padani: dopo due mandati consecutivi, un leghista non potrà più ricandidarsi. È lo stesso principio che impedisce ai sindaci di tentare il tris. Se la regola fosse già in vigore (dovrà essere discussa nel prossimo congresso federale, e quindi chissà quando) l'attuale pattuglia di diciotto deputati sarebbe praticamente azzerata, con solo cinque di loro che rimarrebbero in corsa.
Cadrebbero le teste, tra gli altri, di Umberto Bossi (nel 1987 è entrato al Senato e poi è rimasto alla Camera dal 1992 a oggi), di Giancarlo Giorgetti (questa è la sua quinta legislatura di fila), del leader della Lega Lombarda Paolo Grimoldi (la prossima volta sarà al quarto giro). Niente da fare anche per altre storiche colonne del partito: da Gianluca Pini a Davide Caparini, fino all'attuale capogruppo Massimiliano Fedriga e al vice Nicola Molteni: gli ultimi due sono a Montecitorio dal 2008.
Al Senato, invece, finirebbero in fuorigioco un paio di lumbard su dodici. Ma si tratta di mostri sacri: Sergio Divina, entrato a Palazzo Madama nel 2006, e soprattutto Roberto Calderoli che frequenta Roma dal 1992. È stato a Montecitorio fino al 2001, per poi trasferirsi sull'attuale scranno dove è uno dei vicepresidenti dell'assemblea. Attenzione però: quasi la metà dei senatori leghisti hanno alle spalle un'esperienza più o meno lunga alla Camera: si tratta di Silvana Comaroli, Nunziante Consiglio, Jonny Crosio, Raffaele Volpi e Giacomo Stucchi. Tecnicamente, potrebbero tentare il bis a Palazzo Madama. Peraltro - e vale soprattutto per i deputati - l'opzione di passare all'altro ramo del Parlamento potrebbe dribblare il paletto, ma se entrerà in vigore la Riforma di Renzi (che ridisegnerebbe poteri e composizione del Senato) anche questa strada verrebbe sbarrata.
Discorso a parte meritano gli ex berlusconiani approdati tra i salviniani. È il caso, per esempio, della deputata Barbara Saltamartini: quella attuale è la sua prima legislatura e quindi potrebbe sperare nella conferma. Più complicata la situazione di chi ne ha già due nel curriculum come gli ex azzurri Giuseppina Castiello e Guglielmo Picchi. La rivoluzione invocata dai Giovani padani fermerebbe anche l'eventuale caccia al tris del governatore veneto Luca Zaia. In Lombardia, invece, Roberto Maroni avrebbe via libera. Conseguenze pesanti a Bruxelles, dove sui sei europarlamentari attuali potrebbe ricandidarsi solo Angelo Ciocca (subentrato al compianto Gianluca Buonanno).
Stop a Mara Bizzotto, Mario Borghezio, al vice di Salvini Lorenzo Fontana e allo stesso segretario federale. Salvini dovrebbe mollare la capitale belga e Strasburgo, ma non potrebbe candidarsi nemmeno in Comune a Milano: attualmente è consigliere, ma frequenta Palazzo Marino dai primi anni Novanta (il primo cittadino era il lumbard Marco Formentini). Una presenza costante, che ha attraversato i due mandati del sindaco Gabriele Albertini e quello di Letizia Moratti: Salvini era in Comune anche durante l'era di Giuliano Pisapia, ma poi si dimise per i troppi impegni. È poi tornato approfittando delle recenti elezioni vinte da Beppe Sala.
Nel curriculum di Salvini ci sono anche due elezioni alla Camera, nel 2008 e nel 2013, ma in entrambe le occasioni ci restò pochissimo, preferendo dedicarsi all' Europarlamento. I Giovani padani hanno lanciato la proposta dei due mandati nel loro congresso federale di sabato, assise che ha confermato il coordinatore Andrea Crippa. Salvini s' è detto d' accordo il giorno dopo, durante l' intervento di Pontida. L'
idea non è originale, nel senso che anche in passato i leghisti ne avevano discusso. Era stata un cavallo di battaglia, per esempio, dell' ex ministro Giancarlo Pagliarini (che da tempo ha lasciato i lumbard).
Adesso Salvini rispolvera il progetto, così da avere la possibilità di cambiare radicalmente la classe dirigente senza dover fare per forza la faccia cattiva. Ammesso e non concesso che il progetto diventi realtà, c' è da dire che potrebbero sempre esserci delle deroghe. Di sicuro, Salvini ha ripetuto in più di una occasione che non ricandiderà chi non è in regola con i contributi al partito. Ma attenzione: «Non voglio rottamare nessuno» ha giurato dal pratone bergamasco, perché «mi fa schifo» pensare a come si è comportato il Rottamatore per eccellenza, ovvero Renzi, «che ha detto a Letta "Enrico stai sereno" mentre stava già lavorando per prendergli il posto».