"Ti puoi salvare solo così". Feltri mette Renzi all'angolo: cosa fare per non "morire"
di Vittorio Feltri
Matteo Renzi ha commesso molti errori. Il più grave dal punto di vista della politica interna è stato quello di attribuire al referendum confermativo una importanza vitale: se non lo vinco - disse - e non passano le riforme costituzionali mi dimetto. Cosicché il plebiscito non riguarda più i cambiamenti della Carta (discutibili almeno in parte) ma il premier in persona. In sostanza il popolo non voterà se sia o meno opportuno ridimensionare il Senato, abolendo il bicameralismo che rallenta la vita democratica, e togliere alle Regioni un potere che contrasta con quello centrale, bensì se confermare il premier oppure mandarlo a casa. Ma questo penso che ormai lo abbiano capito anche coloro che non capiscono nulla. In prospettiva, il problema è un altro: come si comporterà l’Italia in questa Europa illecitamente dominata dai tedeschi, dai banchieri e dagli speculatori che di tutto si preoccupano, specialmente delle loro tasche, e se ne infischiano dei popoli del continente? Renzi a Bratislava ha preso il cappello e se n’è andato via furibondo con la Merkel e con Hollande. Ma qualche giorno prima a Ventotene, dove nacque la idea sciagurata di costituire la Ue, egli si era dimostrato amico dei gestori del baraccone di Bruxelles.
A quale delle due facce del presidente del Consiglio dobbiamo dare credito? All’amicone della cancelliera e del suo compare oppure al contestatore determinato di entrambi, fautori di una politica comunitaria che ha ucciso la nostra economia riducendoci in miseria? Questo è il punto fondamentale. Se Renzi avesse il coraggio - e ne servirebbe molto - di rigettare gli accordi comunitari e avviare l’uscita dall’Europa nonché dall’euro, magari attraverso un referendum analogo a quello che si è recentemente svolto in Inghilterra, egli si potrebbe presentare ai connazionali come il salvatore della Patria. Se invece, per paura o eccesso di prudenza, dovesse nicchiare e non decidere quale via intraprendere, allora, in questo caso, non scommetteremmo sulla sua longevità istituzionale. Perché troppi partiti e troppi suoi compagni ce l’hanno con lui per questioni di potere. In altri termini, o Renzi è capace di agire in sintonia col popolo, che non ne può più dei diktat europei tendenti a immiserirci e a soffocarci a forza di immettere profughi sul nostro territorio, oppure sarà costretto a fare i conti non solo con un elettorato sfinito e privo di fiducia nei confronti di ogni leader politico, ma anche con avversari che gliela hanno giurata, come tutti ben sanno.
Noi abbiamo la sensazione amara che il premier punti a rimescolare le carte europee e a ricostruire una Ue meno germanocentrica e più attenta alla realtà drammatica di vari paesi che hanno adottato, loro malgrado, la moneta unica, fonte di sciagure inaudite. È proprio ciò che Renzi invece è obbligato a evitare se desidera uscire dalla infinita crisi di cui siamo vittime. È illusorio credere di poter raddrizzare le gambe ai cani. Nessuno ha la forza di modificare gli attuali disequilibri se non ricorrendo a uno strappo simile a quello inglese e a quello a cui si stanno predisponendo a compiere gli olandesi, gli austriaci, gli ungheresi e forse i danesi nauseati dalla inconcludenza di Bruxelles, in particolare nella gestione della massa invadente dei profughi. Tema questo che ha indotto la stessa Merkel a pentirsi: se tornassi indietro, ha detto, mi comporterei diversamente. Se Renzi tirasse fuori le unghie e proponesse un distacco dall’Unione avrebbe contro le élite ideologizzate che attualmente difendono a spada tratta l’Ue senza validi argomenti, ma sarebbe sostenuto dalla maggioranza degli italiani. Scelga: o sta con i fighetti autoproclamatisi intellettuali, e va a fondo, oppure sta con noaltri gente volgare, e si salva.