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sabato 17 settembre 2016

Pagella e voto, Balotelli massacrato: così l'Equipe lo umilia

Pagella e voto, Balotelli massacrato: così l'Equipe lo umilia



Da campione a fesso in meno di una settimana. Dopo aver steso l'Olympique Marsiglia con due gol, Mario Balotelli e il suo Nizza sono usciti con le ossa rotte dall'Europa League (sconfitta 1-0 contro lo Schalke 04) e per l'Equipe, il quotidiano sportivo più prestigioso di Francia (e forse d'Europa), la colpa è tutta dell'attaccante italiano. Voto in pagella: 2. Equivalente a un 4 italiano, certo, ma con giudizio devastante. "Ha camminato e sbagliato tanto. E pesato poco, troppo difficile da raggiungere per i suoi compagni. Nessuna mobilità, poche aperture. Il Nizza ha spesso giocato in dieci". E altre amenità come "la reticenza e il disinteresse quando il gioco gli era distante", "un peso per la squadra" o la più pesante di tutte: Balo ha corso "due volte meno che un Ibrahimovic in una brutta serata". Il Pallone d'Oro è molto, molto lontano.

Parisi, debutto a Milano con veleno: chi c'era, chi no e chi lo ha bastonato

Parisi, debutto a Milano con veleno: chi c'era e chi no



Continua il duello a distanza tra Stefano Parisi e l'ala di Forza Italia da sempre critica nei confronti dell'ex manager scelto da Silvio Berlusconi per "rigenerare" il partito. Alla prima di Mr Chili, la convention programmatica di Milano, era assente gran parte dello stato maggiore azzurro, come previsto. Spiccava, invece, la presenza di un ex come Claudio Scajola, e di altri pezzi del vecchio Pdl, come Maurizio Lupi, Maurizio Sacconi e Roberto Formigoni.

Chi c'era da Forza Italia - Pochi politici, dunque, come espressamente chiesto dall'ex direttore generale di Confindustria, su input anche del Cav. Per Forza Italia, insomma, la delegazione "non ufficiale" era formata da Mariastella Gelmini, Francesco Giro e Gianfranco Miccichè. Altri parlamentari erano presenti a titolo personale. I toni "morbidi" dell'iniziativa parisiana non hanno convinto i big che hanno disertato l'appuntamento e che si attendevano "qualcosa di più", rispetto a quanto annunciato dagli organizzatori con tanto battage mediatico in queste settimane. A mezza bocca vari esponenti di spicco forzisti si chiedono "dove era il nuovo", parlano di un "inizio sottotono", ma per un giudizio definitivo aspettano la fine della due giorni al Megawatt. 

Toti, Salvini e Brunetta - Di certo, non si placa la guerra fredda interna. Anche oggi Giovanni Toti da Pontida ha ribadito le sue perplessità: "Vorrei vedere una chiara alternativa a Renzi, senza inciuci". Sulla stessa linea Matteo Salvini: piuttosto che "stare in strada con gente come quella che c'è oggi alla convention di Parisi, cioè Scajola, Miccichè, Formigoni e gli euristi vari è meglio essere soli e orgogliosi con una strada più in salita, che con certi compagni di viaggio". "Attualmente da Milano c'è solo un tentativo, al momento senza contenuti", avverte Renato Brunetta. 

Berlusconi alla finestra - Da parte sua Parisi taglia corto: le assenze di Toti e Brunetta? "Sono tutti invitati, chi vuol venire viene. Se vogliono stare a casa, per me non è un problema". E aggiunge: "Non è un problema di presenze qui, quanto piuttosto, credo, di ascoltare in streaming da casa". Nessun commento, invece, da Berlusconi: gli umori di Arcore si potranno sapere solo a kermesse conclusa. Tra il presidente di Fi e Parisi, raccontano, ci sarebbe stata una telefonata prima della convention.

Pensioni: la dranmmatica verità quanti soldi (troppi) abbiamo perso

Ai pensionati già tolti 8mila euro


di Sandro Iacometti



Altro che bonus. Oltre ad essere state lasciate a secco da Matteo Renzi, le pensioni degli italiani sono pure diminuite. La perdita del potere d' acquisto dal 2009 al 2016 è stata in media tra il 3 e il 4%, che in termini assoluti significa circa 70 euro al mese, poco meno degli 80 euro regalati dal premier ai lavoratori dipendenti.

L'origine della beffa ai danni dei pensionati, secondo un dettagliato studio realizzato da Centro Europa ricerche e Comitato unitario dei pensionati del lavoro autonomo, è nell'azione incrociata di fisco e mancata perequazione. Per gli assegni più bassi, su cui l' adeguamento all'inflazione non è mai venuto meno, l'erosione è stata determinata quasi esclusivamente dall' inasprimento della tassazione. Le pensioni di 1.500 euro, ad esempio, tra il 2009 e il 2016 hanno perso circa il 4%, ovvero 50 euro al mese.

Riduzione che si abbassa al 3% (25 euro al mese) per gli assegni di mille euro. Alzando l'asticella, però, la sforbiciate diventa più robusta per effetto del combinato disposto di fisco e perequazione.

Le pensioni di importo superiore, tra i 2.000 e i 4.000 euro lordi, hanno subìto nel periodo in esame una riduzione di valore reale tra l' 8 e il 9%. Un taglio dovuto per metà alla tassazione diretta e per l'altra metà alla parziale indicizzazione.

Il divario tra l'andamento del valore reale delle pensioni rispetto ai redditi da lavoro dipendente non si è attenuato né con la sentenza della Corte costituzionale, che ha dichiarato illegittimo il blocco della perequazione disposto dal governo Monti, né con la legge di stabilità per il 2016, che ha alleggerito un po' il peso del fisco allineando la detrazione di base dei pensionati ultrasettantacinquenni a quella dei dipendenti. Su quest'ultimo fronte poco è cambiato. Anche dopo l'allineamento, si legge nel rapporto Cer-Cupla, a causa delle minori detrazioni «un pensionato con un imponibile annuo di 15mila euro viene gravato di una imposta personale maggiore di circa 100 euro al mese rispetto ad un dipendente di pari reddito»

Quanto alla mancata perequazione, «le perdite sono rilevanti, nonostante il rimborso degli arretrati disposto dal decreto legge 65 del 2015, che ha fatto seguito al pronunciamento di illegittimità» della Consulta. Per rendere più efficace l'adeguamento all' inflazione, suggerisce lo studio, «occorrerebbe utilizzare un indice dei prezzi che rifletta maggiormente le caratteristiche del paniere di spesa dei consumatori poveri»

Mentre sul terreno fiscale la soluzione sarebbe quella di allargare anche ai pensionati il bonus di 80 euro. Con un godimento pieno per i redditi tra 6,5 e 10mila euro e uno parziale per la fascia tra 10 e 12mila euro. L'operazione convolgerebbe 3,2 milioni di pensionati e costerebbe 2,6 miliardi. Più dell'intero pacchetto previdenziali previsto dal governo.

Le paure di Tiziana prima della denuncia: "Perché ho girato quei video". Da brividi

Le paure di Tiziana prima della denuncia: "Ero fragile e depressa, ecco perché quei video "



Chiedeva per la sua salute di essere aiutata a bloccare quell'incontrollata diffusione di video. Raccontava di aver avuto un periodo di fragilità psicologica. Faceva i nomi dei primi destinatari a cui aveva ingenuamente inviato quel materiale che la ritraeva in momenti imbarazzanti. Non aveva capito che mandare in giro quelle immagini significava mettere la sua intimità nelle mani di gente che ne avrebbe potuto fare qualsiasi cosa. 

"Ero fragile e depressa" con queste parole Tiziana Cantone, che si è suicidata martedì scorso a Mugnano, si era rivolta alla Procura di Napoli. "In un momento di temporanea instabilità psicologica, ho iniziato una corrispondenza virtuale. Si trattava di un gioco virtuale a scopo sessuale", è la premessa da cui parte Tiziana, nel presentare querela nel luglio 2015, e denunciando le quattro persone, tutti uomini, che oggi risultano indagati con l'ipotesi di diffamazione. Qualche mese dopo, a ottobre, Tiziana verrà anche ascoltata per integrare con nuovi elementi, precisare e fornire ai pm ulteriori dettagli. 

Intanto lei smette di uscire di casa perché le è capitato di essere riconosciuta e derisa. Non va più a fare la spesa, al cinema, in palestra. Gli amici non la chiamano più, spariscono: rimane sola. Inizia a stare male ed avere attacchi di panico, pensa al suicidio ma viene fermata in tempo. L'unica persona che le è accanto e che la sostiene anche nelle spese dell'avvocato è l'ex fidanzato anche se non è chiara un suo eventuale ruolo in tutta la faccenda dei video. 

venerdì 16 settembre 2016

La data del voto? Renzi ha già deciso Occhio: così fa infuriare il Quirinale

Matteo Renzi ha deciso la data del voto. La mossa che fa infuriare il Quirinale e non solo



Da un lato Matteo Renzi da giorni invita a schiarire le nubi che avvolgono il dibattito del referendum costituzionale. Dall'altro però il premier non fa altro che aggiungere carne al fuoco, infarcendo il dibattito di questioni che solo apparentemente poco c'entrano con il voto sulla riforma costituzionale, ma che di fatto gli sono funzionali all'obiettivo finale: restare in sella a prescindere dall'esito delle urne.

Ieri ha cominciato di buon mattino la sua giornata campale che si sarebbe conclusa col confronto a Bologna davanti al presidente nazionale dell'Anpi, Carlo Smuraglia. Come riporta Il Giornale, Renzi ha richiamato una fantomatico: "fondo di 500 milioni per la povertà" dal quale si potrà attingere naturalmente solo se vincerà il Sì. La sera alla Festa dell'Unità bolognese ha battagliato usando bastone e carota con quel pezzo di partito storicamente a lui più riottoso, arrivando anche alle minacce velate quando, a chi dal pubblico gli chiedeva di andare a casa, lui ha ribadito che resta dov'è finché gode della maggioranza in Parlamento. E ultimo, ma non meno trascurabile, c'è il pezzo di carne più fumoso sul bracere, cioè quello delle possibili modifiche all'Italicum, la legge elettorale, sulla cui legittimità si esprimerà la Corte costituzionale il prossimo 4 ottobre.

Quel che resta ancora un mistero è il giorno in cui gli italiani saranno chiamati a decidere se tenere o no la riforma Renzi-Boschi. Il premier ha annunciato che la data sarà discussa nel Consiglio dei ministri del 26 settembre. Con il calendario che scorre, le opzioni utili si stanno riducendo all'osso, facendo presagire che il giorno più probabile potrà essere domenica 27 novembre. Data non proprio casuale, perché a quel punto la legge di Stabilità sarà già passata alla Camera, portando con sé una serie di stanziamenti sempre suscettibili di modifiche nel passaggio al Senato, ma dopo il voto referendario. Una scelta squisitamente politica che poco piace al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che inutilmente ha provato a spendersi nei giorni scorsi perché il voto fosse "sterilizzato" da incursioni di mercimonio politico.

È morto Carlo Azeglio Ciampi Addio al presidente banchiere

E' morto Carlo Azeglio Ciampi, addio al presidente banchiere



È morto Carlo Azeglio Ciampi. L'ex presidente della Repubblica si è spento all'età di 95 anni dopo una lunga malattia in un ospedale della Capitale. Da poco era stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico.

Presidente della Repubblica dal 1999 al 2006, governatore della Banca d'Italia dal 1979 al 1993, poi presidente del Consiglio tra il '93 e il 94, quindi ministro del Tesoro dal 1996 fino all'elezione al Quirinale, Ciampi amava definirsi, un "italiano normale".

Disastro Inter, travolta dagli israeliani. Sassuolo sempre più fenomenale

Disastro Inter, travolta dagli israeliani. Sassuolo sempre più fenomenale Roma e Fiorentina solo un pari



Comincia nel peggiore dei modi l’avventura dell’Inter in Europa League. Una sconfitta a San Siro con gli israeliani dell’Hapoel Be’er Sheva, un secco due a zero, inevitabile per i nerazzurri che in campo hanno fatto vedere poco. De Boer ha fatto un po’ di turn over mettendo in attacco Eder e Palacio e lasciando in panchina Icardi. Nel secondo tempo il micidiale uno-due di Miguel Vitor e Buzaglo e gli ingressi di Icardi e Candreva non sono serviti a cambiare il risultato.

Grande partita, invece, per il Sassuolo che ha rifilato tre gol all’Athletic Bilbao. Tutti nel secondo tempo, grazie a Lirola, Defrel e Politano. La Roma ha pareggiato fuori casa con il Viktoria Plzen: uno a uno, grazie a un rigore di Perotti. Anche la Fiorentina torna dalla trasferta con un punto: pari senza reti a Salonicco, in casa del Paok.