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sabato 10 settembre 2016

Caivano (Na): Aggredito giornalista Solidarietà al dott. Antonio Crispino

Caivano (Na): Aggredito giornalista de Il Corriere.it Piena solidarietà al dott. Antonio Crispino 



Daniele: "La reazione alla presenza del dott. Antonio Crispino e delle sue telecamere a Pascarola-Caivano, è la dimostrazione che accendere i riflettori sulle vicende scomode è di per se un atto di contrasto".

- L'appello del dott. Antonio Crispino: "Pensavo di recuperare la registrazione di quanto accaduto per la denuncia ma niente, la telecamera è irrimediabilmente fuori uso. Se tra i miei contatti c'è qualcuno che era presente e ha avuto modo di conservare il video dell'accaduto lo prego di mettersi in contatto con me".

Contatto Antonio Crispino Facebook: https://www.facebook.com/antonio.crispino.758

Va apprezzato il coraggio del dott. Antonio Crispino presente ieri sera nella Zona industriale di Caivano, con precisione all'interno della Mi.So, una società che si occupa di trattamento di rifiuti animali. "Ero lì perchè da alcune ore emanava un lezzo nauseabondo che ammorbava l'aria di mezza provincia". Così Antonio Crispino ai nostri microfoni, e nota:  "In verità, è una situazione che si ripete da anni. Ma ieri sera veramente si moriva. Fuori ai cancelli di questa azienda si erano riversate decine di persone, nonostante fossero le tre di notte. Quando sono arrivato - continua Crispino - c'erano già alcuni responsabili a cui ho semplicemente chiesto: "Cosa sta trattando questa azienda che puzza così tanto? Che problemi ci sono?". Una domanda, solo una domanda. "Ti devi fare i cazzi tuoi" mi ha detto uno di loro. Poi i giannizzeri mi hanno letteralmente afferrato e trascinato all'interno del cortile. Hanno spaccato tutto. Non lo hanno fatto in una campagna isolata o nel buio della notte. Lo hanno fatto platealmente davanti a decine di persone, davanti a due pattuglie dei Carabinieri, davanti a decine di telefonini che riprendevano. Insomma, un gesto vile che tutti noi condanniamo. 

Napolitano sculaccia D'Alema & Co: "Roba surreale". Il Pd? È cosa sua

Napolitano sculaccia D'Alema & Co: "Roba surreale". Il Partito Democratico? È cosa sua



Un presidente (della Repubblica) è per sempre. E quando si parla di Giorgio Napolitano non soltanto per il titolo di "emerito". Già, perché l'ex inquilino del Colle, in una lunga intervista concessa al direttore di Repubblica, Mario Calabresi, detta la linea al Pd. O meglio, al Pd dei dissidenti capeggiato da Massimo D'Alema. "Con quello che succede nel mondo e quello che ha sulle spalle l'Italia - esordisce -, è davvero surreale l'infuriare di una guerra sul referendum costituzionale".

Dunque, senza troppi giri di parole spiega che "è tempo di uscire da questo assurdo stato di belligeranza. Bocciare la revisione della Carta sarebbe un'occasione mancata, scarseggia il senso di responsabilità". Chiarissimo il doppio messaggio: agli elettori ordina di votare "sì" al referendum costituzionale; mentre al Pd ordina di smetterla di fare la guerra a Matteo Renzi.

Poi, certo, spiega che sull'Italicum, la nuova legge elettorale, "c'è da riflettere". Perché? Per non fare vincere il Movimento 5 Stelle, e lo dice con una chiarezza disarmante: "Perché rispetto a due anni fa lo scenario politico risulta mutato in Italia come in Europa. Ci sono nuovi partiti, alcuni dei quali in forte ascesa che hanno rotto il gioco di governo tra due schieramenti, con il rischio che vada al ballottaggio previsto dall'Italicum e vinca chi al primo turno ha ricevuto una base troppo scarsa di legittimazione col voto popolare". Insomma, la riforma elettorale è da cambiare non tanto per i suoi errori, quanto piuttosto per il rischio che non vinca il Pd...

Boschi e selfie Tutto va a rotoli ma l'Unità continua a fare feste

Il mondo va a rotoli ma l'Unità continua a festeggiare


di Francesco Specchia



Il dato non è politico, ma antropologico: oramai ci sono più Feste dell' Unità che comunisti. Non che sia un male. Però, in questo scorcio di fine estate, in tutt' Italia, sfilano sempre i volti rubizzi alla Peppone tra gli stand e le livide facce della sconfitta dalemiana nei dibattiti; e sfrigolano i concerti, e l' odor di brace e di panini farciti di salamelle e di riforma costituzionale. Uno dice: c' è appena stato il terremoto, il Pil è inchiodato, la crescita è zero, le riforme zoppicano, l' Europa si spappola sotto il peso dei migranti, il Pd è balcanizzato: insomma, non c' è nulla da festeggiare eppure questi s' accendono nelle Feste dell' Unità.

Ed è il tripudio d' una straordinaria commedia umana recitata sul territorio. Nella Festa dell' Unità di Milano, allo Scalo Romana, si palesa, nella sua floridezza istituzionale, Maria Elena Boschi persa nei selfie, mentre alcuni dalemiani cercano d' avvolgerla in uno striscione anti-referendum. Al Porto Antico di Genova la Festa dell' Unità accoglie un dibattito -un tantino jettatorio- sui "possibili effetti del referendum sul sistema sanitario nazionale".

Alla Festa dell' Unità di Firenze Matteo Renzi fa sgombrare il ministro Gentiloni come un profugo all' hot spot delle Cascine. Alla Festa dell' Unità di Bologna Pier Luigi Bersani ( già accolto da cori da stadio e pupi siciliani anti-Pd alla Festa dell' Unità di Catania) sospira al ricordo di Nilde Iotti.

Alle Festa dell' Unità di Bologna, Modena e Reggio Emilia, contemporaneamente, Renzi e un paio di fedelissimi con la faccia di Renzi (probabilmente Deborah Serracchiani e Fabrizio Rondolino che indossano una maschera alla Diabolik) incontrano i rappresentanti dell' Anpi incazzatissimi per lo "sgarbo alla Costituzione".

La Festa dell' Unità in Campania è itinerante come il teatro di Moliere: Ercolano, Avellino, Napoli, venghino, siori, venghino. Alla Festa dell' Unità di Torino è comparso Gigi D' Alessio che non è di sinistra, ha dei guai con Equitalia, ma lo pagano lo stesso. Alla Festa dell' Unità sul lungomare di Reggio Calabria si vedono ammainare bandiere e sorrisi per colpa di un tempoporalaccio che ha la forza d' una metafora elettorale. Alla Festa dell' Unità di Ravenna si materializza la Serracchiani, al posto del commissario ai terremoti Vasco Errani il quale, giustamente, ha qualcosa di più serio da fare. Errani è il più realista di tutti. Forse non è il caso di festeggiare.

Non siamo più nel '45 quando la prima festa denominata "Grande scampagnata dell' Unità" rappresentava l' ansiogeno postbellico. E neanche nel 2009, al guado vivace della trasformazione in Pd (Veltroni impose la terribile dicitura «Festa Democratica»). Non c' è più la Festa, figuriamoci l' unità.

L' unità delle idee e l' unità del del partito. D' Alema, appena sfumato l' incarico europeo a vantaggio della Polverini, raggruma la minoranza interna attorno ad una feroce idea di vendetta; Cuperlo dissente ma con educazione; lo Speranza è l' ultimo a morire. E i veri comunisti li ha fatti fuori Renzi, altro che Scelba, Andreotti o Berlusconi.

Sicchè, oggi, la vecchia Festa dell' Unità che era il luogo delle condivisioni, dei legami affettivi, dei sogni, diventa il limbo dei legami spezzati. Si offre come palco di quella battaglia referendaria tra due fazioni che evocando birra e salsicce intendono, in realtà, scontrasi su Senato imperfetto, revisioni costituzionali, leggi elettorali. «Compagno, ti dò la parola...», si diceva ai tempi di Berlinguer. Compagno 'sta cippa.

Perfino il giornale, la gloriosa Unità di Gramsci, è un sospiro sepolcrale: contenuti loffi, dibattito ridotto alla velina. Nel 2000, quando chiuse, tonnellate di rese della testata vennero spedite in Africa, nelle missioni - mi pare del Burkina Faso - con lodevoli scopi igienico-sanitari: usata come carta igienica. Fu uno dei più grandi gesti umanitari mai compiuti dall' editoria si sinistra. Ora, con un rosso di due milioni, alla direzione del quotidiano arriva Sergio Staino, da sempre anima critica d' un popolo perduto (in bocca al lupo), l' uomo che dovrebbe riportare copie e cose alla loro naturale dignità. La rivoluzione in una salamella...

"Io so chi c'è dietro i video dei terroristi" Occhio all'archistar: sospetto sui colleghi

Festival della comunicazione, Fuksas: "Dietro i video dell'Isis ci sono designer italiani"



"Dietro ai video dell'Isis ci sono designer italiani". Cosi l'architetto Massimiliano Fuksas durante il suo intervento al Festival della comunicazione di Camogli, in Liguria. Fuksas, parlando del rapporto tra strategia e emozioni, ha fatto riferimento all'efficacia dei video prodotti dal sedicente Califfato che per quanto riguarda la grafica sono attribuibili a designer italiani. 

La retorica e lo stile dei filmati dell'Isis è sostanzialmente sempre la stessa: gli eroi del jihad che combattono contro i leader della coalizione. Putin, Kerry, il premier libico Fayez al Serraj, Obama. Tutti i leader mondiali vengono accusati di essere crociati. Alla fine di ogni video un cartello mostra tutti i paesi che compongono la coalizione, Italia compresa. Già da circa due anni infatti nei video dell'Isis si parla genericamente di una Roma che verrà presa e rasa al suolo.  

Raggi-Grillo, il faccia a faccia (segreto) Il processo di Beppe, lo sfogodi Virginia

Faccia a faccia stellare. Faccia a faccia Grillo-Raggi. Il processo, lo sfogo di Virginia



Beppe Grillo e Virginia Raggi si sarebbero incontrati davvero. Secondo l'indiscrezione rivelata da Dagospia, i due si sarebbero visti all'hotel Forum, vicino il Campidoglio, dove si sarebbe celebrato un vero e proprio processo al sindaco-avvocato di Roma. Nel faccia a faccia tanto chiacchierato è stato Grillo a partire all'attacco, strappando alla Raggi la promessa di mandare a casa anche Paola Muraro, l'assessore all'ambiente al centro del caos grillino.

Le operazioni di pulizia dentro la giunta capitolina hanno già visto silurato il magistrato Raffaele De Dominicis, indagato per abuso d'ufficio e per questo non più in linea con le direttive interne al Movimento. Sul procuratore della Corte dei conti, la Raggi si era spesa in prima persona, costretta poi a fare un dietrofront clamoroso in soli quattro giorni. Troppi i bocconi amari buttati giù in poche ore, al punto che il sindaco non avrebbe trattenuto l'arringa difensiva davanti a Grillo: "Caro Beppe, il problema non è mandare via la gente - ha riportato Dagospia - ma trovare i sostituti. La Taverna che nomi ha dato? - avrebbe aggiunto la Raggi - Chi mi avete proposto per i diversi incarichi? Chi dovevo chiamare?".

La grande crisi romana sarebbe tutta sintetizzata in quello sfogo della Raggi, costretta a fare "tutto da sola" a fronte di una classe dirigente ancora troppo inesperta per riuscire ad affrontare con modi e tempi giusti la bufera politica e mediatica che sta travolgendo il Movimento. E le novità non finisco qui, visto che Grillo ha annunciato alla Raggi che sarà affiancata da un nuovo mini-direttorio, dopo aver archiviato quello fallimentare guidato da Paola Taverna.

Ha incassato 60mila euro a soli 16 anni Ed è tutto merito della sua idea geniale

Ha incassato 60mila euro a soli 16 anni. Tutto merito della sua idea geniale



A soli 16 anni Beau Jessup ha dimostrato di avere tutte le caratteristiche dell'imprenditore di successo. La studentessa britannica ha saputo guadagnare 50 mila sterline in pochi mesi, quasi 60 mila euro, grazie al suo acuto spirito di osservazione. Dopo aver passato qualche mese in Cina con la sua famiglia, la ragazza ha notato quanto i genitori cinesi cercassero di dare ai propri figli nomi inglesi per garantire loro un futuro ricco di successo. "Mi hanno spiegato - ha raccontato al Telegraph - che un nome inglese è di vitale importanza per loro perché non è possibile utilizzare un nome cinese sulla posta elettronica o in una candidatura a un'intervista del Regno Unito".

Beau quindi ha semplicemente lanciato un sito nel quale chiede ai genitori di scegliere 12 tratti della personalità che pensano potrà avere il figlio, così da ottenere tre possibili nomi. In questo modo ha offerto circa 221 mila opzioni con un incasso che aumenta di mese in mese.

Siluro miliardario al colosso dei farmaci: "Così gonfiavano i prezzi delle medicine"

Mazzata miliardaria al colosso dei farmaci: "Così gonfiavano i prezzi delle medicine"



Condannati in primo grado i vertici della casa farmaceutica Menarini: la presidente Lucia Aleotti a 7 anni e mezzo per frode fiscale e a 3 anni per corruzione - in totale dunque 10 anni e mezzo - mentre sempre per frode fiscale sono stati comminati 7 anni e mezzo al fratello, Giovanni Aleotti, vicepresidente. Inoltre è stata ordinata la confisca della somma oggetto degli scudi, per un importo che - secondo i legali della casa farmaceutica - non è quantificato nella sentenza del Tribunale di Firenze. «Si tratta di una sentenza complessa, che ha giudicato insussistente il filone relativo alla presunta truffa e all’ipotesi di riciclaggio, ritenendo invece sussistente quello della frode fiscale», spiega all’Adnkronos Salute Mario Casellato, componente del collegio difensivo dell’azienda. «Presenteremo ricorso in appello, siamo certi di avere la documentazione che ci darà ragione e permetterà di escludere la frode fiscale», aggiunge Casellato. L’ipotesi della truffa ai danni del sistema sanitario nazionale, portata avanti dalla procura di Firenze, «è dunque stata ritenuta insussistente», insiste il legale. Diverso il filone della frode fiscale, relativa a somme all’estero «fatta oggetto di scudi» e sanatorie dal patron di Menarini, Alberto Sergio Aleotti, scomparso due anni fa. «Tutto, anche il sequestro della somma, è sospeso in attesa dell’appello e della Cassazione», precisa il legale, ribadendo la certezza che i documenti chiariranno le posizioni dei suoi clienti anche relativamente al filone della frode fiscale.