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sabato 13 agosto 2016

Schizzano le tasse, l'Italia non cresce più. Ecco le cifre che inchiodano Renzi

Schizzano le tasse, l'Italia non cresce più Le cifre che inchiodano Matteo Renzi



Nel secondo trimestre del 2016 il Prodotto interno lordo è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dello 0,7% nei confronti del secondo trimestre del 2015. Lo rende noto l’Istat. La variazione acquisita per il 2016 è pari a +0,6%. Il secondo trimestre del 2016, ricorda l’istituto di statistica, ha avuto una giornata lavorativa in più del trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al secondo trimestre del 2015. La variazione congiunturale è la sintesi di un aumento del valore aggiunto nei comparti dell’agricoltura e dei servizi e di una diminuzione in quello dell’industria. Dal lato della domanda, vi è un lieve contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte), compensato da un apporto positivo della componente estera netta.

Nello stesso periodo preso in esame dall’Istat, il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,6% nel Regno Unito e dello 0,3% negli Stati Uniti, mentre ha segnato una variazione nulla in Francia. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 2,2% nel Regno Unito, dell’1,4% in Francia e dell’1,2% negli Stati Uniti. Nel complesso, secondo la stima diffusa il 29 luglio scorso, il Pil dei paesi dell’area Euro è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dell’1,6% nel confronto con lo stesso trimestre del 2015.

Il pil nell’area dell’euro ha registrato, nel secondo trimestre dell’anno, una crescita dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Nell’Ue a 28 è in crescita dello 0,4%. Lo rende noto l’Eurostat che oggi ha diffuso le sue stime flash. Nel primo trimestre il pil è cresciuto rispettivamente dello 0,6% e dello 0,5%.

Rispetto al secondo trimestre del 2015 il pil è cresciuto dell’1,6% nell’area dell’euro e dell’1,8% nell’Ue a 28 dopo +1,7% e +1,8% rispettivamente. Nel secondo trimestre del 2016 il pil negli Usa è cresciuto dello 0,3% rispetto al primo trimestre dell’anno (+0,2% nel primo trimestre 2016). Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente il pil è cresciuto dell’1,2% (+1,6% nel trimestre precedente).

L'eroe che provò a evitare la strage? Nizza-horror: perché è finito in carcere

L'eroe che provò a evitare la strage? Nizza-horror: perché è finito in carcere



Ha aggredito la compagna con lo stesso coltello con cui un mese fa aveva tentato di colpire Lahouiej Bouhlel, lo stragista del lungomare di Nizza. Finisce così la parabola di Gwenael Leriche, ventisettenne con problemi di alcool e di violenza alle spalle, diventato un eroe il 14 luglio scorso e ora finito in carcere, con ignominia.

Leriche è stato uno dei tre uomini che aveva tentato di interrompere la folle corsa del camion che ha falciato 85 persone sulla Promenade nizzarda, facendo una mattanza della folla di cittadini riuniti a guardare i fuochi artificiali. Il giovane, all'arrivo del mezzo impazzito, si era buttato all'inseguimento dello stragista con il suo scooter da fattorino, armato di un coltello a scatto e di tanto coraggio, tentando poi di pugnalare l'attentatore dopo essersi aggrappato alla portiera. Ha desistito solamente quando la polizia gli ha intimato di levarsi di mezzo per poter intervenire con le armi da fuoco. Scambiato in un primo momento per un complice di Bouhlel, Leriche è stato poi riconosciuto come un vero eroe pronto al sacrificio. L'uomo, infatti, è stato insignito di medaglie e riconoscimenti, ed è partita una raccolta firme perché Hollande gli conferisse la Legion d'Onore.

Peccato che domenica scorsa, l'eroe si sia presentato nel locale dove lavora la sua ex convivente e madre di suo figlio. È scoppiata l'ennesima lite tra i due, la discussione si è accesa finché Leriche non ha estratto il coltello a scatto e ha cercato di colpire la donna e il titolare del locale che la difendeva. Il ragazzo è finito per direttissima in tribunale e quindi in carcere: ha dei precedenti per violenze contro la compagna, meglio che aspetti il processo dietro le sbarre, anche se la donna e il titolare non sono stati feriti gravemente. Leriche si è giustificato dicendo che dalla sera della strage ha problemi a dormire e ha ripreso a bere. "Ho bisogno di uno psicologo, non della prigione", ha detto.

Ergastolo? No, Sabrina Misseri è libera Lo choc: così, grazie a un giudice...

Caso Scazzi Ergastolo? No, libera. Sabrina Misseri, lo choc: così, grazie a un giudice...


di Cristiana Lodi



Quindici ottobre 2010 - 15 ottobre 2016. Sei anni di carcere preventivo per Sabrina Misseri, due volte condannata all'ergastolo. Per la corte d'Appello di Taranto è l'assassina (in concorso con sua madre Cosima Serrano) della cugina Sarah Scazzi. I giudici sentenziano il 27 luglio 2015. Ma il relatore, Susanna De Felice, a oggi non ha ancora scritto la sentenza. Un anno e sedici giorni non sono bastati al magistrato per mettere nero su bianco i motivi del verdetto, depositarli e consentire così alla difesa di ricorrere in Cassazione: l'ultimo e definitivo grado di giudizio.

La legge (articolo 303 del codice di procedura penale) parla chiaro e non ammette deroga: la custodia cautelare in carcere non può durare più di sei anni. Non un minuto oltre. Per Sabrina Misseri (come per qualunque altro imputato) in assenza del verdetto finale, vale la presunzione d' innocenza. Quindi il diritto di uscire di prigione. E di aspettare l' ultima pronuncia della corte Suprema, da donna libera.

Dov' è l'inghippo, in questo processo che ancora tiene la ribalta mediatica e per questo (probabilmente) a differenza di tanti altri casi identici, non passa inosservato? L'intralcio risiede negli impegni del relatore, dottoressa Susanna De Felice, nominata membro della commissione d'esami per il concorso in magistratura. Concorso per il quale le prove scritte erano fissate alla Fiera di Roma in via Portuense, il 5, il 6 e l'8 luglio 2016. Ovvero a un anno di distanza dalla condanna inflitta a Sabrina e a sua madre. La Corte aveva chiesto i canonici novanta giorni per scrivere la sentenza. Ma proroga dopo proroga, si è arrivati a sforare bellamente l' anno e a costringere il ministero della Giustizia ad "attenzionare" il caso. La sollecitazione arriva dal professore Franco Coppi, difensore di Sabrina, che ha segnalato la «grave violazione del diritto della difesa di fare ricorso contro la sentenza di condanna di secondo grado».

Dunque? Dunque il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha avviato gli «accertamenti preliminari per capire se ci siano state negligenze e ritardi». L'ispettorato generale del suo dicastero si è ripromesso di chiedere informazioni al presidente della corte d' Appello di Taranto e (chissà) potrebbe scattare anche un' ispezione. Risultato? Il 15 ottobre prossimo Sabrina lascerà la casa circondariale di Taranto, dato che nessuno ha potuto stabilire entro la data indicata dalla legge, se la detenuta in attesa di giudizio definitivo sia colpevole o innocente.

L'avvocato Franco Coppi, esorcizza la sorpresa con una battuta: «... quel mio maestro diceva che l'Italia è la culla del diritto, ma che a forza di stare in culla quella si è addormentata». E non nasconde lo sdegno: «Noi potevamo starcene zitti e aspettare la riapertura delle porte del carcere. Invece abbiamo deciso di fare chiasso perché siamo davanti a una violazione gravissima del diritto di difesa. In mezzo secolo di professione ne ho viste davvero tante. Ma questa vicenda odiosa le supera proprio tutte: nella sentenza di primo grado ho dovuto aspettare 11 mesi per poter leggere le motivazioni. Milleseicentotrentanove pagine, troppe per una Corte che avesse le idee chiare e convincenti sulla colpevolezza dell' imputata. Per il secondo grado, addirittura, stiamo aspettando da oltre un anno. E vorrei capire quanto tempo serva ancora. Di fatto non abbiamo potuto impugnare e dimostrare l'innocenza della nostra assistita, ingiustamente detenuta. Sei anni oppure no, proroghe o non proroghe, a settembre (codici e calendari alla mano) chiederemo la scarcerazione».

Il tribunale del popolo ha già condannato Sabrina Misseri e sua madre Cosima, subito e senza appello. Il tribunale dei magistrati tarda invece a scrivere le sentenze, alla faccia della presunzione di non colpevolezza. «Un atteggiamento inaccettabile» aggiunge Coppi, «queste due poveracce restano in cella inchiodate a un ergastolo nemmeno motivato. Viene loro contestato un omicidio d' impeto: Sabrina avrebbe ucciso senza controllo perché gelosa di un uomo. Ma se è così, non si capisce dove possa risiedere il pericolo delle recidività».

Il ministro della Giustizia vuole verificare se ci siano negligenze dietro il ritardo nel deposito dei motivi della sentenza d' Appello. Lo sottolineiamo e l'avvocato non nasconde la stizza: «Per prima cosa vorrei sottolineare che non è un obbligo per un magistrato assumere l' incarico di membro della commissione d' esame per la professione. E lo sappiamo tutti che il giudice relatore, una volta accettato l' incarico, non viene che "detenuta" giorno e notte a Roma un anno e mezzo per poter esaminare i suoi candidati. Possibile che in oltre un anno non abbia trovato il tempo di scrivere perché la Corte ha inflitto l'ergastolo? Una pena, oltretutto, conforme alla sentenza del primo grado. Dato e non concesso che il sovraccarico di lavoro abbia causato il ritardo e ostacolato il processo, questo non deve ripetersi mai più» rincara Franco Coppi: «Non è accettabile, sul piano della civiltà del diritto, che un imputato assistito dalla presunzione d' innocenza debba aspettare tutto questo tempo per sapere perché è stato condannato e possa di conseguenza difendersi».

La seconda cosa? «Possibile» si domanda ancora il professore, «che davanti a un intervento del ministro, questo magistrato e gli stessi componenti la Corte non si siano sentiti minimamente in dovere di spiegare e documentare (non dico giustificare) le ragioni del loro impedimento?». Possibile, professore.

Sarah Scazzi ha 15 anni soltanto quando, il pomeriggio del 26 agosto 2010, scompare nel nulla mentre sta andando a casa della cugina Sabrina che ne ha 21. Circa un mese dopo, il 6 ottobre, il corpo nudo viene trovato in fondo a un pozzo nelle campagne di Avetrana. A farlo ritrovare è lo zio Michele Misseri, padre di Sabrina. Dopo una prima confessione, a distanza di una settimana, l'uomo incolpa la figlia del delitto (ribadendo la versione nell' incidente probatorio) salvo poi ritrattare. E cambiare più volte versione. Misseri viene condannato a 8 anni per soppressione di cadavere.

Cosima Serrano finisce in cella il 26 maggio 2011. Per lei i termini di custodia cautelare scadono lo stesso mese e lo stesso giorno del 2017. Chissà se per quella data, il giudice relatore Susanna De Felice, avrà trovato il tempo di scrivere la sentenza d'ergastolo duplice.

Allarme tasse: "Non aprite quelle lettere" La truffa del bollettino falso: chi rischia

Allarme Fisco: "Non aprite quelle lettere". Chi rischia con la truffa del bollettino falso



Nei giorni scorsi alcuni cittadini residenti nel Lazio hanno ricevuto una falsa lettera di richiesta di chiarimenti sulla base di presunti controlli automatizzati delle dichiarazioni e redditometro. Lo segnala in una nota l’Agenzia delle Entrate. Nella lettera, che ricalca quelle ufficiali, si chiede ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione versando una somma superiore a 4 mila euro tramite conto corrente postale o bonifico bancario a una società denominata Ge.Ri., spiega il comunicato, nel quale si ricorda che le Entrate non chiedono mai pagamenti tramite conto corrente o bonifico bancario, ma solo con l’utilizzo di modelli F23 o F24.

TIRO A VOLO Doppia vittoria italiana Bacosi-Cainero: oro e argento

Tiro a volo, doppia vittoria: oro e argento per Bacosi e Cainero



Diana Bacosi ha vinto la medaglia d’oro nel tiro a volo femminile, specialità skeet, ai Giochi di Rio. L’umbra, esordiente alle Olimpiadi, ha superato Chiara Cainero, argento, nel derby azzurro nella finale a due. Il bronzo è andato alla statunitense Rhode, vittoriosa nella finale per il terzo posto sulla cinese Wei. Grazie a queste due medaglie, l’Italia sale complessivamente a quota 15 nel medagliere. È il quarto oro della spedizione azzurra in questa edizione dei Giochi.

Lo sfregio dell'islamico a fine gara L'israeliano gli dà la mano, e lui...

Sfregio totale dell'islamico a fine gara. L'israeliano gli dà la mano, e lui...



Lo spirito delle Olimpiadi è stato ferito ancora. Dimenticando che dalle origini nell'antica Grecia gli atleti delle città rivali interrompevano le ostilità per confrontarsi solo sul campo atletico, un judoka egiziano Islam El Shehaby è stato fischiato dal pubblico dell'arena olimpica di Rio per aver ostentatamente rifiutato di stringere la mano che gli ha porto il rivale israeliano Or Sasson, che lo aveva appena sconfitto.

Lo sfregio è particolarmente grave nel judo - disciplina giapponese dove l'onore viene prima di tutto - in cui è tradizione - non obbligo - che gli atleti si stringano la mano al termine del match. El Shehaby invece ha abbandonato il tatami lasciando l’atleta israeliano con la mano tesa nel vuoto. Richiamato dal giudice per l'inchino - questo sì obbligatorio - il judoka egiziano è tornato indietro, ha rispettato il vincolo ma è subito schizzato via. Il 32enne campione egiziano si è trovato al centro di una campagna di forti pressioni sui social media in Egitto affinché rinunciasse proprio al confronto. Al termine dello sgradevole incidente non ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti. 

venerdì 12 agosto 2016

Caivano (Na): Caso Ragazze madri, scoperti pagamenti illeciti La Dama nera si da alla fuga

Caivano (Na): Caso Ragazze madri, scoperti pagamenti illeciti La Dama nera si da alla fuga


di Mario Abenante
(Minformo)



CAIVANO - Ci eravamo lasciati con l’impegno del sindaco Monopoli che massimo per Lunedì 8 Agosto, avrebbe risolto il problema dei fondi da distribuire ai minori riconosciuti da un solo genitore, la decisione del sindaco era quella di integrare l’ex dirigente Anna Damiano con un decreto ad interim poiché il dirigente Angelo Peluso, nel timore di prendersi responsabilità su problematiche a lui inedite, scopre nella giornata di Lunedi, appunto, che da diversi anni venivano pagate ragazze madri di figli maggiorenni che hanno perso il diritto di ricevere tali fondi.

Tutti questi disagi sono stati causati dall’ex dirigente Anna Damiano, che da quattro/cinque anni, almeno questi sono quelli documentati, ha smesso di effettuare controlli sugli aventi diritto. Ovviamente queste scoperte si registrano a sfavore solo delle ragazze madri contestatrici, le quali posseggono ancora i loro diritti poiché i loro figli sono ancora minorenni, perché il sindaco, Peluso e Vito Coppola, decidono di bloccare tutto e demandare in toto all’ex dirigente Anna Damiano con un decreto ad interim, senza nemmeno avere l’ardire, in tutela del bene pubblico e della cittadinanza, denunciare alle autorità competenti tutte le negligenze della dirigente frattese.

Dietro le contestazioni continue delle mamme, il sindaco Monopoli si prende la responsabilità di promettere alle contestatrici, di prendere provvedimenti personalmente e di “obbligare” Peluso a firmare la famosa determina che consentirebbe le ragazze madri di incassare i soldi tanto attesi, ma di rimando Peluso aspetta le responsabilità della Damiano che Martedì 9 Agosto doveva rientrare dalle vacanze, ma sentito l’odore di decreto ad interim la ex dirigente pensa bene o fato vuole che si ammala e fa valere i suoi diritti con tanto di certificato medico.

Intanto, le mamme stanche di questo andirivieni, si rivolgono direttamente ai carabinieri, che nel frattempo, per quello che è nelle loro competenze, dimostrano solidarietà e impegno, seguiranno aggiornamenti.