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domenica 7 agosto 2016

Sallusti e il bacio al piede della pm: "La foto svela cosa sono i giudici..."

Sallusti e il bacio al piede della pm: "La foto svela cosa sono i giudici..."



Alessandro Sallusti torna a scrivere della foto di Simona Merra e Leonardo De Cesare, quella in cui l'avvocato bacia il piede della pm. Su Il Giornale, Sallusti scrive non soltanto del "palese conflitto di interesse insito nell'intimità tra un pm e un avvocato controparte in una indagine su venti morti", quella del disastro ferroviario in Puglia. Il direttore scrive soprattutto dei magistrati. "Chissà di quanti altri magistrati si potrebbero documentare situazioni simili se solo si potessero aprire i loro telefonini e computer con la stessa leggerezza con la quale loro aprono i nostri. Perché questi signori, che ci guardano dall'alto, che a volte irrompono nelle nostre vite oltre il lecito, che mettono alla berlina le nostre vite private e sputano sentenze morali manco fossero sacerdoti, in realtà sono esattamente come noi, con le nostre stesse pulsioni, passioni, ambizioni. Come in qualsiasi categoria - prosegue -, anche nella loro ci sono santi e peccatori, geni e cretini, onersti e mascalzoni, incorruttibili e venduti, asceti e sessuomani, depressi, alcolizzati e via dicendo".

Quando la Chiesa si sostituisce alla Politica a seconda delle opportunità

Quando la Chiesa si sostituisce alla Politica


di Gaetano Daniele


La speranza è sempre l'ultima a morire
come il rosso di sera......

La Chiesa rappresenta una colonna importante e portante di questi ultimi tremila anni di vita sociale. Quando la Chiesa però, invade un campo che non gli appartiene e ne vuole approfittare vista la debolezza che la politica propone soprattutto in questo ultimo periodo, allora non va bene più,  perchè si sta andando contro regola, e non sono regole scritte.

In questo caso abbiamo assistito allo becero sfruttamento per fini carrieristici e per avere un po di ribalta, o meglio di luci sulla propria persona, fregandosene altamente del motivo per cui tutto questo doveva nascere, e cioè il bene comune. 

Se la Chiesa quando le fa comodo, Chiesa per dire gli uomini che la rappresentano fatti di carne ed ossa, come qualche prete che vuole assurgere a livello di dicastero più importante, e ne ha titolo, perchè in quanto prete e in quanto uomo ha tutte le debolezze dell'uomo e quindi è giusto che abbia l'ambizione dell'uomo, ed è giusto che voglia ricoprire degli spazi ulteriori nelle successive scale gerarchiche che gli possano consentire di contare di più. 

Quanto, significa di portare innanzi dei valori e delle idee che valgono più di quelle degli altri e come lo si stabilisce se valgono di più o di meno? quando queste hanno un riscontro che non è di tipo personalistico o da ola da Stadio. Qui non siamo ad una partita di calcio, per usare termini calcistici (curva sud o curva nord), qui siamo tra la gente, quindi non si può quando fa comodo dire che si rappresenta quello che la politica non riesce a rappresentare cioè gli interessi della gente, la salute, e poi quando si viene chiamati a responsabilità, anche in contesti forse poco appropriati, rispondere che altri si devono occupare di queste cose. Questo ragionamento a noi, piccola-media informazione, sta stretto. Allora ci vine il dubbio, un dubbio legittimo, che forse qualcuno ha solo sfruttato. Una prete non si stanca mai di porgere l'altra guancia, figuriamoci l'altra mano o di ascoltare altre istanze anche se queste sono retoriche, perfino strumentali o provocatorie. 

Ed è normale, quando si diventa personaggi pubblici, pubblicamente, ciascuno se ne fa un opinione di questo personaggio pubblico, in questo caso l'amor proprio deve comunque consentire di rispettare il diritto di critica, di replica o di opinione, quindi non dobbiamo ragionare con l'abito talare e agire come un Dio e reagire come un uomo, perchè se nell'anno della misericordia l'uomo che incarna Dio si ribella quando riceve una critica, anzi la annulla, la azzera, allora è davvero preoccupante, perchè come la stessa fede ci insegna, l'uomo è debole, e se l'uomo è debole ed è normale per tutti gli uomini, ancor più è normale per i preti. Ma dai preti ci saremmo aspettati una maggiore apertura, ci saremmo aspettati maggiore disponibilità alla critica e al confronto, oddio nell'anno della misericordia ci saremmo aspettati un atteggiamento più misericordioso. 

Successi mostruosi, nessun premio: De Crescenzo, l'italiano più letto al mondo

De Crescenzo, donne e risate: l'italiano più letto al mondo


di Francesco Specchia



La civetta di Minerva vola al crepuscolo, dicevano gli antichi: con l’età la saggezza dovrebbe ingoiarsi tutto il resto, amore compreso. Dovrebbe. «Ma io continuo a dire, a costo di ripetermi, che innamorarsi non conviene. In ogni relazione amorosa, infatti, c’è sempre qualcuno che soffre e l’altro che s’annoia..». Luciano De Crescenzo, di solito, è quello che s’annoia.

Perlomeno è coerente. Nella suddetta prefazione del suo ultimo libro che presto, come sempre, diverrà l’ennesimo best seller sussurrato -Non parlare, baciami -La Filosofia e l’Amore (Mondadori pp 158, euro 15)- l’ex ingegnere idraulico napoletano ceduto in comodato all’epica letteraria consuma la vigilia del suo ottantottesino anno d’età -il 20 agosto - aggrappandosi ai ricordi amorosi. È un genetliaco che lascia scorrere dalla sua casa colorata di tramonto ai Fori Romani, impetuosamente come i pensieri di Eraclito. Non lo vedo. Ma me l’immagino, con lo sguardo cisposo, la faccia da Agamennone in pensione, il mezzobusto inschiodabile dalla scrivania, essere mitologico metà uomo metà sedia come il portiere di Così parlò Bellavista. Il suo ultimo pamphlet è delizioso. La sua prosa passeggia sulla carta a braccetto con la mitologia e l’incanto sociologico (tra i titoli dei capitoli, L’amore nel mito, Amore ematrimonio, L’avanguardia dell’amore, ecc). Ma è inutile parlare dei suoi libri tradotti in 19 lingue e diffusi in 32 paesi, siamo quasi a 30 milioni di copie vendute, secondo stime approssimative. Trenta miloni. Il primo best seller, Bellavista, anno 1977, ha toccato 788mila copie il secondo giorno di vendita; e non sto lì a contare le migliaia di saggi sui filosofi, le sceneggiature dei film, i cazzeggi alla Campanile. L’italiano vivente più letto al mondo. Quando mi citatano il successo di Saviano, mi viene da ridere. Eppure Luciano, l’apostata dell’editoria, non ha mai vinto un premio. Di quelli seri, dico. «Coi premi io vado maluccio: non dico vincere lo Strega, o il Campiello, o il Viareggio, per carità, sennò i giurati scrittori della domenica, poveretti, sai l'imbarazzo, ma almeno un premio minore...», confida l’uomo agli amici. Non ne sono rimasti moltissimi, di amici.

Giusto la banda di Renzo Arbore, qualche ex fidanzata ex giovane (quando l’amante Isabella Rossellini, trent’anni e venti in meno di lui, gli disse: «Lucià tu sie l’amante più vecchio che ho avuto», lui rispose: «pure tu»). Gli altri sono morti, come il più caro, Bud Spencer. De Crescenzo oggi non sta molto bene, non frequenta i salotti e le tv, non riconosce le facce, soffre ancora di prosopoagnosia, la malattia che gli permette di individuare le persone solo dalla voce. Separato da 50 anni, dotato di figlia e nipoti, egli vive, come direbbe Salvatore Di Giacomo appassiulato, solo e carezzato da allegra malinconia.

A chi ancora lo intervista rilascia perle di saggezza soprattutto su due temi: i libri e le donne. Sui libri il refrain riguarda spesso i concorrenti: «Feci la Filosofia greca, Oi dialogoi, Nessuno, la Filosofia medievale: 1.560, 715, 452mila copie a botta. E i critici nulla, non esistevo. Ahò, io 'so contento se Camilleri e Tamaro fanno 3 milioni di copie, perchè attirano il 62% dei non-lettori, dove pesco pur'io. Ma qui devo morire per essere valorizzato. Mò fingo, e poi vedo chi c'è al funerale». Su Umberto Eco era spietato: «se dividi il numero delle sue copie complessive diventa piccolino» . E a chi l’accusava di copiare i temi degli altri: «c'è differenza tra chi copia da un altro autore e chi da autori diversi. Nel primo caso è reato, si chiama plagio, nel secondo è cosa lodevole, e si chiama ricerca». Sulle donne invito a leggerne l’ultimo libro. Ma rimane una frase che oggi confida agli amici: «Alla mia età le donne mi piacciono ancora, solo che non mi ricordo perchè». Vende come Stephen King, ma ci fosse un critico che se lo fila. La preghiera è che lo scrittore italiano più venduto al mondo, figlio di un guantaio, scampato ai campi di concentramento di Cassino, alle sirene della tv italiana e al chiasso del rinomanza letteraria, oggi abbia il suo giusto riconoscimento. Tempo fa gli chiesi fino a che età volesse vivere. De Crescenzo mi rispose: «Fino a 88 anni, al massimo 89...». Siamo lì. Non vorrei che facesse qualche fesseria...

Il nostro mare invaso dai "vermicane": dove le vostre vacanze sono rovinate

Il nostro mare invaso dai vermicane: a chi questi mostri rovinano le vacanze



Piccoli serpenti di mare. Dopo l’invasione dell’alga tossica che dal Nord di Bari si è spostata a sud di Otranto, un nuovo allarme nel mar Jonio. Ora sono arrivati i “vermocani”. Segnalazioni e “avvistamenti” copiosi, a sentire gli esperti scientifici dell’Arpa, nel mare di Porto Badisco che è uno delle icone della costa salentina. Sono sempre più frequenti le segnalazioni da parte di bagnanti e subacquei allarmati dalla crescente presenza di “vermocani” sui fondali rocciosi anche a pochi centimetri di profondità.

Il suo nome scientifico è “Hermodice caruncolata” e si tratta di un grande polichete, lungo fino a 30-40 centimetri. L'uomo, quando entra accidentalmente in contatto con il vermocane, avverte un’immediata sensazione di bruciore (per questo conosciuto anche come “verme di fuoco”) accompagnata da edema che normalmente passa poche ore dopo il contatto. I vermocani prediligono soprattutto le zone rocciose: a nord di Torre Lapillo, ma soprattutto tra Sant’Isidoro e Lido Conchiglie, tra Mancaversa e Ugento prima della zona di Leuca.

Vincenzo Nibali, una tragedia olimpica: rovinosa caduta a un passo dal trionfo

Vincenzo Nibali, una tragedia olimpica: rovinosa caduta a un passo dal trionfo



Una tragedia sportiva, per Vincenzo Nibali. Era al comando della corsa olimpica quando è caduto, a 11 chilometri dal traguardo, mentre affrontava una discesa. Una brutta caduta, pur senza gravi conseguenze, che lo ha costretto al ritiro: lo squalo è caduto insieme al colombiano Sergio Luis Henao. Per terra quando almeno una medaglia sembrava molto più che una possibilità. L'obiettivo per il quel Vincenzo si allenava da anni, la gara per la quale aveva impostato tutta la stagione, scivola via così. A vincere la gara è il belga Van Avermaet, argento al danese Fuglsang e bronzo a Majka, il polacco che era in fuga insieme a Nibali e Henao al momento della caduta. Il primo degli italiani al traguardo è Fabio Aru, che ha chiuso in sesta piazza.

Spada, per l'Italia una delusione atroce: Fiamingo rimontata, è soltanto argento

Spada, per l'Italia una delusione atroce: Fiamingo rimontata, è soltanto argento



Dopo Vincenzo Nibali, un'altra amarissima delusione per l'Italia alle Olimpiadi. Rossella Fiamingo perde 15-13 la finale della spada femminile e si deve accontentare dell'argento: rimandato l'appuntamento con l'oro numero 200 nella storia italiana alle Olimpiadi. Un argento, certo, prima medaglia della squadra azzurra a Rio de Janeiro, ma come detto la delusione è atroce: la Fiamingo era in vantaggio 11-7 nella seconda frazione, sembrava quasi fatta per il primo trionfo. Ma l'ungherese Szasz ha estratto dal cilindro un clamoroso finale: parata, risposta, stoccata, uno schema fisso che ha fatto soccombere la nostra Rossella.

"DI CHE COSA TI LAMENTI?" Feltri: "Ma sapete che lei..." A valanga sulla Berlinguer

"Berlinguer, di che cosa ti lamenti?". Vittorio Feltri a valanga: "Sapete che lei..."


di Vittorio Feltri



Non so a voi, ma a me personalmente della Rai non importa nulla. Nel senso che mi sono rassegnato al fatto che sia lottizzata, cioè al servizio della politica vincente. Lo è da sempre, dal primo giorno in cui comparve il monoscopio sul video dei pochi italiani che avevano il privilegio (da ricchi) di possedere un apparecchio televisivo.

Era l'inizio degli anni Cinquanta e io, che sono vecchio e all' epoca frequentavo le elementari, ricordo benissimo. A casa mia il televisore entrò quasi subito: pagato a rate, credo. Il telegiornale era ridicolo ossia completamente democristiano perché comandava la Dc, partito dominante che aveva ereditato uomini e metodi fascisti. Chi lo nega o è stupido o in malafede, che è lo stesso.

Passarono lustri e l' Italia si sviluppò grazie al famoso boom economico, ma lo stile della Rai non si modificò: a menare il torrone continuarono ad essere i baciapile, che avevano la maggioranza. La TV bocciava Tognazzi e Vianello, bocciava anche Dario Fo. Bocciava le ragazze scosciate dei balletti e tutto quanto offendeva (si fa per dire) i morigerati costumi e il sentimento democristiani.

I tempi mutarono ma lo stile di chi aveva in mano il pallino rimase intatto. Ogni volta che si tratta di nominare i dirigenti dell' ex monopolio si tiene conto soltanto dell' opportunità politica. Per non scontentare nessuno Cencelli si inventò un manuale che portava il suo riverito nome: due o tre posti ai fedeli della Dc, un posto ai socialisti, uno ai socialdemocratici di Saragat e così via. I comunisti, che non avevano poltrone benché fossero numerosi, protestarono. Furono accontentati. Come? Si creò per loro una rete, la terza. La seconda era già dei socialisti. Spartizione perfetta. I partiti maggiori erano felici e contenti: ciascuno aveva il proprio orticello.

Questa, in breve, la storia dell' Antennona nazionale pagata dai cittadini mediante il canone. Poi? Lentamente le cose peggiorarono. Formalmente venne abolito il manuale Cencelli ma non la lottizzazione che, in effetti, è tuttora in vigore.

Chi vince le elezioni, o si è comunque conquistato Palazzo Chigi, si magna l' intera posta. Berlusconi, quando arrivò primo lasciò per generosità la terza rete agli ex comunisti e si pappò le altre due in aggiunta alle tre di sua proprietà. Cinque emittenti su sei. Mica male. Prodi aveva piazzato Gad Lerner e poi Gianni Riotta alla guida del Tg1.

Il Cavaliere per rispondere adeguatamente affidò il notiziario italiano numero uno ad Augusto Minzolini, bravo giornalista ma abbastanza schierato. Insomma ogni premier si è arrangiato come ha potuto per assicurarsi la benevolenza del maggiore Tg. Una regola non scritta ma radicata prevedeva infatti che la maggioranza politica si garantisse l' appoggio televisivo. Regola ovviamente sempre assai criticata, ma alla lunga accettata come il minore dei mali. Finché la Rai sarà pubblica, saranno i padroni della cosa pubblica a governarla. Se qualcuno avesse un'idea migliore si faccia avanti e la imponga. Silenzio generale.

Nei giorni scorsi Campo Dall' Orto, direttore generale Rai, ha fatto fuori la Berlinguer dal vertice del Tg3 dopo sette anni di onorevole servizio, e il provvedimento ha suscitato scandalo. Capisco. La signora è brava e non meritava la rimozione. Ma nessuno dice che anch' ella fu selezionata in base al colore politico, il rosso, sia pure un rosso diverso da quello di moda ora. Orfeo è rimasto capo del Tg1 perché è un coperchio che va bene per ogni pentolino. Mentre Masi è stato cacciato dal Tg2 solo perché poveretto non ha santi potenti in paradiso, neanche Sanculo.

Scandalizzarsi per questo sarebbe lecito se non conoscessimo a fondo cosa ribolle nel calderone Rai da oltre mezzo secolo. Poiché invece siamo scesi da un pezzo dal pero, non siamo neppure sorpresi.

Anzi saremmo stupiti se i criteri adottati dal potere odierno fossero più evoluti rispetto a quelli di un passato che non passa mai. Chi non ha capito che i modelli gestionali italiani sono immodificabili o è ingenuo o stolto. In viale Mazzini e dintorni non c' è mai nulla di nuovo.

Coloro che si stracciano oggi le vesti per le nomine di Campo Dall' Orto avvenute sulla base del manuale Cencelli riveduto e corretto, sono gli stessi che furono nominati alcuni anni orsono secondo la medesima logica.

Non è una cosa seria, ma il solito piagnisteo. Non sono i direttori defenestrati né i loro successori che vanno discussi o difesi: bisogna abbattere il sistema Rai che ha un organico di 13 mila persone per produrre orrori, i quali d' estate diventano imbarazzanti e perfino vomitevoli. Ne sono consapevole. Le mie sono parole al vento come le lagnanze dei trombati. Viviamo da decenni in un regime di scrocconi e raccomandati. E non siamo manco arrabbiati, ma semplicemente sconsolati.