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giovedì 23 giugno 2016

Santanché-Sallusti, guerra totale tra ex: ecco perché (e per chi) ora si scannano

Santanché-Sallusti, guerra tra ex: ecco perché si scannano



Guerra tra ex. Loro sono il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti e l'onorevole Daniela Santanchè. Al centro della contesa, scrive il settimanale Diva e Donna, ci sarebbe Mia, il beagle che la coppia aveva preso insieme, prima che le loro strade si separassero. Entrambi sono legatissimi al cagnolino che però, al momento, resta a casa con Sallusti, anche se Santanchè lo reclama.

Daniela adesso sta con Dimitri, ex marito dell'amica Patrizia D'Asburgo Lorena, anch'ella proprietaria di un cagnolino di nome Aristotele Onassis. Patrizia, di recente, è stata fotografata a spasso con Sallusti. 

Occhio, Renzi ha già tutto pronto: il (clamoroso) "discorso agli italiani"

Matteo Renzi ha già tutto pronto: le parole dopo il referendum



"Resta pure ancorato alla poltrona, caro Matteo, che ti cuciniamo a fuoco lento". Usa l'arma dell'ironia Renato Brunetta per commentare l'ultimo "ribaltone" di Matteo Renzi. Secondo quanto scrive Repubblica, il premier starebbe pensando a una retromarcia sul referendum costituzionale di ottobre: dopo settimane di campagna per il sì al grido "se le riforme non passano, mi dimetto", Renzi già scottato dal tracollo elettorale delle Comunali vorrebbe ora "valutare con calma" le conseguenze di una eventuale vittoria del fronte del no. Niente dimissioni, niente addio alla politica di fronte a un "passaggio importante per il futuro del Paese". I virgolettati sarebbero, secondo Repubblica, il succo di un discorso che Renzi starebbe mettendo a punto proprio in queste ore, anche per "spersonalizzare" la sfida referendaria. Scelta dettata dagli ultimi, tragici numeri di Pd e governo, ma che suona surreale visto che a personalizzare il voto in chiave plebiscito pro o contro Renzi era stato lo stesso segretario-premier. 

Brunetta: "Addio spocchia" - "Fino a qualche settimana fa era sicuro di vincere e trasudava spocchia e certezze - commenta Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera -. Adesso, dopo la storica scoppola subita alle amministrative, raccontano i retroscena, il presidente del Consiglio mai eletto sarebbe pronto ad un piano B in caso di sconfitta al referendum costituzionale di ottobre, starebbe insomma pensando ad un incredibile dietrofront per tentare di salvare capra e cavoli. Se vince il No, non mi dimetto, sarebbe pronto ad annunciare Renzi. E ti pareva… diciamo noi".

D'Alema, Rossi e veleni Pd - Se Massimo D'Alema, con un bel po' di perfidia, ha ammesso che voterà no al referendum ma che chiederebbe a Renzi di restare al suo posto, è Enrico Rossi, governatore della Toscana e possibile prossimo segretario del Pd, a fornire un assist meno malizioso al premier. "Questo fatto che in politica tutto si gioca sul piano personale, mi pare che ci sta tornando, se lo posso dire in toscano, a gola. La politica deve ridiventare confronto, dibattito democratico. C'è bisogno dei leader e anche di strutturare e partiti che abbiano al proprio interno momenti di approfondimento, di analisi, ma dove poi la sintesi finale produce qualcosa di meglio che non alzarsi e dire, ho tutte le risposte io".

BAMBOLA IRLANDESE L'Italia 2 di Conte fa flop Così la Spagna ci asfalta

Europei, Italia-Irlanda: il commento in diretta degli azzurri


di Claudio Brigliadori
@Piadinamilanese



Mettiamola così: questa partita non contava. L'Italia perde 1-0 la terza, ininfluente partita degli Europei: gode l'Irlanda , che si qualifica come terza, ripescata. Il Belgio batte la Svezia e si conferma secondo, ma agli ottavi sulla carta avrà un'avversaria molto più morbida di quella degli azzurri, primi nel girone E: per noi la Spagna, per loro l'Ungheria. A Lilla è andata in scena un azzurro più che sbiadito: come contro la Svezia, giochiamo male e creiamo poco, ma subiamo qualcosa in più dietro. Differenze: si giocava con 2 soli titolari (Barzagli e Chiellini) e contro una squadra con il coltello tra i denti. Se il ct Antonio Conte chiedeva motivazioni e idee chiare sarà rimasto deluso: l'unico giocatore che potrebbe aspirare a un ruolo da titolare (o magari primo cambio) è Insigne, entrato peraltro a 20' dalla fine. Poco per promuoverlo, nonostante la brillantezza, ma nel grigiore generale il napoletano spicca. E non è un buon segnale.

93' - È finita senza sussulti: una brutta Italia perde 1-0, resta prima nel girone e giocherà gli ottavi contro la Spagna. Belgio secondo contro l'Ungheria. Ripescata anche l'Irlanda, terza, che giocherà contro la Francia. 

84' - GOL DELL'IRLANDA. Cross dalla destra e Brady si inserisce di testa tra Bonucci e Sirigu: 1-0 meritato. Minuto cruciale: nell'altra partita del girone segna anche il Belgio (1-0 alla Svezia) e in questo momento la squadra di O'Neill passa come terza.

83' - Sirigu ci salva: Bonucci perde un pallone criminale al limite, Hoolahan davanti al portiere del Psg gli tira in bocca e Walterino para in due tempi. 

81' - Dentro El Shaarawy per De Sciglio: all'arrembaggio?

77' - PALO DI INSIGNE! Che numero del napoletano: galoppata in slalom dalla trequarti, finte dal limite e tiro liftato alla sinistra di Randolph. Jellato.

76' - L'Irlanda tenta il tutto per tutto: dopo McGeady dentro Hoolahan per un 4-3-3 iper-offensivo. 

72' - Dentro Insigne per Immobile: Conte in queste tre partite ha schierato tutti gli azzurri a parte il terzo portiere Marchetti ed El Shaarawy. La maledizione del Faraone?

65' - A mancare all'appello sono i centrocampisti centrali. Sturaro, Motta e Florenzi non stanno dando verticalità: pochi inserimenti, troppo schiacciati a ridosso della nostro area e lontani da quella irlandese. E così i lanci (approssimativi) per le punte partono tutti dalla difesa. 

57' - Bernardeschi non ne ha azzeccata una. Perché non spostare De Sciglio a destra e inserire El Shaarawy a sinistra? Invece entra Darmian. 

56' - Momenti di follia nell'area azzurra. Murphy da sinistra mette in mezzo, Sirigu respinge centrale, Motta gioca con calma la palla. Troppa, perché serve Coleman ma il suo tiro viene ribattuto. 

53' - Consiglio a Conte: togliere Bonucci! Lo juventino diffidato rischia di beccarsi un'ammonizione suicida per un'entrata da dietro su McClean. L'arbitro è un animo gentile, ma perché rischiare?

52' - Zaza! Cross a rientrare di De Sciglio, girata al volo dello juventino poco oltre la traversa. C'è vita oltre la linea di centrocampo.

Inizio secondo tempo - Nessun cambio, stesso copione. 

Fine primo tempo - Pochissime occasioni da gol, Italia grigiotta un po' come contro la Svezia. La buona notizia è che questa sera non ci giochiamo nulla e soprattutto in campo ci sono solo 2 titolari. La cattiva è che se Conte sperava di trovare valide alternative dalla panchina, siamo in alto mare.

45' - Fine primo tempo: 0-0, potete prendere fiato dopo 45 minuti di fuochi d'artificio.

43' - Neanche il tempo di festeggiare e rischiamo grosso: Bernadeschi spinge con il braccio McClean in area. Dubbio malizioso: vuoi vedere che contro la Spagna ci avrebbero fischiato rigore contro?

42' - Urca, primo tiro italiano! La palla arriva a Immobile e gran destro dai 20 metri: fuori di poco. 

38' - Scaramuccia tra Long e Sirigu: se l'erano giurata da qualche minuto, si beccano un giallo a testa.

34' - Il famoso tiki taka dell'Irlanda: 63% di possesso palla. Sì, ci stiamo allenando per la Spagna. 

31' - Ancora Murphy da due passi (ma decentrato) non inquadra la porta. 

30' - Serie di scivoloni e rimpalli, De Sciglio salva in angolo a due passi da Sirigu. Brivido.

22' - Fin qui male l'Italia "B": meno granitici dietro, lenti e imprecisi nelle ripartenze. Zaza e Immobile praticamente non pervenuti.

20' - L'abbiamo chiamata, ecco la prima emozione: gran parata di Sirigu su colpo di testa (centrale) di Murphy.

19' - Finora le uniche emozioni a Lilla vengono dai tifosi irlandesi sugli spalti: grandi cori e ottime birre.

13' - Partita divertente, ma ancora nessuna mèta. Ah, non è il Sei Nazioni di rugby?

9' - Hendrick picchia anche da fuori: gran sinistro, sfiora il palo.

6' - Occhio, questi picchiano: entrata assassina di Hendrick sul povero Florenzi.

5' - Irlanda molto aggressiva, difesa azzurra un po' in impaccio.

3' - Solito spartito: grandi sventagliate e cambi di campo a trovare gli esterni.

1' - Partiti. Contate i secondi che separano il fischio d'inizio dell'arbitro dal primo urlaccio di Conte.

Le formazioni - Italia (3-5-2) Sirigu; Barzagli, Bonucci, Ogbonna; Bernardeschi, Sturaro, Thiago Motta, Florenzi, De Sciglio; Zaza, Immobile. Irlanda (4-4-1-1) Randolph; Coleman, Duffy, Keogh, Ward; Hendrick, McClean, McCarthy, Murphy; Brady; Long. 

mercoledì 22 giugno 2016

La Scuola Politica della Diocesi a Casa Don Diana

Sabato 25 Giugno 2016, a Casal di Principe, incontro con Mons. Spinillo su Solidarietà civile e Riscatto del Territorio


a cura di Gaetano Daniele

Casa Don Diana

Eupolis, la Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico della Diocesi di Aversa, traccia un bilancio del sull'anno formativo che volge al termine e lo fa nel significativo contesto di Casa don Diana, a Casal di Principe (Via Urano). Sabato 25 Giugno 2016 alle ore 9.30, infatti, il bene confiscato alla camorra ospiterà un’interessante occasione di confronto sul tema "Solidarietà civile e riscatto del territorio". Moderatore dell’evento sarà Pasquale Arciprete, Direttore di Eupolis.

Mons. Angelo Spinillo, Vescovo di Aversa e Vice-Presidente della CEI, aprirà la giornata offrendo una riflessione sul tema dell'impegno civile della Chiesa nell'anno della misericordia. Nell’ambito del resoconto annuale della Scuola Politica, si passerà dalla verifica alla proposta grazie alle presentazioni, da parte dei relativi coordinatori, delle attività svolte dai laboratori di Eupolis, e attraverso il confronto con esperti, testimoni, e alcuni sindaci del territorio.

Ecco nel dettaglio le personalità che interverranno all’incontro di sabato prossimo: Emanuele D’Alterio, Coordinatore LexLAB di Eupolis; Tommaso Di Nardo, Coordinatore ImpreLAB di Eupolis; Genoveffo Pirozzi, Coordinatore CiviLAB di Eupolis; Venanzio Carpentieri, Sindaco di Melito di Napoli; Pietro Chiacchio, Sindaco di Grumno Nevano; Renato Natale, Sindaco di Casal di Principe; Antonio Poziello, Sindaco di Giugliano in Campania; Andrea Salvini, Professore di Sociologia dell’Università di Pisa; Valerio Taglione, Comitato don Diana.

Chiara E Virginia, Le Due Ragazze Che Ribaltano Il Vero Potere

Chiara E Virginia, Le Due Ragazze Che Ribaltano tutto


di Franco Bechis


Virginia Raggi e Chiara Appendino 

Chissà se un giorno dovranno addirittura ringraziare Mario Monti per la loro clamorosa vittoria a Torino e Milano nel giugno 2016. E’ l’ultima delle cose che farebbero naturalmente Chiara Appendino e Virginia Raggi. Eppure un pizzico di quella vittoria aveva quel vento alle spalle. Anzi, più che vento, vera e propria tempesta. Perché se non ci fosse stato Monti a rendere inviso agli italiani qualsiasi volto o respiro del potere vero che da decenni regge l’Italia. Quello delle banche, della grande industria, della finanza che ispirarono quel governo e diventarono perciò assai indigeste a gran parte degli italiani.

Francesco Gaetano Caltagirone
Non sarà la prima delle spiegazioni del successo del Movimento 5 stelle, ma quella possibilità di cambiare la mappa del potere in Italia ha sicuramente pesato nell’urna. Perchè fin qui una volta votavi a sinistra, l’altra volta votavi a destra, ma di quel potere non cambiava nulla. Il re di Roma restava Francesco Gaetano Caltagirone, e con lui la sfilza di grandi costruttori che sostanzialente scrivevano il piano regolatore della città e dettavano legge sul suo sviluppo a seconda naturalmente dei legittimi interessi propri. A Torino il sindaco era sempre alleato della Fiat ora guidata da John Elkan, e un peso non indifferente avevano le banche, o le fondazioni bancarie come quella Compagnia di San Paolo che oggi è presieduta da Francesco Profumo, cui la Appendino ha come prima scelta chiesto le dimissioni.

Jhon Elkan
La novità di queste elezioni è che fin dal primo giorno Chiara e Virginia non hanno cercato di strizzare l’occhio a quei poteri, di tranquillizzarli, di dire “ora facciamo finta, e  poi…”. Le due sono state apertamente avversate sia dai diretti protagonisti che dai loro giornali, che non hanno risparmiato proprio nulla in queste settimane. Eppure fin dal primo giorno dopo le elezioni, hanno fatto capire che il vento è decisamente cambiato, che quei poteri saranno del tutto marginali nel modo di governare Roma e Torino, che quel che è accaduto per decenni non sarà più. Io credo che questo sia uno dei motivi di quel plebiscito che entrambe hanno ottenuto: la possibilità di cambiare davvero. Naturalmente non l’unico motivo, anzi. Ce ne sono molti altri. E vorrei cominciare con una piccola storia.

Francesco Rutelli Sindaco
Alla fine degli Novanta Roma sembrò cambiare volto. Il centro che cadeva a pezzi tornò a brillare dei suoi colori naturali, le vie dissestate furono riaggiustate e diventarono percorribili anche in bici o motorino senza la certezza di finire in ospedale con le ossa rotte dopo pochi metri. Sindaco era Francesco Rutelli, che ebbe un colpo di fortuna di quelli che capitano ogni millennio: più di 3 mila miliardi di vecchie lire grazie ai finanziamenti per la preparazione del grande Giubileo dell’anno Duemila. Furono spesi anche per rendere un po’ più vivibili altri quartieri. Ad esempio dalle parti dello stadio fu recuperato l’intero parco naturale di Monte Mario, polmone verde da anni vittima di incendi dolosi per costringere il comune a consentirne l’edificabilità.

All’inizio di quell’oasi fu costruito un meraviglioso giardinetto per bambini: altalene, scivoli, piccole giostre, le panchine per chi li accompagnava. Il quartiere era felice, furono tagliati i nastri di rito, il sindaco ottenne articoli di giornali entusiasti. Passati sei, forse nove mesi, il parco giochi era già deserto. I bimbi venivano tenuti alla larga, perché sulla ghiaia spuntavano ora qua e ora là le siringhe dei tossici, che l’avevano eletto a loro rifugio notturno. Sui giochi per l’infanzia scritte in vernice con insulti e incubi dei nuovi frequentatori. L’altalena non aveva più le catene ed era inutilizzabile. La giostrina sfondata. Sulle panchine non ci si poteva più sedere: gli assi erano stati divelti e lì a pezzi con i chiodi sporgenti testimoniavano altri pericolosi usi in quelle notti di terrore al parco.

Virginia Raggi
E’ una piccola storia, e ce ne sono migliaia simili raccontabili a Roma negli anni a seguire: nella foresta alle pendici di quello stesso parco naturale si sono nascoste colonie clandestine di rom, che di tanto in tanto provocano incendi, bruciando gomme rubate proprio a pochi passi dal palazzo di Giustizia della capitale. Ma è guardando a storie così che capirete perché Virginia Raggi ha doppiato Roberto Giachetti umiliando lui e il Pd nella capitale al ballottaggio di domenica. I sindaci di Roma per anni erano in prima fila a tagliare nastri, si beavano dei successi sulla stampa compiacente, e se ne fregavano di quel che accadeva da quel giorno in poi. Tutti intenti alla operazione straordinaria, mai una volta che si occupassero della sola cosa che conta nella vita di chi abita le città: la manutenzione ordinaria. Facevi appena tempo ad imparare il nome del tuo sindaco, e lo vedevi già in pista per palazzo Chigi o per la guida nazionale del suo schieramento. Tu cittadino eri solo il trampolino di lancio per il suo successo. E’ accaduto così con Rutelli, così con Walter Veltroni, così con Gianni Alemanno, e se non gli avessero strappato bruscamente assai prima del tempo le forbici taglia-nastro di mano, sarebbe stato così anche con Ignazio Marino. Dopo anni trascorsi così, chi può essere sorpreso se nell’urna i cittadini di Roma, di Torino, di molte città si sono detti: “basta fare da scendiletto per le carriere altrui. Ne proviamo qualcuno che forse starà dietro più che a se stesso e alla propria carriera, alle buche da ricoprire, ai giardinetti da tenere puliti, ai rom a cui non fare bruciare i parchi e rubare i fili di rame che portano la luce?”.

Appendino e Raggi
Ogni urna di domenica porta con sé la storia personale di quella città. Ma il vento che ha accompagnato l’indubbio successo del Movimento 5 stelle spira su tutta Italia: è il solo caso nazionale che emerge dalle urne domenicale. Non si può dire che ci siano indicazioni politiche chiare per il centrodestra: è fallita rumorosamente l’idea del “tutti insieme appassionatamente” mandata in scena a Milano, che era fortino della coalizione, nonostante gli apprezzamenti personali ricevuti da Stefano Parisi. E’ fallita meno rumorosamente, ma pur sempre fallita, l’idea opposta dell’identità in primo piano con Giorgia Meloni a Roma e Lucia Borgonzoni a Bologna. Anche sul fronte Pd il voto nei comuni non offre una indicazione nazionale chiara. Le due vittorie di rilievo sono avvenute a Bologna, dove Virginio Merola ha voluto prendere le distanze su molti temi (dal referendum al job act) dalla linea ufficiale del partito di Matteo Renzi, e a Milano dove Beppe Sala è stato sì scelto all’inizio dal premier, ma ha messo in campo la vecchia formula ulivista di Romano Prodi, con il “tutti dentro, dai no-expo al commissario Expo 2015”. I due successi non danno alcuna indicazione politica di rilievo nazionale.

Virginia Raggi a Sky
Sventolano invece sull’intero territorio nazionale le bandiere del Movimento 5 stelle. Fa sorridere i vecchi marpioni della politica la richiesta di “onestà, onestà”. Ma è sentita da tutti i cittadini, che non hanno ancora fatto il callo alle ruberie di decenni. Si dirà che a Roma era scontato, con Mafia Capitale. E si è sottovalutato che a Torino fosse andata in scena la stessa musica: è la capitale della rimborsopoli politica, la fucina delle firme false alle elezioni, il teatro di tante piccole inchieste che pizzicavano sugli appalti ora il funzionario comunale ora il dirigente di città metropolitana o regione. Qualche settimana fa procura e Finanza hanno sgominato una vasta rete torinese della ‘ndrangheta. E fra le teste di maiale mozzate, le bombe incendiarie per chi non pagava il pizzo, è spuntata una intercettazione del boss: “Siamo i padroni di Torino…”. Che differenza c’è con le telefonate fra Salvatore Buzzi e Massimo Carminati?

Quelle ruberie e furfanterie sono patrimonio comune di molte amministrazioni italiane, nessuna ne ha l’esclusiva. E il desiderio di “onestà” non è affatto ridicolo o poco importante. Si vota pensando alle piccole cose che incidono ogni giorno sulla tua vita, e la cambiano in meglio o in peggio. Le buche, i giardinetti per i bambini, la sicurezza, le ruberie che tolgono anche a te. Ma anche e non affatto ultime le tasche. I torinesi stanno pagando ancora le Olimpiadi invernali del 2006, e i debiti che si sono caricate sulle spalle. I romani devono ancora regolare i debiti per qualche esproprio di terreno delle Olimpiadi 1960 e dei Mondiali di calcio 1990. Grazie a quei due fardelli Roma mette le tasse locali più alte di Italia, con una aliquota speciale per l’occasione. Torino ha dovuto tenerle al livello massimo ordinario. Dovrebbero pagare ed essere felici di farlo? Premiare pure chi li ha ridotti in quello Stato?

Biasin: ecco lo zampino maledetto che ci ha condannato alla Spagna

Biasin: ecco lo zampino che ci ha condannato alla Spagna


di Fabrizio Biasin


Questo pezzo è dedicato all'inventore della formula che abbina le qualificate agli ottavi nel mega-tabellone degli Europei. Non lo conosciamo, ma gli diamo del «tu» perché quanto a ignoranza lo sentiamo molto vicino a noialtri. Caro Coso, intanto ciao. Siamo italiani, quindi arrabbiati con te. Supponiamo che tu sia uno stipendiato dell'Uefa, che ti paghino per prendere delle decisioni sagge. I casi sono tre: o all'Uefa buttano i soldi nel cesso (e sarebbe assai strano, di solito se li intascano), o il giorno che hai inventato gli incroci hai mangiato la peperonata fredda, o sei in cattiva fede. Siccome non crediamo alla cattiva fede, optiamo per la peperonata.

Caro Coso, ben sappiamo che la geniale «formula a 24» non è una tua idea e semmai è dipesa da Platini, l'ex Roi che troppo voleva e nulla strinse, ma comunque ci devi delle spiegazioni. Secondo quale ratio hai deciso che alcune «prime classificate» avrebbero dovuto affrontare «seconde classificate» e altre invece «terze classificate»? Hai utilizzato il metodo scientifico dell'«accazzo» o qualche altro algoritmo a noi sconosciuto? Perché - per dire - l'Inghilterra che ha fatto abbastanza ridere nel suo girone di qualificazione ed è arrivata seconda si becca a sua volta una seconda e, invece, altre seconde acchiappano le prime? Hai voluto fare distinzione tra figli della Regina e figli della serva? No, lo sappiamo che sei stato giusto e hai scelto il tuo metodo prima del sorteggio dei gironi, ma comunque non ti perdoniamo.

Caro Coso, non perdoniamo il fatto che il tuo favorire alcuni e penalizzare altri ci abbia consegnato partite dove i giocatori, oltre a correre, facevano i loro calcoli secondo la legge del «quasi-quasi meglio un pareggino della vittoria»; non ti perdoniamo di aver assegnato al girone E (il nostro) un futuro della malora, dove la prima (cioè l'Italia) si becca non una terza ma una seconda e, soprattutto, finisce nella parte del tabellone dove ci sono Germania, Francia, Inghilterra oltre alla nostra prossima avversaria, la micidiale Spagna. Dall'altra parte, invece, una bella autostrada per la Croazia.

E tu dici: «Eh, cosa ci potevo fare? Con le migliori terze da piazzare sarebbe stato comunque un casino». Semplice, bastava assegnare il ruolo di teste di serie alle sei «prime» dei gironi, individuare due «migliori seconde» da aggiungere alle sei e provvedere al sorteggio incrociato con le altre otto. Sarebbe stato più semplice e democratico, probabilmente anche più «divertente». E invece niente, ci tocca assistere a partite dai contenuti tecnici osceni per la smania del tuo ex capo di ampliare il torneo in nome del motto «diamo una possibilità a tutti» (e magari prendiamoci un voto per mantenere ben salda la poltrona). La poltrona è saltata per altre becere questioni, all'Europeo sono arrivate 24 nazionali su 53 iscritte e noi ci ritroviamo con questo sgorbio di tabellone, quello degli incroci che paiono codici fiscali: 1B-3A/C/D, 2B-2F, 1C-3A/B/F. Tutto per una peperonata, tra l' altro.

Il sonoro "vaffa" di Mattarella Chi caccia dalla festa al Quirinale

Il sonoro "vaffa" di Mattarella Chi caccia 



Gli ispettori della Iaaf si sono presentati questa mattina al Quirinale ma si sono beccati una porta in faccia. Dovevano effettuare un controllo antidoping a sorpresa sulla marciatrice Elisa Rigaudo mentre nei giardini si teneva la cerimonia della consegna del tricolore agli alfieri azzurri Federica Pellegrini e Martina Caironi portabandiera a Rio per olimpiadi e paralimpiadi. 

I funzionari della Iaaf non sono stati però ammessi nel palazzo e il test di controllo su sangue e urine è stato rinviato al momento in cui Rigaudo, assieme agli altri azzurri, avrebbe raggiunto la Casa delle Armi del Foro Italico. "Non aveva i titoli per entrare" è stata la risposta secca al Quirinale che liquida con tre parole tutta la vicenda.