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martedì 14 giugno 2016

Caivano (Na): Innovazione e professionalità Il dott. Pagnano mette in atto "All on four"

Caivano (Na): Innovazione e professionalità Il dott. Pagnano mette in atto "All on four" 


di Gaetano Daniele


Dott. Prof. Antonio Pagnano
Medico Dentista

La tecnica All on four, che letteralmente significa tutto-su-4, è una procedura implantare di nuova generazione molto affidabile e veloce che consente di riabilitare una bocca edentula (senza denti) con 4 impianti e una protesi fissa. È indicata in pazienti edentuli, cioè con almeno un'arcata priva di denti, nei pazienti che soffrono di una grave forma di malattia parodontale che necessitano di estrazioni e riabilitazione totale protesica e nei pazienti in cui la quantità di osso presente non è sufficiente per realizzare protesi su impianti con le tecniche convenzionali. Si utilizzano solo quattro impianti per riabilitare protesicamente un’intera arcata dentaria. Questo consente un risparmio economico nei confronti di tecniche che necessitano di 6-8 impianti e protesi cementate.

Quando per la  presenza di strutture anatomiche delicate, come i seni mascellari superiormente ed il nervo mandibolare inferiormente, non si possono inserire impianti senza procedure di rigenerazione ossea, che allungano di molto i tempi di lavorazione, con la procedura All on 4 si può ovviare a questi problemi con una inclinazione dell'impianto che va dai 30° ai 45° senza compromettere la stabilità e la durata del lavoro. A metterlo in atto a Caivano, in provincia di Napoli, è il dott. Antonio Pagnano, uno dei pochi dentisti ad attuare questo tipo di ritrovato. Dott. Pagnano, lei consiglia questo tipo di ritrovato? 

Si, lo consiglio. È l'unica tecnica in cui il nostro studio si avvale del carico immediato in quanto non comporta un aumento di rischio nell'osteointegrazione degli impianti. Si esegue una protesi provvisoria che permetterà al paziente di uscire dallo studio con tutti i suoi denti e nel giro di pochi giorni recuperare i traumi, seppur minimi, legati all'inserimento di 4 impianti nella stessa giornata. Dopo 4 mesi si sostituirà il provvisorio con un definitivo più bello e preciso.

L'intervento è complicato? Si può fare a qualsiasi età?

Come per i comuni interventi di implantologia non vi sono controindicazioni legate all’età del paziente purché le sue condizioni di salute generale siano buone e non vi siano patologie croniche non controllate. 

Per chi è controindicato?

L’utilizzo dell'All on four come bene mi sottopone lei nella domanda è controindicato in quei pazienti che soffrono di patologie legate al sistema immunitario, pazienti in cura con radioterapia o con bifosfonati.


PRIMA

DOPO

L'avvocato Risponde: "Responsabilità medica per chirurgia estetica"

L'avvocato Mario Setola risponde a Chiara da Napoli



Avv. Mario Setola 


La Domanda: 

Egregio Avvocato, mi chiamo Chiara e scrivo da Napoli. Circa un anno fa mi sono sottoposta ad un intervento chirurgico-plastico presso una primaria clinica specializzata per il rimodellamento del seno, che desideravo rendere esteticamente più gradevole, avendo constatato un certo rilassamento dei tessuti dopo la gravidanza. A distanza di un anno, però, l’aspetto complessivo del mio seno non corrisponde a quanto da me desiderato ed anzi, al contrario, ritengo lo stesso peggiorato. Posso rivalermi per questo deludente risultato nei confronti del chirurgo, considerandolo responsabile?




L'Avvocato Risponde: 

Gentile chiara, è un fatto che attualmente nella nostra società - secondo unanime parere di sociologi e psicologi - l’immagine esteriore della persona incida in maniera determinante nei rapporti relazionali, sia in ambito professionale sia in quello privato. Nel 1994 la Suprema Corte introduce una vera e propria rivoluzione copernicana ampliando il concetto di salute, non più inteso come semplice assenza di malattia o infermità, bensì quale benessere psicofisico generale, comprendendosi così la cura dell’aspetto esteriore come cura della propria salute, e quindi dando nuova dignità alla chirurgia estetica. È bene ricordare che il professionista, nel momento stesso in cui ha accettato di sottoporre ad intervento la sua paziente, ha assunto ciò che tecnicamente si definisce obbligazione contrattuale di mezzi: lo stesso, cioè, si è impegnato ad eseguire l’intervento secondo scienza e coscienza e null’altro, con ciò intendendo che il mancato raggiungimento di un auspicato risultato non lo coinvolgerebbe a nessun titolo. Ora, considerato che afferma di essere vittima di un intervento chirurgico tecnicamente mal eseguito bensì di essere rimasta delusa nelle sue aspettative per quanto riguarda il risultato estetico, ne deriva che vi è da porsi il quesito se in qualche modo la giurisprudenza più qualificata (come peraltro la dottrina più recente) individui una qualche responsabilità in questo limitato campo da parte del professionista, e quindi se questo debba rispondere di ciò che tecnicamente viene definito obbligazione di risultato. A tale proposito vi è da evidenziare come la giurisprudenza più recente ritenga la prestazione del chirurgo estetico un’obbligazione di risultato con la conseguenza che l’operatore può ritenersi inadempiente non solo in caso di inosservanza della diligenza nel comportamento pattuito, ma in ogni caso di assenza del raggiungimento dello scopo prefissato, disponendo che al paziente insoddisfatto non vadano restituiti solo i compensi percepiti dal chirurgo estetico, ma anche tutti i danni determinati dalla colpa dell’operatore di carattere morale, patrimoniali e non patrimoniali, ivi inclusi l’eventuale mancato guadagno documentato e il danno esistenziale o da perdita di chance ove esistente, e contestualmente ogni ulteriore spesa sostenuta per l’esecuzione di eventuali nuovi interventi chirurgici. Un siffatto diritto però – è bene chiarirlo – potrà essere riconosciuto al paziente deluso solo ed unicamente qualora questi possa provare di non essere stato opportunamente informato da parte del professionista sui rischi connessi all’intervento cui andava a sottoporsi: il riferimento è riportabile alla sottoscrizione consapevole del cosiddetto consenso informato, frutto di un’informazione adeguata, completa e chiara. Tutto ciò evidenzia, quindi, come una corretta informazione resa al paziente e il contenuto specifico del consenso informato divengano contemporaneamente fonte e limite della responsabilità del chirurgo. Di conseguenza, un corretto rispetto dei principi giuridici e deontologici deve indurre il chirurgo plastico a scoraggiare i pazienti dall’intraprendere interventi che ipotizzino risultati irrealizzabili. Ciò chiarito, ritengo pertanto di poterle consigliare di ponderare con estrema attenzione l’ipotesi di promuovere un’azione risarcitoria nei confronti del chirurgo estetico, in quanto allo stesso – per quanto esposto – potrà essere imputata una responsabilità da inadempimento ad un’obbligazione di risultato solo se lei potrà provare di non essere stata adeguatamente informata sui rischi connessi all’intervento cui ha chiesto di essere sottoposta. Un tanto partendo dal presupposto che il chirurgo plastico possa certificare un intervento tecnicamente eseguito in maniera ineccepibile.
Saluti

Avv. Mario Setola – Esperto in Diritto di Famiglia 
Studio: Cardito (Na) Corso Cesare Battisti n. 145
Cell. 3382011387 Email: avvocato.mariosetola@libero.it

Telefonata a Letta, cala il silenzio Silvio operato: il primo verdetto

Gianni Letta su Berlusconi: "Intervento concluso, è andato bene"



Il telefono di Gianni Letta suona nel corso del suo intervento alla conferenza stampa del premio Biagio Agnes in Rai. Lui vede il numero e s'interrompe. Risponde e ha un brevissimo colloquio telefonico prima di riagganciare. Poi sorride ai presenti: "Tutto bene. Ero un pò in ansia, scusate". E' così che l'Italia ha saputo che l'intervento a cuore aperto su Silvio Berlusconi si era concluso per il meglio. 

Zika virus: consigli per chi viaggia "Europa a rischio basso-moderato"

Zika virus: consigli per chi viaggia




A fine maggio 2016, secondo i dati di sorveglianza sulle infezioni dello European Center for Disease Control (ECDC), erano 51 i paesi a segnalare casi autoctoni di infezione da virus Zika nei 9 mesi precedenti: il numero casi di microcefalia o di altre malformazioni associate a questa infezione vede il primato del Brasile (1.326) seguito dagli altri paesi con numeri molto più contenuti: Colombia (7), Panama (5), Martinica (3), Capo Verde e USA (2), Isole Marshall e Spagna (1). Tredici paesi o territori in tutto il mondo hanno segnalato un numero di casi della sindrome di Guillain-Barré, correlata a Zika, superiore all’atteso. E per l’Europa quale è il rischio? A fine maggio non erano stati segnalati casi autoctoni di infezione nell’Europa continentale, ed i casi importati sono 607, in 18 paesi: di questi, 34 in donne in gravidanza.  Si tratta però di dati che, in mancanza di una rete di sorveglianza, non possono essere considerati definitivi. 

Il rischio per l'Europa. Alcuni giorni fa il nuovo report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha calcolato il rischio nella regione europea, che riguarda 900 milioni di persone: il livello del rischio varia da Paese a Paese ed è più alto in quelli dove sono già presenti le zanzare Aedes aegypti, principali vettori dell’infezione. Secondo l’OMS, per la presenza della zanzara Aedes albopictus, o zanzara tigre, il rischio di diffusione locale dell’epidemia, è moderato in 18 Paesi: tra questi c’è il nostro, con un punteggio di 8.12 su 10, dopo Francia e prima di Malta. Solo nell’isola di Madeira e sulla costa nord-orientale del Mar Nero, dove la zanzara Aedes aegypti è già presente, il rischio è considerato alto. Nei restanti 36 Paesi il rischio di epidemia è basso, bassissimo o nullo, grazie all’assenza di zanzare del genere Aedes e alle condizioni climatiche.

Il congresso ICAR. Si è parlato anche di Zika ad ICAR, Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, conclusosi a Milano presso l’Università Milano-Bicocca, nella lettura magistrale di Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto di Malattie Infettive L. Spallanzani di Roma e rappresentante italiano della Task Force internazionale creata per combattere l’infezione. “Zika è solo l’ultimo dei virus che dal continente africano sono passati dapprima in Sudamerica e quindi nel nostro continente: ma diversamente dagli altri, la sua rapida diffusione ed alcune caratteristiche inusuali ci hanno costretti a confrontarci e a gestire informazioni del tutto nuove. Questa epidemia è sostenuta, infatti, da una ‘congiuntura’ mai capitata prima di diversi fattori: l’infezione viene trasmessa non solo da un vettore assai diffuso (oltre alla comune zanzara Aedes egypti anche da molte altre specie di zanzare) ma utilizza sia la trasmissione verticale che sessuale che la contaminazione attraverso prodotti ematici infetti (trasfusioni). A metà maggio, sono stati registrati in 10 paesi in tutto il mondo 23 casi di trasmissione virale non mediata da zanzare, molto probabilmente per contatto sessuale, uno in Italia. Molti gruppi di ricerca stanno affrontando, non senza difficoltà di tipo tecniche, la problematica della possibile contaminazione di emocomponenti e plasmaderivati per trasfusioni.

Risultati di difficile interpretazione. Purtroppo nonostante gli sforzi fatti per la messa a punto di test diagnostici manca ancora uno standard di riferimento ed i risultati sono di difficile interpretazione. Per questo è necessario ricorrere a centri specializzati che possano utilizzare più test virologici ed immunologici per cercare di arrivare ad una diagnosi precisa. Questo assume un’importanza ancora maggiore nel caso delle donne gravide, a cui è necessario fornire il maggior numero di informazioni possibili per consentire una scelta consapevole. In ogni caso l’epidemia da virus Zika sta determinando lo sviluppo di tecniche e metodiche che potranno rivelarsi utili per l’inquadramento clinico e la ricerca di altre infezioni virali del sistema nervoso, come anche per lo studio di malattie neurologiche degenerative. Inoltre i modelli animali consentiranno di studiare meglio altre infezioni in gravidanza. Il rischio di un epidemia in Europa, basato sulla probabilità che Zika si diffonda in una determinata area e sulla capacità del singolo Paese di prevenire o fermare rapidamente la trasmissione locale del virus, è stato definito basso-moderato dall’OMS: si parla, infatti, di ‘possibilità’. Così, se le Raccomandazioni per i paesi a maggior rischio prevedono attività di prevenzione dell’introduzione e diffusione delle zanzare, interventi sanitari strutturati entro le prime 24 ore dalla diagnosi, supporto alle categorie a maggior rischio (come le donne incinte), in tutti gli altri paesi, come l’Italia, è sufficiente adottare strategie di controllo e contrasto del vettore sulla base della trasmissione locale del virus, diagnosticare precocemente i casi importati e fornire informazioni adeguate ai viaggiatori diretti a (o provenienti da) zone dove l’epidemia è in atto, inclusa la possibilità di trasmissione sessuale. Nella seconda metà di giugno, è prevista una prossima riunione europea degli esperti OMS per aggiornare gli interventi in relazione alla diffusione del virus.


Zika virus: i consigli per chi viaggia

L’infezione da virus Zika, dichiarata a febbraio 2016 dall’OMS emergenza sanitaria pubblica, continua a diffondersi trasmessa attraverso le punture di zanzara. L’OMS considera l’Europa a rischio lieve-moderato e si prepara per l’arrivo di Zika quest’estate, con una serie di Raccomandazioni per i paesi membri. Viene sconsigliato alle donne incinte di recarsi nelle zone dove il virus Zika è attivo: un elenco aggiornato delle zone colpite è pubblicato sul sito dello European Center for Disease Control (ECDC). Secondo l’OMS, i viaggiatori che visitano questi Paesi dovrebbero utilizzare misure di prevenzione individuale contro le punture di zanzara al chiuso e all’aperto, soprattutto dall’alba al tramonto. E’ bene utilizzare repellenti per zanzare, secondo le istruzioni indicate sull’etichetta del prodotto; repellenti a base DEET non sono raccomandati nei bambini sotto i tre mesi di età, mentre possono essere utilizzati senza controindicazioni specifiche da donne in gravidanza. Si possono indossare camicie a maniche lunghe e pantaloni lunghi, soprattutto durante le ore in cui il tipo di zanzara che trasporta il virus Zika (Aedes) è più attivo. Si consiglia di dormire o riposarsi in camere con zanzariere alle finestre  o climatizzate e di utilizzare zanzariere da letto, anche durante il giorno.

I viaggiatori che presentano disturbi del sistema immunitario oppure malattie croniche gravi, le donne in stato di gravidanza o accompagnate da bambini piccoli, devono consultare il proprio medico prima della partenza, per ottenere raccomandazioni sull’uso di repellenti e delle altre misure di prevenzione. Si consiglia di avere rapporti sessuali sicuri (ad esempio utilizzando correttamente i preservativi) o praticare l’astinenza sessuale durante la permanenza in zone infette e fino a 6 mesi dopo il ritorno a casa, in particolare se hanno avuto, o hanno attualmente, sintomi di infezione da virus Zika.

I sintomi che fanno sospettare la malattia da virus Zika sono: febbricola e rash cutaneo, ma anche congiuntiviti, dolori muscolari e articolari, mal di testa e astenia. Il virus generalmente determina una forma lieve di malattia; i sintomi compaiono un paio di giorni dopo la puntura e di solito scompaiono in 2-7 giorni. L’80% dei soggetti infettati è asintomatico. Chi presenta questi sintomi entro 3 settimane dal ritorno da aree in cui è stata riportata trasmissione locale del virus, sono invitati a contattare il proprio medico, avendo cura di riferire del loro recente viaggio. Le donne in gravidanza, che hanno viaggiato in aree a rischio, devono informare del loro viaggio durante le visite prenatali, al fine di essere valutate e monitorate in modo appropriato.

21 giugno, giornata mondiale SLA I '7 diritti fondamentali' dei malati

21 giugno, giornata mondiale SLA I 7 diritti fondamentali 


di Elisa De Donno



Le persone con SLA, oltre 400 mila nel mondo e circa 6 mila solo in Italia, hanno diritto a un’assistenza e a una qualità della vita che siano le migliori possibili, in attesa che la ricerca scientifica trovi una cura per questa malattia. Per questo motivo, in occasione del Global Day, Giornata Mondiale sulla SLA del 21 giugno, la federazione internazionale delle associazioni dei pazienti, International Alliance of ALS/MND Associations, di cui l’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica (AISLA) fa parte come unico membro italiano, ha preparato un manifesto in cui si ricordano i sette diritti fondamentali delle persone con SLA. Il manifesto, sottoscritto da AISLA e da altre 16 associazioni di volontari e pazienti di tutto il mondo, mette l’accento su alcuni aspetti fondamentali della vita delle persone con SLA come il diritto all’assistenza qualificata, il diritto di essere informati sulle terapie disponibili e di poterle scegliere liberamente, oltre alla necessità per le persone con SLA di avere la miglior qualità di vita possibile.

Il manifesto sarà al centro nei prossimi giorni di una campagna sui social network in cui le associazioni lanceranno appelli alla politica e alle istituzioni perché garantiscano sempre il rispetto di questi diritti. In Italia l’accento sarà posto su alcuni dei temi più importanti rimasti aperti che riguardano ad esempio il riconoscimento della figura del caregiver, la persona che assiste a casa i malati di SLA, nella maggior parte dei casi un familiare, che spesso per assistere il congiunto deve lasciare il lavoro senza le tutele adeguate. Un altro fondamentale diritto per le persone con SLA è poter essere informati e poter scegliere liberamente le terapie. La volontà dei malati deve essere ascoltata e rispettata ad esempio quando si tratta di decidere se proseguire o sospendere trattamenti gravosi come la tracheotomia. Su questo punto la commissione medico-scientifica di AISLA ha preparato un ‘Documento di consenso sulle scelte terapeutiche del paziente affetto da SLA’ per informare i malati di SLA sui loro diritti e sensibilizzare i medici sulla condizione dei pazienti e le cure palliative.

Vergogna sulla strage di Orlando Cosa si è "scordata" la Boldrini

Boldrini, altra vergogna. Parla della strage di Orlando: che cosa si è "dimenticata"



C'è l'Isis che rivendica la strage. Ci sono 50 morti ammazzati nel gay club di Orlando. C'è il fanatico responsabile della mattanza che, pare, aveva una qual certa "inclinazione" al radicalismo islamico. E poi c'è Laura Boldrini. Già, perché mentre il Califfato fa sapere che l'attentatore Omar Mateen era "uno dei soldati del Califfato in America", la presidenta della Camera ci fa sapere quale sia la sua opinione su quanto accaduto in Florida. In una nota ufficiale, lady Boldrinova ha scritto quanto segue: "Qualunque sia la motivazione che ne è all'origine, a farne le spese è la comunità gay, colpita perché l'odio omofobo - che qui si è manifestato nel modo più terribile - non sa tollerare la diversità. Esprimo il mio cordoglio e la mia solidarietà alle famiglie delle vittime e a tutto il popolo americano". Fine. Punto e stop.

Certo, a farne le spese è la comunità gay. Altrettanto certo, negare l'odio omofobo sarebbe una follia. Ma una parolina sull'islam? Una parolina sulla matrice ideologica e fondamentalista che, ormai è un dato di fatto, ha generato la strage? No, niente, zero, nulla di nulla. La presidenta Boldrini scorda di citare l'integralismo religioso. Tutto il contrario di quanto ha fatto, per esempio, Giorgia Meloni, la quale ha affermato, tranchant: "Ancora una strage in nome dell'islam. Negare la realtà non aiuterà a risolvere il problema. Siamo stanchi delle parole di cordoglio e di contare i morti".

Linus, addio radio. La svolta drastica, sceglie la politica: ecco che cosa farà

Linus, dalla radio alla politica: in campo per Sala?



Il direttore di Radio Dj Linus e il capo del centrosinistra in Regione Lombardia, Umberto Ambrosoli, sono i nomi degli assessori che Beppe Sala ha annunciato per la sua giunta. Anche l’ex ministro Emma Bonino si occuperebbe di Milano in caso di vittoria del centrosinistra: "Diventerà la mia principale consigliera per la politica internazionale", dice Sala in un’intervista a Repubblica. "Penso all’area del Mediterraneo e a quella del Medio Oriente per capire le enormi possibilità di investimento, crescita turistica, capacità di fare rete tra università e ricerca che ha una città come Milano. E non c’è nessuno che come Emma Bonino conosca questi pezzi di mondo. Verificheremo più avanti il suo grado di coinvolgimento istituzionale, ma lavorerà con me", spiega Sala.

I ruoli - "Linus può aiutare la città su molti fronti: ha una grande conoscenza dei giovani e può fare tanto anche per la creatività, gli eventi su cui Milano deve continuare a puntare, lo sport. Ambrosoli, invece, può dare una mano sulla partecipazione, sulle regole, su una scommessa come la Città metropolitana e il rafforzamento dei municipi. E poi c’è il rapporto con la Regione: è fondamentale se vogliamo curare i problemi profondi delle case popolari, ragionare su larga scala di mobilità e trasporti, fare del futuro dell’area Expo una occasione vera di crescita". Addio radio? Forse. Di sicuro, Linus, si è schierato. Chissà cosa ne penseranno molti dei suoi fan...