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martedì 14 giugno 2016

21 giugno, giornata mondiale SLA I '7 diritti fondamentali' dei malati

21 giugno, giornata mondiale SLA I 7 diritti fondamentali 


di Elisa De Donno



Le persone con SLA, oltre 400 mila nel mondo e circa 6 mila solo in Italia, hanno diritto a un’assistenza e a una qualità della vita che siano le migliori possibili, in attesa che la ricerca scientifica trovi una cura per questa malattia. Per questo motivo, in occasione del Global Day, Giornata Mondiale sulla SLA del 21 giugno, la federazione internazionale delle associazioni dei pazienti, International Alliance of ALS/MND Associations, di cui l’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica (AISLA) fa parte come unico membro italiano, ha preparato un manifesto in cui si ricordano i sette diritti fondamentali delle persone con SLA. Il manifesto, sottoscritto da AISLA e da altre 16 associazioni di volontari e pazienti di tutto il mondo, mette l’accento su alcuni aspetti fondamentali della vita delle persone con SLA come il diritto all’assistenza qualificata, il diritto di essere informati sulle terapie disponibili e di poterle scegliere liberamente, oltre alla necessità per le persone con SLA di avere la miglior qualità di vita possibile.

Il manifesto sarà al centro nei prossimi giorni di una campagna sui social network in cui le associazioni lanceranno appelli alla politica e alle istituzioni perché garantiscano sempre il rispetto di questi diritti. In Italia l’accento sarà posto su alcuni dei temi più importanti rimasti aperti che riguardano ad esempio il riconoscimento della figura del caregiver, la persona che assiste a casa i malati di SLA, nella maggior parte dei casi un familiare, che spesso per assistere il congiunto deve lasciare il lavoro senza le tutele adeguate. Un altro fondamentale diritto per le persone con SLA è poter essere informati e poter scegliere liberamente le terapie. La volontà dei malati deve essere ascoltata e rispettata ad esempio quando si tratta di decidere se proseguire o sospendere trattamenti gravosi come la tracheotomia. Su questo punto la commissione medico-scientifica di AISLA ha preparato un ‘Documento di consenso sulle scelte terapeutiche del paziente affetto da SLA’ per informare i malati di SLA sui loro diritti e sensibilizzare i medici sulla condizione dei pazienti e le cure palliative.

Vergogna sulla strage di Orlando Cosa si è "scordata" la Boldrini

Boldrini, altra vergogna. Parla della strage di Orlando: che cosa si è "dimenticata"



C'è l'Isis che rivendica la strage. Ci sono 50 morti ammazzati nel gay club di Orlando. C'è il fanatico responsabile della mattanza che, pare, aveva una qual certa "inclinazione" al radicalismo islamico. E poi c'è Laura Boldrini. Già, perché mentre il Califfato fa sapere che l'attentatore Omar Mateen era "uno dei soldati del Califfato in America", la presidenta della Camera ci fa sapere quale sia la sua opinione su quanto accaduto in Florida. In una nota ufficiale, lady Boldrinova ha scritto quanto segue: "Qualunque sia la motivazione che ne è all'origine, a farne le spese è la comunità gay, colpita perché l'odio omofobo - che qui si è manifestato nel modo più terribile - non sa tollerare la diversità. Esprimo il mio cordoglio e la mia solidarietà alle famiglie delle vittime e a tutto il popolo americano". Fine. Punto e stop.

Certo, a farne le spese è la comunità gay. Altrettanto certo, negare l'odio omofobo sarebbe una follia. Ma una parolina sull'islam? Una parolina sulla matrice ideologica e fondamentalista che, ormai è un dato di fatto, ha generato la strage? No, niente, zero, nulla di nulla. La presidenta Boldrini scorda di citare l'integralismo religioso. Tutto il contrario di quanto ha fatto, per esempio, Giorgia Meloni, la quale ha affermato, tranchant: "Ancora una strage in nome dell'islam. Negare la realtà non aiuterà a risolvere il problema. Siamo stanchi delle parole di cordoglio e di contare i morti".

Linus, addio radio. La svolta drastica, sceglie la politica: ecco che cosa farà

Linus, dalla radio alla politica: in campo per Sala?



Il direttore di Radio Dj Linus e il capo del centrosinistra in Regione Lombardia, Umberto Ambrosoli, sono i nomi degli assessori che Beppe Sala ha annunciato per la sua giunta. Anche l’ex ministro Emma Bonino si occuperebbe di Milano in caso di vittoria del centrosinistra: "Diventerà la mia principale consigliera per la politica internazionale", dice Sala in un’intervista a Repubblica. "Penso all’area del Mediterraneo e a quella del Medio Oriente per capire le enormi possibilità di investimento, crescita turistica, capacità di fare rete tra università e ricerca che ha una città come Milano. E non c’è nessuno che come Emma Bonino conosca questi pezzi di mondo. Verificheremo più avanti il suo grado di coinvolgimento istituzionale, ma lavorerà con me", spiega Sala.

I ruoli - "Linus può aiutare la città su molti fronti: ha una grande conoscenza dei giovani e può fare tanto anche per la creatività, gli eventi su cui Milano deve continuare a puntare, lo sport. Ambrosoli, invece, può dare una mano sulla partecipazione, sulle regole, su una scommessa come la Città metropolitana e il rafforzamento dei municipi. E poi c’è il rapporto con la Regione: è fondamentale se vogliamo curare i problemi profondi delle case popolari, ragionare su larga scala di mobilità e trasporti, fare del futuro dell’area Expo una occasione vera di crescita". Addio radio? Forse. Di sicuro, Linus, si è schierato. Chissà cosa ne penseranno molti dei suoi fan...

Dramma Hollywood: ricordate il pupazzo Alf? Lotta tra la vita e la morte / Foto

In coma l'attore che in tv interpretava il pupazzo Alf



Chi ha più di trenta-trentacinque anni se lo ricorda Alf, il pupazzo-alieno che negli anni '80 e nei primissimi '90 era presenza fissa tra i telefilm dati in tv. Un alieno ironico e simpatico. Negli Usa fu un successo enorme, da noi un po' meno. Sono passati circa 25 anni dagli ultimi suoi passaggi in tv e dagli Stati Uniti arriva la notizia che Alf lotta tra la vita e la morte. No, non il pupazzo, ma l'attore che per anni gli ha dato vita stando al suo interno: il nano ungherese Mihali Meszaros. Alto 83 centimetri, Mihali, che oggi ha 76 anni, è stato trovato privo di conoscenza nel bagno della sua abitazione di Los Angeles. Ora è in coma. Già otto anni fa aveva avuto problemi di salute, quando era stato vittima di un ictus.

Salvatore Parolisi, ora è davvero finita: la condanna-mazzata in Cassazione

Parolisi, ora è finita: la condanna-mazzata in Cassazione



È stata confermata in Cassazione la condanna a 20 anni di reclusione per Salvatore Parolisi per l’omicidio della moglie Melania Rea. Gli avvocati avevano fatto ricorso in Cassazione per la seconda volta, dopo che gli ermellini avevano già in parte annullato la prima condanna di secondo grado escludendo l’aggravante della crudeltà. Il secondo grado bis era stato poi celebrato a Perugia nel maggio dello scorso anno ed era terminato con la condanna a 20 anni di reclusione, che adesso diventa definitiva.

È il 18 aprile 2011 quando Melania Rea, 29 anni, scompare sul Colle San Marco di Ascoli Piceno, dove è andata per trascorrere qualche ora all’aria aperta insieme al marito, Salvatore, militare del 235esimo Reggimento Piceno, e alla loro bambina di 18 mesi. Secondo quanto verrà riferito da Parolisi, l’unico in grado di confermare questa circostanza, la donna si sarebbe allontanata per andare in bagno in uno chalet. Nessuno però, si apprenderà in seguito, l’ha mai vista entrare.

È lo stesso marito di Melania, trascorsi una ventina di minuti, a dare l’allarme: Parolisi chiama i soccorsi e fa scattare le ricerche. Il corpo della donna viene scoperto due giorni dopo, il 20 aprile, in seguito alla telefonata anonima di un uomo che, intorno alle 14.30-15.00, avverte il 113 da una cabina telefonica pubblica del centro di Teramo ma che non verrà mai rintracciato. La salma di Melania viene ritrovata in un bosco di Ripe di Civitella, nel teramano, a circa 18 chilometri di distanza da Colle San Marco, poco lontano dalla località chiamata Casermette, dove si svolgono esercitazioni militari di tiro. Presenta ferite di arma da taglio e una siringa conficcata sul suo corpo.

L’autopsia, eseguita dal medico Adriano Tagliabracci, appurerà che Melania è stata uccisa con 35 coltellate, ma non vengono trovati segni di strangolamento e nemmeno di violenza sessuale. Accanto al corpo di Melania viene trovato il suo cellulare con la batteria scarica. Poi viene ritrovata anche un’altra sim card. Il segnale del cellulare sarebbe stato attivo fino alle 19 circa. Poi, non si hanno più segnali. Parolisi non viene da subito iscritto nel registro degli indagati. L’avviso di garanzia gli viene notificato il 29 giugno 2012, a più di due mesi dall’omicidio della moglie Melania.

L’arresto arriva invece quasi un mese dopo: a chiederlo il procuratore di Ascoli Piceno Michele Renzo e il sostituto Umberto Monti. A disporlo il gip Carlo Cavaresi, che il 19 luglio lo fa arrestare. Per il primo giudice che lo spedisce dietro le sbarre, Parolisi avrebbe ucciso la moglie Melania Rea a causa della situazione che si era creata con l’amante, la soldatessa Ludovica Perrone. La misura cautelare in carcere verrà confermata dalla Corte di Cassazione il 28 novembre del 2011: a 7 mesi dal delitto la prima sezione penale della Suprema Corte respinge il ricorso presentato dalla difesa del caporal maggiore che chiedeva di ribaltare l’ordinanza del Tribunale del Riesame ell’Aquila. Giudicato con rito abbreviato, concesso il 12 marzo del 2012 dal giudice Marina Tommolini, Parolisi viene condannato all’ergastolo il 26 ottobre del 2012.

Il caporalmaggiore dell’Esercito viene condannato al massimo della pena, con isolamento diurno, per l’omicidio della moglie dal gup Marina Tommolini. A Parolisi il Gup commina anche tutte le sanzioni accessorie, compresa la perdita della patria potestà genitoriale, stabilendo inoltre il pagamento di una provvisionale di un milione a favore della figlia Vittoria e di 500mila euro per i genitori di Melania. Il 30 settembre 2013 arriva la sentenza di secondo grado: Parolisi viene condannato a 30 anni dalla Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila per l’omicidio della moglie Melania Rea.

Nel ricorso presentato dai suoi legali Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, insieme anche al noto penalista Titta Madia, la difesa di Parolisi chiede alla Corte di Cassazione di annullare la sentenza di condanna. Il 10 febbraio 2015 la Cassazione annulla l’aggravante della crudeltà nei confronti di Salvatore Parolisi. Quindi il secondo grado bis, celebrato a Perugia nel maggio dello scorso anno, terminato con la condanna a 20 anni di reclusione, che adesso diventa definitiva.

L'Italia gode, un esordio da sogno Giak-Pellè, Belgio KO

L'Italia gode, un esordio da sogno. Giak-Pellè, Belgio KO



Meglio di così non poteva iniziare. L'Italia batte il Belgio 2-0 all'esordio ad Euro 2016. Un trionfo, a Lione. Anzi, un tripudio. I ragazzi di Antonio Conte hanno piegato l'osso più duro del girone, battuto con grande merito. Un ottimo primo tempo con il gol di Giaccherini che ci porta in vantaggio, nella ripresa il raddoppio di Pellè, che si fa perdonare un paio di errori di troppo. Il 2-0 arriva dopo lunghi minuti di sofferenza, in cui il Belgio - la squadra numero 1 nel ranking Uefa, bene ricordarlo - ci aveva messo alle corde, più sul piano del gioco che su quelle dello occasioni (Lukaku prima e Origi poi, però, hanno fatto tremare il Belpaese, ma la palla non è finita in rete). Una grande Italia, una grande difesa e anche un grande attacco, quello che nessuno si sarebbe mai aspettato: azzurri cinici e spietati, anche se le reti non sono arrivate nelle uniche occasioni da gol che abbiamo avuto.

Tra i migliori in campo sicuramente Giaccherini, autore del gol e di grandiose sgroppate sulla fascia. Poi un Leonardo Bonucci assolutamente monumentale, sempre puntuale in difesa: una diga, un combattente che finisce la partita con i crampi, è lui il migliore in campo. Bene anche Chiellini. Tra chi delude, almeno un poco, ecco Darmian, un De Rossi apparso stanco ed Eder. Al posto dell'interista, al 75esimo è entrato Ciro Immobile, che ha subito dimostrato di avere un'altra marcia: ha sfiorato la rete con un missile da fuori area e ha corso per cinque. Un messaggio chiarissimo, quello di Ciro, a mister Conte.

Poi le reti, entrambe meravigliose. La prima al 32esimo del primo tempo, di Giaccherini: stop alla Ronaldinho a tu per tu con Courtois, infilato di destro. Ma occhio al lancio, da Becknbauer, o Pirlo fate voi: una precisione millimetrica. Lancio di chi? Sempre lui: l'immenso Bonucci. Il raddoppio nella ripresa, nel momento più duro della partita, così come solo le grandi squadre sanno fare. Dopo l'ennesimo contropiede - che bello, vedere l'Italia correre in contropiede - Candreva s'inventa un assist per Pellè: la punta tira al volo, una botta precisissima che s'insacca in rete. Triplice fischio. L'Italia in festa. Forse nessuno si aspettava un esordio del genere. Buona la prima, anzi buonissima: siamo primi nel girone a tre punti, a quota un punto Svezia e Irlanda, che hanno pareggiato nel pomeriggio. Ma soprattutto lo spauracchio-Belgio è a zero. Già, lo abbiamo battuto. Sul campo. Senza appello.

lunedì 13 giugno 2016

Pubblicate le lettere di Enzo Tortora: l'accusa pesante ai vip della televisione

Pubblicate le lettere dal carcere di Tortora: la frase sui colleghi che sconvolge tutti 



Sette mesi lunghissimi, infiniti, che travolsero la vita di Enzo Tortora. Dal giorno dell’arresto, il 23 giugno del 1983 fino al gennaio del 1984 il noto presentatore televisivo, accusato di avere legami con la camorra, cominciò a scrivere una serie di lettere alla sua compagna Francesca Scopelliti che oggi vengono pubblicate nel libro “Lettere a Francesca”. Sono lettere - scrive Repubblica - inedite da cui trapela tutta l’umanità di Tortora. “Guarda per me il mare”, le scriveva e ancora: “Ci si sente umiliati fino al midollo”.  Nelle lettere c’è tutta la rabbia, lo sgomento e anche il dolore fisico per la grossa ingiustizia che ha subito dalla giustizia italiana. Tortora non si dà pace. "La lotta fra me, innocente, e l'accusa, impegnatissima a dover dimostrare il contrario (un altro aspetto di questa farsa italiana), durerà a lungo" scrive. "Non hanno niente in mano" e poi l'accusa ai magistrati "Solo tre categorie di persone (ho scoperto) non rispondono dei loro crimini: i bambini, i pazzi e i magistrati".

Le condizioni tremende - Scrive frasi come: “Sto pensando di chiedere il cambio di cittadinanza, questo Paese non  è più il mio)”. E non risparmia la sua rabbia verso i colleghi, quelli che in teoria avrebbero dovuto dargli sostegno: "Non mi parlare della Rai, della stampa, del giornalismo italiano. E' merda pura". C’è molta dell’umanità di Tortora. Lui chiama Francesca “mio caro amore”, oppure: “Cicciotta”. Poi descrive le condizioni aberranti del carcere: "Ci pigiano in sette in pochi metri", "Chissà perché si dice 'al fresco' io muoio di caldo in cella". Sei al cesso, un buco apposito consente loro di vederti".