Visualizzazioni totali

lunedì 6 giugno 2016

L'analisi del voto delle Comunali Bechis: chi perde, quanto e dove

Bechis e l'analisi del voto delle Comunali: chi perde, e dove


di Franco Bechis


Primi giudizi politici a metà dello spoglio delle elezioni comunali. Il risultato finale è ancora lontano, il bilancio però è già quasi definito. E Franco Bechis lo riassume in pochi numeri, incisivi. Un confronto (indicativo, non scientifico) con le ultime regionali per capire come sta cambiando il vento.

Pd in calo quasi ovunque - Il Pd, per esempio, chiude in testa a Torino e Bologna, due roccaforti sempre più traballanti, crolla a Roma ma soprattutto a Napoli, dove resta fuori dal ballottaggio. I numeri però dicono qualcosa in più: a Milano i dem aumentano di 3 punti (28%) ma si dimezza a Roma (17%) e a Napoli (12%) e perde 8 punti a Bologna (35%) e 7 a Torino (29%). 

Boom 5 Stelle - In molti casi il Movimento 5 Stelle riesce a scavalcare il partito di Renzi, mettendo a segno risultati in qualche modo storici. I grillini arretrano sì a Napoli (9%) e restano stabili a Milano (10%) ma crescono a Bologna (record, 16%), raddoppiano a Roma (35%) e aumentano di un terzo a Torino (30%). 

Bagno di sangue azzurro - Capitolo centrodestra. Per Forza Italia è un bagno di sangue: perde 3 voti su 4 a Roma (ridotta al 4%), due voti su tre a Torino (4,7%), si dimezza a Napoli (9%) e tiene bene soltanto a Milano (20%), dove anzi aumenta di 8 punti. Proprio la scelta di Parisi, moderato in grado di mettere in un angolo la destra salviniana-meloniana, secondo molti analisti sarebbe la chiave di volta per Berlusconi per riprendersi la leadership del centrodestra anche a livello nazionale. Resta però il dubbio che Milano sia un'oasi felice per gli azzurri, non facilmente ripetibile in altri contesti (locali e nazionali). E la Lega Nord? Raddoppia a Milano (quasi il 12%), segno che un candidato moderato fa bene anche a Salvini, cresce anche a Bologna dove ha corso da sola con una candidata molto salviniana (10%), perde però due puntia Torino (quasi al 6%) e non sfonda a Roma (2,5%) mentre a Napoli ha rinunciato anche a proporre una sua lista. Segno che la quadra è ancora lontanissima.

L'avvocato Risponde: "Tradimento e Divorzio"

L'avvocato Mario Setola risponde a Giovanna, 34 anni di Caivano in provincia di Napoli



Avv. Mario Setola

La Domanda

EGREGIO AVVOCATO, MI CHIAMO GIOVANNA HO 34 ANNI E SCRIVO DA CAIVANO. SONO SPOSATA DA 5 ANNI CON MAURIZIO, UN UOMO CON CUI GIA’ DA ANNI NON VADO D’ACCORDO E DAL QUALE, CONSENSUALMENTE AVEVO GIA’ DECISO DI SEPARARMI. DA QUALCHE SETTIMANA HO SCOPERTO CHE MI TRADISCE DA MESI CON UN’ALTRA DONNA. QUINDI, VORREI SAPERE, E’ POSSIBILE CHE LA SEPARAZIONE VENGA ADDEBITATA A LUI? E POI,  PER CURIOSITA’, NELLE CAUSE DI DIVORZIO IL GIUDICE E’ TENUTO A DISPORRE IN OGNI CASO INDAGINI FISCALI SUI PATRIMONI DEI CONIUGI?




L'avvocato Risponde

Gentile signora Giovanna, veda, l’obbligo di fedelta’ coniugale costituisce una regola di condotta imperativa, oltreche’ una direttiva morale di particolare valore sociale. La separazione coniugale può essere addebitata al coniuge che abbia violato l’obbligo di fedeltà senza che in precedenza il rapporto coniugale sia entrato in crisi. In linea di principio deve ritenersi comportamento contrario ai doveri nascenti dal matrimonio la violazione, in assenza di una consolidata separazione di fatto, dell’obbligo della fedeltà coniugale, che costituisce una regola di condotta imperativa (art. 143 comma 2 cod. civ.) e che assume una gravità ancora maggiore allorché venga attuata in maniera reiterata o, addirittura, attraverso una stabile relazione extraconiugale. Determinando normalmente l’intollerabilità della prosecuzione della convivenza, essa deve ritenersi, di regola, causa della separazione e ne giustifica pertanto l’addebito, potendosi presumere che abbia esercitato in tale direzione un ruolo decisivo. Solo eccezionalmente, qualora risulti, attraverso un’indagine rigorosa e penetrante ed una valutazione complessiva del comportamento di entrambi i coniugi, l’irrilevanza di una tale violazione per mancanza di un nesso di causalità con la crisi coniugale, irrimediabilmente già in atto in un contesto caratterizzato da una convivenza meramente formale, può escludersi l’addebitabilità, trattandosi in tal caso di comportamenti successivi al determinarsi di tale situazione. Sperando di averle chiarito le idee sul controverso e delicato tema, vado a rispondere al suo secondo quesito, che a lei, come scrive va ad appagare la mera sete di curiosità, ma per molte altre coppie, rappresenta davvero un interrogativo importante e determinante le sorti della loro separazione e/o divorzio. Nelle cause di divorzio i coniugi, in base all’art. 5 della legge n. 898 del 1970, devono presentare “la dichiarazione personale dei redditi e ogni documentazione relativa ai loro redditi e al loro patrimonio personale e comune”. La stessa norma stabilisce che “in caso di contestazione, il Tribunale dispone indagini sui redditi, sui patrimoni e sull’effettivo tenore di vita, valendosi, se del caso, anche della Polizia Tributaria”. Questa disposizione non comporta, in via diretta ed automatica, il dovere di indagine, anche fiscale, ogni qual volta sia contestato un reddito indicato e documentato, ma rimette, come per ogni mezzo istruttorio, al giudice la valutazione di quella esigenza, in forza del generale principio che qualunque attività intesa alla ricerca della prova e all'accertamento dei fatti, perché sia ammessa, disposta o compiuta, richiede il preventivo giudizio di rilevanza e conferenza, secondo criteri discrezionali, che è sufficiente siano compiutamente rappresentati nella motivazione della decisione. La contestazione non è, dunque, di per sé idonea a determinare l'obbligo della indagine. Nella linea del filtro valutativo del giudice la richiesta di indagini non è, pertanto, un effetto automatico della contestazione, a nulla giovando la espressione "il tribunale dispone indagini" - in cui la facoltà di non disporle sembrerebbe negata, una volta che la contestazione vi sia - posto che a delimitare l'esercizio del potere di "indagine" istruttoria resta pur sempre l' art. 187 cod. proc. civ., che attribuisce al giudice la facoltà di ammettere i mezzi di prova proposti dalle parti e di ordinare gli altri che può disporre di ufficio "se ritiene che siano ammissibili e rilevanti".     


Avv. Mario Setola – Foro di Napoli 
Studio: Cardito (Na) Corso Cesare Battisti n. 145
Cell. 3382011387 Email: avvocato.mariosetola@libero.it

domenica 5 giugno 2016

La proposta dell'Austria sui migranti: "Portiamoli sulle isole e teniamoli lì"

Migranti, la proposta dell'Austria: "Portiamoli sulle isole"



Portare sulle isole i rifugiati salvati in mare e accogliere solo quelli che chiedono asilo nei campi in Medioriente. Sono alcune delle proposte avanzate dal ministro degli Esteri dell'Austria, il conservatore Sebastian Kurz, in un'intervista rilasciata al quotidiano Die Presse. Secondo Kurz, i migranti salvati mentre provano ad arrivare in Europa devono essere rimandati nel loro Paese d'origine oppure si può provare a raggiungere un accordo in merito con la Libia. Nel caso in cui questa cooperazione non sia possibile, per Kurz "le persone devono essere allora accolte in un centro di asilo, idealmente su un'isola. Da qui bisogna organizzare il loro rientro e dare loro appoggio finanziario". E come esempi di isole Kurz cita Lesbo. Il modello a cui pensa è quello che si applica in Australia: aumentare le pattuglie marittime per intercettare le imbarcazioni con rifugiati e portarli sulle isole, come l'Australia fa con Nauru e Papua Nuova Guinea.

Come Ellis Island - Quanto ai rifugiati che scappano dalla Siria, il ministro dice che finché non si creeranno zone sicure nel Paese dovranno continuare a restare in campi di accoglienza in Turchia, ma avverte che Ankara può cancellare "in qualunque momento" l'attuale accordo con l'Unione europea e che l'Ue deve essere capace di proteggere da sé le sue frontiere e "decidere chi possa venire e chi no". Nonostante riconosca che il modello australiano non si può copiare per intero, Kurz insiste sul sistema di internamento nelle isole e cita come esempio Ellis Island, a New York, dove per decenni è esistito un centro di smistamento degli immigrati.

Meteo-horrror per la prossima settimana Ancora con ombrello fino a questa data

Previsioni-brivido della settimana prossima. Non chiudete gli ombrelli fino a questa data



Dopo un week end da brividi per il meteo, non arrivano notizie tranquillizzanti per gli italiani. Se pensate di andare al mare o di godervi un week end dovete rinviare il progetto di almeno una settimana.  “Continueranno  ad affluire correnti settentrionali che renderanno il tempo sull’Italia estremamente variabile ed instabile non solo nel fine settimana ma a anche nella prima parte della prossima settimana", dicono gli esperti del Centro Epson Meteo, "ci attendono altre giornate con numerosi temporali specie nelle ore pomeridiane e serali, non solo al Centronord ma sul Sud peninsulare con un tempo più stabile e soleggiato soltanto nelle nostre due Isole maggiori". 

Temperature  - Le temperature nei prossimi giorni subiranno un graduale rialzo ad iniziare dalle Isole maggiori per poi interessare anche il resto del Paese: il clima diventerà tipico di inizio giugno e nonostante l’instabilità i valori pomeridiani arriveranno un po’ dappertutto ad oscillare intorno ai 25 gradi.

Domenica 5 giugno - La giornata vedrà una prevalenza di nuvole al Centronord anche se non mancheranno delle schiarite e anche dei bei momenti soleggiati nelle regioni centrali esclusa però la Toscana. Le piogge, anche sotto forma di intensi rovesci o temporali, interesseranno il Nord e il nord-ovest della Toscana già nel corso della mattinata.

L’instabilità si accentuerà nelle ore pomeridiane e serali quando i rovesci e i temporali si formeranno anche nelle zone interne del Centro con locali sconfinamenti lungo le coste adriatiche.

Nel complesso ben soleggiato nelle Isole e al Sud con soltanto un temporaneo aumento della nuvolosità nella parte centrale della giornata nelle zone interne di Campania, Basilicata e Puglia. Temperature senza variazioni di rilievo, al più in lieve aumento; in Sardegna e Sicilia valori oltre i 25 gradi. Venti deboli, salvo le raffiche associate ai temporali.

Nel resto d’Italia prevalenza di nuvole soprattutto nelle regioni settentrionali dove il cielo risulterà per lo più nuvoloso con poche schiarite. Nel corso del giorno saranno numerosi i rovesci e i temporali, localmente anche di forte intensità, in gran parte delle regioni settentrionali (esclusa la Liguria), nell’intermo del Centro e lungo l’Adriatico dal Veneto alla Puglia. Piogge sparse in veloce transito tra Sicilia e Calabria meridionale.

Benigni, un retroscena clamoroso: "Era per il no". Poi una telefonata...

Benigni, il retroscena clamoroso di Rodotà: "Era per il no al referendum". Poi..."



Un giro di telefonate frenetico per convincersi a passare dalla parte di Renzi. Gli ultimi giorni di Roberto Benigni prima della sua adesione al fronte del sì al referendum costituzionale del prossimo autunno sarebbero stati a dir poco intensi ed è Il Fatto quotidiano a ricostruirli sommariamente. Inizialmente il comico toscano, criticatissimo per il suo "tradimento" alla Costituzione, sarebbe stato propenso per il "no", anche se dubbioso e incerto. Anche per questo avrebbe cortesemente respinto la richiesta del comitato "per la difesa della Carta" di diventare loro testimonial. Prima dello show su Raiuno che ha scatenato la bagarre, il Piccolo Diavolo avrebbe contattato niente meno che Stefano Rodotà, bandiera del comitato del no: "Alcuni giorni fa Alfiero Grandi e Alfonso Gianni - rivela il professore che i grillini sognavano al Quirinale -mi dissero che Roberto Benigni voleva parlarmi. Benigni mi ha chiamato tre volte. Mi disse che non se la sentiva di esprimersi per il Sì o per il No". A fargli cambiare idea, però, sarebbe stata una chiacchierata con Ezio Mauro, ex direttore di Repubblica: "Riforma pasticciata? Vero. Scritta male? Sottoscrivo. Ma meglio di nulla".

"BOSSETTI INCASTRATO" Quel dettaglio macabro sul cadavere di Yara

Yara, il particolare macabro del suo cadavere che può incastrare Bossetti



C'è un macabro particolare del cadavere di Yara Gambirasio che potrebbe, alla fine, rivelarsi decisivo per le sorti di Massimo Bossetti. Nel processo per l'omicidio della 13enne di Brembate, in cui l'operaio di Mapello è l'unico imputato, l'accusa punta forte anche sul dettaglio del ciuffo d'erba che la povera Yara aveva ancora in mano al momento del ritrovamento del suo corpo senza vita. Il 26 febbraio, tre mesi dopo la sua scomparsa, la ragazzina aveva serrato nella mano un ciuffo d'erba ancora attaccato al terreno del campo di Chignolo d'Isola. Dettaglio importante perché secondo l'accusa significa che la vittima è stata seviziata e abbandonata su quello stesso terreno, dov'è morta per le ferite e per il freddo. Secondo la difesa di Bossetti, invece, Yara sarebbe stata rapita e uccisa altrove, prima di essere trasportata a Chignolo. 

Il carabiniere e la dottoressa - L'accusa porta a sostegno della propria tesi le foto scattate il giorno del ritrovamento e la ricostruzione del colonnello dei Ros Michele Lorusso, primo a giungere su campo, secondo cui il ciuffo d'erba era ancora attaccato al terreno, per poi staccarsi al momento del sollevamento del cadavere. Anche l'anatomopatologa Cristina Cattaneo, che seguì l'autopsia di Yara, sostiene che quell'erba
proviene dal campo di Chignolo.

Oggi alle urne per eleggere i sindaci Facci: vi dico cosa resterà del voto

Oggi alle urne per eleggere i sindaci. Facci: vi dico cosa resterà del voto


di Filippo Facci



Ma perché ce la raccontiamo? La vigilia di queste Amministrative dice più della passione politica dei giornalisti che non di quella degli italiani. Nonostante le parate di carta e i politologi spaccacapello - che spiegano, semmai, perché l' astensione cresca anche in edicola - le elezioni amministrative sono elezioni amministrative: dunque non sono il test nazionale di niente, la prova generale di niente, lo stop o il viatico di niente; e se le "conseguenze politiche" si tradurranno in qualche cambio di poltrona, sai che sovvertimento. Ma è un attimo, sui giornali, trasformare chessò, un Parisi vincente in un futuro Berlusconi o in un futuro premier: la politica non si fa con i se, ma i giornali sì. E sta bene, basta che non ce la raccontiamo troppo: ma non è vero che con Renzi la gente tornerà a votare, non è vero che non lo farà per le inchieste della magistratura, non è vero che è tutta colpa dell' antipolitica o che Grillo sta per prendere il 120 per cento: più banalmente, nei Paesi a democrazia matura la gente vota progressivamente sempre di meno, in generale se ne fotte di più, passa subito alle pagine dello sport, così come nelle borghesie più solide si sedimenta la convinzione che la politica non stravolgerà più di tanto le nostre vite.

Se poi le elezioni sono queste amministrative, hai voglia: le città, lo sappiamo, sono realtà a sé, i candidati sono slegati ai partiti nazionali e forse anche a quelli locali, a fare la differenza spesso è solo l' affabilità di chi avrebbe potuto essere candidato tranquillamente nello schieramento opposto. Il caso Milano è emblematico. Aggiungi che le casse comunali - come già scritto - sono vuote, e ogni neo-sindaco passerà da propositi rivoluzionari all' impresa ben più ardua di pagare gli stipendi ai dipendenti, e garantire l' esistente come dei mezzi pubblici decenti, non troppe buche per strada, montagne di rifiuti che non oltrepassino le palazzine, e una percezione della microcriminalità (si dice così) che viaggi su binari diversi da quelli su cui giungono sempre nuovi immigrati.

Questo da una parte. Dall' altra ci sarà da smantellare (sostituire) qualche sacca clientelare negli assessorati e negli uffici tecnici, fare buon viso a qualche scandaletto bustarellaro che emergerà nel frattempo, naturalmente difendersi dalle accuse sempre più personali e insultanti delle opposizioni. Eccola qui la grande guerra per le Amministrative: nella migliore delle ipotesi si tradurrà nella conquista di un potere trascurabile (perché mancano i soldi) utile a piazzare un po' di gente o a portare a casa qualche affare, possibilmente lecito. Può essere appassionante per chi nelle città ci vive, certo, e poi è vero che i ballottaggi e le personalizzazioni possono favorire un clima da derby: ma i "riflessi nazionali" o peggio "di immagine" sono per lo più una sciocchezza, una forzatura di chi avrebbe da guadagnarci o cerca di vendere tre copie in più. Niente di nuovo. Ieri Renzi ha detto che si vota per i sindaci e non per il governo: lo dicevano anche i premier della Prima repubblica. Di nuovo c' è che i veri esperti di flussi elettorali sono ormai i meteorologi, i più consapevoli che con la calura cresce anche la temperatura dell' astensione. Tra un temporale e l' altro.