Benigni, il retroscena clamoroso di Rodotà: "Era per il no al referendum". Poi..."
Un giro di telefonate frenetico per convincersi a passare dalla parte di Renzi. Gli ultimi giorni di Roberto Benigni prima della sua adesione al fronte del sì al referendum costituzionale del prossimo autunno sarebbero stati a dir poco intensi ed è Il Fatto quotidiano a ricostruirli sommariamente. Inizialmente il comico toscano, criticatissimo per il suo "tradimento" alla Costituzione, sarebbe stato propenso per il "no", anche se dubbioso e incerto. Anche per questo avrebbe cortesemente respinto la richiesta del comitato "per la difesa della Carta" di diventare loro testimonial. Prima dello show su Raiuno che ha scatenato la bagarre, il Piccolo Diavolo avrebbe contattato niente meno che Stefano Rodotà, bandiera del comitato del no: "Alcuni giorni fa Alfiero Grandi e Alfonso Gianni - rivela il professore che i grillini sognavano al Quirinale -mi dissero che Roberto Benigni voleva parlarmi. Benigni mi ha chiamato tre volte. Mi disse che non se la sentiva di esprimersi per il Sì o per il No". A fargli cambiare idea, però, sarebbe stata una chiacchierata con Ezio Mauro, ex direttore di Repubblica: "Riforma pasticciata? Vero. Scritta male? Sottoscrivo. Ma meglio di nulla".
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