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domenica 5 giugno 2016

La proposta dell'Austria sui migranti: "Portiamoli sulle isole e teniamoli lì"

Migranti, la proposta dell'Austria: "Portiamoli sulle isole"



Portare sulle isole i rifugiati salvati in mare e accogliere solo quelli che chiedono asilo nei campi in Medioriente. Sono alcune delle proposte avanzate dal ministro degli Esteri dell'Austria, il conservatore Sebastian Kurz, in un'intervista rilasciata al quotidiano Die Presse. Secondo Kurz, i migranti salvati mentre provano ad arrivare in Europa devono essere rimandati nel loro Paese d'origine oppure si può provare a raggiungere un accordo in merito con la Libia. Nel caso in cui questa cooperazione non sia possibile, per Kurz "le persone devono essere allora accolte in un centro di asilo, idealmente su un'isola. Da qui bisogna organizzare il loro rientro e dare loro appoggio finanziario". E come esempi di isole Kurz cita Lesbo. Il modello a cui pensa è quello che si applica in Australia: aumentare le pattuglie marittime per intercettare le imbarcazioni con rifugiati e portarli sulle isole, come l'Australia fa con Nauru e Papua Nuova Guinea.

Come Ellis Island - Quanto ai rifugiati che scappano dalla Siria, il ministro dice che finché non si creeranno zone sicure nel Paese dovranno continuare a restare in campi di accoglienza in Turchia, ma avverte che Ankara può cancellare "in qualunque momento" l'attuale accordo con l'Unione europea e che l'Ue deve essere capace di proteggere da sé le sue frontiere e "decidere chi possa venire e chi no". Nonostante riconosca che il modello australiano non si può copiare per intero, Kurz insiste sul sistema di internamento nelle isole e cita come esempio Ellis Island, a New York, dove per decenni è esistito un centro di smistamento degli immigrati.

Meteo-horrror per la prossima settimana Ancora con ombrello fino a questa data

Previsioni-brivido della settimana prossima. Non chiudete gli ombrelli fino a questa data



Dopo un week end da brividi per il meteo, non arrivano notizie tranquillizzanti per gli italiani. Se pensate di andare al mare o di godervi un week end dovete rinviare il progetto di almeno una settimana.  “Continueranno  ad affluire correnti settentrionali che renderanno il tempo sull’Italia estremamente variabile ed instabile non solo nel fine settimana ma a anche nella prima parte della prossima settimana", dicono gli esperti del Centro Epson Meteo, "ci attendono altre giornate con numerosi temporali specie nelle ore pomeridiane e serali, non solo al Centronord ma sul Sud peninsulare con un tempo più stabile e soleggiato soltanto nelle nostre due Isole maggiori". 

Temperature  - Le temperature nei prossimi giorni subiranno un graduale rialzo ad iniziare dalle Isole maggiori per poi interessare anche il resto del Paese: il clima diventerà tipico di inizio giugno e nonostante l’instabilità i valori pomeridiani arriveranno un po’ dappertutto ad oscillare intorno ai 25 gradi.

Domenica 5 giugno - La giornata vedrà una prevalenza di nuvole al Centronord anche se non mancheranno delle schiarite e anche dei bei momenti soleggiati nelle regioni centrali esclusa però la Toscana. Le piogge, anche sotto forma di intensi rovesci o temporali, interesseranno il Nord e il nord-ovest della Toscana già nel corso della mattinata.

L’instabilità si accentuerà nelle ore pomeridiane e serali quando i rovesci e i temporali si formeranno anche nelle zone interne del Centro con locali sconfinamenti lungo le coste adriatiche.

Nel complesso ben soleggiato nelle Isole e al Sud con soltanto un temporaneo aumento della nuvolosità nella parte centrale della giornata nelle zone interne di Campania, Basilicata e Puglia. Temperature senza variazioni di rilievo, al più in lieve aumento; in Sardegna e Sicilia valori oltre i 25 gradi. Venti deboli, salvo le raffiche associate ai temporali.

Nel resto d’Italia prevalenza di nuvole soprattutto nelle regioni settentrionali dove il cielo risulterà per lo più nuvoloso con poche schiarite. Nel corso del giorno saranno numerosi i rovesci e i temporali, localmente anche di forte intensità, in gran parte delle regioni settentrionali (esclusa la Liguria), nell’intermo del Centro e lungo l’Adriatico dal Veneto alla Puglia. Piogge sparse in veloce transito tra Sicilia e Calabria meridionale.

Benigni, un retroscena clamoroso: "Era per il no". Poi una telefonata...

Benigni, il retroscena clamoroso di Rodotà: "Era per il no al referendum". Poi..."



Un giro di telefonate frenetico per convincersi a passare dalla parte di Renzi. Gli ultimi giorni di Roberto Benigni prima della sua adesione al fronte del sì al referendum costituzionale del prossimo autunno sarebbero stati a dir poco intensi ed è Il Fatto quotidiano a ricostruirli sommariamente. Inizialmente il comico toscano, criticatissimo per il suo "tradimento" alla Costituzione, sarebbe stato propenso per il "no", anche se dubbioso e incerto. Anche per questo avrebbe cortesemente respinto la richiesta del comitato "per la difesa della Carta" di diventare loro testimonial. Prima dello show su Raiuno che ha scatenato la bagarre, il Piccolo Diavolo avrebbe contattato niente meno che Stefano Rodotà, bandiera del comitato del no: "Alcuni giorni fa Alfiero Grandi e Alfonso Gianni - rivela il professore che i grillini sognavano al Quirinale -mi dissero che Roberto Benigni voleva parlarmi. Benigni mi ha chiamato tre volte. Mi disse che non se la sentiva di esprimersi per il Sì o per il No". A fargli cambiare idea, però, sarebbe stata una chiacchierata con Ezio Mauro, ex direttore di Repubblica: "Riforma pasticciata? Vero. Scritta male? Sottoscrivo. Ma meglio di nulla".

"BOSSETTI INCASTRATO" Quel dettaglio macabro sul cadavere di Yara

Yara, il particolare macabro del suo cadavere che può incastrare Bossetti



C'è un macabro particolare del cadavere di Yara Gambirasio che potrebbe, alla fine, rivelarsi decisivo per le sorti di Massimo Bossetti. Nel processo per l'omicidio della 13enne di Brembate, in cui l'operaio di Mapello è l'unico imputato, l'accusa punta forte anche sul dettaglio del ciuffo d'erba che la povera Yara aveva ancora in mano al momento del ritrovamento del suo corpo senza vita. Il 26 febbraio, tre mesi dopo la sua scomparsa, la ragazzina aveva serrato nella mano un ciuffo d'erba ancora attaccato al terreno del campo di Chignolo d'Isola. Dettaglio importante perché secondo l'accusa significa che la vittima è stata seviziata e abbandonata su quello stesso terreno, dov'è morta per le ferite e per il freddo. Secondo la difesa di Bossetti, invece, Yara sarebbe stata rapita e uccisa altrove, prima di essere trasportata a Chignolo. 

Il carabiniere e la dottoressa - L'accusa porta a sostegno della propria tesi le foto scattate il giorno del ritrovamento e la ricostruzione del colonnello dei Ros Michele Lorusso, primo a giungere su campo, secondo cui il ciuffo d'erba era ancora attaccato al terreno, per poi staccarsi al momento del sollevamento del cadavere. Anche l'anatomopatologa Cristina Cattaneo, che seguì l'autopsia di Yara, sostiene che quell'erba
proviene dal campo di Chignolo.

Oggi alle urne per eleggere i sindaci Facci: vi dico cosa resterà del voto

Oggi alle urne per eleggere i sindaci. Facci: vi dico cosa resterà del voto


di Filippo Facci



Ma perché ce la raccontiamo? La vigilia di queste Amministrative dice più della passione politica dei giornalisti che non di quella degli italiani. Nonostante le parate di carta e i politologi spaccacapello - che spiegano, semmai, perché l' astensione cresca anche in edicola - le elezioni amministrative sono elezioni amministrative: dunque non sono il test nazionale di niente, la prova generale di niente, lo stop o il viatico di niente; e se le "conseguenze politiche" si tradurranno in qualche cambio di poltrona, sai che sovvertimento. Ma è un attimo, sui giornali, trasformare chessò, un Parisi vincente in un futuro Berlusconi o in un futuro premier: la politica non si fa con i se, ma i giornali sì. E sta bene, basta che non ce la raccontiamo troppo: ma non è vero che con Renzi la gente tornerà a votare, non è vero che non lo farà per le inchieste della magistratura, non è vero che è tutta colpa dell' antipolitica o che Grillo sta per prendere il 120 per cento: più banalmente, nei Paesi a democrazia matura la gente vota progressivamente sempre di meno, in generale se ne fotte di più, passa subito alle pagine dello sport, così come nelle borghesie più solide si sedimenta la convinzione che la politica non stravolgerà più di tanto le nostre vite.

Se poi le elezioni sono queste amministrative, hai voglia: le città, lo sappiamo, sono realtà a sé, i candidati sono slegati ai partiti nazionali e forse anche a quelli locali, a fare la differenza spesso è solo l' affabilità di chi avrebbe potuto essere candidato tranquillamente nello schieramento opposto. Il caso Milano è emblematico. Aggiungi che le casse comunali - come già scritto - sono vuote, e ogni neo-sindaco passerà da propositi rivoluzionari all' impresa ben più ardua di pagare gli stipendi ai dipendenti, e garantire l' esistente come dei mezzi pubblici decenti, non troppe buche per strada, montagne di rifiuti che non oltrepassino le palazzine, e una percezione della microcriminalità (si dice così) che viaggi su binari diversi da quelli su cui giungono sempre nuovi immigrati.

Questo da una parte. Dall' altra ci sarà da smantellare (sostituire) qualche sacca clientelare negli assessorati e negli uffici tecnici, fare buon viso a qualche scandaletto bustarellaro che emergerà nel frattempo, naturalmente difendersi dalle accuse sempre più personali e insultanti delle opposizioni. Eccola qui la grande guerra per le Amministrative: nella migliore delle ipotesi si tradurrà nella conquista di un potere trascurabile (perché mancano i soldi) utile a piazzare un po' di gente o a portare a casa qualche affare, possibilmente lecito. Può essere appassionante per chi nelle città ci vive, certo, e poi è vero che i ballottaggi e le personalizzazioni possono favorire un clima da derby: ma i "riflessi nazionali" o peggio "di immagine" sono per lo più una sciocchezza, una forzatura di chi avrebbe da guadagnarci o cerca di vendere tre copie in più. Niente di nuovo. Ieri Renzi ha detto che si vota per i sindaci e non per il governo: lo dicevano anche i premier della Prima repubblica. Di nuovo c' è che i veri esperti di flussi elettorali sono ormai i meteorologi, i più consapevoli che con la calura cresce anche la temperatura dell' astensione. Tra un temporale e l' altro.

sabato 4 giugno 2016

Tragedia in Moto2, muore Salom Dubbio di Rossi: "Tutto Molto strano"

Moto2, paura in Catalogna: morto Luis Salom. Travolto dalla moto, i dubbi di Rossi



È morto Luis Salom, il giovane pilota spagnolo classe Moto2 della Sag Team, caduto durante la seconda sessione di prove libere del Gp di Catalogna. Alla curva 12, il 24enne di Palma di Maiorca è scivolato e, stando alle prime ricostruzioni della stampa spagnola, sarebbe stato travolto dalla sua stessa moto. In pista era arrivata subito un'ambulanza, mentre accorreva anche un elicottero pronto a trasportarlo in ospedale. I medici sul posto però hanno preferito la prima soluzione, portandolo con urgenza all'ospedale universitario generale di Catalogna già in condizioni molto gravi.

La dinamica dell'incidente è ancora tutta da chiarire, ma qualche dettaglio sono riusciti a darlo alcuni testimoni. Lo racconta a Gazzetta.it Valentino Rossi che ha riferito del racconto di un amico che avrebbe visto la scena. L'amico di Rossi ha confermato che il pilota è stato travolto dalla sua moto: "è andato dritto contro le barriere e poi la moto è caduta su di lui. Questo è molto strano - ha ammesso il pesarese - probabilmente ha subito un guasto, altrimenti non si spiega".

E' morto a 74 anni Muhammad Ali Addio a una leggenda del pugilato

Lutto nella boxe, è morto Muhammad Ali. Addio a una leggenda del pugilato



Muhammad Ali, leggenda della boxe, è morto all'età di 74 anni. L’annuncio è stato dato da un portavoce della famiglia: ricoverato giovedì in un ospedale di Phoenix, Arizona, l’ex campione del mondo dei pesi massimi soffriva di una malattia respiratoria complicata dal Parkinson, di cui era malato da tempo.

I funerali, è stato annunciato, si svolgeranno nella città natale di Ali a Louisville, nel Kentucky. Ali, nato Cassius Marcellus Clay, divenne celebre con la vittoria della medaglia d’oro dei pesi mediomassimi alle olimpiadi di Roma del 1960. Unico pugile al mondo ad aver conquistato per tre volte il titolo di campione del mondo dei pesi massimi, Ali si ritirò nel 1981 dopo aver vinto 56 dei 61 incontri disputati.

Ma la sua influenza, fuori dal ring, non è stata da meno, dalla conversione all'Islam al gran rifiuto ad andare a combattere in Vietnam che gli costò il ritiro della licenza pugilistica e l’interruzione della sua attività dall’aprile del 1967 al settembre del 1970, quando era già il numero uno. Negli anni, il deterioramento della sua salute non ha fiaccato il suo spirito da lottatore. Lo scorso dicembre aveva fatto irruzione anche nella campagna elettorale americana con una dichiarazione contro il candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump che ha proposto di bandire i musulmani dagli Usa. "Noi come musulmani - aveva avverto Alì - dobbiamo reagire contro coloro che usano l’Islam per portare avanti la loro agenda personale".