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domenica 5 giugno 2016

Benigni, un retroscena clamoroso: "Era per il no". Poi una telefonata...

Benigni, il retroscena clamoroso di Rodotà: "Era per il no al referendum". Poi..."



Un giro di telefonate frenetico per convincersi a passare dalla parte di Renzi. Gli ultimi giorni di Roberto Benigni prima della sua adesione al fronte del sì al referendum costituzionale del prossimo autunno sarebbero stati a dir poco intensi ed è Il Fatto quotidiano a ricostruirli sommariamente. Inizialmente il comico toscano, criticatissimo per il suo "tradimento" alla Costituzione, sarebbe stato propenso per il "no", anche se dubbioso e incerto. Anche per questo avrebbe cortesemente respinto la richiesta del comitato "per la difesa della Carta" di diventare loro testimonial. Prima dello show su Raiuno che ha scatenato la bagarre, il Piccolo Diavolo avrebbe contattato niente meno che Stefano Rodotà, bandiera del comitato del no: "Alcuni giorni fa Alfiero Grandi e Alfonso Gianni - rivela il professore che i grillini sognavano al Quirinale -mi dissero che Roberto Benigni voleva parlarmi. Benigni mi ha chiamato tre volte. Mi disse che non se la sentiva di esprimersi per il Sì o per il No". A fargli cambiare idea, però, sarebbe stata una chiacchierata con Ezio Mauro, ex direttore di Repubblica: "Riforma pasticciata? Vero. Scritta male? Sottoscrivo. Ma meglio di nulla".

"BOSSETTI INCASTRATO" Quel dettaglio macabro sul cadavere di Yara

Yara, il particolare macabro del suo cadavere che può incastrare Bossetti



C'è un macabro particolare del cadavere di Yara Gambirasio che potrebbe, alla fine, rivelarsi decisivo per le sorti di Massimo Bossetti. Nel processo per l'omicidio della 13enne di Brembate, in cui l'operaio di Mapello è l'unico imputato, l'accusa punta forte anche sul dettaglio del ciuffo d'erba che la povera Yara aveva ancora in mano al momento del ritrovamento del suo corpo senza vita. Il 26 febbraio, tre mesi dopo la sua scomparsa, la ragazzina aveva serrato nella mano un ciuffo d'erba ancora attaccato al terreno del campo di Chignolo d'Isola. Dettaglio importante perché secondo l'accusa significa che la vittima è stata seviziata e abbandonata su quello stesso terreno, dov'è morta per le ferite e per il freddo. Secondo la difesa di Bossetti, invece, Yara sarebbe stata rapita e uccisa altrove, prima di essere trasportata a Chignolo. 

Il carabiniere e la dottoressa - L'accusa porta a sostegno della propria tesi le foto scattate il giorno del ritrovamento e la ricostruzione del colonnello dei Ros Michele Lorusso, primo a giungere su campo, secondo cui il ciuffo d'erba era ancora attaccato al terreno, per poi staccarsi al momento del sollevamento del cadavere. Anche l'anatomopatologa Cristina Cattaneo, che seguì l'autopsia di Yara, sostiene che quell'erba
proviene dal campo di Chignolo.

Oggi alle urne per eleggere i sindaci Facci: vi dico cosa resterà del voto

Oggi alle urne per eleggere i sindaci. Facci: vi dico cosa resterà del voto


di Filippo Facci



Ma perché ce la raccontiamo? La vigilia di queste Amministrative dice più della passione politica dei giornalisti che non di quella degli italiani. Nonostante le parate di carta e i politologi spaccacapello - che spiegano, semmai, perché l' astensione cresca anche in edicola - le elezioni amministrative sono elezioni amministrative: dunque non sono il test nazionale di niente, la prova generale di niente, lo stop o il viatico di niente; e se le "conseguenze politiche" si tradurranno in qualche cambio di poltrona, sai che sovvertimento. Ma è un attimo, sui giornali, trasformare chessò, un Parisi vincente in un futuro Berlusconi o in un futuro premier: la politica non si fa con i se, ma i giornali sì. E sta bene, basta che non ce la raccontiamo troppo: ma non è vero che con Renzi la gente tornerà a votare, non è vero che non lo farà per le inchieste della magistratura, non è vero che è tutta colpa dell' antipolitica o che Grillo sta per prendere il 120 per cento: più banalmente, nei Paesi a democrazia matura la gente vota progressivamente sempre di meno, in generale se ne fotte di più, passa subito alle pagine dello sport, così come nelle borghesie più solide si sedimenta la convinzione che la politica non stravolgerà più di tanto le nostre vite.

Se poi le elezioni sono queste amministrative, hai voglia: le città, lo sappiamo, sono realtà a sé, i candidati sono slegati ai partiti nazionali e forse anche a quelli locali, a fare la differenza spesso è solo l' affabilità di chi avrebbe potuto essere candidato tranquillamente nello schieramento opposto. Il caso Milano è emblematico. Aggiungi che le casse comunali - come già scritto - sono vuote, e ogni neo-sindaco passerà da propositi rivoluzionari all' impresa ben più ardua di pagare gli stipendi ai dipendenti, e garantire l' esistente come dei mezzi pubblici decenti, non troppe buche per strada, montagne di rifiuti che non oltrepassino le palazzine, e una percezione della microcriminalità (si dice così) che viaggi su binari diversi da quelli su cui giungono sempre nuovi immigrati.

Questo da una parte. Dall' altra ci sarà da smantellare (sostituire) qualche sacca clientelare negli assessorati e negli uffici tecnici, fare buon viso a qualche scandaletto bustarellaro che emergerà nel frattempo, naturalmente difendersi dalle accuse sempre più personali e insultanti delle opposizioni. Eccola qui la grande guerra per le Amministrative: nella migliore delle ipotesi si tradurrà nella conquista di un potere trascurabile (perché mancano i soldi) utile a piazzare un po' di gente o a portare a casa qualche affare, possibilmente lecito. Può essere appassionante per chi nelle città ci vive, certo, e poi è vero che i ballottaggi e le personalizzazioni possono favorire un clima da derby: ma i "riflessi nazionali" o peggio "di immagine" sono per lo più una sciocchezza, una forzatura di chi avrebbe da guadagnarci o cerca di vendere tre copie in più. Niente di nuovo. Ieri Renzi ha detto che si vota per i sindaci e non per il governo: lo dicevano anche i premier della Prima repubblica. Di nuovo c' è che i veri esperti di flussi elettorali sono ormai i meteorologi, i più consapevoli che con la calura cresce anche la temperatura dell' astensione. Tra un temporale e l' altro.

sabato 4 giugno 2016

Tragedia in Moto2, muore Salom Dubbio di Rossi: "Tutto Molto strano"

Moto2, paura in Catalogna: morto Luis Salom. Travolto dalla moto, i dubbi di Rossi



È morto Luis Salom, il giovane pilota spagnolo classe Moto2 della Sag Team, caduto durante la seconda sessione di prove libere del Gp di Catalogna. Alla curva 12, il 24enne di Palma di Maiorca è scivolato e, stando alle prime ricostruzioni della stampa spagnola, sarebbe stato travolto dalla sua stessa moto. In pista era arrivata subito un'ambulanza, mentre accorreva anche un elicottero pronto a trasportarlo in ospedale. I medici sul posto però hanno preferito la prima soluzione, portandolo con urgenza all'ospedale universitario generale di Catalogna già in condizioni molto gravi.

La dinamica dell'incidente è ancora tutta da chiarire, ma qualche dettaglio sono riusciti a darlo alcuni testimoni. Lo racconta a Gazzetta.it Valentino Rossi che ha riferito del racconto di un amico che avrebbe visto la scena. L'amico di Rossi ha confermato che il pilota è stato travolto dalla sua moto: "è andato dritto contro le barriere e poi la moto è caduta su di lui. Questo è molto strano - ha ammesso il pesarese - probabilmente ha subito un guasto, altrimenti non si spiega".

E' morto a 74 anni Muhammad Ali Addio a una leggenda del pugilato

Lutto nella boxe, è morto Muhammad Ali. Addio a una leggenda del pugilato



Muhammad Ali, leggenda della boxe, è morto all'età di 74 anni. L’annuncio è stato dato da un portavoce della famiglia: ricoverato giovedì in un ospedale di Phoenix, Arizona, l’ex campione del mondo dei pesi massimi soffriva di una malattia respiratoria complicata dal Parkinson, di cui era malato da tempo.

I funerali, è stato annunciato, si svolgeranno nella città natale di Ali a Louisville, nel Kentucky. Ali, nato Cassius Marcellus Clay, divenne celebre con la vittoria della medaglia d’oro dei pesi mediomassimi alle olimpiadi di Roma del 1960. Unico pugile al mondo ad aver conquistato per tre volte il titolo di campione del mondo dei pesi massimi, Ali si ritirò nel 1981 dopo aver vinto 56 dei 61 incontri disputati.

Ma la sua influenza, fuori dal ring, non è stata da meno, dalla conversione all'Islam al gran rifiuto ad andare a combattere in Vietnam che gli costò il ritiro della licenza pugilistica e l’interruzione della sua attività dall’aprile del 1967 al settembre del 1970, quando era già il numero uno. Negli anni, il deterioramento della sua salute non ha fiaccato il suo spirito da lottatore. Lo scorso dicembre aveva fatto irruzione anche nella campagna elettorale americana con una dichiarazione contro il candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump che ha proposto di bandire i musulmani dagli Usa. "Noi come musulmani - aveva avverto Alì - dobbiamo reagire contro coloro che usano l’Islam per portare avanti la loro agenda personale".

Elezioni, l'allarme dei sondaggisti: il grande rischio di questo voto

Elezioni, l'allarme dei sondaggisti: l'effetto sorpresa



C'è il silenzio pre-voto. Non si possono pubblicare i sondaggi. Ma i sondaggisti lanciano l'allarme astensionismo. Nicola Piepoli al Corriere della Sera spiega come, con il passare del tempo, dal lontano 1946 l'affluenza alle urne sia sempre più diminuita. Alle politiche del 2013 votò il 75,2 per cento. Ma per Piepoli il calo delle presenze alle urne non è un dramma e cita il caso della Gran Bretagna che, non registra punte altissime di partecipazione al voto, eppure "è un paese molto democratico". Diversamente la pensa Roberto Weber: "Il calo è molto allarmante. C' è scontento, insofferenza. Si rischia di scendere sotto il 50 per cento: i sondaggi sottostimano le astensioni, perché chi non è interessato al voto tende a non partecipare". Secondo Weber non bisogna attribuire la responsabilità della disaffezione al fatto che si voti in una domenica di giugno, per di più alla fine di un lungo ponte:  "Quando c' è la motivazione, il resto incide poco". Carlo Buttaroni (Tecnè) concorda sostenendo che la campagna elettorale è statas "fiacca e i candidati non sono di livello". 

venerdì 3 giugno 2016

Caivano (Na): I ginnasti della Physical Good in trionfo a Pesaro

Caivano (Na): I ginnasti della Physical Good in trionfo a Pesaro Ginevra Maria Pagnano si aggiudica il 3° Posto


di Angela Bechis


Ginevra Maria Pagnano


Successo per la Physical Good di Caivano che ai campionati nazionali di ginnastica artistica ha raggiunto varie postazioni importanti, come l'enorme successo di Ginevra Maria Pagnano, 7 anni appena compiuti, che dopo aver raggiunto il primato alle scorse regionali, grazie all'istruttrice Luisa Di Micco, è arrivata terza ai campionati nazionali di ginnastica artistica. L'enorme successo sta ancora una volta a dimostrare che la città di Caivano si può "vantare" di avere molti concittadini che portano in giro per il mondo non solo l'alto profilo morale e culturale, ma anche successi sportivi di livello nazionale e internazionale.