Oggi alle urne per eleggere i sindaci. Facci: vi dico cosa resterà del voto
di Filippo Facci
Ma perché ce la raccontiamo? La vigilia di queste Amministrative dice più della passione politica dei giornalisti che non di quella degli italiani. Nonostante le parate di carta e i politologi spaccacapello - che spiegano, semmai, perché l' astensione cresca anche in edicola - le elezioni amministrative sono elezioni amministrative: dunque non sono il test nazionale di niente, la prova generale di niente, lo stop o il viatico di niente; e se le "conseguenze politiche" si tradurranno in qualche cambio di poltrona, sai che sovvertimento. Ma è un attimo, sui giornali, trasformare chessò, un Parisi vincente in un futuro Berlusconi o in un futuro premier: la politica non si fa con i se, ma i giornali sì. E sta bene, basta che non ce la raccontiamo troppo: ma non è vero che con Renzi la gente tornerà a votare, non è vero che non lo farà per le inchieste della magistratura, non è vero che è tutta colpa dell' antipolitica o che Grillo sta per prendere il 120 per cento: più banalmente, nei Paesi a democrazia matura la gente vota progressivamente sempre di meno, in generale se ne fotte di più, passa subito alle pagine dello sport, così come nelle borghesie più solide si sedimenta la convinzione che la politica non stravolgerà più di tanto le nostre vite.
Se poi le elezioni sono queste amministrative, hai voglia: le città, lo sappiamo, sono realtà a sé, i candidati sono slegati ai partiti nazionali e forse anche a quelli locali, a fare la differenza spesso è solo l' affabilità di chi avrebbe potuto essere candidato tranquillamente nello schieramento opposto. Il caso Milano è emblematico. Aggiungi che le casse comunali - come già scritto - sono vuote, e ogni neo-sindaco passerà da propositi rivoluzionari all' impresa ben più ardua di pagare gli stipendi ai dipendenti, e garantire l' esistente come dei mezzi pubblici decenti, non troppe buche per strada, montagne di rifiuti che non oltrepassino le palazzine, e una percezione della microcriminalità (si dice così) che viaggi su binari diversi da quelli su cui giungono sempre nuovi immigrati.
Questo da una parte. Dall' altra ci sarà da smantellare (sostituire) qualche sacca clientelare negli assessorati e negli uffici tecnici, fare buon viso a qualche scandaletto bustarellaro che emergerà nel frattempo, naturalmente difendersi dalle accuse sempre più personali e insultanti delle opposizioni. Eccola qui la grande guerra per le Amministrative: nella migliore delle ipotesi si tradurrà nella conquista di un potere trascurabile (perché mancano i soldi) utile a piazzare un po' di gente o a portare a casa qualche affare, possibilmente lecito. Può essere appassionante per chi nelle città ci vive, certo, e poi è vero che i ballottaggi e le personalizzazioni possono favorire un clima da derby: ma i "riflessi nazionali" o peggio "di immagine" sono per lo più una sciocchezza, una forzatura di chi avrebbe da guadagnarci o cerca di vendere tre copie in più. Niente di nuovo. Ieri Renzi ha detto che si vota per i sindaci e non per il governo: lo dicevano anche i premier della Prima repubblica. Di nuovo c' è che i veri esperti di flussi elettorali sono ormai i meteorologi, i più consapevoli che con la calura cresce anche la temperatura dell' astensione. Tra un temporale e l' altro.