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mercoledì 1 giugno 2016

"Tu sei frocio, e tua moglie De Filippi è..." Sgarbi-delirio, insulta Costanzo. Gelo

"Tu sei un frocio, e tua moglie De Filippi è...". Sgarbi-delirio, insulta Costanzo (che gli risponde così). Gelo glaciale



Una puntata da brivido, per Maurizio Costanzo col suo show della domenica sera. Su tutti, il più scalmanato era ovviamente Vittorio Sgarbi, che prima si è rivolto con termini non proprio consoni a Belen Rodriguez, e dopo ha messo nel mirino proprio il conduttore Costanzo. Nei confronti di Maurizio, Sgarbi si è speso in una battutaccia quasi irriferibile. Si parlava di nozze omosessuali, e il critico d'arte ha sparato: "Anche Costanzo ha fatto un matrimonio gay perché si è sposato la De Filippi che è un uomo". Gelo e risate in sala. Ma Costanzo la prende di buon grado, e risponde: "Ma io sono un vecchio frocio...".

La lettera choc di Ilda Boccassini: "Perché sto dalla parte di Gomorra"

La lettera choc della Boccassini: vi spiego perché sto dalla parte di Gomorra



In un intervento su Repubblica Ilda Boccassini spiega perché lei sta dalla parte di Roberto Saviano. "La serie tratta da Gomorra", scrive il magistrato, "ha riaperto il dibattito tra il bene e il male e il modo giusto per rappresentarlo. L'ideatore Roberto Saviano ... è bersaglio di critiche violente e ingiustificate".  Del resto, continua la Boccassini, "è già successo a Il Padrino di Francis Ford Coppola e al Romanzo criminale tratto dal libro di Giancarlo De Cataldo. Quando il crimine va in scena, puntuale si leva il coro di polemiche sul pericolo dell'emulazione". Ora il dibattito si è acceso sulla serie tv tratta da Gomorra. "Per il pm della Dda Catello Maresca, ricorda, "quella serie è un orrore e un errore narrativo".

Eppure, sottolinea la Boccassini, Gomorra "ci mette in guardia contro il male", "ci costringe a guardarci dentro". Saviano "ha capito che solo partendo dal male assoluto, dall'assenza di bene, può nascere il motivo autentico di rinnovamento. Ci invita a guardare con occhi sgombri da preconcetti e false ipocrisie e cioè che la realtà del sud, di Napoli, di Secondigliano, di Scampia… è anche quella rappresentata da Gomorra. Il degrado urbano non nasce dalla serie, preesiste". Insomma, "Gomorra riproduce la realtà, altro che rischio di emulazione. Rappresentare il male non significa infangare il sud" e non sarà la serie tv "a scalfire la bellezza della mia città, della sua cultura, della sua storia, di cui tutti siamo fieri e orgogliosi". "Ecco perché io sto dalla parte di Gomorra, che indaga il male per superarlo".

Pure il Dalai Lama bastona il Papa: "Così diventate un Paese arabo"

Pure il Dalai Lama bastona il Papa: "Italia paese Arabo?"


di Andrea Morigi



«Anche da un punto di vista morale», il Dalai Lama è convinto che «i rifugiati dovrebbero essere ammessi soltanto temporaneamente» e «l’obiettivo dovrebbe essere che ritornino e aiutino a ricostruire i loro Paesi».

L’argomento è scottante, il terreno è scivoloso, ma lui non ha paura a dichiararlo pubblicamente, in un’intervista alla tedesca Frankfurter Allgemeine Zeitung, consapevole che sta per farsi dei nemici. A partire dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, a cui sembra rivolto il messaggio visto il mezzo di comunicazione, ma anche le parole scelte per parlare dell’emergenza migranti: «Ce ne sono troppi adesso», ha aggiunto.

Se lo avessero detto Marine Le Pen, Matteo Salvini o qualche leader di Pegida, nessuno ci avrebbe fatto caso. Che le loro opinioni siano condivise da una delle personalità più note e stimate del mondo, sconcerta. Potrà risultare anche sorprendente che un religioso mantenga il proprio attaccamento a una tradizione minacciata dalla globalizzazione, eppure il Dalai Lama sa quel che dice quando ci mette sul chi va là, spiegando che l’Europa, in particolare la Germania non può diventare un Paese arabo. La Germania è la Germania».

Certo, «quando guardiamo il volto di ogni rifugiato, ma specialmente quelli di donne e bambini, percepiamo la loro sofferenza e un essere umano che è un pochino più fortunato ha il dovere di aiutarlim ma ce ne sono così tanti che in pratica è diventato difficile».

Certo, i templi e i monasteri buddisti non sono noti come succursali della Caritas, ma ognuno ha la propria vocazione e in ogni caso Tenzin Gyatso, l’81enne leader mondiale del buddismo tibetano, è lui stesso un profugo, che ha scelto l’esilio dal 1959, a causa dell’invasione del Tibet da parte della Cina comunista nel 1950 e della successiva persecuzione della religione buddista. Già questa sua posizione politica ha contribuito un po’ a dipingere il Dalai Lama come un bieco reazionario e lo ha reso sgradito a molti che con Pechino desiderano a tutti i costi fare affari, dispostissimi a chiudere due occhi davanti ai campi di concentramento, alle esecuzioni capitali e alla mancanza di democrazia. Magari tenteranno di togliergli anche il Nobel per la Pace, che gli era stato assegnato nel 1989, di dargli dello xenofobo se non proprio del nazista, scoprendo che fra i simboli buddisti si trova anche una svastica.

Il rifiuto di Nicola Porro alla Rai: ecco a che cosa ha detto no

Il rifiuto di Porro alla Rai: ecco a che cosa ha detto no



Nicola Porro ha deciso di lasciare in modo definitivo la Rai. L'ultima offerta arrivata da viale Mazzini aveva quello strano retrogusto da elemosina. Il direttore di Raidue, Ilaria Dallatana, secondo il Giornale avrebbe offerto a Porro uno spazio di approfondimento giornalistico la domenica dalle 19 alle 20.30. Ben altra cosa rispetto al talk in prima serata che il giornalista ha condotto dal luglio 2013 fino a stasera, quando si appresterà a condurre la sua ultima puntata.

Porro è sotto il fuoco incrociato delle polemiche da metà maggio, quando lo stesso Porro aveva annunciato dalla sua pagina Facebook che il programma Virus non avrebbe avuto una nuova stagione, dopo quella che stava finendo. La decisione della Rai di non rinnovare il programma è apparsa a molti commentatori come un gesto punitivo, considerando il conduttore non proprio vicino alle posizioni del governo Renzi.

La manager rompe il lungo silenzio: come sta (davvero) Micheal Schumacher

La manager rompe il lungo silenzio: come sta davvero Schumacher



Nei giorni scorsi era stato Luca Cordero di Montezemolo a riaccendere le speranze per la salute di Micheal Schumacher. Adesso parla la sua manager storica Sabine Kehm che, dopo aver ritirato un premio dedicato alla carriera del campione, ha detto: "Credo che siamo tutti d’accordo – ha detto la Kehm – nel pensare che staremmo tutti meglio se Michael potesse essere qui e ringraziarvi. Questo purtroppo non è possibile. Purtroppo lo dobbiamo accettare, imparando come affrontare questo problema". E ancora: "Nonostante questo possiamo ancora sperare e fare di tutto, perché forse la situazione sarà diversa. Non lo possiamo valutare, e neppure influenzare. Ma possiamo fare tutto perché ciò succeda". Anche la parole della manager fanno sperare per il futuro, regalano ai suoi tifosi qualcosa (anche se si tratta solo di parole) a cui aggrapparsi. 

martedì 31 maggio 2016

Musica, solidarietà, divertimento, legalità ed ambiente a Caivano Moda

Musica, solidarietà, divertimento, legalità ed ambiente a Caivano Moda


di Francesco Celiento 



CAIVANO - Moda, spettacolo, musica, comicità, divertimento, impegno per l’ambiente. Ci sarà tutto questo nella 14/a edizione di Caivano Moda, uno dei maggiori eventi che si svolgono nella città di Caivano, organizzato dal direttore artistico Michele Trasparente.

La prossima edizione si terrà da venerdì 3 a domenica 5 giugno, sempre nell’area del mercato comunale con il patrocinio del Comune. La prima giornata sarà arricchita da tanta musica, in concomitanza con l’evento “Venerdìopaesmì”, organizzato dal Forum dei Giovani, che si terrà ogni venerdì in via De Gasperi, ma che per l’occasione sarà trasferito nell’area mercato in concomitanza con la kermesse.

Sabato 4 a partire dalle ore 16 andrà in scena, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo “Cilea-Mameli”, l’associazione Talità Kum e il sodalizio “Noi genitori di tutti”, che si batte per la terra dei fuochi, un programma ricco di eventi: dalla caccia al tesoro e altri giochi con gonfiabili giganti, sempre gratuiti, alle esibizioni dei bambini della Cilea-Mameli con recite, canto e musica, sfilate con il negozio per bambini “Follie” e balli con la scuola “Heidi-Helena Dance”.  L’evento conclusivo della serata a cura del Ansiteatro con il musical dedicato a Don Peppe Diana, il prete di Casal di Principe ucciso dalla camorra 22 anni fa. Il gran finale si terrà domenica 5 giugno a partire dalle ore 19.

Prima la consueta sfilata di moda: in passerella ci saranno bellissime modelle e modelli, fra cui quattro caivanesi, con le coreografie realizzate da Mariangela Trasparente. Il finale, invece, sarà affidato al super ospite, il noto attore comico napoletano, Biagio Izzo.

L’ingresso è gratuito e permetterà di accedere a tre giorni di divertimento musica, spettacolo ma anche riflessioni su emergenze sociali importanti che arricchiranno ulteriormente un evento dal successo già consolidato.

L’organizzatore e direttore artistico Michele Trasparente ringrazia tutti gli enti e gli sponsor che hanno contribuito alla realizzazione della manifestazione, senza i quali sarebbe stato impossibile organizzare questa kermesse.

La clamorosa beffa degli 80 euro Renzi li rivuole: chi deve restituirli

La beffa degli 80 euro: un milione e mezzo di italiani deve restituirli

di Francesco De Dominicis



Il simbolo del governo di Matteo Renzi che torna indietro come un boomerang. Per una curiosa coincidenza, sempre a ridosso di un appuntamento elettorale: due anni fa l' esecutivo aveva tirato fuori dal cilindro il discusso bonus da 80 euro per i lavoratori con redditi fino a 26mila euro e ora, a pochi giorni da un altro fondamentale test con gli elettori, si scopre che una bella fetta dei beneficiari ha restituito (o sta per farlo) allo Stato - in tutto o in parte - quel «regalo».

Che si trattasse di una misura funzionale a conquistare un po' di voti per le «europee» era chiaro a tutti; un po' meno chiaro, va detto, che dietro quello sgravio fiscale ci fosse un' impalcatura normativa traballante e non accuratamente valutata. Ma tant' è. Fatto sta che, come riportato ieri da alcuni quotidiani, un milione e mezzo di contribuenti è stato costretto a ridare quanto ricevuto o si appresta a farlo.

Ballano, complessivamente, 750 milioni di euro. La magagna è nel conguaglio ovvero nella compensazione fiscale che a fine anno viene operata in busta paga da tutti i datori di lavoro. Una manovra dalla quale, per il gioco dei versamenti tributari e delle trattenute sul salario mensile, chi ora è chiamato all' inedito quanto fastidioso rimborso si è ritrovato con un reddito superiore al limite previsto dalla legge targata Renzi cioè 26mila euro. È il caso di chi ha oltrepassato quella soglia per redditi extra legati a prestazioni straordinarie oppure di chi ha commesso un errore nella dichiarazione «730» nell' anno precedente.

Nel 2015, la brutta sorpresa è toccata a 798mila lavoratori che hanno restituito tutto e altri 651mila che hanno ridato indietro una fetta dello sgravio Irpef: grosso modo 1 su 8 degli 11,3 milioni che avevano incassato il bonus (in totale stiamo parlando di 6,1 miliardi di euro) tanto sbandierato da Renzi come mossa che ha tagliato in maniera netta la pressione tributaria. E come se non bastasse è saltato fuori che ci sono pure 341mila contribuenti a dir poco beffati: risultati incapienti a fine anno (vale a dire troppo poveri per poter pagare le tasse) hanno restituito tutto. Ciò perché quel bonus era una sorta di detrazione fiscale a cui non ha diritto chi non versa almeno un centesimo all' erario.

La questione era già stata sollevata in Parlamento nei mesi scorsi. Lo aveva fatto, a marzo e pure prima, Simone Baldelli (Forza Italia). Il vicepresidente della Camera aveva denunciato il caso dai banchi di Montecitorio e aveva chiesto a palazzo Chigi e al Tesoro di rendere noto a quanto ammontassero gli importi delle restituzioni. Ieri, a dati pubblicati, Baldelli, con un post su Facebook, ha puntato il dito contro il governo che «ha pensato di poter facilmente guadagnare consenso dando soldi con una mano per poi toglierli con l' altra». Il risultato, in effetti, è proprio questo.

Ed è il frutto della fretta con cui Renzi pretese di far approvare quel decreto senza ponderare tutti gli effetti del farraginoso ordinamento tributario italiano. C' era un risultato, la vittoria alle elezioni per il Parlamento di Strasburgo, da portare a casa (il Pd stravinse quella tornata con oltre il 40% dei consensi). Il premier era convinto che quella misura avrebbe spinto i consumi. E invece gli italiani hanno continuato a risparmiare. Parla di «vergogna» anche Nicola Fratoianni di Sinistra italiana.
Adesso, si assisterà al solito scaricabarile. La colpa, ovviamente, non sarà di nessuno.