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lunedì 2 maggio 2016

L'intervista / BOMBA SULLE PENSIONI Gli assegni agli immigrati In che anno fallirà l'Inps

Bomba sulle pensioni: gli immigrati faranno fallire l'Inps


intervista a cura di Francesco Borgonovo



C'è una tegola che grava sui conti dell'Inps. Un rischio concreto che però i tecnici e i politici cercano di occultare sotto strati di buoni sentimenti. Quante volte abbiamo sentito ripetere che "gli immigrati salveranno le nostre pensioni"? Beh, le cose stanno in un modo un po' diverso. A spiegarlo è Gian Carlo Blangiardo, docente all'Università di Milano Bicocca, tra i più autorevoli demografi in Italia. Non un pericoloso populista, dunque, ma uno studioso di rango, senza pregiudizi (lo dimostra il titolo di uno dei saggi dai lui curati sull immigrazione: L' immigrato. Una risorsa a Milano). Blangiardo snocciola dati, e ci fa aprire gli occhi su un problema molto serio.

Giorni fa La Stampa ha pubblicato un articolo sul futuro prossimo del nostro sistema pensionistico.E ha indicato il 2030 come «anno zero», quello in cui i conti dell' Inps saranno in pericolo. Che cosa accadrà?

"Arriveremo al punto in cui il sistema pensionistico sarà a rischio a causa delle variazioni dei potenziali pensionati. Gli ingressi nel sistema pensionistico tenderanno ad aumentare e crescerà il divario fra chi lascia la pensione (perché muore) e chi ne riceve una. Allora il sistema pensionistico dovrà cercare di far quadrare i conti. Ma c' è un altro problema".

Ovvero?

"È quello che io chiamo "effetto invecchiamento importato"".

Di che cosa si tratta?

"A partire dal 2030 avremo numerose persone non nate in Italia che raggiungeranno l' età per andare in pensione (attorno ai 65 anni). Parliamo di circa 200 mila persone all' anno che si aggiungono ai nostri figli del baby boom degli anni 60. Quindi non solo avremo a che fare con persone nate e invecchiate in Italia, ma anche con stranieri nati altrove e invecchiati qui".

Quali saranno le conseguenze di questo "invecchiamento importato"?

«Ci saranno per l' appunto circa 200 mila persone l' anno che diverranno anziane e avranno diritto alla pensione. Il fatto è che si tratta di soggetti che hanno iniziato tardi a contribuire. Perché magari si sono regolarizzati in età avanzata, anche a quarant' anni. Succederà quindi che queste persone avranno diritto alla pensione, ma i loro assegni saranno estremamente bassi, forse sotto i minimi di decenza. Se fra quindici anni ci troveremo tantissima gente in queste condizioni, qualcuno - anche legittimamente - dirà che queste persone non hanno abbastanza, e che si deve intervenire».
Nel senso che lo Stato dovrà in qualche modo aumentare quelle pensioni basse.
«È un problema latente, ma succederà. E dobbiamo tenerlo presente al momento di fare leggi e riforme».

Molti sostengono - lo ha detto anche il presidente dell' Inps Tito Boeri- che gli immigrati sono necessari per pagare le nostre pensioni.

"Questa è una affermazione che va letta nel modo giusto. Le faccio un esempio su di me. Fra tre anni andrò in pensione. Se guardo quello che verso oggi, tra l' università e il resto, e considero quello che ottengo in cambio, risulto una sorta di benefattore. Ma non sarà sempre così. Io mi aspetto che presto lo Stato mi renda quando andrò in pensione quello che io ho versato".

Lo stesso ragionamento vale per gli stranieri che oggi «anticipano» denaro che in seguito dovranno legittimamente ricevere.

"Sugli immigrati non possiamo limitarci a fare un discorso di cassa. Oggi il bilancio dell' immigrazione può essere anche positivo, perché abbiamo persone giovani che versano i contribuiti e non incassano. Boeri dice una cosa vera quando sostiene che i soldi degli stranieri servono anche a pagare le pensioni erogate oggi. Ma il ragionamento non può fermarsi qui. Dobbiamo considerare il sistema di competenza. E cioè calcolare che quello che viene versato oggi a fini contributivi è una anticipazione. Gli immigrati non stanno dando un contributo al Paese: stanno versando una somma che sta lì in attesa di essere restituita".

Quindi l' arrivo degli immigrati non salverà il nostro sistema pensionistico, tutt' altro.

«Ripeto: non si possono fare solo discorsi di cassa. Certo, un vantaggio l' immigrazione lo porta, da quel punto di vista.

Ma i contributi versati oggi dagli immigrati giovani non risolvono il problema dell' invecchiamento della popolazione». Perché anche gli immigrati invecchiano, appunto.

"Per invertire la tendenza sull'invecchiamento, servirebbero flussi di immigrati tali da pompare costantemente persone giovani, al ritmo di almeno 400-500 mila individui all'anno".

Beh, è quello che alcuni politici e analisti auspicano o teorizzano.

"Certo, una cosa del genere rallenterebbe l' invecchiamento. Ma porrebbe una serie di problemi collaterali. Come si fa a integrare un numero così alto di persone? Da tempo studiamo il problema dell' integrazione. Quello che emerge è che la vera soluzione è il tempo. Più c' è anzianità migratoria - cioè più gli immigrati passano del tempo qui - più c' è la possibilità che si integrino. Ma se hai ogni anno dei flussi di giovani così alti, come si fa a integrare? Il sistema ha dei limiti".

Dunque oggi l' immigrazione non risolve il problema dell' invecchiamento.

"Lo sposta. Gli immigrati ci danno una boccata d' ossigeno. Poi però anche gli immigrati invecchieranno e i nodi verranno al pettine".
Nel senso che dovremo restituire i loro i contributi che oggi versano per avere domani una pensione.

"Certamente, visto che solo una minima parte rientrerà al Paese d' origine. Del resto, scusate, ma non possiamo pensare che gli stranieri siano privi di buon senso. Se uno arriva qui da giovane e poi invecchia, perché dovrebbe andarsene proprio in tarda età? E cioè quando ha più bisogno di assistenza, quando magari ha figli e nipoti, insomma una famiglia? Dovrebbero tornare a casa da vecchi? Ma nemmeno per idea. Restano qui, e usufruiscono dei servizi. Hanno capito come funziona il sistema e se hanno dei diritti li esercitano. È molto raro che il sogno di tornare in patria si concretizzi in vecchiaia. Anche perché i legami si allentano. Se uno vuole tornare a casa lo fa magari durante le vacanze, non certo rinunciando alla cittadinanza o anche solo alla residenza e ai benefici che porta".

O magari torna a vivere in patria, ma con la pensione italiana. Succede già. In sostanza, quello che gli immigrati ci danno oggi dovremo renderlo poi, probabilmente con gli interessi.

"Sì, quello che ci danno dovremo restituirlo, forse anche di più. Prendiamo una cosa che dice Boeri, e cioè che ci sono gli immigrati che versano contributi, magari per un periodo limitato, e poi se ne vanno. Motivo per cui abbiamo accumulato un tesoretto da 3 miliardi. Sinceramente, io penso che se quel tesoretto non viene utilizzato in fretta, rischiamo seriamente di perderlo. Qualcuno dirà che non è giusto tenerselo. Prima o poi l' Unione europea o qualche altro organismo simile sosterrà che non stiamo rispettando princìpi di equità, e che dobbiamo restituire il tesoretto. Certo, ci vorrà tempo, ci vorranno accordi con i Paesi di provenienza degli immigrati. Ma presto o tardi chi ha versato contributi qui - fosse anche solo per un paio d' anni - vorrà che gli siano restituiti. E il tesoretto si ridimensionerà, per lo meno".

Oltre alle pensioni, il problema incombente è quello della sanità.

"È chiaro che ci sono dei rischi anche per il sistema sanitario, che per ora scricchiola ma tiene. Fra circa quarant' anni in Italia ci saranno 1,2 milioni di ultra novantacinquenni. Oggi sono meno di 200 mila. Tenendo presente che praticamente tutti prendono l' accompagnamento, cioè 500 euro al mese, fate i conti. Moltiplicate 1,2 milioni per 500 euro e otterrete quanto ci costerà tutto questo".

Eppure, dicono i dati dell' istituto «Osserva-Salute», l' aspettativa di vita degli italiani è calata. Per la prima volta dal Dopoguerra siamo di fronte a una inversione di tendenza.

"Diciamo la verità. L' aspettativa di vita degli italiani è già calata quattro volte dal Dopoguerra. Per la precisione nel 1975, nel 1980, nel 1983 e nel 2003. E tutte le volte che è diminuita (di 0,2 massimo 0,3 anni), l' anno dopo è aumentata di 0,6-0,7 anni. Può darsi che succeda anche nel 2016. La tendenza di fondo indica un progressivo aumento della sopravvivenza. E anche per questo bisogna vedere se il sistema sanitario potrà tenersi in piedi".

Diabolica Equitalia, il Fisco ci spenna Trovato un altro modo per multarci

Equitalia lancia un nuovo modo di multare gli italiani



Equitalia cambia, per sprecare di meno e incassare di più. Dopo i dirigenti spediti per qualche settimana in trincea, agli sportelli, per capire davvero che aria tira, e orari delle filiali allungati, è l'amministratore delegato Ernesto Maria Ruffini a spiegare il nuovo corso dell'agenzia di riscossione più temuta (e odiata) dagli italiani. E, giura, "il Fisco non farà più paura". "Fino a dieci mesi fa facevo l'avvocato tributarista, quindi il punto di vista del contribuente penso di capirlo bene", spiega Ruffini intervistato dal Messaggero. Innanzitutto, via alla semplificazione interna: "Dal primo luglio scompaiono le tre società Equitalia Nord, Centro e Sud e nasce Equitalia Servizi riscossione che opererà su tutto il territorio nazionale. Disperdiamo meno energie e rendiamo un miglior servizio. Da tre consigli di amministrazione, collegi sindacali, organismi di vigilanza si passa ad uno solo. In tutto sono 300mila euro l'anno di spese in meno".

Le rate e la domiciliazione bancaria - Il problema, però, è che alla fine le somme riscosse sono meno del 10% di quelle accertate. Servono tempi più brevi e maggiore efficienza, a cominciare dalle rate: "Lo scorso anno su 8,2 miliardi riscossi circa 4 vengono da rateizzazioni. È una scommessa fatta dai governi e dal Parlamento, e direi che è stata vinta. Il cittadino ha la percezione di potersi mettere in regola e nella maggior parte dei casi lo fa. Questo approccio è giustamente diventato strutturale grazie alle norme approvate lo scorso ottobre. Noi però vogliamo fare qualcosa di più". "Per le cartelle di pagamento entro i 50mila euro - anticipa Ruffini - inseriremo direttamente nella comunicazione la proposta di rateizzazione, con rate che possono scendere fino a 50 euro al mese. È un sistema in sperimentazione a Varese, Firenze e Lecce, che presto estenderemo: i contribuenti gradiscono, i fogli tornano indietro sottoscritti. Non fa mai piacere ricevere una cartella ma vedere subito che si può pagare gradualmente spinge a togliersi il pensiero. Nella stessa logica, i contribuenti possono fare la domiciliazione bancaria. Sembra una sciocchezza, ma a volte si saltano le rate per dimenticanza". 

Il problema cartelle - Ci sono poi le cartelle inviate, magari durante le ferie, e andate perse e da recuperare in Comune o alle Poste. E ancora, quelle che sembrano sbagliate: "Abbiamo deciso di non inviare cartelle nella settimana di Ferragosto o durante le vacanze di Natale, salvo quelle in scadenza. Da giugno le partite Iva e gli altri soggetti obbligati ad avere la Pec, la posta elettronica certificata, riceveranno le notifiche solo per questa via, e la stessa scelta la potranno fare le persone fisiche che non vogliono più avere i fastidi del sistema tradizionale. Quanto ai possibili errori, essendo Equitalia l'ultimo anello della catena è decisivo l'allineamento tra le banche dati della pubblica amministrazione".

domenica 1 maggio 2016

Il governo fa la festa agli impiegati: una categoria a rischio licenziamento

Il ministro Padoan: "Meno banche ma più solide. Ci sono troppi impiegati, bisogna licenziarli"



Nel giorno della festa dei lavoratori il governo fa "la festa" agli impiegati di banca. Intervistato da Repubblica, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan spiega come le riforme varate dall'esecutivo daranno maggiore solidità alle banche, ma queste soffrono ancora di un eccesso di occupazione. Quasi un controsenso in un'Italia dove la disoccupazione è ancora a livelli inaccettabili, eppure Padoan non la pensa così e cala la mannaia: "Lo scopo delle nostre riforme è quello: meno banche ma più solide e capaci di erogare credito a famibglie imprese. Però non nascondiamoci dietro un dito: c'è eccesso di occupazione che andrà gestito in tempi e modalità dovute. Con meccanismi che facilitano l'uscita dal lavoro dei bancari vicini alla pensione".

Il caso sbancati - Riguardo al decreto sui rimborsi, varato venerdì scorso dal Consiglio dei Ministri, Padoan ha sottolineato che "le misure consentono ad un consistente numero di risparmiatori e di obbligazionisti di ottenere un rimborso automatico fino all'80% dell'investimento. Non è una percentuale arbitraria - rileva il ministro - perché tiene conto del fatto che costoro hanno beneficiato di rendimenti e interessi che coprono il restante ammontare; abbiamo fissato questa soglia per evitare che qualcuno alla fine incassasse rimborsi superiori all'esborso iniziale. Chi non ha i requisiti o non vuole utilizzarli ha comunque la via d'uscita di rivolgersi all'arbitrato"

LINCIAGGIO DELL'"ORCO" Il presunto killer di Fortuna picchiato a sangue in carcere

Il presunto pedofilo killer di Fortuna picchiato a sangue in carcere



Raimondo Caputo, il 43enne presunto pedofilo e killer, accusato per l'orribile omicidio di Fortuna Loffredo, sarebbe stato linciato in cella dagli altri detenuti, che l'hanno aggredito e picchiato nella cella del padiglione "Roma" del carcere di Poggioreale.

A rivelare l'indiscrezione è Il Mattino: l'uomo sarebbe stato assalito nel giorno del suo arresto. A salvarlo dal pestaggio sono stati due agenti della Polizia Penitenziaria, che hanno sentito le urla dell'uomo giudicato già colpevole dai compagni di cella. Raimondo Caputo è stato trasferito per ragioni di sicurezza in un'altra cella, in isolamento.

Pietro Loffredo, il padre di Fortuna, ha parlato dell'arresto di Caputo: "Lui è una bestia che forse non ha neanche capito quello che ha fatto: in un altro Paese lo condannavano a morte".

Cruciani telefona a Cristiano De Andrè e gli chiede di droga e figlia: mega-rissa in diretta, volano gli insulti

Cruciani telefona a Cristiano De Andrè e gli chiede di droga e figlia: travolto dagli insulti, rissa in diretta



Undici minuti ad alta tensione a La Zanzara. I conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo telefonano a Cristiano De Andrè per parlare della sua autobiografia, La versione di C., ma finisce molto male. Due i tasti dolenti: la droga, con De Andrè che ha confessato di essere stato tossicodipendente, e la figlia Francesca, finita a 15 anni in orfanotrofio. Quando Cruciani indugia su cocaina ed eroina, De Andrè inizia a "friggere": "Ho scritto un libro, c'è un tour e non capisco perché dobbiamo parlare della droga". A far esplodere il cantautore è però la domanda sulla figlia:  "Se vuoi parlare del rapporto tra sesso e droghe perché non ti fai tu? Non parlo di questo. Mia figlia? Se vuoi leggi il libro. Vai a cagare, sei uno stronzo. Io interrompo questa stupida ed insignificante intervista. Cruciani, sei ignorante, capra. Sei un gossipparo del cazzo!".

Un'unica pillola per tutte le malattie La scoperta che rivoluziona la medicina

Un'unica pillola che cura tutte le malattie. La scoperta che rivoluziona nella medicina



Una svolta storica. Una ricerca che sa di rivoluzione. Un'unica pillola che sconfigge tutte le infezioni virali. La particolarità di questo farmaco è quella di colpire la proteina che permette ai virus di moltiplicarsi. Il farmaco è l'obiettivo di uno studio dell'Università di Siena e del Cnr. La ricerca, diretta dal professor Maurizio Botta del dipartimento di Biotecnologie, chimica e farmacia dell'Università di Siena e dal professor Giovanni Maga dell'Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Pavia, è appena stata pubblicata dalla rivista americana PNAS-Proceedings of the National Academy of Sciences. 

Le caratteristiche - In sostanza sono state sviluppate della molecole che non vanno a colpire i classici componenti virali (quello che fanno i farmaci ora), ma inibiscono una proteina umana (la RNA elicasi DDX3) usata dai virus per replicarsi all'interno delle cellule dell'uomo. La nuova proteina sintetizzata dagli scienziati è una svolta per la medicina. Infatti, è capace di attaccare "non solo il virus HIV, ma anche virus caratterizzati da morfologia e meccanismi di replicazione differenti, come quello dell'Epatite C (HCV), della febbre Dengue (DENV), e quello del Nilo Occidentale (WNV), della stessa famiglia del virus Zika".

Niente effetti collaterali - Al momento non sono stati registrati effetti collaterali. Le analisi sui ratti svolte dal professor Maurizio Sanguinetti, dell'Università Cattolica di Roma, lo hanno dimostrato. "l potenziale di questi composti è enorme - ha evidenziato Botta - e potrebbe trovare applicazione nel trattamento dei pazienti immunodepressi che spesso sono soggetti ad altre infezioni virali, come nel caso dei pazienti HIV/HCV, ma anche contro i virus emergenti". L'obiettivo è realizzare una terapia antivirale entro pochi anni. 

Terrore in volo: il carrello resta chiuso Panico a bordo: il miracolo dei piloti

Terrore all'atterraggio: il carrello resta chiuso. Il miracolo dei piloti: come hanno fatto


Interminabili attimi di terrore questa mattina all'aeroporto Fontanarossa di Catania, dove un Atr 42 della compagnia Air Vallè partito da Rimini è stato costretto all'atterraggio di emergenza per un problema tecnico. I piloti sono stati costretti ad atterrare con il muso dell'aereo a diretto contatto con la pista, visto che il carrello non si è aperto del tutto. A bordo del volo c'erano 18 passeggeri e tre componenti dell'equipaggio, tutti in buone condizioni.