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lunedì 4 aprile 2016

La dritta di Belpietro a Berlusconi "Le elezioni può vincerle solo così"

Maurizio Belpietro: Berlusconi salvi il centrodestra, si vince solo uniti e con la Meloni


di Maurizio Belpietro



Ora c' è la prova. Il centrodestra unito a Roma vincerebbe. Purtroppo però il centrodestra non è unito e dunque alle prossime elezioni per il sindaco della Capitale rischia di non arrivare neppure al ballottaggio. La prova è un sondaggio della Ipsos, ossia di Nando Pagnoncelli che sul Corriere della Sera di ieri ha pubblicato le stime in vista dell' apertura dei seggi. Avanti a tutti c' è Virginia Raggi, la candidata del Movimento Cinque Stelle, con il 27,5 per cento. Segue Roberto Giachetti, l' uomo messo in campo da Matteo Renzi per far dimenticare le performance di Ignazio Marino: l' esponente del Pd è al 22,5 per cento.

Terza è Giorgia Meloni, sostenuta da Fratelli d' Italia e Lega, con il 20 per cento. Guido Bertolaso viene dopo, al quarto posto, con il 12 per cento e al quinto arriva Alfio Marchini con il 6,5 per cento. Bastano questi pochi numeri per capire che se fosse unita l' area che si identifica con i moderati avrebbe il 40 per cento dei consensi e dunque buone possibilità di vittoria.

Non solo. Pagnoncelli si spinge a ipotizzare come i romani voterebbero in caso di ballottaggio. Nella sfida tra Meloni e Giachetti vincerebbe la prima. Tra Meloni e Bertolaso anche. La leader di Fratelli d' Italia perderebbe lo spareggio solo con Virginia Raggi, la candidata di Grillo, ma per uno zero virgola. Insomma, Giorgia Meloni con tutto il centrodestra dietro è l' unica che ce la può fare a battere il Pd e forse anche il Movimento Cinque Stelle, mentre Bertolaso perderebbe senza se e senza ma sia contro Giachetti che contro la Raggi. Quanto ad Alfio Marchini, senza un accordo di tutto il centrodestra, non avrebbe alcuna possibilità.

Naturalmente si tratta di un sondaggio. Autorevole, ma sempre un sondaggio e sappiamo che qualche volta le ricerche di mercato sono state smentite dai fatti.

Tuttavia, pur maneggiando con le pinze le indicazioni di voto elaborate da Pagnoncelli, una cosa si può dire: insieme il centrodestra ha una chance, diviso non ne ha nessuna. Non che servisse un esperto per arrivare a questa conclusione: noi che pure non siamo ferrati in flussi elettorali da settimane raccontiamo questo scenario: divisi si perde, uniti ce la si può fare. Dove sta allora la novità? La novità sta nella forchetta che divide i candidati, sia quelli della sinistra che quelli di centrodestra. Inutile girarci intorno: anche immaginando che le percentuali fornite dalla Ipsos possano avere un margine di errore, una cosa è assodata e cioè che se si separa, il centrodestra consegna la città agli avversari.

E allora secondo noi si impone un atto di realismo politico. Comprendiamo che l' intesa non sia facile e che gli equilibri all' interno delle forze politiche che compongono il centrodestra costringano a tener duro, affinché non sembri un cedimento.

Ma qui il passo indietro di qualcuno o forse di tutti è necessario. Lo diciamo per affetto verso un mondo che a nostro parere sta correndo dritto verso il burrone. Se continua così il centrodestra si schianta. Ma attenzione, oltre a farsi del male nella Capitale, ciò che rimane di quella che un tempo fu la Casa delle libertà si suicida anche a livello nazionale, perché chi si fiderà più di esponenti politici che hanno dimostrato di saper primeggiare solo nel litigio e che al posto di fare opposizione alla sinistra si sono messi a farsela fra loro come tanti galli nel pollaio?

Non è facile cambiare idea, ma se possiamo permetterci un suggerimento, evitare un errore non è un segno di debolezza, ma di intelligenza. Fossimo in Silvio Berlusconi, il più sveglio e anche il più carismatico degli esponenti di centrodestra, un' intesa la cercheremmo. L' accordo potrebbe prevedere un ruolo più che operativo per Guido Bertolaso, lasciando il campo a Giorgia Meloni. Non sarebbe una resa a Matteo Salvini e neppure un chinare il capo davanti alla Meloni o, ancora, un atto di sfiducia nei confronti di Guido Bertolaso. Sarebbe una mossa politica astuta, capace di spiazzare gli avversari, ma soprattutto una mossa che darebbe al centrodestra una nuova unità e molte possibilità di vittoria. Berlusconi ci ha spesso abituato a decisioni improvvise e sorprendenti.

Successe quando mandò a gambe all' aria il tavolo delle riforme che consacrava la leadership di Massimo D' Alema, ma lo abbiamo visto all' opera anche con la sfiducia al governo Letta. Convergendo sulla leader di Fratelli d' Italia, il Cavaliere farebbe una gran mossa. Tornerebbe in gioco. E non solo a Roma.

La rivolta anti-islam delle hostess "Noi a bordo così non ci vestiamo"

Le hostess di Air France contro l'obbligo del velo sui voli per l'Iran



Le hostess di Air France si oppongono all’obbligo di indossare il velo quando si trovano in Iran, come la compagnia aerea ha loro imposto. La compagnia francese riprenderà a viaggiare con tre voli settimanali sulla rotta Parigi-Teheran il 17 aprile, dopo la revoca delle sanzioni legate all’accordo sul nucleare. Prima va però risolta la disputa con i sindacati del personale di bordo, che respingono l’obbligo imposto al personale femminile e chiedono che si tratti di una richiesta da rispettare su base volontaria.

La direzione di Air France aveva inviato una comunicazione alle hostess, comunicando loro l’obbligo di indossare pantaloni e maglie larghi, che coprano tutto il corpo, e di coprirsi i capelli con un velo dal momento dell’uscita dall’aereo sino all’arrivo in albergo. Nel caso le dipendenti rifiutino questa destinazione, rischiano sanzioni sul salario e sulla carriera. Il sindacato Unac, citato da France Info, aveva contattato la ministra per i Diritti delle donne francese Laurance Rossignol e ieri ha fatto sapere di essere stato ricontattato dalla ministra per avere maggiori informazioni sulle imposizioni alle hostess.

La compagnia, da parte sua, si è mostrata sorpresa dalla reazione delle dipendenti. Ha sottolineato che l’obbligo di indossare il velo «non è una novità», visto che esiste già per altre destinazioni come l’Arabia Saudita e che esisteva per l’Iran prima che le connessioni aeree fossero interrotte nel 2008 a causa delle sanzioni. Ha anche aggiunto che «la tolleranza e il rispetto delle culture e dei costumi dei Paesi» è «parte dei valori fondamentali di Air France». In una nota, afferma che «la legge iraniana impone di portare un velo che copra i capelli negli spazi pubblici per le donne presenti sul suo territorio», sottolineando che è una regola che non vale durante il volo e che «tutte le compagnie aeree» rispettano.

Il primo sondaggio dopo lo scandalo: Renzi e i consensi, cosa cambia

Il sondaggio sullo scandalo del ministro: Renzi e i voti, cosa cambia



Che conseguenze avrà lo scandalo del petrolio sul governo? Gli elettori Pd "perdoneranno" Renzi o il premier sarà penalizzato da un punto di vista elettorale? Sono passati ancora pochi giorni perché il quadro possa essere messo più chiaramente a fuoco, tuttavia il quotidiano Il Giorno ha pubblicato un sondaggio di Ipr Marketing da cui si evince come le dimissioni di Federica Guidi abbiano avuto un impatto molto forte sui giornali e sul mondo istituzionale che sugli elettori. Solo il 25% degli italiani ha dimostrato che già conosceva il ruolo istituzionale della Guidi prima delle dimissioni. Inoltre, nelle rilevazioni periodiche condotte da Ipr, il suo livello di fiducia è stato sempre intorno al 20%, quindi mediamente basso. Giovedì, la scelta di dimettersi è stata accolta positivamente dal 62% del campione, ma dal momento che solo il 33% ha seguito con attenzione i fatti, almeno in queste primissime ore sembra. 

Vip e potenti, soldi nei paradisi fiscali Gli italiani nella lista dei furbi: i nomi

Panama papers: i miliardi di potenti e vip nei paradisi fiscali



"Una colossale fuga di notizie. La più  grande della storia della finanza internazionale. Milioni di pagine di documenti che raccontano quasi 40 anni di affari offshore. Tutto parte dallo studio legale Mossack Fonseca, con base a Panama city, nel cuore di uno dei più efficienti e impenetrabili paradisi fiscali del mondo". Lo scrive L’Espresso, che partecipa in esclusiva per l’Italia all’International consortium of investigative journalist, che ha avuto accesso a questo enorme archivio di carte segrete.

Potenti e leader di tutto il mondo, sportivi, vip, tutti coinvolti dai file dello studio legale di Panama City. «L’inchiesta è durata più di un anno» e riguarda circa 11,5 milioni di file. "Sulle stesse  informazioni sono già al lavoro anche le autorità fiscali di diversi Paesi, tra cui la Germania e gli Stati Uniti. Mai prima d’ora una  simile mole di dati finanziari riservati era stata messa, tutta insieme, a disposizione della pubblica opinione e degli  investigatori», scrive. Un filo rosso lega Vladimir Putin, i familiari del presidente cinese Xi Jinping, l’ucraino Petro Poroshenko, il re saudita Salman, il padre del premier britannico David Cameron (Ian Donald morto nel 2010), il calciatore argentino Lionel Messi ed il premier islandese Sigmund Davio Gunnlaugsson (che rischia elezioni anticipate). 

Questi solo per citare i più noti clienti di una rete che ha organizzato per loro conti segreti in società di comodo in paradisi fiscali. Lo tsunami di dati è contenuto nei ’Panama Papers’. Nello Stato/canale ha sede la ’Mossack Fonsecà, quarta società al mondo per la gestione di conti offshore (oltre 300.000) collettore dei fondi e che ha gestito questa rete di conti segreti con 600 persone che lavorano in 42 paesi tra cui paradisi fiscali come Svizzera, Cipro, e le isole Vergini britanniche è le isole della Corona di Guernsey, Jersey e di Man. 

Si tratta della più grossa fuga di documenti riservati della storia: 11,5 milioni di pagine e 2,6 terabytes di dati trafugati dal database della società. Una mole di documenti ancora più ampia di quella diffusa da WikiLeaks, e che rivela i segreti finanziari di insospettabili «happy few». Gli italiani coinvolti sono circa 800: Luca Cordero di Montezemolo, l'imprenditore latitante Giuseppe Donaldo Nicosia, il pilota Jarno Trulli.

domenica 3 aprile 2016

Un business da 3 miliardi di euro (nostri) Giordano: ecco chi guadagna coi migranti

Mario Giordano presenta il suo nuovo libro "Profugopoli"



"Profugopoli", si intitola il nuovo libro del direttore del Tg4 Mario Giordano. Perchè non ci sono solo i barconi, gli scafisti, le immagini dei morti in mare. Gli sbarchi sono una spesa colossale a carico dello Stato che si traduce in un business da tre miliardi di euro. Che vanno a enti meritevoli e a soggetti meno meritevoli, che approfittano dei profughi per fare affari d'oro. Come la società che organizza corsi per buttafuori e addetti alle pompe funebri ed è controllata dal noto paradiso fiscale dell'isola di Jersey. L'ex consulente campano che con gli immigrati incassa 24.000 euro al giorno e gira in Ferrari. La multinazionale francese dell'energia. E l'Arcipesca di Vibo Valentia. Di tutto questo s'è parlato ieri mattina al Teatro Manzoni di Milano, dove l'autore di "Profugopoli" è stato intervistato davanti a una platea di 700 persone da Licia Ronzulli, in una curiosa inversione di ruoli. A fare le domande era l'ex parlamentare europa di Forza Italia, a rispondere il giornalista.

"Il punto" spiega l'azzurra "è che nella situazione del tutto fuori controllo che si è creata, i soldi cadono a pioggia con pochi controlli. E nè da parte della politica nè da parte della magistratura pare esservi la volontà di fermare chi lucra sugli immigrati". Un caos che gli ultimi governi hanno contribuito ad alimentare: "Certo - concede la Ronzulli - l'assenza di un governo in Libia ha fatto precipitare la situazione. Ma prima, attraverso una diplomazia che funzionava, il messaggio era 'non venite'. Ora, il messaggio che passa è 'venite che in qualche modo vi prendiamo'. E questi sono i risultati".

In chiusura di mattinata, Giordano ha concesso una anticipazione sulla sua prossima fatica letteraria: si intitolerà "Cialtroni" e riguarderà i colleghi giornalisti. Le polemiche non mancheranno...

Renzi-Grillo, allo scontro finale: "Ti querelo, tu pagherai tutti i danni"

Renzi-Grillo, è scontro totale: "Ti querelo, pagherai tutti i danni"



"I militanti del Pd non meritano gli insulti di un pregiudicato", "il Pd ha deciso di querelare in sede civile e penale Beppe Grillo che pure alle condanne penali - a differenza nostra - è abituato. Perché lo ha fatto? Perché Grillo non si è limitato alle polemiche, anche dure. Ha detto che su questa vicenda il Pd è colluso e complice. Tutti con le mani sporche di petrolio e di soldi. Sono parole pesanti come pietre: colluso, complice, mani sporche di denaro». Lo scrive il premier Matteo Renzi nella sua eNews.

"Andremo in tribunale - aggiunge il premier - e chiederemo a Grillo i danni. Ho già detto al tesoriere del partito che non si faccia venire strane idee perché nessun centesimo andrà al partito nazionale: tutto il risarcimento danni sarà dedicato ai circoli del Pd. Alle feste dell’Unità. All'attività dei volontari e dei militanti".

Fornero attacca, Salvini la massacra "Imbroglione", "infame". Volano stracci

"Meschino", "imbroglione", Fornero attacca: "Vi spiego perché io vincerò su Salvini"



"Di una cosa sono sicura: alla fine tra me e Salvini vincerò io, perché ho dentro una forza morale che lui non ha". Elsa Fornero, ex ministro del Lavoro, attacca in una intervista a Repubblica il leader della Lega Nord e parla delle sue lacrime nell'annunciare la riforma delle pensioni: "Davvero quelle furono due lacrimucce di emozione. Avevo scritto la riforma in venti giorni, accumulando una tensione terribile. E bisogna ricordare che erano momenti drammatici per l'Italia. Ovviamente sapevo di avere pensato una riforma che toccava punti molto vulnerabili. E sapevo anche che la fatica accumulata era nulla rispetto a quella che mi attendeva. Infatti spiegare la riforma fu più difficile che scriverla".

E non ci è ancora riuscita, ammette. "E' su questo", prosegue la Fornero, "che i vari Salvini si avventano rendendo tutto ancora più torbido. Ma io ce la farò. Adesso, per esempio, sto organizzando la Giornata della Previdenza, sicuramente a maggio, spero il 7. Chiederò un'aula al mio rettore e mi metterò a disposizione di chiunque voglia capire. Per disarmare i Salvini non ho altro che la ragione e le mie ragioni". D'altra parte con il leader della Lega, che l'ex ministro definisce "imbroglia popolo", "non c'è alcun duello possibile. Guardi che nella volgarità che in questi anni mi è arrivata addosso c'è anche il maschilismo italiano, che non è solo uno spettro ideologico". Se fosse stata un uomo "Salvini mi avrebbe insultato in un altro modo. Vedo infatti molta meschinità d'animo".

Ma Matteo Salvini non ci sta e dopo aver letto l'interivista dell'ex ministro contrattacca sul suo profilo Twitter: "Fornero, invece di tacere e chiedere scusa, attacca: Gli imbroglia-popoli come Salvini non vinceranno. La cambieremo la tua legge infame", assicura.