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domenica 3 aprile 2016

Fornero attacca, Salvini la massacra "Imbroglione", "infame". Volano stracci

"Meschino", "imbroglione", Fornero attacca: "Vi spiego perché io vincerò su Salvini"



"Di una cosa sono sicura: alla fine tra me e Salvini vincerò io, perché ho dentro una forza morale che lui non ha". Elsa Fornero, ex ministro del Lavoro, attacca in una intervista a Repubblica il leader della Lega Nord e parla delle sue lacrime nell'annunciare la riforma delle pensioni: "Davvero quelle furono due lacrimucce di emozione. Avevo scritto la riforma in venti giorni, accumulando una tensione terribile. E bisogna ricordare che erano momenti drammatici per l'Italia. Ovviamente sapevo di avere pensato una riforma che toccava punti molto vulnerabili. E sapevo anche che la fatica accumulata era nulla rispetto a quella che mi attendeva. Infatti spiegare la riforma fu più difficile che scriverla".

E non ci è ancora riuscita, ammette. "E' su questo", prosegue la Fornero, "che i vari Salvini si avventano rendendo tutto ancora più torbido. Ma io ce la farò. Adesso, per esempio, sto organizzando la Giornata della Previdenza, sicuramente a maggio, spero il 7. Chiederò un'aula al mio rettore e mi metterò a disposizione di chiunque voglia capire. Per disarmare i Salvini non ho altro che la ragione e le mie ragioni". D'altra parte con il leader della Lega, che l'ex ministro definisce "imbroglia popolo", "non c'è alcun duello possibile. Guardi che nella volgarità che in questi anni mi è arrivata addosso c'è anche il maschilismo italiano, che non è solo uno spettro ideologico". Se fosse stata un uomo "Salvini mi avrebbe insultato in un altro modo. Vedo infatti molta meschinità d'animo".

Ma Matteo Salvini non ci sta e dopo aver letto l'interivista dell'ex ministro contrattacca sul suo profilo Twitter: "Fornero, invece di tacere e chiedere scusa, attacca: Gli imbroglia-popoli come Salvini non vinceranno. La cambieremo la tua legge infame", assicura.

Non solo Guidi: lo scandalo continua Indagato un altro nome eccellente / Foto

Lo scandalo del petrolio continua. Indagato un altro nome eccellente



Lo scandalo del petrolio si allarga. Anche il capo di Stato maggiore della Marina, l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, è ora indagato per traffico illecito di rifiuti nell'inchiesta di Potenza che ha già fatto dimettere l'ex ministro dello Sviluppo Federica Guidi. Anche De Giorgi, come il fidanzato dell'ex ministro, riporta Repubblica, "è indagato per associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze per una storia riguardante l'Autorità portuale di Augusta" e per "abuso d'ufficio".

De Giorgi, in scadenza di mandato, è tra l'altro "l'ideatore di Mare nostrum" e il suo nome, ricorda Repubblica, "è circolato negli ultimi mesi per una candidatura al vertice della Protezione civile". Nel registro degli indagati dell'inchiesta di Potenza sull'impianto di Tempa Rossa è stato iscritto anche un dirigente della Ragioneria della Stato, Valter Pastena.

Spunta l'ultimo balzello di Renzi Una tassa per andare in pensione

Pensione, il governo pensa ad una tassa per chi vuole andarci prima


di Antonio Castro


Tamburi di guerra sul fronte pensioni. Mentre i sindacati si ricompattano per affrontare (in trincea) la stagione della guerra campale di trattativa (domani la prima manifestazione unitaria di Cgil, Cils e Uil per scardinare la Fornero), il governo getta fiori sul campo di battaglia. Il ministero del Welfare Giuliano Poletti, rassicura, tranquillizza e promette: nella legge di Stabilità 2017 ci saranno "elementi di flessibilità". Detta così non somiglia neppure vagamente ad una rassicurazione.

Già nell' ottobre scorso Poletti & Co promettevano interventi in materia. Interventi che si sono ridotti alla riproposizione dell' Opzione Donna (paghi fino al 30% della tua futura pensione per andartene dai nipotini), oppure il part-time per lasciare progressivamente il posto. Strumento dai dubbi benefici e dagli oneri ancora tutti da soppesare. Della promessa flessibilità neppure l' ombra: solo promesse e tante chiacchiere.

Ora si sta affastellando l' idea che per andare in pensione, in futuro, l' unico modo per il lavoratore sia quello di pagare qualcosa (in maggiori contributi da versare o in minori assegni da percepire). L' ultima ideona (partorita dal vulcanico Tito Boeri), è di tagliarsi l' assegno del 3% l' anno per anticipare di 3 anni l' ingresso a riposo. Praticamente un biglietto d' ingresso assai oneroso e non tanto diverso dalla formula Damiano (2% in meno l' anno per accelerare il pensionamento), già bocciato dal governo e dalla Ragioneria.

Tirando le somme: il governo il Pil proprio non riesce a farlo crescere, gli occupati diminuiscono invece di reagire al doping degli incentivi, e quindi l' unica ricetta taumaturgica resta: Vuoi la pensione? Paga (e caro) in contanti subito o a comode rate (ipotesi già abortita: si chiama prestito pensionistico).

Di certo né Renzi, né questa variegata maggioranza, può permettersi di arrivare al 2017 (anno di vigilia delle elezioni sempre che un terremoto non mandi all' aria i piani), senza un piano d' emergenza pensionistico. Quantomeno la parvenza di una soluzione.

Non sarà la riforma complessiva della Fornero che invocano, con il piedediporco giuridico, i sindacati. Lo sanno pure Camusso, Barbagallo e Furlan: l' indigeribile Fornero, per quanto mal costruita e ritoccata (le 6 salvaguardie hanno sgranocchiato già 11 miliardi di risparmi e non è finita), ha consentito risparmi complessivi per oltre 80 miliardi (fino al 2021). Una garanzia che, ai tempi del terremoto Monti, è stata sventolata a Bruxelles come garanzia finanziaria di stabilità del Paese. Qualcuno magari dimentica che lo Spread a 500 punti base sul Bund tedesco stava per imprimere il timbro junk (spazzatura), sugli oltre 2mila miliardi di titoli pubblici.

Non a caso ieri la Corte dei Conti ha alzato la manina e puntualizzato che le riforme (non solo quella Fornero ma tutte quelle succedutesi dal 2007 in poi), hanno «consentito risparmi per 30 miliardi l' anno per un periodo di 15 anni». «È stata calcolata», chiarisce la magistratura contabile, «che la spesa per le pensioni sarebbe stata superiore di ben due punti percentuali di Pil rispetto a quella effettivamente realizzatasi, cioè oltre 30 miliardi di euro l' anno, e per un periodo di almeno quindici anni». In soldoni 450 miliardi di risparmi. Risparmi per le casse pubbliche, pagati però dagli "azionisti lavoratori". La novità degli ultimi anni sembra questa: oltre ai contributi ora si paga per andare in pensione. E non sempre, pur avendone diritto, si riesce ad andarci, pur sottoponendosi alla "tosatura" di Stato (su delega all' Inps). Emblematico il caso di un aspirante pensionato (che presto sarebbe divenuto esodato), che nel marzo 2009 trova un accordo con il datore di lavoro. Lascerà l' azienda e chiede di poter versare i contributi volontari. Solo dopo 3 anni (nel dicembre 2012, quando ormai il caos esodati è scoppiato), l' Inps si degna di rispondere sui conteggi tanto sollecitati, spiegando che il signore avrebbe dovuto versare 148.000 euro. «I calcoli Inps», racconta l' avvocato Massimo Cammarota, «appaiono una follia, li contestammo subito. Dopo anni di tira e molla alla fine, rifacendo i conti, saltò fuori che il mio assistito doveva pagare "solo" 80.096,228 euro (e non 148mila). A questo punto l' Inps - con ben 6 lettere del direttore Inps di via dell' Ambaradam di Roma - riconosce il diritto a percepire la pensione dal 1 gennaio 2014. Però chiede all' esodato di saldare i contributi mancanti per il diritto alla pensione (80mila euro). Impegnandosi a collocare a riposo il lavoratore a far data dal gennaio 2014 (con il pagamento degli arretrati quindi).

Il 1 dicembre 2015 l' aspirante pensionato paga gli 80mila e, sereno dell' impegno assunto dall' Inps di poter andare in pensione nel gennaio 2014, attende gli arretrati. Illuso ottimista: l' Inps cambia le carte in tavola e pone in pensione il lavoratore dal gennaio 2016 senza arretrati. Ora, questa vicenda assurda, è in mano al Tribunale del Lavoro di Roma. «I giudici», chiosa Cammarota, «dovranno decidere sui risarcimenti. E alla fine chiederemo, oltre ai danni, anche la trasmissione degli atti alla Corte dei Conti al fine di valutare la ricorrenza del reato di grave danno erariale». Sorge il sospetto che non sia il caso di stringere accordi con lo Stato per agguantare il pensionamento anticipato. Proprio quello che intende perorare il governo con la ventilata riforma in gestazione.

sabato 2 aprile 2016

Caivano (Na): Ultim'ora Pasquale Castricato esce dal coma

Caivano (Na): Ultim'ora Pasquale Castricato esce dal coma 


di Gaetano Daniele 

Pasquale Castricato
L'eroe di Via Puccini

Nell'esplosione di Via Puccini, per salvare una donna anziana incastrata all'interno del suo appartamento al primo piano, era rimasto ferito anche Pasquale Castricato che, scosso dalle grida provenienti appunto dal primo piano, senza se e senza ma si era subito precipitato a soccorrere la povera donna. Il Coma farmacologico è durato circa una settimana. E' di pochi minuti fa la bella notizia. Pasquale Castricato soprannominato sia dalla comunità caivanese che dai medici del Bufalini di Cesena, l'eroe di Via Puccini, è ufficialmente uscito dal coma. Ovviamente la prognosi resta ancora riservata e delicata, ma il peggio è scampato. Ulteriori dettagli nei prossimi giorni. 

Bossetti, colpo di scena al processo Perché spunta il nome del figlio

Bossetti, colpo di scena al processo. Spunta il nome del figlio



In aula il prossimo 15 aprile, alla ripresa del processo a Massimo Bossetti, in carcere con l'accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, deporrà il più grande dei tre figli del muratore di Mapello. Riporta il Giorno che la Corte presieduta da Antonella Bertoja ha ammesso una cinquantina di testi, resta da ascoltarne una decina e fra questi c'è, oltre al primogenito di Bossetti, anche una fisioterapista che dichiarò di essere stata importunata nel centro sportivo di Brembate la sera del 26 novembre del 2010, quando Yara scomparve, un tecnico della Vodafone, due testimoni scelti dalla difesa fra amici e conoscenti dell'imputato.

La prossima udienza potrebbe chiudere l'istruttoria dibattimentale. Ma ci sono due elementi da considerare: il primo è che la difesa chiederà una perizia sul Dna rimasto sugli indumenti della vittima, risultato assolutamente compatibile con quello dell'imputato. Il secondo è che la Corte si esprimerà deve sulla richiesta dei difensori di una perizia sull'autocarro di Bossetti. 

Francesco Totti in ginocchio da Pallotta: "Fatemi restare, gioco gratis". La risposta: umiliante

Francesco Totti in ginocchio da Pallotta: "Fatemi restare, gioco gratis". La risposta: umiliante



Una umiliazione, senza troppi giri di parole. Francesco Totti avrebbe fatto recapitare a Boston al patron romanista James Pallotta la sua proposta: "Gioco gratis, ma fatemi restare". In pratica, il Capitano della Roma in ginocchio dal presidente che forse lo vedrebbe bene dietro una scrivania, ma di sicuro lontano dal campo. A quasi 40 anni, però, e dopo più di 20 onoratissime stagioni in giallorosso, Totti ha ancora voglia di giocare. Da qui, la sua proposta che sarebbe una strepitosa mossa di marketing sia per il club sia per se stesso (magari con un escamotage: devolvere lo stipendio in beneficenza). Ma Pallotta sarebbe irremovibile e gli avrebbe già risposto con un secco no: il contratto in scadenza non sarà rinnovato. Meglio "ambasciatore" che "Pupone". 

Pesce d'aprile? - Dopo qualche ora arriva la replica di Pallotta, che parla di un "pesce d'aprile" ma che non scioglie tutti i dubbi: "Non sono affari vostri i discorsi tra me e Totti". C'è da abboccare?

C'è un dossier segreto su Regeni: foto e nomi, l'accusa-ribaltone

"C'è un dossier segreto su Regeni". La spifferata: ecco chi pedinava Giulio



Quelli che nelle prime fasi delle indagini sull'omicidio di Giulio Regeni, ora stanno diventando sempre più certezze. Secondo il quotidiano egiziano Al-Akhbar, tra i principali del Paese, i servizi segreti del Cairo sarebbero stati da tempo sulle tracce del giovane ricercatore ucciso in circostanze ancora da chiarire. La stampa egiziana sostiene che il prossimo martedì sarà consegnato nelle mani del procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, un "esaustivo dossier" da parte di una "delegazione della sicurezza egiziana". Nel fascicolo ci sarebbero anche i risultati delle indagini compiute da apparati egiziani sui numerosi incontri di Regeni con ambulanti e sindacalisti al Cairo.

Il dossier - Il quotidiano Al-Akhbar, citando fonti della sicurezza egiziana, sostiene che nel fascicolo ci sono "molti documenti e informazioni importanti", come per esempio foto e "tutte gli innumerevoli rapporti, i segreti dei suoi incontri con i lavoratori e i responsabili di alcuni sindacati, sui quali conduceva ricerche e studi". Finora il governo di Al-Sisi ha sempre sostenuto l'estraneità di soggetti in qualche modo legati alla sicurezza egiziana nella tragedia del giovane italiano.