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giovedì 31 marzo 2016

PROFEZIA DELLA CITY "Non arriverà ad agosto" Renzi travolto: chi lo elimina

La profezia della City: "Renzi sarà travolto dagli sbarchi"


di Caterina Maniaci


Continua inarrestabile il flusso dei profughi che arrivano in Italia, con sbarchi che ormai sfiorano costantemente le centinaia di persone al giorno, quando non superano le migliaia, come è avvenuto ieri. E sono ormai la maggioranza coloro che sfuggono ad ogni controllo. Una situazione che potrebbe diventare insostenibile e che il governo Renzi potrebbe pagare molto caro. Lo denuncia adesso anche il Financial Times in un editoriale in cui fa notare che l' afflusso di migranti attraverso il Canale di Sicilia rischia di mettere a dura prova la politica del premier Matteo Renzi sui migranti. Il quotidiano di riferimento della City osserva che il flusso di barconi con a bordo immigrati diretti in Italia ha avuto inizio prima del previsto quest' anno, a causa delle favorevoli condizioni meteo, e sembra più drammatico del passato. «Nei primi tre mesi dell' anno, quasi 15mila persone dal Nord Africa sono riuscite ad arrivare sulle coste italiane, il che rappresenta un aumento del 43% rispetto allo stesso periodo del 2015 e del 38% rispetto al 2014. Se la percentuale si mantiene tale o se aumenta, molti italiani lo vedranno come un segnale che la politica europea sull' immigrazione ha fatto poco per affrontare le esigenze di Roma, anche se riuscirà a limitare il numero dei migranti che viaggiano per la Grecia», si legge infatti nell' editoriale. E se l' Europa fa poco o nulla, la colpa non può che essere anche del governo italiano, che non riesce a farsi rispettare.

Questa incapacità di ottenere aiuti dall' Europa secondo l' analisi del Financial Times, «potrebbe incoraggiare i partiti populisti anti-immigrati, come la Lega Nord, e danneggiare la posizione politica di Renzi in vista delle elezioni comunali a giugno e un referendum cruciale sulle riforme costituzionali in autunno». Un segnale da non sottovalutare, in questo senso, potrebbe essere letto in quello che si prepara per sabato prossimo, a Bolzano, per la manifestazione di protesta contro il progetto di una tendopoli da allestire per accogliere i profughi. È confermata l' adesione dell' Npd - partito nazionalista tedesco - alla manifestazione con la presenza di uno dei suoi leader: Uwe Richard Meenen. L' Npd è il principale partito nazionalista tedesco, rappresentato al Parlamento europeo e membro importante di Alliance for Peace and Freedom, partito paneuropeo presieduto da Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova, anche lui presente per il corteo di protesta.

Da ricordare, infine, che a Bolzano si voterà per le Comunali l' 8 maggio. Per tornare all' analisi di Ft, se pure sarà rispettato l' accordo faticosamente stipulato tra la Ue e la Turchia, con la chiusura della rotta balcanica si otterrà, alla fin fine, di far «dirottare i migranti in Italia». Il quotidiano quindi sottolinea che «Renzi e i suoi alleati si troveranno ad affrontare un anno difficile sul fronte dell' immigrazione». Uno dei problemi di Palazzo Chigi che rendono difficile farsi aiutare dall' Europa è comunque molto chiaro: «La maggior parte dei profughi arrivati di recente in Italia provengono dalla regione sub-sahariana e non hanno automaticamente diritto alla protezione internazionale. Questo significa che non possono qualificarsi per il programma europeo di ricollocamenti che riguarda solo i siriani e gli eritrei fuggiti dalla guerra».

Proprio per questo a molti probabilmente sarà respinta la richiesta di asilo e «saranno bloccati in un limbo in Italia per molti mesi fino a quando non sarà presa una decisione finale».

Questa l' analisi. La realtà quotidiana registra che solo nella giornata di ieri sono stati complessivamente 1569 le persone salvate nel Canale di Sicilia nel corso di 11 distinte operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. In particolare, dopo i 730 sbarcati ieri mattina a Pozzallo, altri ottocento migranti sono sbarcati sempre in Sicilia, precisamente ad Augusta, in provincia di Siracusa. Non si arresta il flusso di rifugiati anche dalla Turchia alla costa greca. Secondo gli ultimi dati diffusi, sono stati circa 200 gli arrivi, mentre i media ellenici parlano di più di 300 persone sbarcate durante la mattina di ieri solo nell' isola di Lesbo, con l' hotspot (ossia il centro di registrazione) dell' isola, un ex carcere vicino alla regione di Moria, che è al limite della sua capacità.

mercoledì 30 marzo 2016

Bossetti, arriva la perizia-terremoto "Ecco cosa faceva sui siti porno"

Bossetti, la contro-verità "Cosa faceva sui siti porno"



Nuove rivelazioni sul processo di Brembate. Giovanni Bassetti, il consulente informatico della difesa di Massimo Bossetti, imputato per l'omicidio della tredicenne Yara Gambirasio, sostiene che nei due computer sequestrati in casa del muratore "non c'è nessuna evidenza di ricerche che denotino un interesse particolare" nei confronti di ragazzine. I siti consultati dai due pc, inoltre, sono di argomento pornografico ma non pedo-pornografico e aderiscono tutti alla campagna contro la pedo-pornografia.

Le parole del consulente - Rispondendo alla domande del pm, il consulente ha detto che effettivamente quella del 29 maggio 2014, riguardanti ragazze e a sfondo sessuale è stata effettivamente una ricerca anche se non è possibile attribuirla al muratore. L'analisi dei computer trovati a casa di Bossetti che avevano evidenziato ricerche riguardanti tredicenni era stata svolta dal Racis dei Carabinieri e dai consulenti della procura e l'esperto della difesa ha inteso oggi "contestualizzarli", partendo dal riconoscimento della corretta metodologia usata dagli investigatori.

Testimoni della difesa - Nel processo a carico di Massimo Bossetti per l'omicidio di Yara Gambirasio è stata sentita oggi in aula una serie di testimoni, citati dalla difesa, che alla fine del 2010, quando la ragazza scomparve, frequentavano il centro sportivo da cui la ragazza sparì. Molti hanno detto di non aver mai conosciuto la tredicenne, tutti di non avere mai visto Massimo Bossetti prima del fermo, il 16 giugno 2014. Tutti i testimoni, in gran parte genitori di ragazzi che frequentavano il centro sportivo, hanno spiegato che, pur avendo fatto mente locale dopo aver appreso la notizia della scomparsa, non ricordavano nulla di strano in quel tardo pomeriggio del 26 novembre 2010.

Caivano (Na): Pasquale Castricato, l'eroe di Via Puccini resta ancora intubato

Caivano (Na): Pasquale Casticato, l'eroe di Via Puccini resta ancora intubato 


di Gaetano Daniele

Pasquale Casticato l'eroe di Via Puccini


Cesena ancora con il fiato sospeso per le condizioni di salute di Pasquale Castricato, l'eroe di Via Puccini, che per salvare una vecchia anziana rimasta incastrata all'interno del suo appartamento mentre la puzza di gas si espandeva per tutto il palazzo e il vicinato, anche se le cause sono ancora da accertare, nonostante si teme che a provocare lo scoppio di venerdì 25 Marzo, sia stata proprio una fuga di gas che con la sua potenza ha raso al suolo tutto il primo piano dello stabile ubicato ad angolo tra Via Puccini e Corso Umberto I, ferendo appunto anche in modo grave Pasquale Castricato.  

Stando all'ultimo bollettino medico, come riporta ai nostri microfoni, Patrizio, il fratello di Pasquale, l'eroe resta ancora intubato, almeno per altre 48-72 ore. La causa, potrebbe dipendere dai polmoni, perchè la preoccupazione dei medici è che i polmoni non potrebbero ancora reggere ad una respirazione autonoma. Le ustioni sul volto e sulle mani sono molto accentuate. L'auspicio dei medici e che tra 48 ore, i polmoni dell'eroe di Via Puccini possano recuperare ulteriormente stabilità e consentire al paziente di respirare appunto autonomamente. Questa la speranza dei familiari e di tutta la comunità caivanese. 

MATTEO RENZI UMILIATO "Non è in grado di capire": la bastonata della Gabanelli

Gabanelli umilia Renzi: "Non è in grado di capire la differenza tra gufi e cani da guardia"



Milena Gabanelli a tutto campo. In un'intervista al Fatto Quotidiano parla d'informazione, partendo dalla fusione La Stampa-Repubblica: "Immagino che ci siano delle ragioni economiche", premette. E dopo aver affermato che per i lettori non cambia nulla, aggiunge che "per quel che riguarda la concorrenza direi che quel che manca non sono i giornali, ma gli editori puri e anche un po' illuminati". Dunque parla della difficoltà del suo lavoro, e sottolinea: "Non c'è dubbio che l'abitudine di portarti in tribunale a prescindere ha un effetto intimidatorio sul nostro lavoro e quindi sulla libertà d'informazione".

Dunque si passa alla politica, e quando le si ricorda che i giornalisti che un tempo erano montiani oggi sono renziani, lady Report spiega: "La ragione è sempre la stessa. Conformarsi è più facile e non ti fai dei nemici". E ancora: "Quando si insedia un nuovo governo penso sia giusto fidarsi della sua politica economica, e credere che ci porterà fuori dalla palude. Dopodiché, strada facendo, il giornalista deve monitorare i fatti in modo pragmatico. Troppo spesso invece lo fa in modo ideologico o si limita a riportare gli slogan". Infine, la frecciata a Matteo Renzi. Si ricorda alla Gabanelli l'ormai celeberrima classifica dei titoli peggiori, e quando le chiedono cosa ne pensa risponde così: "Che i gufi esistono, ma spesso (Renzi, ndr) li confonde con i cani da guardia".

L'asse tra camorra e jihadisti Per cosa lavorano fianco a fianco

A Napoli camorra e terroristi uniti nel business dei documenti falsi


di Peppe Rinaldi 


Non esiste «agenzia» di contraffazione di documenti più grande della Campania: e Napoli è la sua capitale. Lo sanno tutti, lo dicono tutti, lo confermano spesso i fatti quando incrociano la grande cronaca. «Allah si è fermato a Eboli» titolava Libero sabato scorso: tempo dodici ore dall' uscita in edicola e finiva in manette proprio nell' area descritta dal reportage, Djamal Eddine Ouali, algerino quarantenne, inseguito da gennaio da un mandato di cattura internazionale chiesto dalla polizia belga per i fatti di Parigi. Membro di una cellula terroristica, il suo compito sarebbe stato fornire passaporti agli attentatori del Bataclan, a loro volta collegati con quelli di Bruxelles. Un ruolo centrale, determinante. Ouali non ha aperto bocca dinanzi ai giudici che ne hanno convalidato il fermo in attesa dell' estradizione (si deciderà il primo aprile) ma a chi l' ha avvicinato nel carcere di Salerno-Fuorni pare abbia detto di non sapere nulla né di terrorismo né di documenti contraffatti. Si vedrà.

Certo è, oggi, che la saldatura tra due grandi «tradizioni», quella indigena, ultra-specializzata da sempre nella contraffazione, e quella dell' estremismo islamico, rende tutto più preoccupante. Anche perché i casi venuti finora alla luce parlano di una qualità e di un grado di perfezione tecnologica raggiunti dai falsari nella produzione dei documenti spesso sconosciuti altrove, anche nel circuito legale.

Non molto tempo fa, in città, nel cuore della Napoli islamica (l' area della stazione centrale, Piazza Mercato, corso Arnaldo Lucci) di fronte al centro di preghiera più grande, è finito in manette un marocchino, Brahim Chougred, titolare di una stamperia clandestina, capace di riprodurre permessi di soggiorno, passaporti, carte d' identità, patenti, carte di circolazione, certificati di proprietà del Pra, contratti di assicurazioni automobilistiche e tanto altro ancora: il tutto in duplice nazionalità, sia marocchina che italiana, a seconda delle esigenze. Decine di altri episodi scoperti nel corso degli anni qua è là sul territorio della Campania, in particolare tra Napoli, Salerno e Caserta, danno il segno di un' inedita alleanza con il crimine locale, almeno per quanto riguarda le forniture di documenti, materia vitale per un terrorista. Girano soldi e i soldi non hanno odore, neppure per la «cattolicissima» camorra. Altro discorso è poi la convivenza con le popolazioni locali, ambito nel quale i clan, a struttura prevalentemente «popolare» riescono a far da contraltare, contenendo fenomeni degenerativi grazie ad un certo controllo mantenuto sul territorio. Se chiedi a un abitante di Posillipo o del Vomero ti dirà che l' integrazione è un valore, che non ci sono problemi con le comunità musulmane, eccetera. Farsi un giro nel cuore della Moleenbek ai piedi del centro storico di Napoli partendo dal quadrilatero di Piazza Garibaldi, racconta invece tutta un' altra storia. A Porta Nolana, non più tardi di otto mesi fa, una napoletana del quartiere fu strattonata da un immigrato tunisino, ovviamente abusivo, infastidito dall' urto che la donna aveva involontariamente dato alla sua merce.

Ne scaturì il finimondo, con i napoletani da una parte e gli immigrati dall' altra a lanciarsi contro di tutto, scene in scala quasi da «Quattro Giornate di Napoli». Una situazione ancora irrisolta nella metropoli più «islam-friendly» d' Italia, con un sindaco ammaliato dall' epica terzomondista, sostenitore di onlus simpatizzanti di Hamas (storica la colletta fatta in consiglio comunale per Freedom Flotilla contro l' embargo di Gaza), dove concedere la cittadinanza onoraria al presidente palestinese Abu Mazen è stata presentata come una conquista di civiltà.

Ma la storia incredibile di Napoli, alla luce dei fatti di questi giorni, è chiedersi che fine abbiano fatto Soufienne Blel e sette suoi amici, tutti tunisini e tutti con sede eletta a Napoli, almeno fino a novembre scorso, quando la loro storia è venuta alla luce. Ma chi è Soufienne Blel?

C' è chi lo ha definito il John Nash della jihad perché si tratta di un giovane e brillante tunisino di buona famiglia, laureatosi alla Federico II a pieni voti e in tempi record in matematica. Descritto come una specie di genio, sembra si sia radicalizzato proprio qui, nel cuore di Napolislam, dopo un percorso sulla via della salafismo sunnita integrale avviato pochi anni prima. Con lui altri sei complici di una cellula che chiamava alle armi in favore dell' Isis attraverso la propaganda via social network. Dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo a Parigi, sia lui che i suoi sodali ebbero uno scontro cruento con un «imam» napoletano, reo di esser stato critico nei confronti del blitz terroristico nel settimanale satirico: Blel e i suoi cantavano invece le lodi dei fratelli Kouachi, i martiri che sparavano all' impazzata sui vignettisti francesi inneggiando alla grandezza di Allah. Individuato dai servizi segreti, sottoposto a controllo continuo e dichiarato di pericolosità «Livello 5» (su 10) almeno fino a quel momento, sembra sia stato inghiottito dal nulla, dopo che la sua vicenda era emersa in un' inchiesta di Simone Di Meo per Lettera43.

Nella moschea di via Arnaldo Lucci, immobile ospitato su due livelli, è un andirivieni di fedeli di ogni etnia, in prevalenza maghrebini, molti senegalesi, ivoriani, pakistani. Il venerdì pregano, come pregano anche in altri due centri culturali nelle vicinanze. Scene consuete d' Eurabia, a seconda della prospettiva con cui si guardano le cose. La pagina Facebook della comunità islamica di Napoli non è operativa dal 13 gennaio scorso, l' ultimo post risale alla strage di Istanbul con il comunicato di condanna dell' Ucoii (Unione delle comunità islamiche italiane). Un paio di post prima campeggiava un rigoglioso «Denunciate Libero» per bocca dell' imam locale: si riferiva a questo giornale, ovviamente, per la storia del titolo «Bastardi islamici» successivo alle carneficine di Parigi e che tanto scandalo suscitò al tempo. «Postini del diavolo» - ci definisce Amar Abdallah, l' imam in questione, in un accorato articolo del Mattino postato subito dopo, «perché fomentano l' odio».

Una bella torsione della logica, che spiega meglio di centinaia di articoli, lo squilibro della convivenza. Anche a Napoli.

Il vescovo anti-islam senza censura Occhio: le frasi-terremoto sul Corano

Il vescovo senza censura. Le frasi contro l'islam: il suo giudizio tombale



Non usa mezzi termini il vescovo polacco Tadeusz Pieronek per definire la natura della religione islamica, a pochi giorni dalle stragi di Bruxelles in Belgio e Lahore in Pakistan. Come riporta lafedequotidiana.it, l'ex segretario della Conferenza episcopale polacca ha detto di non poter escludere che possa esistere un piano per cancellare l'identità dell'Europa, collegato al flusso di migranti. Il vescovo si è dichiarato particolarmente scetticco sulla possibilità che i musulmani riescano davvero a integrarsi con gli europei: "L'Occidente da molta parte degli islamici è visto come nemico e questo abbiamo il dovere di considerarlo. Certamente - ha continuato - esistono islamici bravi e non violenti, e con loro dobbiamo dialogare e convivere, ma per tanti di loro eravamo e siamo infedeli da sottomettere".

I moderati - La distinzione per mons. Pieronek tra islamici moderati e fondamentalisti ha poco senso: "Non credo che sia corretto fare la distinzione tra Islam buono e Islam cattivo. L'Islam si basa sul Corano, un testo nel quale la violenza esiste ed è contemplata. Questo non elimina il mio giudizio sul Corano, che è la base dell'Islam, siamo al cospetto di un libro nel quale si predica la sottomissione con la forza degli altri, tra i quali ci sono i cristiani".

L'invasione - Il rischio anche in Europa è che i cristiani diventino minoranza: "Io credo che ci sia un rischio di islamizzazione nel continente europeo. Una sorta di invasione insidiosa da non sottovalutare. Mentre gli islamici pregano cinque volte al giorno e sono costanti nella loro fede, i cristiano, anzi l'Europa, ha smarrito le sue radici e non ha il coraggio di manifestare in pubblico la fede e di testimoniarla nella vita di ogni giorno. La sole vera risposta all'Isla, senza scontri di civilità, è il rafforzamento dell'identità cristiana".

Aereo Egyptair, epilogo da barzelletta Ecco qual'era l'"arma" del dirottatore

Il dirottatore dell'Egyptair aveva addosso solo delle custodie per smartphone



Per l'Egitto un'altra figuraccia. Che peserà ancor di più sull'industria turistica del Paese, che appare sempre più senza controllo. Una diretta durata ore sulle tv di tutto il mondo in cui un aereo della compagnia di bandiera Egyptair veniva tenuto in scacco da un dirottatore con a bordo decine di ostaggi. C'è voluta una mezza giornata per capire che l'uomo, Seif Al-Din Mustafa non era un pericoloso terrorista dell'Isis o di Al Qaeda, ma un disperato mezzo matto. Minacciava di farsi esplodere con la cintura che aveva indosso. Ma dopo la resa s'è scoperto che quell'arma, altro non era che una cintura di custodie per smartphone tenute insieme con fili e cotone. Insomma, roba che può aver portato a bordo senza suscitare sospetti per poi legarsela addosso dopo il decollo. Ma per l'Egitto, quella di oggi resta un'altra giornata nera. Che poteva essere nerissima...