L'ultima della Boldrini, Bechis svela il piano: soldi ai parenti dei politici condannate
di Franco Bechis
Sta diventando una farsa la decisione di Laura Boldrini e Piero Grasso di revocare dal luglio scorso il vitalizio ai condannati in via definitiva per reati gravi con pene superiori ai due anni di carcere. In tutto come si ricorderà furono revocati 18 vitalizi, 10 ad ex deputati e 8 ad ex senatori che rientravano in quella categoria. A tutti e 18 però sono stati restituiti i contributi con gli interessi di rivalutazione negli anni, per cui al momento la decisione ha comportato un extra costo per i bilanci delle due istituzioni, senza creare per altro problemi di bilancio personale a chi ha perso quell' assegno.
Per fare un esempio, a Silvio Berlusconi Camera e Senato hanno versato un assegno rivalutato vicino a 260 mila euro, e quella somma equivale a 5 anni e mezzo di vitalizio percepito, per cui ne sentirà la mancanza solo a partire dalla fine dell' estate 2021, al compimento del suo 85° anno di età. Situazione di poco diversa per gli altri 17, augurando a tutti di essere vivi e vegeti al momento in cui avranno esaurito l' assegno risarcitorio loro versato dalle Camere.
Ora però arriva una nuova decisione che di fatto annullerà qualsiasi effetto di quella revoca dei vitalizi: le Camere stanno studiando il modo per fare tornare in vita i vitalizi revocati in caso di morte prematura del condannato. Rivivranno quindi gli assegni di reversibilità, di cui potranno beneficiare i familiari dell' uomo politico che ha subito quella condanna penale. Ad avere lanciato il tema alla fine del 2015 nell' ufficio di presidenza della Camera è stato il vicepresidente del Pd, Roberto Giachetti, che oggi mantiene ancora quell' incarico anche se è candidato del suo partito alle amministrative per l' elezione del nuovo sindaco di Roma. Giachetti ha chiesto un approfondimento alla Boldrini sulla «opportunità di affrontare il tema degli effetti delle decisioni in materia di cessazione dell' erogazione del vitalizio sui familiari degli ex parlamentari interessati.
Ricordo come tale questione fosse stata già sollevata nelle precedenti riunioni in cui è stata trattata la materia, ma come poi il suo esame sia stato sospeso in attesa di affrontarlo unitamente al Senato».
Ma già dal primo dibattito si è capito quale sarà la scelta obbligata. È intervenuto il segretario di presidenza di Fratelli di Italia, Edmondo Cirielli, sostenendo che «la cessazione dell' erogazione del vitalizio potrebbe configurarsi come una sorta di sanzione accessoria conseguente a una condanna di tipo penale. Poiché la responsabilità penale è sempre personale, essa ricade unicamente sulla persona che ha tenuto una certa condotta e non sui familiari. Pertanto, dal punto di vista giuridico, si potrebbe ritenere che il diritto alla reversibilità non venga intaccato da una sanzione che è rivolta unicamente alla persona che ha ricevuto la condanna». D' accordo Ferdinando Adornato (Ap) che dopo avere premesso «di essere stato contrario all' adozione del criterio secondo il quale la cessazione dell' erogazione del vitalizio sarebbe stata una conseguenza pressoché automatica dell' accertamento della sussistenza dei presupposti previsti dalla normativa in materia», ha concordato «con la proposta del Vicepresidente Giachetti di rinviare la decisione sul caso in esame all' esito dei necessari approfondimenti, in attesa di pervenire a una soluzione più compiuta della questione sul piano giuridico». Perfino Gianni Melilla di Sel, il partito della Boldrini, si è schierato a favore dei familiari dei condannati, sostenendo «di aver sollevato il problema degli effetti che la decisione sulla cessazione dell' erogazione del vitalizio avrebbe potuto comportare sui familiari dell' ex parlamentare interessato, già in sede di discussione della deliberazione generale in materia. Condivido pertanto l' esigenza, che è stata manifestata, di affrontare tale questione, pervenendo in tempi brevi, insieme al Senato, a una eventuale modifica della decisione a suo tempo adottata dagli Uffici di Presidenza dei due rami del Parlamento».
Davanti a tanto unanimismo la Boldrini ha deciso di «conferire al Collegio dei deputati Questori l' incarico di approfondire, in tempi brevi, il tema in questione anche con il Senato, attesa la comune definizione della disciplina in materia». Certo, adesso se si toglie l' assegno mensile ai parlamentari condannati e la si concede invece ai loro familiari al momento della loro scomparsa, la decisione delle Camere potrebbe essere passibile di azione penale per istigazione al suicidio (il condannato la fa finita per lasciare quel vitalizio alla propria famiglia), o per istigazione all' uxoricidio (i familiari eliminano il condannato pur di avere quel vitalizio). Una fine davvero grottesca per Boldrini e Grasso...