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venerdì 18 marzo 2016

Mistero Bergoglio: quei test clinici e il viaggio del prete dagli 007 cinesi

Vatileaks, la rivelazione clamorosa: i test clinici falsi di Papa Francesco consegnati agli 007 cinesi



I test clinici (falsi) sulla salute di Papa Francesco finiti in mano agli 007 della Cina. Sarebbero questi gli ultimi clamorosi sviluppi del processo Vatileaks. Secondo quanto riferisce Repubblica monsignor Lucio Vallejo Balda avrebbe effettuato un misterioso viaggio a Dubai in compagnia dell'ex colonnello dei Ros Giuseppe De Donno, per consegnare ai servizi segreti di Pechino la cartella clinica di Bergoglio. Il militare, tuttora sotto processo per la trattativa Stato-Mafia, smentisce categoricamente: "Ma quali 007, lui era in missione di carità". Ma il viaggio c'è stato, e dalle carte del processo emergerebbe che Balda, imputato insieme a Francesca Chaouqui e ai due giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, avrebbe consegnato ai servizi le analisi di sua madre.  

La mail e gli esami modificati - A settembre la gendarmeria vaticana perquisisce l'abitazione della commissione vaticana sulle Finanze e dentro cellulare e pc trovano le chat di Whatsapp con Nuzzi, Fittipaldi, la Chaouqui, le password di accesso ai database della Cosea e un paio di mail in cui parla con De Donno del viaggio in Dubai. E poi, scrive Repubblica, spuntano anche i file dell'elettrocardiogramma e delle analisi del sangue della madre 82enne del monsignore, con intestazione modificata: al posto del nome della signora, quello di Jorge Mario Bergoglio. 

Il viaggio a Dubai - "Conosco Balda da molti mesi, almeno dal 2014. Con lui ero in ottimi rapporti. È stata la Chaouqui a presentarmelo, spiega sempre De Donno a Repubblica. "Io dovevo andare a Dubai per lavoro, lui per incontrare persone legate all'associazione benefica Messaggeri della Pace a cui voleva chiedere dei finanziamenti o non so bene cosa. Il periodo coincideva, quindi abbiamo deciso di andare insieme, tutto qua. Il biglietto me lo sono pagato da solo, ovviamente". A Dubai, rivela l'ex colonnello, "Balda girava con l'abito talare e un trolley. Mi sembrava molto rilassato, siamo stati a cena in albergo. Non sono stato con lui tutto il tempo, quindi non saprei dire con chi si è visto". Resta un  mistero anche sul motivo, eventuale, di quell'incontro: forse per accreditarsi con i cinesi, o forse per avere da loro qualcosa in cambio.

L'uomo del fisco si sputtana in tv: "Così ti roviniamo se compri casa"

L'uomo del fisco si sputtana in diretta tv: se comprate una casa siete rovinati


di Francesco Borgonovo


A Rossella Orlandi, direttrice della Agenzia delle Entrate, piace il cinema. Tutti abbiamo potuto ammirarla mentre si calava nei panni del malvagio Darth Vader e si esibiva in una minacciosa citazione di Star Wars: «Chi non ha risposto ad un approccio collaborativo, conoscerà il lato oscuro dell' accertamento». Però a Rosella Orlandi piace un po' meno la televisione. Specie quando trasmette programmi che raccontano il «lato oscuro» del Fisco. E infatti, pochi giorni fa, l' Agenzia delle entrate ha emesso un comunicato in cui spiegava di stare «valutando la possibilità di intraprendere azioni legali» nei confronti di Striscia la notizia. Da qualche settimana, il tg satirico di Antonio Ricci manda in onda servizi che raccontano le vicende di alcuni malcapitati a cui l' Agenzia ha indirizzato multe e sanzioni per migliaia di euro. Guardandoli con attenzione, se ne deduce che il Fisco non mostra il suo «lato oscuro» soltanto con chi fa il furbo, ma pure con chi segue le regole e, sulla carta, non avrebbe nulla da temere. L' aspetto più odioso della faccenda consiste nel fatto che, molto spesso, ci sono di mezzo immobili, dunque case o uffici acquistati dai cittadini a prezzo di sacrifici. L' inviato di Striscia Riccardo Trombetta ha intervistato varie persone a cui è capitata la stessa cosa: dopo l' acquisto di un terreno o di un locale, i poveretti si sono visti recapitare dall' Agenzia delle entrate un avviso con annessa sanzione, piuttosto salata per giunta.

Facciamo un esempio. Uno degli intervistati ha spiegato di aver comprato un locale, pagandolo 210 mila euro, per farne una piccola palestra di yoga. Non passa molto tempo, ed ecco che arriva la comunicazione del Fisco, in cui si dice che - in base alle valutazioni dell' Agenzia delle entrate - il valore dell' immobile è in realtà di 313 mila euro e rotti. Segue multa di circa 20 mila euro. Stessa cosa per il proprietario di un terreno: lo ha pagato 35 mila euro, ma l' Agenzia gli ha attribuito un valore undici volte superiore: multa di 84 mila euro.

Il problema, però, è proprio la valutazione del Fisco. Tutti gli intervistati spiegano che l' Agenzia delle entrate non ha effettuato sopralluoghi, dunque i funzionari hanno valutato case e terreni senza vederli. In alcuni casi, sui documenti ufficiali, hanno persino sbagliato gli indirizzi. Come hanno fatto a stabilirne il prezzo, allora? Semplice, hanno paragonato i terreni e gli immobili ad altri con un valore di mercato più alto. La sensazione, espressa da alcuni degli intervistati da Striscia, è che il Fisco abbia volutamente sopravvalutato locali e terreni per poter emettere una sanzione, contando sul fatto che - per non avere guai - i cittadini avrebbero pagato. «Poiché ho protestato», ha spiegato uno dei poveretti, «ho avuto la sensazione che mi facessero uno sconto».

Di fronte a tutte queste testimonianze raccolte da Striscia, il «Fisco amico» della Orlandi che fa? Manda un comunicato in cui ventila azioni legali. Alla faccia della collaborazione. Peccato che, ieri sera, il tg satirico abbia mandato in onda una testimonianza eloquente. Un funzionario dell' Agenzia delle entrate, a volto coperto, ha rilasciato un' intervista all' inviato Trombetta. «Ho visto i vostri servizi e mi sono reso conto che state dicendo la verità», ha detto. Poi ha spiegato come funziona il sistema: «Noi facciamo delle ricerche di mercato esclusivamente puntate ad aumentare il valore che viene dichiarato nell' atto di compravendita», ha raccontato. «Ci viene imposto dal dirigente. Il dirigente si sente forte del suo operato, perché dice che opera nell' interesse dello Stato. Non rischia nulla, anzi, addirittura prende un premio a fine anno». Inoltre, il funzionario ha confermato il mercanteggiamento sulle multe da pagare: «Quando l' Agenzia convoca il cittadino e gli propone di pagare una cifra di molto inferiore (rispetto alla perizia), il cittadino preferisce pagare per non avere problemi. In questo modo l' Agenzia fa una bella figura e recupera una somma, diciamo, ingiusta». Capito? Il Fisco sovrastima le case e i terreni acquistati dagli italiani, e propone una sanzione pesante. Poi, quando il cittadino si presenta, la abbassa, mostrandosi «collaborativo», e convicendo i più ad aprire il portafogli e a pagare una multa che non si meritano. A questo punto, dopo il pagamento dell' ingiusta sanzione, l' Agenzia potrebbe consegnare ai cittadini una bella ricevuta con scritto: «Benvenuti nel lato oscuro». Se proprio bisogna prendere in giro la gente, lo si faccia fino in fondo.

Sette milioni di buste arancioni Inps Pensioni, la verità: quanto si prende

Dopo Pasqua 7 milioni di buste arancioni con la nostra pensione



C'era chi diceva che non sarebbero mai arrivate,perchè al leggere quanto riporto nelle lettere sarebbe scoppiata la guerra civile. Era per questo che le famose buste arancioni dell'Inps, più volte annunciate, alla fine non arrivavano mai. E invece, dopo Pasqua gli italiani sapranno tutta la verità. Il numero uno dell'Istituto di previdenza sociale, Tito Boeri, ha infatti annunciato che tra una decina di giorni inizieranno ad arrivare a sette milioni di italiani le suddette buste, nelle quali sta scritto quanto effettivamante prenderemo una volta che andremo in pensione al termine dell'attività lavorativa. A riceverle, nel corso del 2016, saranno i lavoratori privati, che potranno visionare da subito il loro estratto conto contributivo e una simulazione di base della loro pensione futura. Il progetto punta ad estendere in futuro l’invio della busta arancione anche a circa 1,5 milioni di dipendenti pubblici, che riceveranno le informazioni sulla propria pensione insieme al cedolino dello stipendio.

Verdini condannato: è caos nel Pd L'accusa feroce a Renzi: "Adesso parla"

Verdini condannato a due anni: caos nel Pd. L'accusa feroce a Renzi: "Adesso parla"



La spaccatura all'interno del Partito democratico tra sinistra Dem e maggioranza renziana si sta facendo sempre più marcato. L'ultima bomba esplosa nel partito di Renzi è stata la condanna di Denis Verdini a due anni, con pena sospesa, per concorso in corruzione nel processo stralcio legato all'appalto per i lavori nella scuola Marescialli di Firenze. Non che mancassero gli argomenti tra i piddini per darsele di santa ragione, visto che già nel pomeriggio infuriava la polemica sulla posizione che avrebbero dovuto avere al referendum sulle trivellazioni mare del 17 aprile. Ovviamente nel Pd ci sono ancora mille distinguo e posizioni diverse, considerando che a promuovere il referendum sono stati presidenti di regione del Pd contro un provvedimento di un governo (del Pd). Qualcuno come Roberto Speranza si è sentito in un tranello quando ha scoperto dal sito dell'Agcom: "che il Pd avrebbe assunto la posizione dell'astensione. Spero che ciò non sia vero".

Denis - Trivelle a parte, è sulla condanna di Verdini che la sinistra Pd prova a tornare alla carica con il classico: "Ve lo avevamo detto". Il dem Federico Fornaro non molla: "Ora si vede che non evocavamo fantasmi, ma rischi reali". A difendere il governo ci deve pensare il responsabile giustizia del Pd, David Ermini, e il capogruppo Ettore Rosato: "Noi non governiamo con Verdini" cercano di spiegare, miminizzando il voto di fiducia dell'ex Forza Italia al governo Renzi. Ermini prova ad arrampicarsi sugli specchi: "Nessun favoritismo, nessuno sconto - ha tuonato - Se Verdini sarà condannato in via definitiva, pagherà come tutti, come è giusto. E nel caso si applicherà anche a lui la Severino".

ADDIO BONUS 80 EURO Così rivogliono i vostri soldi: chi deve pagare e perché

Addio bonus 80 euro. Il Fisco si riprende i soldi: ecco chi paga e perché



Con una mano il governo di Matteo Renzi ha infilato 80 euro in busta paga a diversi lavoratori italiani, con un'altra l'Agenzia delle Entrate ha intenzione di sfilarle via per alcuni errori nel famigerato 730 precompilato. La colpa però non sarebbe dei contribuenti che hanno compilato male il modulo, ma del modello stesso che conterrebbe una serie di sviste sfuggite all'Agenzia. Il caso è stato sollevato alla Camera dal vicepresidente Simone Baldelli che ha fatto un'interrogazione al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan per sapere "quanti siano i beneficiari del bonus di 80 euro e quanti di questi, a causa degli innumerevoli errori dovuti alla compilazione della dichiarazione semplificata dei contribuenti, siano stati costretti a restituire tale bonus".

L'ammissione - A confessare il pasticcio è stato il viceministro Enrico Zanetti, confermando che il Fisco aveva calcolato in modo errato il numero di giornate lavorate e quindi il relativo calcolo del reddito complessivo. In attesa che il governo fornisca il numero di contribuenti colpiti, è noto almeno che a usufruire del bonus finora sono stati 10 milioni di italiani, che dal 15 aprile 2015 hanno avuto a disposizione il 730 precompilato per presentare la dichiarazione dei redditi. Uno degli elementi critici del modulo riguarderebbe la parte relativa alle detrazioni che, sostiene Baldelli: "non le contempla e, se le prevede, non garantisce un corretto inserimento, che ovviamente è a svantaggio del contribuente e a vantaggio del fisco". Il cul de sac va tutto a scapito di chi usa il precompilato: "Se con deduzioni e detrazioni è possibile beneficiare del bonus degli 80 euro - continua Baldelli - senza di esse c'è il rischio di finire fuori dai parametri e di doverlo restituire". Da questa strana "svista" il governo avrebbe raccolto circa dicei miliardi di tasse in più, anche se il governo non ha ancora fornito un dato certo.

giovedì 17 marzo 2016

XXII Anniversario dell’uccisione di Don Peppe Diana

XXII Anniversario dell’uccisione di Don Peppe Diana
Il ricordo del sacerdote coincide quest’anno con il Giubileo dei Giovani: il 19 marzo sarà ancora una volta una giornata fitta di eventi e carica di significati

a cura di Gaetano Daniele


Sabato 19 marzo 2016 cade il 22° anniversario dell'uccisione di don Peppe Diana per mano della camorra. Una ricorrenza che anche quest’anno “diventa occasione per esprimere la nostra gratitudine ad un sacerdote che ha reso vera e totale la testimonianza di fede della sua chiesa aversana”. L’osservazione è di Mons. Franco Picone, Vicario Generale della diocesi di Aversa e parroco della Chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe. “Tutte le manifestazioni in programma, promosse dalla diocesi di Aversa in collaborazione con il Comune di Casal di Principe, l’Associazione Libera e il Comitato don Diana ed inserite nel contesto dell'Anno della Misericordia, intendono spingere ognuno di noi ad una maggiore consapevolezza di quelle fragilità che hanno fortemente segnato le nostre terre, ma anche ad un ritorno al Signore, auspicando una nuova primavera di responsabilità e amore, interpretando ancora oggi il grido di un popolo che, mentre si libera dalla schiavitù della camorra, desidera opportunità concrete per poter vivere il cambiamento”.

Si comincia alle ore 7.30 con la Santa Messa presieduta dal Vescovo di Aversa Mons. Angelo Spinillo nella Parrocchia San Nicola, dove lo stesso don Diana fu assassinato 22 anni fa. Alle 9:00 la deposizione di fiori sulla tomba del sacerdote con la presenza dello stesso Vescovo Spinillo e del sindaco di Casal di Principe, Renato Natale. Alle 9.30, dall’Istituto Tecnico Commerciale "Guido Carli" muoverà il corteo verso “Casa don Diana”, in Via Urano, con arrivo previsto intorno alle ore 11:00. Qui verrà inaugurata la mostra fotografica “Non – Invano” e presentato il progetto del “Museo della resistenza” alla presenza di don Luigi Ciotti e di PIF (Pierfrancesco Diliberto), entrambi vincitore nel 2015 del “Premio Nazionale don Diana”. L’attore e regista palermitano presenterà poi l’app “NOma - Museo urbano NOmafia», ideata per custodire la memoria dei luoghi e delle persone che hanno combattuto la mafia fino a sacrificare le proprie vite.

Nel solco del ricordo di don Peppe Diana si pone anche il Giubileo dei Giovani “Gesù cammina con noi”: l’evento diocesano, organizzato dalla Pastorale Giovanile in preparazione alla “Giornata Mondiale della Gioventù”, si terrà sempre sabato 19 marzo a  partire dalle 18:00, quando i giovani si ritroveranno sempre presso la Parrocchia San Nicola di Casal di Principe per recarsi in pellegrinaggio a piedi fino alla Porta della Misericordia della Cattedrale di Aversa. Per Don Francesco Riccio, responsabile della Pastorale Giovanile della diocesi di Aversa, la scelta dell’itinerario è carica di significato: “Partire da un luogo simbolo della nostra Chiesa diocesana qual è la Parrocchia di Don Peppe Diana, nel giorno dell'anniversario del suo martirio, per poi arrivare in Cattedrale e attraversare la Porta Santa ci permette di essere protagonisti in questo tempo storico e imprimere le nostre orme su questo territorio a noi affidato. Attraverseremo vari comuni e incontreremo molte persone, sarà il nostro modo per dire che i giovani di Gesù ci sono e camminano con lui nella vita”

Latte contaminato per il Grana Padano: la mappa della paura, tutti i sequestri

Latte contaminato per fare il Grana Padano: la mappa della paura, tutti i sequestri



Cinque caseifici avrebbero usato latte con aflatossinautilizzato i per preparare forme di formaggio che dovrebbero ricevere il marchio Grana Padano a giugno. Stefano Berni, che dagli uffici di San Martino della Battaglia (Desenzano del Garda) ripete, come scrive il Corriere della Sera che "ogni forma di Grana oggi in commercio è totalmente sicura e che il formaggio prodotto con il latte incriminato è tutto stoccato nei magazzini, in attesa di subire rigorosi controlli sanitari". Ma intanto è già panico. Sono state già sequestrate 7mila forme di Grana Padano e i numeri potrebbero ancora crescere. Il latte "incriminato" è stato munto in una trentina di stalle (nel Bresciano, nel Cremonese e nel Mantovano). Le vacche che hanno prodotto questo latte hanno mangiato mais locale contaminato da cangerogena aflatossina B1, fungo sprigionatosi per colpa dell’estate arida e caldissima