I giudici rovinano la festa di Vendola. Vogliono Nichi a processo: ecco perché
Riparte il 17 maggio in Corte d’Assise a Taranto il processo per il reato di disastro ambientale dell’Ilva. Oggi il giudice dell’udienza preliminare, Anna De Simone, ha rinviato a giudizio tutti coloro per i quali la Procura di Taranto aveva avanzato richiesta specifica: si tratta di 44 persone fisiche e di 3 società che rispondono in base alla legge sulla responsabilità amministrativa delle imprese. Le tre società coinvolte sono Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici. Tra le 44 persone fisiche invece ci sono Fabio Riva - attualmente detenuto nel carcere di Opera a Milano -, Nicola Riva (rappresentanti della proprietà Ilva), l’ex presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, gli ex direttori dell’Ilva di Taranto, Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, l’ex governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola, l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, il sindaco di Taranto, Ezio Stefano. Molto diversificati i capi di imputazione: si va dall’associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale nei confronti dei due fratelli Riva mentre il sindaco di Taranto è accusato di omissione di atti d’ufficio e l’ex-presidente della Regione Puglia Nichi Vendola per concussione per presunte pressioni sull’Arpa.
L'interruzione - I 47 erano già stati rinviati a giudizio a fine luglio da un precedente gup, Wilma Gilli, dopo un’udienza preliminare durata quasi un anno. Il processo in Corte d’Assise era anche cominciato solo che a dicembre fu interrotto a seguito di un errore nei verbali riscontrato dalla Procura, errore che avrebbe potuto inficiare il prosieguo del procedimento. Di qui il parziale azzeramento e il ritorno ad un nuovo gup. Parziale perchè l’udienza preliminare è cominciata dalla requisitoria della Procura mentre sono state salvate le oltre 800 costituzioni di parte civile tra ministeri, enti locali, sindacati, famiglie dei lavoratori, associazioni degli agricoltori, pescatori e allevatori che ritengono di aver subito gravi danni dall’inquinamento dell’Ilva. Dopo lo stop intervenuto a novembre scorso in Corte d’Assise a Taranto in quanto la Procura aveva rilevato un errore in un verbale di udienza - mancava il nome del difensore di ufficio per una decina di imputati, il che poteva far supporre che quel giorno gli stessi imputati non avessero beneficiato del diritto alla difesa - il processo è stato parzialmente azzerato ed è nuovamente cominciato dall’udienza preliminare dinanzi ad un nuovo gup, essendosi il gup precedente, Wilma Gilli, già pronunciato, sino alla conferma del rinvio a giudizio di oggi. È da sottolineare che rispetto al precedente procedimento, non ci sono state novità negli interventi di Procura e difesa. I pm hanno infatti rinnovato la richiesta di rinvio a giudizio per tutti i 47 imputati, la difesa, invece, ha chiesto il proscioglimento. È il caso, tra gli altri, parlando degli ultimi casi discussi, dell’ex governatore della Puglia, Nichi Vendola, del direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, dell’imprenditore Nicola Riva della proprietà Ilva e già presidente, sino ai primi di luglio 2012, presidente del cda dell’azienda. La difesa dell’ex presidente Vendola ha ricordato come il governo regionale pugliese abbia contrastato l’inquinamento dell’Ilva attraverso controlli e leggi specifiche come quelle sul benzoapirene e sulla diossina, mentre quella del direttore generale Giorgio Assennato ha detto che nessun atto dell’Arpa ha mai agevolato Vendola. L’accusa, infatti, sostiene che Vendola avrebbe fatto pressioni sull’Arpa perchè attenuasse i suoi controlli ambientali sull’Ilva.
La difesa - La difesa Ilva ha invece annunciato che riproporrà in Corte d’Assise la richiesta di patteggiamento, già avanzata nella prima udienza del gup ma sulla quale la Procura aveva negato l’assenso. La precedente udienza preliminare davanti al gup Gilli si era chiusa a fine luglio con 47 rinvii a giudizio, cioè quanti ne aveva chiesto la Procura e quindi oltre a Vendola, Assennato e Claudio Riva, anche Fabio Riva, della proprietà Ilva, l’ex presidente Ilva, Bruno Ferrante, il sindaco di Taranto, Ezio Stefano, il parlamentare Nicola Fratoianni, assessore regionale all’epoca dei fatti, l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, gli ex direttori del siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo. Diversi i reati contestati: in 52 erano giunti alla precedente udienza preliminare ma in cinque avevano scelto l’abbreviato e il gup Gilli in proposito si era pronunciato