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sabato 27 febbraio 2016

Una pioggia di miliardi per Putin: l'accordo (di guerra) con la Cina

Una pioggia di miliardi per Putin: l'accordo (di guerra) con la Cina



L'intervento dei caccia russi in Siria è stato uno dei migliori spot per l'industria militare di Mosca che nel 2016 cominciano a incassare le prime grosse commesse da diversi Paesi. I cinesi, per esempio, sono rimasti particolarmente colpiti dai Sukhoi Su-35S, ammirati anche al Singapore Airshow la scorsa settimana, come riporta Italia Oggi, a tal punto che anche l'agenzia Tass conferma la volontà di Pechino di acquistare almeno 24 caccia all inclusive. Una commessa del valore di 2 miliardi di dollari. La Cina sarebbe la prima potenza a dotarsi dei caccia russi, ma non l'ultima di quest'anno. A ruota c'è l'interesse anche dell'India, già intenzionata a comprare 40 caccia da Vladimir Putin, in particolare il modello Su-30Mki, sviluppato in collaborazione con l'aeronautica militare indiana e assemblato in India. Altre richieste arrivano al Cremlino dal nord africa, tutte da definire, e dall'Indonesia, pronta a sostituire la sua flotta fatta degli obsoleti caccia americani, gli F-5E/F.

La rinascita - Per l'aviazione russa è uno dei momenti più floridi, almeno stando ai dati dell'agenzia Rosobornexport, specializzata nell'intermediazione degli scambi commerciali import-export per la Russia. Mosca può vantare un portafoglio di ordini da 20 miliardi di euro solo per i velivoli. Un giro d'affari sviluppato da una delle tecniche di marketing più banali che esistano: "L'aumento della domanda - ha detto Sergey Kornev, capo dipartimento export - è stato facilitato dalla convenienza economica dei modelli russi, dalla reputazione della Russia come partner affidabile e dalla cooperazione tecnica e militare stretta con i vari paesi".

Eccezionale impresa dell'italiano Moro: nessuno al mondo ci era riuscito

Eccezionale impresa dell'italiano Moro: nessuno al mondo ci era riuscito



Simone Moro è diventato il primo uomo nella storia a scalare il Nanga Parbat, 8.125 metri in Pakistan, durante la stagione invernale. Assieme a lui anche lo spagnolo Alex Txicon e il pakistano Alì Sadpara. L'impresa era stata tentata 31 volte prima della riuscita, con la cordata che è arrivata in cima alle 11.37 (ora italiana). Per Moro, ormai un simbolo dell'alpinismo italiano e mondiale, si tratta del quarto ottomila scalato durante l'inverno. All'appello degli 8000, solo il leggendario K2 non è ancora stato scalato da nessuno durante la stagione invernale. Il gruppo era partito dal campo 4 a 7200 metri e ora sta effettuando la discesa. Tamara Lunger, altoatesina, si è fermata qualche metro prima della vetta. 

Finisce un'epoca nel calcio mondiale Eletto il nuovo numero 1 della Fifa

Gianni Infantino eletto presidente della Fifa: prende il posto di Blatter



Finisce un'epoca nel calcio mondiale, quella di Sepp Blatter: Gianni Infantino è il nuovo presidente della Fifa. Il dirigente svizzero di origine italiana, segretario generale della Uefa, ha raccolto al secondo turno 115 voti, più del necessario (ne bastavano 104) per ottenere la presidenza della Federazione internazionale. Battuta la concorrenza dello sceicco Salman Bin Ibrahim al Khalifa, che si è fermato a 88 voti. Appena 4 preferenze per il principe Alì di Giordania, zero per Jerome Champagne. Il quinto candidato, Tokyo Sexwale, si era ritirato prima che prendessero il via le votazioni.

Marina, arriva la maxi stangata Ecco come la vogliono punire

Mondadori-Rcs: gli ordini dell'Antitrust a Marina Berlusconi




Erano attese da tempo le prescrizioni dell'Antitrust sull'acquisto di RCS Libri da parte di Mondadori. E l'Authority per la concorrenza non ha avuto mano morbida con la casa editrice di Segrate, che per l'acquisto di RCS Libri ha sborsato 126 milioni di euro.

Come scrive Il Fatto Quotidiano, la prescrizione  più importante è la rinuncia da parte del gruppo guidato da Marina Berlusconi a Bompiani e Marsilio (Sonzogno compresa). La vendita dei due marchi ridurrà, secondo le stime, del 4-5% la quota di mercato che Rcs Libri (10-12% totale) porta in dote a Mondadori (25%). L' aggregato, insomma, dovrebbe valere - a cessioni fatte - il 32% del mercato più ricco.

Altro punto all'ordine del giorno era l'acquisizione dei diritti d'autore. Mondadori dovrà rinunciare per tre anni al diritto di opzione sulle opere future, al diritto di preferenza per il rinnovo e al diritto di prelazione per le opere in raccolta. Data la durata media dei contratti, ha scritto Segrate nella sua memoria, l' effetto di questa misura si trascinerà fino al 2029.

Quanto alla distribuzione degli e-book Mondadori è obbligata per tre anni alla messa a disposizione dell' intero catalogo a condizioni eque, trasparenti, non discriminatorie e orientate ai costi a tutte le piattaforme di vendita che ne facciano richiesta. Poi c' è il tema delle librerie: Mondadori e Rcs Libri, in proprio e in franchising, sono colossi della vendita al dettaglio: per i prossimi tre anni e mezzo dovranno garantire la "presenza di un numero di titoli editi da soggetti terzi pari ad almeno il 40% del totale dei titoli esposti e farlo in modo adeguato e in numero proporzionale rispetto a quanto avviene per i titoli Mondadori e Rcs Libri della medesima tipologia.

Pd esploso: renziani contro sinistra dem Quello sfottò: "E' colpa vostra se..."

Il Pd esplode sopra la mina Verdini. Speranza: "Congresso subito". La Serracchiani: "Tutta colpa tua"



Dalle unioni civili al "tutti contro tutti". Il Pd uscito a pezzi dalla trattativa sul ddl Cirinnà sta vivendo ore da psicodramma. Roberto Speranza, ex capogruppo alla Camera e leader dei dissidenti dem, ha invocato chiaro e tondo "un Congresso, subito". Non nel 2017, dunque, ma nelle prossime settimane, perché la linea decisa dal premier Matteo Renzi, che ha ceduto ad Angelino Alfano sulle adozioni gay e ha imbarcato i voti di Denis Verdini, non può più essere tollerata. L'ingresso ufficioso dei verdiniani nella maggioranza con il voto di fiducia "tocca l'identità profonda del Partito Democratico - spiega Speranza -. Il Pd è nato per essere cardine del centrosinistra", invece "giorno dopo giorno rischia di diventare altro e per me questo non è accettabile". Dunque, è la sfida a Renzi, "non si può più stare zitti ed è il momento che si faccia una discussione vera sulla identità del Pd e l’identità di un partito si può decidere solo in un congresso, chiediamo che si faccia il congresso anticipato". La differenza con il governo Letta (in cui il Pd era a braccetto con Scelta Civica e Forza Italia), Speranza spiega: "L'appoggio di esponenti di centrodestra è diverso, perché allora era indispensabile avere quei voti per far nascere un governo. Ora si tratta di un governo che già esiste. È indispensabile ricordare la dialettica dinamica parlamentare di quei giorni". Il punto, è la sua accusa durissima a Renzi, è che ora "sta cambiando la prospettiva politica: si sta costruendo un patto organico con residui del berlusconismo".

Serracchiani raggelante - Le parole di Speranza, che raccolgono ampio consenso nell'ala sinistra del partito (non a caso già giovedì Pierluigi Bersani aveva invocato un congresso anticipato), trovano la replica stizzita dei renziani della prima ora e non. "A Speranza ricordo che Verdini ha votato la fiducia al governo Monti e l'ha votata al governo Letta, oltre ad aver votato ieri per le unioni civili, passaggio storico atteso da anni - commenta Debora Serracchiani, vicesegretaria del Pd -. Il gruppo di Verdini non c'entra nulla con il Pd, non fa parte  del nostro partito e mai ne farà parte. L'unico a tenere quotidianamente insieme il Pd e Verdini è proprio Speranza, che insegue i propri fantasmi o forse più semplicemente le dichiarazioni dei Cinque Stelle e di Forza Italia". Poi la battuta, raggelante: "Forse, più che al congresso del Pd, vuole candidarsi a segretario di Ala? Sicuramente avrebbe più chance. Se invece vuole candidarsi segretario del Pd si accomodi, ci metta la faccia al prossimo congresso. Vedremo chi vincerà e chi perderà". Tradotto: prove tecniche di scissione.

Addio alla ricetta, ora cambia tutto Come avere le medicine in farmacia

Dal 1 marzo addio alla vecchia ricetta: arriva quella elettronica




La vecchia ricetta va in pensione e cede il passo a tablet e computer. L’applicazione a regime della normativa sulla circolarità nazionale della ricetta dematerializzata è prevista per il 1 marzo, quando le farmacie dovrebbero essere nelle condizione di calcolare ticket e regime di esenzione vigente nella Regione di provenienza del cittadino. La legge che manda in soffitta i blocchetti rossi del nostro dottore è in realtà del dicembre 2015 e recepisce un decreto di più di tre anni fa.

Dopo una serie di blocchi informatici ora ci siamo: per prescrivere un farmaco, un accertamento o una visita, il medico si collegherà a un sistema informatico, lo stesso visibile al farmacista che ci consegnerà pillole o sciroppi. Ma ricetta elettronica, sottolinea la federazione dei medici di famiglia Fimmg, non è ancora sinonimo di abolizione della carta. Per ora, infatti, riceveremo dal dottore un piccolo promemoria da consegnare al bancone della farmacia, che permetterà di recuperare la nostra prescrizione anche in caso di malfunzionamenti del sistema o assenza di linea internet. Ma quando il sistema andrà a regime anche questo foglietto sparirà, rendendo la procedura interamente paperless.

Ma come funziona, nel concreto, il nuovo sistema? I dottori, per effettuare una prescrizione, si connettono dal proprio pc a un apposito portale: compilando la ricetta sullo schermo, identica a quella cartacea, un Nre (numero ricetta elettronica) sarà associato al nostro codice fiscale, aggiungendo in automatico anche eventuali esenzioni. Il sistema stampa quindi il promemoria, con il quale possiamo andare in farmacia: con i dati presenti, attraverso i codici a barre stampati sul piccolo foglio A5, il farmacista recupera la prescrizione direttamente on-line e ci consegna la medicina di cui abbiamo bisogno.  In questa prima fase di avvio, fino a fine 2017, sono ancora esclusi dal nuovo metodo alcuni farmaci come gli stupefacenti, l’ossigeno, le prescrizioni per erogazione diretta in continuità assistenziale, i farmaci con piano terapeutico Aifa. La ricetta elettronica, in compenso, vale in tutte le farmacie del territorio nazionale, sia pubbliche che convenzionate. Questo significa che i farmaci potranno essere ritirati anche fuori dalla regione di residenza. 

CENTRODESTRA, I NUMERI Il sondaggio clamoroso vince solo se candida lui

Il sondaggio che lancia Marchini: il centrodestra vince solo se candida lui



Il centrodestra è diviso, i suoi elettori no. Secondo il sondaggio Ipr di cui pubblica i passaggi salienti il Corriere della Sera, Alfio Marchini è l'unico candidato in grado di battere a Roma la grillina Virginia Raggi. Peccato che, almeno al momento, le forze del centrodestra siano ancora divise su nomi e strategie da tenere. 

Lo scenario - Marchini da solo avrebbe il 14%, con il Movimento 5 Stelle al 25,5% e il Pd con Roberto Giachetti (che dovrà però vincere le primarie contro Morassut) secondo al 22%. Guido Bertolaso sarebbe al 21% mentre la lista Noi con Salvini da sola si fermerebbe al 2,5%, superato dall'ultra sinistra di Stefano Fassina (5,5%) e dalla destra di Francesco Storace (5%). Bertolaso meglio di Marchini, dunque, ma anche qualora riuscisse a scavalcare Giachetti e arrivare al ballottaggio, non riuscirebbe a conquistare i voti del centrosinistra e battere la Raggi. Se invece il centrodestra si schierasse con Marchini (anche senza il sostegno di Giorgia Meloni), Alfio arriverebbe al 29% e al secondo turno guadagnerebbe il 52% dei voti contro il 48% della grillina. Certo, resta la variabile Meloni: senza di lei Fratelli d'Italia da sola sarebbe al 14%, ma se davvero scendesse in campo le carte potrebbero cambiare.