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mercoledì 17 febbraio 2016

Caivano (Na): La replica dell'Avv. Domenico Acerra (Liberi Cittadini) al blog del dott. De Cicco

Caivano (Na): La replica dell'Avv. Domenico Acerra (Liberi Cittadini) al blog diretto dal dott. Giovanni De Cicco Capo di Staff del Sindaco dott. Simone Monopoli 



Avv. Domenico Acerra
(Liberi Cittadini)

Le Bugie e la realtà

Egregio Signor Direttore,
in relazione all’articolo titolato “le bufale di liberi cittadini. Città del fare tutti maschi: nessuna sorella di consigliera”, pubblicato sul sito on line napolimetropoli.it, da Lei diretto, Le invio, a titolo personale, a tutela della mia onorabilità e a difesa della verità dei fatti, le seguenti precisazioni. Ad un certo punto, nel predetto articolo, Ella afferma: “Domenico Acerra, che fino a qualche mese fa urlava dai palchi l’inconsistenza del centrosinistra ed esaltava le qualità di Monopoli (salvo poi abbandonarlo appena il sindaco rese pubblica la giunta)..”.

Innanzitutto, dal punto di vista stilistico e personale, non sono abituato a urlare; parlo, dialogo, ho fatto qualche comizio durante l’ultima campagna elettorale, ma non urlo. Le urla appartengono a persone che hanno un’indole e una cultura diverse dalla mia, più rozze, da trivio. Ma questa “caduta” giornalistica, questa volta, gliela concedo considerato che Lei non mi conosce. Quanto alla inconsistenza del centro sinistra, ribadisco ancora una volta che questa parte politica ha amministrato male il paese e le sue responsabilità sono ormai un dato storico inconfutabile.

È vero. Mi è capitato di sottolineare le qualità di Monopoli. Quando Monopoli parlava di discontinuità, rinnovamento, competenze, trasparenza, merito, gliene ho dato atto e gli ho tributato il mio plauso.

Ed è vero anche che successivamente alla vittoria ho abbandonato la coalizione che sosteneva Monopoli. Ma due giorni dopo la vittoria elettorale, non dopo il varo della giunta come Lei scrive in modo inesatto. Tuttavia, mi è gradita l’occasione per spiegare ancora una volta a tutti, spero definitivamente, i motivi del mio dissenso politico da Monopoli.

Monopoli, vinte le elezioni, grazie anche alla mobilitazione di tante donne e uomini che lo circondavano, all’indomani della sua elezione, avrebbe dovuto seguire un itinerario politico molto semplice. In primo luogo avrebbe dovuto coinvolgere i consiglieri eletti, come avviene in tutte le democrazie, perché essi sono i più titolati ad assumere i ruoli importanti nel governo del paese, soprattutto nell’esecutivo.

In secondo luogo, riscontrato l’eventuale rifiuto degli eletti, avrebbe dovuto attingere a tutte le risorse umane e professionali disponibili nella coalizione, al di là della loro appartenenza partitica, ma tenendo conto del contributo di idee, culturali e personali che questi sono in grado di offrire al paese. A questo proposito, ricordo ancora commosso lo straordinario impegno del mio amico ingegnere Giuseppe Peluso, che dopo avere condotto una campagna elettorale generosa, impegnandosi in prima persona come candidato al consiglio comunale, non è stato poi coinvolto nell’amministrazione cittadina pur avendo eccellenti qualità.

In terzo luogo, in assenza di personalità, risorse e disponibilità all’interno della coalizione uscita vincitrice dalle elezioni, avrebbe dovuto volgere lo sguardo alla società civile per individuare le giuste personalità e invitarle ad assumere il comito di amministrare il paese. Ma niente di tutto questo è stato fatto.

Monopoli, sorprendentemente, officiava invece il rito della spartizione, archiviato anche dalle peggiori giunte di sinistra che hanno amministrato Caivano. Egli, rispolverando quello che un giornalista locale chiamò il “manuale Cencelli”, nella composizione della giunta, accettava il criterio della spartizione tra partiti.

Questo errore metodologico, politico, etico, fu da me subito sottolineato in un post pubblicato su facebook, dove rimarcavo l’insensatezza e quasi l’immoralità del criterio di spartizione che si stava usando per la composizione della giunta, attirandomi i rimproveri di chi circondava il Monopoli: questi amici mi facevano notare che il sindaco l’avrebbe presa come una critica personale e in questo modo me lo sarei inimicato. In realtà non ho mai fatto ammenda delle mie parole, non ho mai ritrattato le mie posizioni, per diversi motivi: perché credo profondamente nel valore della coerenza; perché in quel modo pensavo di tutelare le migliaia di elettori ed elettrici che avevano creduto nel messaggio di rinnovamento di cui anche io mi ero fatto portatore; infine perché ritenevo monopoli un uomo intelligente e confidavo nella sua volontà di dialogo anche come momento di crescita umana e politica.

Tutto il resto è storia. Monopoli ha varato una giunta composta sulla base di criteri partitocratici, familistici, spartitori, lottizzatori, antimeritocratici. E ha imposto un presidente del consiglio comunale che, al di là del suo spessore personale, è tutt’altro che un uomo della discontinuità, anzi è la rappresentazione plastica del passato. Ai miei occhi questo è apparso avventurismo politico e l’ho considerato un tradimento politico.

I fatti, adesso, a distanza di otto mesi, purtroppo dicono che Monopoli ha sbagliato a nominare quella giunta, già dimezzata, tant’è che egli stesso la vuole rinnovare, varando una cosiddetta “fase due”.

Ancora. Lei mi definisce, nello stesso articolo, “ex fedelissimo di Monopoli”. Usa così una espressione, come dire, da rotocalco rosa. Trattandosi di vicende politiche, meglio si addice ad esse il concetto di coerenza a quello di fedeltà. In proposito, credo sia innegabile anche agli occhi del mio più acerrimo detrattore, resto ancorato saldamente alle idee di rinnovamento, discontinuità, merito, competenze, che poi sono i capisaldi del mio impegno civile. In concreto e in relazione alle vicende politiche a cui Lei si riferisce nell’articolo, senza dubbio ritengo di essere una persona coerente. Sono altre le persone che hanno abbandonato le idee e i capisaldi che tenevano insieme la comunità politica di cui facevo parte.

Infine il tema dell’organismo di valutazione. Anche qui, mi scusi l’affronto, ma Lei usa un linguaggio sbagliato, questa volta vagamente allusivo. Si spinge a dire che lo scrivente “potrebbe dire tanto, come disse tanto, proprio su questa vicenda”. Questa criptica sequenza di parole vuote, questo scorrere di inchiostro velenoso, mi ripugna. Tuttavia, non accetto quella che considero da parte Sua solo una provocazione e ne giro alla larga. Ma, ne sia certo, gli schizzi del Suo inchiostro non macchieranno mai la specchiata moralità della mia persona.

Certo che vorrà dare spazio alla mia lettera sul suo giornale, La saluto distintamente.

Caos alla Roma, Spalletti umilia Totti La frase con cui archivia il Capitano

Caos alla Roma, Spalletti umilia Totti La frase con cui archivia il Capitano




"Ho rispetto per Totti, ma non scelgo la formazione basandomi sulla storia di un giocatore. La priorità sono i risultati". Non usa mezzi termini Luciano Spalletti, in una intervista al quotidiano spagnolo As, ripresa dal sito dell'Adnkronos. Alla vigilia della sfida contro il Real Madrid nell'andata degli ottavi di Champions, l'allenatore della Roma dice: "Io alleno la Roma, non solo Totti. Il mio obiettivo primario sono i risultati e faccio le mie scelte in funzione di questo".

Lui e il Capitano hanno un rapporto "dal mio punto di vista è perfetto", ma da parte di Totti, non si sa. Di certo lui, "è un giocatore che illumina la fase offensiva, ma dipende anche dall'avversario se si possono utilizzare le sue qualità rinunciando a ciò che non può darti. Lui può mettere un pallone perfetto, ma se la squadra deve pressare per lui è più difficile retrocedere di 40 metri per farlo". Adesso, conclude Spalletti, bisogna "raschiare il fondo del barile. Solo così la Roma può tornare al livello che serve per cominciare a fare altri ragionamenti. Fino ad allora, non c'è spazio per i sentimenti: solo lavoro, forza e corsa". Non si sa se Totti capirà il discorso, "io faccio il mio lavoro" e "ho bisogno di risultati".

Pausini, dopo Sanremo finisce malissimo Questione di soldi, volano le denunce

Dopo il Festival finisce malissimo. Una questione di soldi: Pausini, volano le denunce


di Gaetano Daniele


Dopo la performance al Festival di Sanremo di Laura Pausini, la tempesta. La Pausini non ci sta e prende una (fortissima) posizione contro le voci sul suo cachet milionario per comparire sul palco dell'Ariston. Televisione Pubblica (Soldi Pubblici). La replica arriva dalla pagina Facebook ufficiale della cantante, dove si legge: "Sarà nostra premura denunciare le persone e le testate che hanno riportato cifre assolutamente inesistenti riguardo il compenso della nostra artista. In Italia va di moda voler diffamare le persone inventando di tutto e di più. Quindi non solo smentiamo categoricamente le cifre (ce ne sono parecchie a seconda delle testate) che leggiamo, ma vi invitiamo a non fidarvi delle testate che le riportano". Insomma, resta però il punto interrogativo: quanto ha guadagnato Laura Pausini in 20 minuti (circa) di spettacolo? 

Evadi le tasse? La pacchia è finita Massacrato: dove ti becca il Fisco

Evadi le tasse? La "pacchia" è finita. Massacrato: dove arrivano a beccarti




In principio è stata la voluntary disclosure, grazie alla quale l'Agenzia delle Entrate ha cercato di incentivare il rientro di capitali dall'estero o comunque la loro dichiarazione. La collaborazione volontaria ha fatto emergere circa 60 miliardi di euro, dei quali l'80% erano rintanati in Svizzera, altri nel Principato di Monaco e altri ancora a Singapore e alle Bahamas. Al quinto posto tra le preferenze degli italiani c'è stato Lussemburgo ed è proprio verso il Granducato che partirà la prima richiesta di gruppo per conoscere i conti di italiani depositati dal 1 gennaio 2014.

Come funziona - È la prima volta che il Fisco italiano avanza una richiesta mirata a un gruppo di contribuenti dei quali, scrive Italia Oggi, non si conoscono anagrafiche o generalità, ma per i quali esiste una provata presunzione di evasione fiscale. Una volta partita la richiesta di chiarimenti da parte dell'Agenzia delle entrate, l'amministrazione fiscale lussemburghese avrà 60 giorni di tempo per rispondere. Esiste già un precedente in Europa e risale a settembre scorso, quando l'Olanda ha chiesto a una banca svizzera informazioni su un gruppo di contribuenti sconosciuti, ma accomunati da un analogo comportamento. La colpa dei correntisti olandesi in Svizzera è stata non aver compilato un formulario utile ad attestare l'origine e la dichiarazione delle attività detenute all'e
stero.

Il canone Rai non si può riscuotere Caos bollette: non si paga a luglio?

Canone in bolletta: caos totale. Nessuno sa come riscuoterlo


di Enrico Paoli 



Sino ad ora il canone Rai era «solo» la tassa più odiata dagli italiani. Ora rischia di diventare anche la gabella più incasinata della storia. Come se gli italiani avessero bisogno di ulteriori complicazioni burocratiche. In pratica la riforma varata dal governo e inserita nella legge di Stabilità, che prevede il pagamento della tassa con la bolletta elettrica, ha le stesse certezze di una mucca che vola.

Ragione, quest' ultima, che ha indotto l' associazione dei gestori di energia elettrica a lanciare l' allarme. Assoelettrica, nel giorno in cui scadono i termini per la presentazione del decreto attuativo di competenza del ministero dello Sviluppo economico (documento necessario per risolvere i tanti nodi ancora irrisolti), avverte che «le imprese non sanno come fare» e c' è «il rischio che si arrivi impreparati alla scadenza del prossimo luglio». La legge di Stabilità prevede due atti specifici ulteriori di stretta competenza del Mise e dall' Agenzia delle Entrate. Il primo è il decreto attuativo che deve definire i dettagli della misura e per il quale la legge ha stabilito una tempistica di 45 giorni dall' entrata in vigore della Stabilità. Il termine è scaduto domenica, formalmente ieri. Al ministero, però, stanno ancora «lavorando per noi». Tanto che le solite «fonti accreditate» assicurano che il decreto dovrebbe essere emanato «in tempi brevi». Di quale settimana e di quale mese, però, nessuno lo dice.

Il secondo provvedimento atteso è quello dell' Agenzia delle entrate, che deve definire le modalità per la presentazione dell' autocertificazione di coloro i quali non posseggono una tv e, quindi, sono esentati dal pagamento. Dall' Agenzia ricordano comunque che il provvedimento in questione potrà arrivare «solo dopo il decreto del Mise». Il classico cane che si morde la coda, insomma. Senza l' uno non ci sarà l' altro e intanto le aziende aspettano, mentre «il tempo stringe» e i teleabbonati non sanno che pesci pigliare. Da qui l' allarme lanciato da Assoelettrica che, per la verità, fin dall' inizio si era dichiarata contraria al canone in bolletta definendolo «un pasticcio» e che insieme a Utilitalia ha inviato al ministero un documento circostanziato che elenca tutti i problemi aperti. «Le imprese devono predisporre i necessari sistemi informatici per emettere le nuove fatture modificate», ricorda il presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, «bisogna incrociare le banche dati, occorre chiarire una lunga serie di problemi che ancora non sono stati sciolti, dalla questione dei ritardati pagamenti, alla morosità, dall' eventualità di un cambio di fornitore ai pagamenti parziali, dai reclami ai contratti non residenti».

Il documento presentato al Mise offre una lunga serie di casi in cui l' incertezza regna sovrana: cosa succede, per esempio, se un utente cambia fornitore di energia? E ancora, cosa deve fare un fornitore di energia che attiva la fornitura a un cliente in corso d' anno per esempio a dicembre? Quando si parla di «prima fattura successiva al 1 luglio» s' intende emessa oppure con scadenza di pagamento? Che fare in caso di ritardi di fatturazione nella emissione e, quindi, nella riscossione? I solleciti devono includere anche la quota canone? Ci sono poi da disciplinare i casi di pagamenti con bollettino postale, le rateizzazioni, i reclami, gli interessi di mora, i pagamenti con Rid. Una vera e propria giungla di incognite che le imprese chiedono di risolvere, anche con un confronto tra tutti i soggetti coinvolti: ministeri, Autorità per l' energia, Agenzia delle Entrate, Acquirente Unico e le associazioni degli operatori.

Ma ad avere bisogno di chiarimenti non sono solo le imprese, ma anche le famiglie. «Siamo convinti», avverte il Codacons, «che a luglio si scatenerà un vero e proprio caos, con gli utenti e le aziende elettriche impreparate ad affrontare la novità. Le famiglie ancora non hanno capito come avverrà il pagamento del canone, chi è tenuto a versarlo e per quali case, e non vogliamo pensare a cosa avverrà in caso di morosità o ritardi nei pagamenti». In questo mare magnum di «se» e di «ma» regna sovrano un solo dato: i primi 70 euro si pagheranno a luglio, dopo le elezioni amministrative, in modo da non impattare sul voto. I restanti 30 euro con le bollette successive. Infine il capitolo nomine.

Antonio Campo Dall' Orto, amministratore delegato dell' azienda, è determinato a farle a breve potendo by passare il cda al quale non deve più consegnare in anticipo i curricula dei candidati, forse già a fine mese. Secondo le voci che corrono vuole cambiare subito tutti e tre i direttori di rete, Giancarlo Leone compreso (timoniere di Rai Uno), nonostante il Sanremo dei record. Per i telegiornali, invece, essendo una materia da maneggiare con cura, dovremo attendere i primi di luglio. Per le testate meglio passare le amministrative.

Torna la cortina di ferro: i 4 Paesi che dichiarano guerra alla Merkel

Quattro Paesi con l'Ungheria: nuovo muro e sfida a Berlino




A pochi giorni dal Consiglio Ue che giovedì e venerdì discuterà di rifugiati e Brexit, i leader del Gruppo di Visegrád si sono riuniti a Praga allargando il tavolo a Bulgaria e Macedonia. Visegrád, come ricorda il Corriere della Sera, era l'alleanza nata nel 1991 per tracciare una via comune dell' ex blocco sovietico all' integrazione comunitaria. Oggi i premier di Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca serrano i ranghi sotto leadership di segno sempre più autoritario - Budapest e Varsavia - in opposizione alle aperture tedesche sulla crisi dei rifugiati e al programma di redistribuzione dei richiedenti asilo sostenuto da Bruxelles.

"La Grecia ha fallito nella difesa dei confini Schengen dall' immigrazione di massa, quindi dobbiamo attuare un piano B con la costruzione di un muro a Sud" ha dichiarato il premier ungherese Viktor Orbán. La nuova barriera dovrebbe sigillare le frontiere di Macedonia e Bulgaria per frenare gli ingressi dalla Grecia e limitare il flusso che risale i Balcani verso Nord, nel caso in cui Atene non rispettasse l' ultimatum di tre mesi lanciato dalla Ue: rafforzamento dei confini esterni o sospensione dell' area di libera circolazione di Schengen.

DDL CIRINNA' Agguato grillino in Senato Crolla il piano Renzi sui gay

Unioni Civili, I grillini non votano il "supercanguro": a rischio il ddl Cirinnà




Colpo di scena nell'aula del Senato, dove oggi si discuteva il ddl Cirinnà sulle unioni civili. Il Movimento 5 Stelle, infatti, ha deciso di non voler votare il cosiddetto "supercanguro", ovvero l'emendamento presentato dal renziano Marcucci che di fatto permetterebbe di scavalcare le centinaia di emendamenti presentati dall'opposizione. Il colpo di mano grillino mette di fatto in mutande la maggioranza piddina in aula, dato che la componente cattolica del Partito democratico ha già annunciato la propria contrarietà al ddl Cirinnà, che a questo punto è fortemente a rischio. I lavori dell'aula sono stati sospesi e aggiornati a domattina alle 9.30.