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lunedì 15 febbraio 2016

Guai al governo, Renzi scarica un ministro "Tornatene pure ad Arcore" / Chi è

Guai al governo, Renzi scarica un ministro "Tornatene pure ad Arcore" / Chi è





Non è un buon momento per Angelino Alfano. Ma sua scelta di appoggiare il candidato di centrodestra a Milano, Stefano Parisi, non è andata giù all'ala filo-renziana del suo partito. Il Giornale ha raccolto la voce di un deputato alfaniano che chiede l'anonimato e che dice: "Un accordo voluto soprattutto da Lupi. Che senso ha che Lupi faccia il capogruppo di un partito di governo e che a Milano, nello stesso istante, sostenga il candidato di Berlusconi e Salvini? Non si può stare a Palazzo Chigi con Renzi e a Palazzo Marino con Forza Italia e Lega". Ma il quotidiano di via Negri svela un retroscena su Alfano. Pare che il ministro qualche giorno fa sia andato a parlare con Renzi di amministrative dandogli la sua disponibilità ad appoggiarlo da Torino ad Agrigento, ma, secondo quanto scrive Il Giornale, avrebbe chiesto delle rassicurazioni per lui "se c' è lo spazio politico per fare qualcosa insieme".

Retroscena - Il ministro dell'Interni pensava al Partito della Nazione ma Renzi gli avrebbe risposto picche. Peccato che Renzi gli abbia chiuso la porta in faccia.  Pare che il premier mal sopporti l'equilibrismo di Alfano soprattutto in questi giorni in cui il provvedimento sulle unioni civili entra nel vivo. 

Giugliano - Miss Mondo: Elena Santoro vince la prima tappa

Giugliano - Miss Mondo: Elena Santoro vince la prima tappa



di Francesco Celiento



GIUGLIANO - Grande entusiasmo e partecipazione al centro Auchan di Giugliano, dove è approdata la prima tappa di Miss Mondo Campania 2016, organizzata dall’Ag Production di Antonio e Giuseppe Puzio. Ad aprire l’evento l’inno nazionale e l’assessore comunale Paride Caputi, il quale ha portato il saluto della città alla manifestazione nazionale di bellezza.

Una ventina di ragazze, giunte da tutte le cinque province della Campania, hanno sfilato sul palco per conquistare il primo posto. La giuria era composta da politici, professionisti, attrici, giornalisti e la velina spagnola Simona Guatieri.

Ha vinto la tappa aggiudicandosi la fascia di Miss Auchan Giugliano e qualificandosi per le semifinali nazionali di Gallipoli, la sannita Elena Santoro, 24 anni, di Limatola (Benevento), una ragazza dai capelli biondissimi, alta 1.77 con occhi azzurri; vicina alla laurea in marketing e comunicazione al Suor Orsola Benincasa di Napoli, per la gioia degli uomini è single ed assomiglia alla diva americana Marylin Monroe, non a caso fare l’attrice è uno dei suoi sogni preferiti.

“Sono contenta di aver conquistato subito l’accesso a Gallipoli, città stupenda, mi sento già stesa lì a godermi il panorama, ho sempre creduto che mettersi in gioco continuamente è la chiave vincente, sogno la felicità rimanendo una persona normale” ha dichiarato a caldo la vincitrice. Dietro di lei sono giunte in ordine di classifica Mirea Sorrentino, Francesca Covino, Mena Venuso, Federica Petrillo, Daniela Picciocchi, Sara Molino ed Assunta Bove, tutte vincitrici di una fascia abbinata agli sponsor del concorso.

La serata, durante la quale un noto atelier di abiti da sposa ha presentato la sua nuova collezione, è stata co-presentata da Antonio Esposito, affiancato da una show girl d’eccezione: Barbara Chiappini, molto ricercata dal pubblico per i classici “selfie”. La Chiappini ha ricordato che fu proprio il concorso di Miss Mondo a lanciarla nel mondo dello spettacolo nel 1993, quando vinse il titolo italiano ed andò in Sudafrica a rappresentare l’Italia, dove si aggiudicò il titolo mondiale di Miss Fotogenia; “Dissero che ricordavo molto Sophia Loren” ha ricordato ai presenti la show-girl napoletana. Ha consegnato il premio alla vincitrice la Miss Mondo Italia 2015 Greta Galassi, ospite d’onore della tappa. Le coreografie sono state curate dalla modella Rosanna Giaquinto, insegnante di portamento. 

Il Papa ha un alleato a sorpresa l'asse inedito ha uno scopo preciso

Il Papa ha un alleato a sorpresa, l'inedito asse del Vaticano 


di Antonio Socci



C'è uno sfondo quasi apocalittico nello storico incontro di papa Francesco con il patriarca ortodosso Kirill e s' intravede nella solenne Dichiarazione che hanno firmato: «Dalla nostra capacità di dare insieme testimonianza dello Spirito di verità in questi tempi difficili dipende in gran parte il futuro dell' umanità». È un' ombra apocalittica che - in modo discreto - si trova nel magistero di tutti gli ultimi papi, da Pio XII a Benedetto XVI (ne parlo proprio nel mio libro, "La profezia finale"). Siamo del resto nell' epoca della minaccia atomica planetaria e oggi del terrorismo globale. Il tempo in cui l' autodistruzione dell' umanità è diventata possibile.

È stato lo stesso Francesco, ripartendo verso il Messico, a sottolineare sull' aereo questo aspetto con una frase enigmatica: «Io mi sono sentito davanti a un fratello... Due vescovi che parlano… sulla situazione del mondo, delle guerre, che adesso rischiano di non essere tanto "a pezzi", ma che coinvolgono tutto». Finora Francesco aveva detto che è in corso una «terza guerra mondiale a pezzi». Ora intravede il rischio della sua esplosione globale. Sono stati proprio i tempi drammatici che viviamo a urgere per questo riavvicinamento della cristianità orientale e di quella romano-cattolica. Ortodossi e cattolici si sono già trovati uniti nel martirio sotto i totalitarismi del Novecento (il secolo del grande macello di cristiani) e di nuovo oggi si trovano perseguitati e uccisi insieme, soprattutto in Medio Oriente dove si stanno sradicando intere (e antichissime) chiese.

PERSECUZIONI - Questo è il principale motivo dello storico incontro e la «Dichiarazione» lo afferma esplicitamente: «Il nostro sguardo si rivolge in primo luogo verso le regioni del mondo dove i cristiani sono vittime di persecuzione. In molti Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa i nostri fratelli e sorelle in Cristo vengono sterminati per famiglie, villaggi e città intere. Le loro chiese sono devastate e saccheggiate barbaramente, i loro oggetti sacri profanati, i loro monumenti distrutti. In Siria, in Iraq e in altri Paesi del Medio Oriente, constatiamo con dolore l' esodo massiccio dei cristiani dalla terra dalla quale cominciò a diffondersi la nostra fede e dove essi hanno vissuto, fin dai tempi degli apostoli, insieme ad altre comunità religiose.

Chiediamo alla comunità internazionale di agire urgentemente per prevenire l' ulteriore espulsione dei cristiani dal Medio Oriente. Nell' elevare la voce in difesa dei cristiani perseguitati, desideriamo esprimere la nostra compassione per le sofferenze subite dai fedeli di altre tradizioni religiose diventati anch' essi vittime della guerra civile, del caos e della violenza terroristica».

C'è poi un punto specifico sulla Siria, terreno di confronto fra Putin e Obama. La Dichiarazione che vuole dialogo e pace e chiede di debellare il terrorismo, è obiettivamente conflittuale con i progetti bellici di Turchia, Arabia Saudita e Stati Uniti.

È noto che la Chiesa ortodossa russa è oggi molto vicina al presidente Putin che ha scelto - come prospettava profeticamente Solzenicyn negli anni Settanta - di liberare il Paese dall' ideologia comunista (e dai tentativi di colonizzazione occidentale) tornando alle radici cristiane del popolo russo.

La Dichiarazione dà un grande riconoscimento a questa rinascita cristiana dei Paesi che subirono l' ateismo marxista.

E poi il Papa e il Patriarca denunciano la «restrizione della libertà religiosa» che si verifica in quei Paesi occidentali che un tempo furono cristiani e liberali: «I cristiani si scontrano sempre più frequentemente con una restrizione della libertà religiosa, del diritto di testimoniare le proprie convinzioni e la possibilità di vivere conformemente ad esse. In particolare, constatiamo che la trasformazione di alcuni Paesi in società secolarizzate, estranee ad ogni riferimento a Dio ed alla sua verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa. È per noi fonte di inquietudine l' attuale limitazione dei diritti dei cristiani, se non addirittura la loro discriminazione, quando alcune forze politiche, guidate dall' ideologia di un secolarismo tante volte assai aggressivo, cercano di spingerli ai margini della vita pubblica». Il riferimento è anzitutto all' Europa: «Invitiamo a rimanere vigili contro un' integrazione che non sarebbe rispettosa delle identità religiose. Pur rimanendo aperti al contributo di altre religioni alla nostra civiltà, siamo convinti che l' Europa debba restare fedele alle sue radici cristiane».  Assistiamo così al ribaltamento della storia: mentre gli Stati Uniti di Obama incarnano oggi la minaccia di un imperialismo ideologico laicista e anticristiano, che viene pesantemente imposto anche attraverso istituzioni internazionali come l' Onu e la Ue, invece i Paesi ex comunisti rappresentano una resistenza a questa nuova «colonizzazione ideologica» (Francesco). E non intendono subirla come subirono il comunismo.

FRONTE DELL' EST - Questo fronte dell' Est non è politicamente compatto, ma anch' esso conflittuale (ad esempio Polonia e Russia non sono alleate). Vi sono ostilità politiche nei confronti di Putin.  Invece la comune religione cristiana supera le divisioni politiche e unisce cattolici e ortodossi nella battaglia contro le persecuzioni anticristiane e contro «la dittatura del relativismo» che si sta dispiegando in Occidente.  Ecco quindi le fortissime parole contenute nella Dichiarazione sui cosiddetti «principi non negoziabili». Anzitutto in difesa della famiglia naturale uomo-donna: «Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell' uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica».  Il patriarca Kirill nell' estate del 2013 ha evocato scenari apocalittici attaccando proprio quella «serie di Paesi» dove «negli ultimi tempi» si stanno legalizzando i matrimoni omosessuali e dove «quelli che, in coscienza, combattono tali leggi imposte da una minoranza vengono repressi». Tutto ciò, secondo il Patriarca, che guarda gli eventi in un' ottica spirituale, è «un pericoloso segno dell' apocalisse», quindi ha chiesto che tali leggi non si affermino nel «territorio della Santa Russia… perché questo significherebbe che la nazione ha intrapreso la strada dell' autodistruzione».  Parole simili aveva pronunciato anche il cardinal Bergoglio nel 2010 da arcivescovo di Buenos Aires: «Qui c' è l' invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un' invidia che cerca astutamente di distruggere l' immagine di Dio, cioè l' uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra».

Nella Dichiarazione congiunta di venerdì poi si dice: «Chiediamo a tutti di rispettare il diritto inalienabile alla vita. Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel mondo. La voce del sangue di bambini non nati grida verso Dio (cfr Gen 4, 10)».

C'è poi una dura condanna dell' eutanasia. Infine una forte preoccupazione per lo «sviluppo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, perché la manipolazione della vita umana è un attacco ai fondamenti dell' esistenza dell' uomo».

È chiaro che la firma su questa Dichiarazione solenne espone il Papa sul tema oggi bollente in Italia delle unioni gay (è ben più duro di Bagnasco).  Si dirà che le sue successive dichiarazioni in aereo ne minimizzano la portata («Non è una Dichiarazione politica, è una dichiarazione pastorale, anche quando si parla del secolarismo e di cose esplicite, della manipolazione biogenetica e di tutte queste cose»). Tuttavia questo documento sottrae di fatto il Papa all' agenda Obama e onusiana a cui spesso è sembrato aderire. E forse l' irritazione degli ambienti obamiani, dell' establishment europeo e dei regimi islamisti non tarderà a farsi sentire.

Fini punito dalla figlia di Almirante: "Cosa so sulla casa a Montecarlo"

Fini punito dalla figlia di Almirante: "Cosa so sulla casa a Montecarlo"




"Sono nauseata, non so se in futuro voterò. Nessuno mi rappresenta, nessuno degli attuali politici che si definiscono di destra merita fiducia ed è degno della memoria di Giorgio Almirante". In un'intervista a Il Tempo, a puntare il dito è Giuliana de' Medici, figlia dello storico leader del Movimento sociale italiano e di donna Assunta. A scatenare Giuliana è la questione che l'ha portata a dimettersi da vicepresidente dell'Assemblea nazionale di Fratelli d'Italia.

Tutta colpa di una questione di soldi, "parliamo di centomila euro", spiega, quelli spesi per "una serie di iniziative per celebrare il centenario della nascita del leader Msi" che la de' Medici organizzò come presidente della Fondazione Almirante dopo aver contattato il presidente della Fondazione An Mugiani. La figlia di Almirante spiega: "Con Mugiani ci stringemmo la mano. Ma quando le fatture relative ai pagamenti da effettuare per le manifestazioni svolte sono arrivate dinanzi al CdA della Fondazione An, i suoi membri hanno cominciato a temporeggiare, a discutere".

Dunque l'addio. E una serie di giudizi di fuoco. La de' Medici azzanna: "Trenta-quarant'anni fa nessuno voleva affittare appartamenti al Msi per paura di attentati. Così Almirante firmò le cambiali e gli iscritti versavano una quota mensile, diversa a seconda delle possibilità, per pagare i mutui. Soldi e sedi appartengono al popolo missino e a nome del popolo missino chiedo che le spese della Fondazione An vengano rese pubbliche e che i bilanci vengano pubblicati".

Si passa poi a Italo Bocchino. La figlia di Almirante ricorda: "Mia madre, donna Assunta, ereditò Il Secolo. Mio padre passava le notti in tipografia quando finiva i lavori parlamentari. E mia madre donò il giornale ad An. Oggi hanno chiamato a dirigerlo Italo Bocchino, uno che ha tradito gli ideali di destra viene pure premiato con uno stipendio da direttore, e Il Secolo non che sia un grande giornale", affonda. "E poi - continua - c'è Montecarlo".

Nel mirino di Giuliana ci finisce Gianfranco Fini. "Una storia che grida vendetta. È sotto gli occhi di tutti: la contessa Colleoni l'ha donata e qualcuno se ne è appropriato. Fini è stato scelto e imposto da Almirante, sembrava un giovane capace. Fu indicato perché non aveva nulla a che fare né col fascismo né con la Repubblica sociale. Almirante era umile - continua -, Fini invece si è montato la testa, ha raggiunto ruoli importanti senza avere la giusta maturità e perdendo il senso della realtà. Entrando nel Pdl lui e tutti i colonnelli hanno cancellato la destra dimenticando gli insegnamenti di Almirante". Gianfranco colpito e affondato.

Feltri a sorpresa: "Vi dico perché amo Sanremo". Poi quella frase su Carlo Conti

Vittorio Feltri a sorpresa: "Vi dico perché amo Sanremo". Poi umilia Carlo Conti: "Più che un conduttore..."




Passano gli anni ma il Festival di Sanremo "è rimasto sostanzialmente alle origini. Non importano i contenuti, la qualità delle canzoni e della musica che sono solo pretesti per inscenare, una volta l'anno, uno spettacolo popolare, interclassista, ossia l'evoluzione anche tecnologica delle vecchie care sagre paesane". E tutti si incollano alla tv. Vittorio Feltri compreso, che in un articolo sul Giornale confessa di guardarlo: "I principali denigratori sono i cosiddetti intellettuali, specialmente di sinistra, che amano il popolo, però non sopportano la popolazione", "in passato ho criticato la famosa kermesse, convinto che fosse un diversivo finalizzato a intontire i telespettatori. Sbagliavo. In fondo, Sanremo fotografa alla perfezione il carattere dei connazionali, i quali aspirano legittimamente a svagarsi, a pensare ad altro, anzi, a non pensare affatto, dato che tutto il resto, come intonava Califano, è noia".

Sanremo, conclude Feltri, "rivela il grado di benessere (e malessere) nazionale. Da oltre mezzo secolo, campiamo alla giornata: grazie ai progressisti, la sola cosa che progredisce è la precarietà. Una costante che fa a pugni con lo sviluppo. Si distingue Carlo Conti. È un notaio più che un conduttore", il "simbolo della patria che mendica una settimana di ricreazione". 

Ora al viceministro "sfugge" la verità: sì alla manovra, quando ci stangano

Ora al viceministro "sfugge" la verità: sì alla manovra, quando ci stangano




Da più parti si parla di una "manovra correttiva": sulla stampa come in Parlamento. Una nuova stangata per gli italiani, insomma. Il governo ha sempre smentito, ma ora, al viceministro dell'Economia, Enrico Zanetti, è "sfuggita" la verità. Ha infatti parlato di "aggiustamenti". Lo ha fatto nel corso del programma L'intervista di Maria Latella su Sky, in cui ha spiegato che "è prematuro" parlare di una manovra correttiva ma "non è escluso che possano essere necessari piccoli aggiustamenti" alla luce dei dati dell'Istat sul Pil peggiori rispetto alle stime del governo. Dunque, con assoluta probabilità, "manovra correttiva" sarà. E sui contenuti qualche anticipazione arriva da Il Messaggero, secondo il quale l'aggiustamento sarà "da 2 a 4 miliardi se la situazione economica peggiorerà. Allora una manovra light sui conti pubblici per bilanciare lo scostamento rispetto alle previsioni formulate nel Def sarebbe uno scenario tutt'altro che campato in aria", conclude il quotidiano.

Ci sono 2 pluri-assassini romeni in fuga: carcere di Rebibbia, clamorosa evasione

Ci sono 2 pluri-assassini romeni in fuga: carcere di Rebibbia, clamorosa evasione




Due detenuti di nazionalità romena sono evasi nel pomeriggio di domenica 14 febbraio dal carcere romano di Rebibbia. Secondo quanto si è appreso i due criminali, condannati per diversi omicidi, sono ricercati da polizia e carabinieri. Stando alle prime informazioni i due avrebbero scavalcato il muro di cinta e sarebbero scappati a piedi lungo via Tiburtina. L'allarme è scattato intorno alle 19. I due hanno 25 e 27 anni. Decine di pattuglie sono a caccia dei fuggiaschi. Ora si cerca di capire come abbiano fatto ad evadere: da anni, a Rebibbia, non accadeva nulla di simile.

"Apprendiamo di una evasione avvenuta poco fa presso l’istituto romano di Rebibbia. Al momento non è stato possibile sapere di più. Due detenuti romeni. Aperte le ricerche con varie unità della polizia penitenziaria e altre forze di polizia". È quanto si legge in un comunicato del segretario generale aggiunto Cisl Fns, Massimo Costantino. Dunque il segretario ha aggiunto: "I detenuti hanno tagliato le sbarre del magazzino e poi scappati dai passeggi scavalcando la rete è il muro di cinta per poi darsi alla fuga, i 2 detenuti sono di origine rumene ed espletavano servizio in qualità di lavoranti. Aperte le ricerche con varie unità dellapolizia penitenziaria e altre forze di polizia".