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mercoledì 3 febbraio 2016

Diocesi di Aversa - Video / Pastorale Giovanile Primo Incontro verso la GMG

Diocesi di Aversa -  Pastorale Giovanile Primo Incontro verso la GMG


a cura di Gaetano Daniele



A sei mesi dall’appuntamento di Cracovia, il percorso tracciato dalla Pastorale Giovanile della diocesi di Aversa entra finalmente nel vivo. Venerdì 29 gennaio, infatti, il Seminario Vescovile ha ospitato l’incontro di riflessione “Tra Memoria e Speranza”, prima di una serie di tappe di avvicinamento alla Giornata Mondiale della Gioventù. Prendendo spunto dalla Giornata della Memoria, le nuove generazioni sono state invitate a sedere ai Tavoli di Testimonianza per ascoltare e conoscere storie che rendono la memoria fonte di speranza.


Ddl Cirinnà, la minaccia di Area popolare al Pd: "Se votate sì, frattura insanabile"

Ddl Cirinnà, la minaccia di Area popolare al Pd: "Se votate sì, frattura insanabile"




Nel giorno in cui il ddl Cirinnà inizia il suo iter al Senato (bocciate le pregiudiziali), resta il nodo politico, cioè la lontananza sempre più evidente tra una parte del Pd e i moderati della maggioranza. "Avviso ai naviganti - annuncia il deputato di Area popolare Raffaele Calabrò -. Un testo di legge intitolato Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze, logica vuole che si occupi di riconoscere i diritti individuali e patrimoniali delle unioni di fatto. Su quest'argomento, l'Italia è rimasta dietro ed è giusto che si intervenga. Ma prevedere l'adozione per questo tipo di unioni o equipararle alla famiglia equivarrebbe utilizzando un gergo scolastico ad andare fuoritema". La conclusione di Calabrò è tranchant: "Qualora sul ddl Cirinnà si costruisse una maggioranza parlamentare diversa da quella che sostiene il governo, si giungerebbe ad una frattura inevitabile e difficile da sanare nella finora rodata unione di fatto tra Area Popolare e Pd".

"La Rai deve bloccare la Leosini" Procura all'attacco, caos Raitre

Franca Leosini intervista il fidanzato della Annibali sfregiata con l'acido. Rivolta della Procura: "La Rai la blocchi"




"Non può intervistare quell'imputato". La Procura della Repubblica di Pesaro ha chiesto alla Rai di bloccare la prossima puntata di Storie maledette: giovedì 4 febbraio su Raitre Franca Leosini dovrebbe intervistare Luca Varani, l'ex fidanzato del'avvocatessa Lucia Annibali sfregiata con l'acido. Varani è stato condannato in Appello a 20 anni di reclusione e dovrà ora affrontare l'ultimo grado in Cassazione. L'obiezione della Procura è netta: "La tv di Stato offre le sue telecamere ad un imputato che non ha mai risposto alle domande nei due gradi di giudizio, ed anzi ha più volte tentato di inquinare le prove - si lamenta il procuratore Manfredi Palumbo in un'intervista al Resto del Carlino -. Mi chiedo come il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria possa aver autorizzato questa intervista senza chiedere pareri, per quanto so, alla procura competente, ovvero alla Procura generale o alla stessa Corte di Cassazione". 

Bechis e gli sprechi del premier: "Quanto ci costano i suoi tweet"

Bechis smaschera l'ultimo spreco di Renzi: "Ecco quanto ci costano i suoi tweet"


di Franco Bechis
@FrancoBechis



I conti sono venuti fuori solo a nove mesi dai fatti. Ricordate il 25 aprile 2015? Il governo di Matteo Renzi cavalcò come mai era avvenuto negli anni precedenti l'appuntamento con i 70 anni dalla Liberazione. Quel giorno su Twitter e sui social network tutta la comunicazione sulle manifestazioni passò attraverso un hashtag, #ilcoraggiodi, che divenne subito virale. Un'operazione di comunicazione riuscita, e tutti lodarono per questo la genialità di palazzo Chigi, pensando fosse dovuta alla squadra di comunicatori di Renzi. Non a caso nella sua squadra il premier aveva voluto Roberta Maggio, definita "la regina di Twitter" e nota per avere promosso proprio l'hashtag di successo. Invece dall'amministrazione di palazzo Chigi viene fuori ora che quel successo fu poco spontaneo e molto spintaneo: per fare diventare virale quello slogan governativo palazzo Chigi stabilì con una grottesca determina sul successo comunicativo, che bisognava pagare qualcuno. E fu pagato 17 mila euro proprio Twitter, che naturalmente sapeva come fare diventare virale quella comunicazione. E' solo una piccola parte dei soldi spesi quel 25 aprile. Che in parte sono andati a finanziare quattro spot, di cui uno con lo stesso premier al centro a sbaciucchiare nonnini e accarezzare commosso vecchine. La direzione artistica è stata affidata a Simona Ercolani, e la produzione alla Indiana production...

Ufficiale: Renzi ha l'Europa contro "Basta flessibilità". E Brunetta sfotte

Matteo Renzi ha l'Europa contro: "Niente lezioncine", "Basta flessibilità per l'Italia"




"E adesso pure Moscovici. Due botte europee al giorno ci tolgono Matteo Renzi di torno". Usa l'arma dello sfottò, il capogruppo forzista alla Camera Renato Brunetta, per sottolineare il momento difficile nelle relazioni tra l'Italia e l'Unione europea. La realtà è che c'è poco da ridere, perché dopo settimane di tensione oggi si registra un nuovo capitolo. Al premier che ribadisce il concetto del "non venite a fare le maestrine", Bruxelles risponde secca: sono finiti i tempi della flessibilità. Di fatto, dopo le parole del presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, un'autostrada spianata per la Troika: se Renzi non riuscirà a ridurre debito e spesa pubblica (impresa quasi impossibile), finiremo nuovamente sotto il torchio di Ue e Fmi. L'incubo è reale: che la Grecia dell'estate 2016 possiamo essere noi.

"Niente lezioncine" - Da Accra, dove si trova nel corso del suo terzo tour africano, il presidente del Consiglio riaccende le polemiche contro l'Unione, scandendo al momento di lasciare il parlamento ghanese un inequivocabile: "Non prendiamo lezioncine da nessuno dei nostri amici europei. Noi siamo l'Italia e ogni anno mettiamo 20 miliardi sul piatto di Bruxelles, avendo indietro, molto meno, 11 miliardi", ha aggiunto. Quindi "pronti ad imparare ma il tempo delle lezioni è finita, abbiamo fatto le riforme e siamo pronti a dare il nostro contributo al'Europa". L'Ue soffre di mancanza di progetti, mancanza di strategie: la critica di Renzi parte anche dalla mancanza di lungimiranza dimostrata dal Vecchio Continente nei confronti dell'Africa. Dove invece "l'Italia è fortemente impegnata a supportare la pace e la stabilità in Africa". 

Doppia mazzata - Passano poche ore e arriva la risposta piccata da Bruxelles. L'Italia ha usufruito del massimo della flessibilità possibile, e ora deve attenersi ai suoi obblighi, avverte il presidente del gruppo Ppe al Parlamento europeo, Manfred Weber. Certo, "dobbiamo essere coscienti della situazione generale, e la situazione è che la flessibilità prevista dal patto di stabilità viene applicata al massimo possibile". In questo contesto, ha sottolineato, "i socialisti, guidati da Pierre Moscovici (il commissario francese agli Affari economici e finanziari, ndr), hanno ammesso che si sta facendo il massimo e che non c'è più flessibilità". Dunque, ha concluso, "sarebbe utile che tutti lo riconoscano".

FUORI DALL'EUROPA Trionfo dell'Inghilterra: così ha vinto la sua guerra

L'Inghilterra fuori dall'Europa: così Londra ha vinto la sua guerra




Bruxelles dà schiaffi all'Italia e contemporaneamente si inginocchia alla Gran Bretagna per scongiurare l'incubo della Brexit. Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha mandato ai capi di Stato e di governo dei 28 la sua proposta per un accordo con Londra rispondendo alle richieste presentate dal premier David Cameron con una concessione parziale sul welfare. "Mantenere l'unità dell'Unione europea è la più grande sfida per tutti noi e l'obiettivo chiave del mio mandato", premette Tusk, che sottolinea di aver concesso quanto possibile senza però andare al di là dei principi fondatori dell'Unione. In particolare, la proposta concede a Londra la possibilità di frenare sulla concessione dei benefici sociali agli immigrati solo quando ci sono situazioni di emergenza a causa di numeri eccezionalmente alti che possono creare problemi al sistema di welfare. Di fatto, Londra potrà chiedere una frenata sui benefici previdenziali ai lavoratori Ue nei primi 4 anni di permanenza nel Paese, chiedendo però il permesso agli altri Stati membri.

Cameron: "Reali progressi" - L'Unione europea è dunque pronta a venire incontro alla richieste di sospensione dei servizi di welfare per gli immigrati, una delle condizioni poste dal premier britannico per rimanere al'interno dell'Ue. La misura, contenuta nelle proposte che saranno all'attenzione dei capi di Stato e di governo il 18 e 19 febbraio, propone su questo "un chiarimento nell'interpretazione delle regole correnti". Fonti Ue spiegano che su questo punto la Commissione europea proporrà un meccanismo di salvaguardia che permetta restrizioni in situazioni eccezionali, e lo stesso esecutivo comunitario proporrà un emendamento alle regole comunitarie per permettere agli Stati membri, sempre in casi eccezionali, l'introduzione di un diverso regime di benefici sociali per le famiglie. Cameron ha accolto la posizione dell'Ue favorevolmente: "Il documento sulla rinegoziazione Ue mostra un reale progresso in tutte le quattro aree in cui il Regno Unito ha proposto modifiche, ma c'è ancora lavoro da fare".

martedì 2 febbraio 2016

L'intervista a Nitto Palma Annuncia a Libero il "quasi-addio" Il big azzurro: "Caro Silvio, ora..."

Annuncia a Libero il "quasi-addio". Il big azzurro: "Caro Silvio, ora..."


intervista a cura di Pietro Senaldi



Senatore Nitto Palma, che fa? Si complimenta con Renzi per il discorso contro la mozione di sfiducia presentata da Forza Italia?

«Non mi sono affatto complimentato. Sono solo andato a dirgli che aveva avuto gioco facile a smontare una mozione inutile, mal scritta, piena di errori e stupidamente fondata solo sul conflitto d’interessi».

È un attacco molto pesante al suo partito...

«In politica ci sta di presentare una mozione di sfiducia sapendo già di perdere ma deve almeno servire a mettere in difficoltà l’avversario. La nostra mozione invece ha rafforzato Renzi; gli ha consentito di prenderci a schiaffi, ci ha rinfacciato di aver fatto un taglia e cuci dai giornali. Forza Italia ha fatto quella che tecnicamente si chiama una figura di merda».

Per questo al momento del voto non era in Aula?

«Non ero in Senato perché stavo incontrando il presidente Berlusconi».

Questa è una notizia, e cosa gli ha detto? 

«Gli ho parlato della situazione del partito, perché ho l’impressione che nessuno ci stia riflettendo seriamente».

E Berlusconi cosa le ha risposto?

«Non è mia consuetudine rivelare quanto altri mi hanno detto in colloqui privati».

Mi dica allora se è uscito soddisfatto dall’incontro?

«Apprezzo le parole ma ho un’età e un’esperienza che mi portano a cambiare idea solo sulla base dei fatti. E per ora non ho visto mutamenti».

Sta per lasciare Forza Italia, come si vocifera?

«Sono in Forza Italia perché sono molto legato a Berlusconi. Ho avuto una carriera politica molto fortunata, ho ricoperto incarichi di prestigio, fino a diventare ministro della Giustizia, senza mai legarmi a correnti e camminando da solo, malgrado quello che si dice. Di questo sono grato a Berlusconi. Ma non le nascondo che ho molta sofferenza a restare in Forza Italia. E come me altri».

Sono otto su 42 i senatori azzurri che non hanno votato la sfiducia a Renzi. Come mai?

«Ognuno avrà avuto le sue ragioni. Il gruppo non è ben guidato in Senato, c’è malessere intorno a Romani. E anche alla Camera mi risulta ci siano dei problemi. Serve più democrazia interna, i capigruppo andrebbero votati».

Sono questi i rilievi che ha fatto a Berlusconi?

«Anche altri. Non è vero che non c’è stato ricambio generazionale in Forza Italia. Il problema è che il rinnovamento non è stato di qualità. Anche i nuovi volti lanciati in tv arrancano; per non parlare della squadra di nuovi ministri di cui si è vagheggiato. Sarebbe più appropriato dire pseudo nuovi, visto che alcuni potrebbero essere padri dei ministri attuali. E poi abbiamo subito in due anni tre scissioni, di cui almeno una evitabile».

L’addio di Fitto si poteva evitare?

«Ma certo. Forse ha sbagliato qualche tono, è stato troppo aggressivo, ma la sua analisi era corretta: il partito andava rinnovato non riverniciato».

Fitto chiedeva la primarie, diceva che Berlusconi è fuori dalla realtà e parlava chiaramente di necessità di trovare un erede...

«Sulle primarie non sono d’accordo con lui; nel Pd l’esperienza è stata devastante, spesso si è parlato di voto truccato. E poi ho idea che alla fine premiano il più potente anziché il migliore. Io, ad esempio non mi sarei potuto consentire economicamente di affrontare due primarie in poco più di un anno, girando l’Italia e facendo comizi come ha fatto Renzi».

E quanto all’erede?

«Non ha senso parlare di eredi: Forza Italia è Silvio, c’è una totale sovrapposizione tra il Cavaliere e la sua creatura. Ma un conto è la leadership del centrodestra, altro è la necessità che tutti i partiti dello schieramento selezionino una classe dirigente che possa poi individuare un premier da far eleggere e che governi sulla base di un programma condiviso».

Il candidato premier del centrodestra potrebbe essere Salvini?

«L’Italicum impone al centrodestra di unirsi, Salvini è molto cresciuto nei sondaggi e Berlusconi al momento non è neppure eleggibile ma il candidato è espresso sia dagli elettori sia dal capitale politico di un partito. Salvini parla alla pancia, agli arrabbiati, ma mi sembra che non riesca a conquistare gli astensionisti. È lì che si gioca la partita della rinascita per Forza Italia: lì ci sono i nostri voti, liberali e moderati».

A proposito di leadership, si poteva evitare anche l’addio del delfino Alfano?

«Quello direi proprio di no. È stata una questione di potere, non politica».

E di Verdini cosa mi dice?

«È un uomo pragmatico e di grande intelligenza e ha deciso di supportare Renzi. Sul breve lo capisco, ma non mi sembra un’operazione di grande respiro. Credo che al prossimo giro sia la sua Ala sia Alfano saranno puniti dagli elettori».

Quindi fra qualche settimana non la rivedremo tra le fila di Ala?

«Verdini è l’uomo del Nazareno, un patto che si proponeva un’azione riformatrice del Paese, che però non è stata ben spiegata agli elettori e conseguentemente non è stata neppure ben capita. E non credo che sia saltato solo per l’elezione di Mattarella».

Quindi l’idea del Partito della Nazione non le è mai piaciuta?

«È una corbelleria sostenere che destra e sinistra non esistono più. Anzi, è un’affermazione nociva, la morte della politica, drammaticamente incarnata da Renzi. Così basta sfornare un prodotto televisivo di successo e poi si governa».

Come mai a voltare le spalle al Cavaliere sono soprattutto parlamentari del Sud?

«Non c’è più malcontento al Sud che al Nord, anzi al massimo è l’opposto. Il fatto è che Berlusconi nella composizione delle liste nel 2013 ha lasciato troppa libertà a Verdini e Alfano, che quando hanno strappato si sono portati via quelli che avevano fatto eleggere».

I verdiniani sperano che Renzi si sdebiti cambiando la legge elettorale, con il premio di maggioranza alla coalizione anziché al partito...

«L’Italicum è molto favorevole al Pd e non vedo perché Renzi dovrebbe cambiarlo, a meno che non abbia paura di perdere al ballottaggio. Ma se vince il referendum sull’abolizione del Senato, non lo cambia; e se perde, si va a votare così...».

E secondo lei lo perde?

«C’è una seria possibilità. Lui la butterà tutta sull’anti-casta ma la battaglia è molto aperta. È una buona occasione per mandarlo a casa».

Lo scandalo Etruria secondo lei non basta?

«Ha dei risvolti inquietanti, dai prestiti milionari dati ad amici con la banca già in dissesto ai contatti dei dirigenti e del padre del ministro Boschi con la massoneria».

Il ministro avrebbe dovuto dimettersi?

«Sono state chieste dimissioni per vicende meno oscure e non basta essersi assentati durante un consiglio dei ministri per risolvere il problema del conflitto d’interessi».

Lei è stato l’ultimo Guardasigilli di Berlusconi: la giustizia è il problema numero uno del Paese?

«È un problema molto rilevante, per la sua politicizzazione e la lentezza dei processi».

Da ex magistrato: bisogna impedire ai giudici che vanno in politica di tornare in magistratura?

«Quando sono diventato ministro, mi sono dimesso dalla magistratura perché, come diceva Marx, non puoi essere vergine e puttana allo stesso tempo; e se sei in politica, non sei più vergine. D’altronde, il giudice ha il dovere di apparire, oltre che di essere imparziale».

Cosa pensa di Ingroia e De Magistris?

«Di Ingrioa penso quello che pensano gli elettori italiani, che hanno bocciato la sua candidatura. Quanto alla sua indagine sulla trattativa Stato-mafia, voglio solo dire che è costata la vita a un mio carissimo amico, Loris D’Ambrosio, morto sotto pressione mediatica, e che c’è stato un grande clamore non supportato da fatti rilevanti».

Quanto a De Magistris?

«È un prodotto della magistratura mediatica. Comunque le sue inchieste si sono smontate, e mi sembra anche la sua carrierea politica».

Di comportamenti stravaganti di toghe in politica ne abbiamo visti molti...

«L’ultimo è la condanna a Minzolini da parte di un magistrato che era stato nientemeno che sottosegretario di Napolitano all’Interno».

Berlusconi è stata la più grande vittima della giustizia politicizzata?

«È stato oggetto di un eccesso di attenzioni giudiziarie. E ci sarebbe molto da ridire sulla condanna che gli è costata l’incandidabilità: basti pensare che è stata decisa ribaltando una giurisprudenza contraria, che dopo la sentenza è subito tornata come prima. Per di più il Csm non ha avuto nulla da dire nei confronti del giudice che l’ha condannato, che si è messo a esternare sulla sentenza prima che ne fossero rese pubbliche le motivazioni».

Come convinse il Cavaliere a nominarla ministro della Giustizia?

«Io non volevo essere nominato, c’erano altre candidature. Poi ebbi un lungo colloquio con il Cavaliere, nel quale non ci trovammo sempre in sintonia. Ma quando tornai a casa dissi alla mia compagna che sarei stato sicuramente il nuovo Guardasigilli».

Cosa accadde?

«Credo di essere riuscito a trasmettergli compentenza, lealtà e senso delle istituzioni».

I giudici sono contro il reato d’immigrazione clandestina. Fanno bene?

«Così è inutile: si danno 8000 euro di multa a chi non può pagarli ed è disperato. I clandestini vanno espulsi e processati, con pene più severe di quelle previste attualmente, in caso di recidiva».

Come mai non è andato al Family Day?

«Perché ho una visione profondamente laica della società. E poi perché penso che la legge Cirinnà sia anticostituzionale e quindi non verrà applicata. Si è persa l’occasione per fare una legge seria sulle coppie di fatto. E anche in questa circostanza, Forza Italia si è distinta per l’assenza di un dibattito all’altezza».