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martedì 2 febbraio 2016

Cotton fioc, hai sempre sbagliato tutto: non vanno usati nelle orecchie, è droga

Anche se sono dannosi per le nostre orecchie ecco perché utilizziamo i cotton fioc




Utilizzare i cotton fioc per pulire le orecchie è dannoso, eppure molti continuano a farlo. La domanda viene spontanea: per quale motivo? Il Washington Post ha dedicato un lungo articolo ad uno dei prodotti "più controversi dell'Occidente" e uno dei più "bizzarri" che le persone continuino ad acquistare. Il giornalista Robert A. Ferdman parte da un episodio successo a sua madre: aveva iniziato ad avvertire ronzii debilitanti e un forte mal d'orecchi a causa dell'uso prolungato dei bastoncini. "È l'unico prodotto - si legge nel pezzo - il cui utilizzo principale è esattamente quello sconsigliato in modo esplicito dalle aziende di produzione". Se così fosse, perché continuiamo ad utilizzarli per pulire le orecchie, nonostante le raccomandazioni dei medici?

Perché li utilizziamo - "Il vero motivo per cui continuiamo a usare i cotton fioc per le nostre orecchie è semplice: è una sensazione fantastica. Le nostre orecchie sono disseminate di terminazioni nervose che inviano segnali alle altri parti del nostro corpo. Solleticarne le parti interne stimola un senso di piacere viscerale. Ma non solo. L'utilizzo dei cotton fioc innesca quello che i dermatologi definiscono il "ciclo prurito-grattamento", una forma minore di dipendenza che si auto-alimenta. Più usiamo i cotton fioc, più prurito avvertiamo alle orecchie; e più prurito avvertiamo alle orecchie, più li usiamo". Un vero e proprio circolo vizioso, dunque, spiegherebbe la nostra dipendenza da questo prodotto per molti versi poco utile per la pulizia delle orecchie. 

Hai sempre evaso il canone? "Paghi gli arretrati per 10 anni"

Incubo retroattivo in bolletta. Hai sempre evaso il canone Rai? "Paghi arretrati per dieci anni"




L'incubo retroattivo del canone Rai in bolletta. Il fatto che il conto da pagare a Viale Mazzini arriverà insieme alla luce elettrica non è certo una novità. Ma ora, a turbare il sonno degli italiani, arrivano le voci su un possibile cambiamento relativo agli arretrati. Il timore, tra gli utenti, è che si possa procedere alla riscossione dei precedenti anni di canone non pagato, per un massimo di dieci anni. Il pagamento del canone in bolletta, de facto, equivale a una sorta di autodenuncia e di ammissione di colpevolezza: infatti la nuova legge prevede una "presunzione automatica" di possesso della tv per chi ha un contratto d'abbonamento all'energia elettrica. Dunque, in basi a questi presupposti, c'è chi si spinto ad ipotizzare una riscossione degli arretrati: poiché il canone Rai è un'imposta, secondo giurisprudenza, può essere chiesto il pagamento dei 10 anni precedenti, oltre ai quali c'è la prescrizione. Inoltre, su accertamento della Guardia di Finanza, può essere comminata anche una sanzione amministrativa ulteriore la cui forbice oscilla tra i 103,29 e i 516,45 euro.

La truffa degli operatori telefonici: ecco che cosa non devi pagare

Operatori telefonici, svelata la truffa: quali soldi devi rifiutarti di pagare




Il passaggio da un operatore telefonico a un altro è spesso un momento complicato nel quale è frequente che l'azienda che stiamo lasciando pretenda oneri dei quali si ignorava l'esistenza. Come in un tribolato rapporto di coppia, lasciarsi non è mai facile, il lasciato resta avvinghiato al lasciante e tagliare ogni tipo di rapporti a volte richiede l'intervento di un esperto. Cosa fare per esempio se il vecchio operatore continua a fatturare i vecchi servizi sul conto che si pensava chiuso e poi pretende costi esorbitanti per il recesso anticipato del contratto? Nell'inserto L'esperto risponde del Sole 24 ore, qualche dubbio viene chiarito. La legge a cui si fa riferimento quando si passa da un operatore a un altro è la famosa legge Bersani del 2007, che però non è riuscita a frenare i tentativi delle aziende di pretendere più di quanto spettasse loro.

Le nuove penali - Nel 2008 l'Autorità garante per le telecomunicazioni ha ribadito che gli unici importi da addebitare in caso di recesso anticipiato sarebbero quelli "giustificati dai costi degli operatori". Le compagnie però chiedono fantomatici "contributi di disattivazione" o "importi per dismissione" o "costi per attività di migrazione" o infine "corrispettivi per recesso anticipato". Insomma quelle penali che la legge Bersani aveva promesso di cancellare, sono rimaste cambiando solo il nome. Nel caso in cui siano pretese spese esorbitanti, l'unica salvezza resta il ricorso all'Autorità Garante delle comunicazioni, avviando così un tentativo di conciliazione e, se questa non dovesse andare a buon fine, un'azione diretta contro gli operatori coinvolti, sia il nuovo che non ha agito per tempo nell'attivazione, sia il vecchio che chiede in modo poco chiaro costi per servizi non erogati.

Le minacce - All'orizzonte le prospettive non sono rosse, considerando che anche nel disegno di legge sulla concorrenza in discussione alla Camera, il governo non ha voluto affrontare concretamente l'eliminazione di ogni forma di penale, anzi ha lasciato una certa ambiguità sui contratti con "offerte promozionali": da un lato gli operatori vogliono trattenere gli utenti più tempo possibile, offrendo costi bassi all'inizio e sempre più alti col passare del tempo; dall'altro ci sono gli utenti che vorrebbero scegliere come e quando vogliono le offerte più convenienti. Il disegno di legge punta ad abolire la disdetta obbligatoria con raccomandata, permettendola con una semplice telefonata. Resta però in piedi la questione "penali", visto che i contratti non dovrebbero durare più di 24 mesi, ma chi li sottoscrive - si legge ancora nel disegno di legge - è tenuto a pagare un extra per la disdetta anticipata, che andrà commisurato alla durata residua del contratto. La si intendo come si vuole, questa è una penale e a poco sembrano servire i richiami dell'Autority che chiede al legislatore di far pretendere alle aziende solo i costi effettivamente sostenuti.

Allarme Oms: "Zika emergenza mondiale" I rischi per i bambini: come difendersi

Allarme Oms: "Zika emergenza mondiale". I rischi per i bambini: come difendersi




Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, l'epidemia del virus Zika è da considerarsi un'emergenza planetaria. Da Ginevra Margaret Chan, direttore generale dell'Oms, ha confermato che: "li esperti sono concordi nell'affermare che una relazione causale fra l’infezione fra virus Zika in gravidanza e microcefalia" del bambino "è fortemente sospettata", anche se "ancora non scientificamente provata". Chan ha anche sottolineato che sono causa di preoccupazione "la mancanza di un vaccino e di test diagnostici affidabili e l’assenza di immunità nella popolazione delle aree mai toccate dal virus" ha evidenziando la "necessità di una risposta coordinata a livello internazionale per migliorare la sorveglianza, la diagnosi e le malformazioni congenite".

Viaggi - Le prime segnalazioni del virus sono partite dall'America Latina, una zona verso la quale è consigliato alle donne incinte di restare lontane, se hanno in programma un viaggio. Al momento però vige la massima cautela da parte dell'Oms: "Il comitato non ritiene che siano necessarie restrizioni ai viaggi o al commercio per prevenire la diffusione del virus Zika. Le donne incinte possono considerare di rimandare i viaggi nelle aree coinvolte e dovrebbero proteggersi con repellenti e abiti lunghi". David Heymann, a capo del comitato di emergenza, ha evidenziato la necessità di "una sorveglianza standardizzata" e di "intensificare la ricerca" sul legame fra infezione da virus Zika e microcefalia". L’esperto ha comunque ricordato che la malattia "di per sè non rappresenterebbe una minaccia internazionale perché non è clinicamente grave, assomiglia alla dengue". A preoccupare, dunque, è essenzialmente il legame fra il virus e le malformazioni nei neonati.

Embrioni umani, sì alla manipolazione L'ultima frontiera: che cosa cambia

Embrioni umani, sì alla manipolazione. L'ultima frontiera: che cosa cambia




Per la prima volta nel Regno Unito un gruppo di scienziati del Francis Crick Institute di Londra è stato autorizzato a gestire embrioni umani per fini di ricerca. Lo ha annunciato l’autorità britannica per la fertilizzazione e l’embriologia (Hfea). L’autorizzazione prevede l’utilizzo del metodo Crispr-Cas9, che permette di bersagliare e neutralizzare i geni inadempienti nel Dna in modo più preciso. Si cerca in pratica di studiare i geni coinvolti nello sviluppo di cellule che formano la placenta per cercare di spiegare gli aborti spontanei. Si tratta di una delle prime autorizzazioni di manipolazione di embrioni umani, dopo un primo tentativo cinese all’inizio del 2015.

Verranno dunque modificati geneticamente gli embrioni umani, provenienti da cliniche che utilizzano tecniche di fecondazione in vitro, per comprendere il processo cruciale nelle prime fasi di sviluppo. Gli esperimenti si svolgeranno nei primi sette giorni dopo la fecondazione per capire anche che cosa va storto quando si verifica un aborto spontaneo. Nel dettaglio gli scienziati vogliono disattivare alcuni geni di questi embrioni per vedere che cosa succede e chiarire quali sono i geni cruciali per sviluppare bambini sani. Non sarà comunque possibile impiantare gli embrioni modificati in una donna.

L’annuncio è chiaramente destinato ad alimentare polemiche etiche e religiose, ma anche scientifiche, visto che in molti temono che alterare il Dna di un embrione sia un rischioso passo in avanti per la creazione di bambini su misura. Sarah Chan, dell’università di Edimburgo, ha detto alla Bbc che "l’utilizzo delle tecnologie di genome editing nelle ricerca sugli embrioni tocca alcune questioni delicate, quindi, è opportuno che questa ricerca e le sue implicazioni etiche siano attentamente considerate dall’Hfea, prima di dare l’approvazione a procedere. Dobbiamo essere sicuri che il nostro sistema di regolamentazione in questo settore stia funzionando bene, per mantenere la scienza in linea con gli interessi sociali". Già sull’esperimento cinese gli scienziati avevano invitato alla prudenza perché si erano verificate mutazioni inaspettate.

MELONI INSULTATA Ultima porcheria sul bebè: cos'ha detto la Littizzetto

La Meloni incinta, insulti al bebè: l'ultima porcheria della Littizzetto




Dopo il Family Day di Roma, non poteva mancare il veleno di Luciana Littizzetto. La "spalla" di Fabio Fazio, a Che tempo che fa di domenica sera, ha preso di mira Giorgia Meloni, che dal palco della kermesse ha annunciato di essere incinta. La Littizzetto, insomma, sfotte il bebè quando ancora la leader di Fratelli d'Italia è in dolce attesa. "La Meloni - ha affermato in chiusura di puntata - ha dichiarato di essere incinta, quindi aspetta un meloncino, fa molto ridere che l'abbia detto al Family Day, la festa della famiglia tradizionale, perché lei non è sposata. È come andare al festival vegano e dire di amare la fiorentina".

lunedì 1 febbraio 2016

Sacchi inseguito di notte da un nero: terrore in Autogrill, e poi in bagno...

Inseguito nella notte da un uomo di colore, terrore per Arrigo Sacchi all'Autogrill: poi in bagno...




Uno spettacolare aneddoto, snocciolato da Maurizio Pistocchi su Mediaset Premium. Il moviolista premette: "Arrigo Sacchi potrebbe raccontare un episodio curioso su Balotelli". Dunque è Sandro Sabatini ad incalzare Pistocchi: "E dai, Maurizio, anticipalo tu". E così, Pistocchi, racconta: "E va bene. Era di notte, in autostrada verso Ravenna, Arrigo a un certo punto ha sentito l'esigenza di un bisogno corporale e si è fermato. È sceso e subito dopo dietro di lui ha visto parcheggiare una macchina sportiva bianca. Con la coda dell' occhio, entrando nell'autogrill, ha visto che c'era questo ragazzo di colore che è sceso e lo seguiva e allora sai com'è, Arrigo ha iniziato a guardarsi le spalle. Finché è entrato in bagno, si è aperta la porta e Arrigo ha sentito: salve Mister! Era Balotelli". Insomma, la notte in cui Arrigo Sacchi ebbe paura del fatto che Balotelli potesse rapinarlo.