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domenica 31 gennaio 2016

"Cosa pensavano davvero di Cucchi" Madre e sorella, intercettazione choc

"Cosa pensavano davvero di Cucchi". Intercettazione choc di madre e sorella




"Quando abbiamo chiesto alla madre di Cucchi di mettere un avvocato di fiducia, ci ha risposto che non avrebbero speso altri soldi per quel delinquente del figlio, che poteva andare a fare il barbone per strada". Lo rivela in una intercettazione - riportata dal Tempo - agli atti dell'inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi (deceduto a 31 anni all'ospedale Pertini di Roma il 22 ottobre 2009, una settimana dopo il suo arresto per spaccio di droga) del maresciallo Roberto Mandolini, indagato per falsa testimonianza insieme a Vincenzo Nicolardi. I carabinieri Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e Francesco Tedesco sono invece indagati per lesioni personali aggravate e abuso d'autorità "per il violentissimo pestaggio" che avrebbe subito Cucchi.

Il 17 luglio 2015, Mandolini (che il giorno prima ha ricevuto l'invito a comparire davanti al pm Giovanni Musarò il 23 luglio) chiama Rosalia Staropoli, consulente legale del Sap a Vibo Valentia, e le dice che al gip dirà: "Certo che ho omesso qualcosa, ho omesso di dire quello che mi ha riferito Cucchi della famiglia". Lei lo incalza e lui continua: "Quando hanno chiesto alla madre di mettere un avvocato di fiducia, la donna ha risposto che non avrebbero speso altri soldi per quel delinquente del figlio, che poteva andare a fare il barbone per strada". Il maresciallo aggiunge che "quel giorno hanno pure scherzato, dicendo a Cucchi di pensare ai nipotini e lui gli ha risposto che la sorella erano due anni che non glieli faceva vedere".

Difficile dire se quello che dichiara il carabiniere sia vero visto che queste intercettazioni sono fra quelle che lo hanno inguaiato. Tant'è. Mandolini continua: "La sorella (Ilaria, ndr) pseudo -giornalista, si era candidata con Ingroia e la Bonino. Dopo aver pre soi soldi, 1.342.000 euro, ha venduto casa e ha cambiato vita. Del fratello, quando era in vita, non ne voleva sapere nulla".

Caivano (Na): Esclusiva Consiglio comunale deserto La parola al Capogruppo di F.I Ponticelli

Caivano (Na): Esclusiva Consiglio comunale deserto La parola al Capogruppo di Forza Italia Gaetano Ponticelli


di Gaetano Daniele


Gaetano Ponticelli
Capogruppo Forza Italia

Seduta deserta e consiglio comunale rinviato. "E' una tristezza e una vergogna tuona l'opposizione guidata dai leader Emione e Sirico". Le istituzioni e i cittadini vanno rispettati - chiosa l'architetto Sirico -. Posso capire che si ricorra ad espedienti simili, in qualche occasione particolare, ad esempio se si tratta di argomenti importanti come l'approvazione del bilancio, ma non era questo il caso - continua Emione - e nota: non si può pensare di amministrare in questo modo. I consiglieri comunali hanno la responsabilità di garantire sempre il numero legale, e questo vale tanto per la maggioranza che per la minoranza. Ma proviamo a sentire il Capogruppo e leader del centrodestra, Gaetano Ponticelli. 

Consigliere Ponticelli, il consiglio comunale del 29 gennaio è andato deserto per mancanza di numero legale, perchè? 

Innanzitutto, grazie per lo spazio che mi concede. In un clima teso e soprattutto soggetto a strumentalizzazioni da parte delle opposizioni, considerato il rinvio del consiglio comunale a causa del mancato raggiungimento del numero legale, ho ritenuto saggio e giusto, spiegare al suo blog, il Notiziario sul web, uno dei pochi blog d'informazione plurali e seri, le motivazioni di quanto accaduto. Tengo a precisarle quindi, che la maggioranza è unita e compatta. 

Consigliere Ponticelli, quindi trattasi di incidente di percorso e non di crisi politica?

Assolutamente nessuna crisi politica. Come le ricordavo poc'anzi la maggioranza è unita e compatta. Io scorso 29 gennaio, è stato un giorno particolare. Caivano era immobilizzata a causa di un incidente stradale e, alcuni consiglieri comunali, bloccati nel traffico, non hanno potuto raggiungere in tempo la sede del consiglio comunale. Lo dimostra il fatto che sono arrivati dopo pochi minuti dall'appello. Se fossi stato opposizione, avrei aspettato qualche altro minuto affinchè dare l'opportunità di aprire la seduta consiliare e permetterci di rispondere a tutti i punti da loro formulati. Evidentemente l'opposizione andava di fretta, aveva forse qualche partita di calcio in scaletta? 

Consigliere Ponticelli, a che punto siamo con la formazione della nuova Giunta?

Stiamo lavorando a tutto campo per offrire al paese il meglio. 

Consigliere Ponticelli, caso Navas, si sente di dire qualcosa?

Navas chi?

Consigliere Ponticelli, vuole aggiungere altro?

Il mio appello è rivolto ai miei concittadini, ai caivanesi, alla mia gente, a coloro i quali hanno riposto in noi la loro fiducia, e a loro dico di pazientare ancora un po'. Governare non è facile, ce lo insegnano le opposizioni, che in 4 anni di amministrazione non hanno prodotto nulla. Noi siamo appena al settimo mese, un parto dura 9 mesi, non chiedeteci miracoli, dateci il tempo di attuare il nostro programma e le nostre idee. In una grande famiglia come l'attuale maggioranza, il confronto è il sale della democrazia. Siamo sempre aperti al confronto, con tutti, anche con le opposizioni, perchè dai loro errori abbiamo molto da imparare. 

sabato 30 gennaio 2016

Ecco il popolo del Family Day in piazza Gli organizzatori: "Siamo 2 milioni"

Il popolo del Family Day al Circo Massimo. Gli organizzatori: "Siamo 2 milioni"




Si è concluso sulle note di Nessun dorma dalla Turandot di Puccini il Family Day al Circo Massimo. Una sorta di avvertimento che arriva dalla piazza che oggi ha detto no alle unioni civili, alle adozioni omosex e all’utero in affitto. Un monito, che in chiusura della kermesse aveva indirizzato direttamente ai politici, Massimo Gandolfini, leader del Family day, raccogliendo l’applauso più forte della giornata. "Al momento delle elezioni dovremo ricordare chi si è messo dalla parte della famiglia e dei bambini e chi se ne sarà dimenticato rendendo possibile l’abominevole pratica dell’utero in affitto", ha detto il medico bresciano. "Seguiremo i prossimi passaggi della legge minuto per minuto e valuteremo chi ha raccolto il messaggio della piazza e chi lo ha preso per metterselo sotto i tacchi. Dovete valutare bene la vostra coscienza, perché un giorno dovrete rendere conto delle vostre azioni" ha detto chiudendo il suo intervento.

I numeri - Un appello secco, forte del placet della tanta gente presente in piazza, da cui a più riprese si dava notizie dal palco del circo Massimo, prima un milione, per arrivare ai due, comunicati sul finire della giornata. Numeri enormi che, come succede in questi casi, dovranno essere confrontati con quelli delle forze dell’ordine, che potrebbero essere diversi. Le richieste del popolo del Family Day, oggi le hanno ascoltato in diretta alcuni politici che si sono fatti vedere sotto al palco, in un evento che non prevedeva nessun intervento di parlamentari, ma che avrà, come era nelle previsioni, grande significato politico in vista dell’iter del ddl Cirinnà, che martedì arriva in senato per il voto.

I politici - Tra i membri del governo in piazza, il ministro per l’Ambiente Gianluca Galletti: "Sui valori irrinunciabili siamo liberi - sottolinea ai cronisti che lo accerchiano - . Non ci può essere nessun patto di governo su questi valori, e come ha detto Renzi, correttamente, c’è libertà di coscienza. La famiglia - ha ricordato, sottolineando di parlare a titolo personale - è quella costituita da un uomo e da una donna e bisogna tutelare la parte debole, che sono i bambini che hanno diritto ad avere un padre e una madre" sottolineando che "sarebbe perciò un errore che il Parlamento non tenga conto del messaggio che arriva dalla piazza". I più numerosi tra i parlamentari al Circo sono i centristi. Renato Schifani, senatore di Ap, punta sulle unioni civili "dicendo però no ai matrimoni gay". 

In ogni caso, per l’ex presidente del Senato "questa è una piazza bellissima e festosa ma non contro Renzi, perchè la legge è di iniziativa parlamentare, il governo non c’entra". "Ascolteremo tutto quello che questa piazza chiede - ha detto il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa - e porteremo in Parlamento le istanze contro il ddl Cirinnà soprattutto dicendo no alle stepchild adoption". Per Eugenia Roccella (Idea) oggi arriva "un secco no alla legge Cirinnà, e un invito ai parlamentari ad essere coerenti fino in fondo e a interpretare la volontà popolare", mentre Carlo Giovanardi usa l’ironia: "Vorrei vedere due uomini da soli su un’isola deserta se riescono a fare un figlio, dopo possiamo allora parlare di diritti". Gli fa eco Maurizio Gasparri di Forza Italia: "Siamo qui per ascoltare questo popolo che si è riunito in questa piazza. Cercheremo soprattutto di dire no all’utero in affitto - ha spiegato il senatore di Forza Italia - e dalla prossima settimana porteremo in Parlamento le istanze che questa splendida piazza sta portando avanti, in una discussione che durerà settimane". In linea il collega di partito Renato Brunetta, che spiega come "la Cirinnà non è la strada giusta, non si può equiparare una relazione omoaffettiva al matrimonio, non si può correre il rischio di aprire all’utero in affitto. Questa piazza merita ascolto. Renzi, come credo, è una persona intelligente, e terrà conto del messaggio di oggi. Se non lo farà, andrà a sbattere". "Il Senato non potrà non ascoltare il messaggio che è arrivato oggi dal Circo Massimo a Roma, in una delle più gigantesche manifestazioni popolari del Dopoguerra", dice ancora il senatore azzurro Altero Matteoli. "Sono qui al Family day in veste di esponente politico e di donna. E se Dio vorrà la prossima volta sarò qui anche in veste di madre visto che ho appreso da poco di aspettare un bambino - dice Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, all’arrivo in piazza - Per questo sono ancora più arrabbiata per il ddl Cirinnà".

FAMILY DAY O NO? Salvini, Cav e scelte dolorose Chi va in piazza, chi rinuncia

Il Notiziario sul web sostiene il Family Day -  A Roma: governo e partiti divisi, chi sarà in piazza e chi no




Una famiglia (politicamente) allargata per il Family Day: oggi in piazza a Roma (appuntamento alle 12 al Circo Massimo, inizio vero e proprio alle 14) il popolo di chi vuole difendere la "famiglia tradizionale" contro il ddl Cirinnà e le aperture a unioni civili e coppie gay comprenderà esponenti di destra e di sinistra, in un mosaico che supera decenni di contrapposizioni tradizionali e che al tempo stesso genera non pochi imbarazzi dentro e fuori il Parlamento. 

Nel governo - Cosa fa il Pd, che ha appoggiato con molti suoi uomini le manifestazioni di una settimana fa a favore delle unioni civili? Ufficialmente non sarà in piazza, ma parteciperà un suo autorevole esponente "catto-dem", Bepppe Fioroni. E il governo? Ci sarà il ministro dell'Ambiente dell'Udc, Gianluca Galletti, mentre quello dell'Interno Angelino Alfano ci sarà "con il cuore" così come Beatrice Lorenzin (che però ha un alibi di ferro: è in viaggio in Cina). Ovvia la presenza di Paola Binetti, che sperava però in una adesione più entusiastica da parte di Ncd, con tanto di minaccia: "Se rinuncerà a votare secondo i suoi principi non escludo la separazione di Udc e lo scioglimento di Area popolare". 

A destra - Anche a destra qualche distinguo a fatto rumore. Mara Carfagna ha detto che non condivide i toni della piazza, Nunzia De Girolamo ha scritto al Papa annunciando che voterà a favore del ddl Cirinnà. Ci saranno invece i parlamentari di Lega e Fratelli d'Italia, guidati da Giorgia Meloni, così come i forzisti Renato Brunetta e Maurizio Gasparri. I governatori nordisti Roberto Maroni e Giovanni Toti scenderanno nella capitale, Luca Zaia ha preferito spedire una delegazione, il sindaco di Verona Flavio Tosi capitanerà un gruppo di sindaci. Non ci sarà invece Matteo Salvini. Motivo più personale che politico: è divorziato. Mancherà pure Silvio Berlusconi, presente invece nel 2007: da allora per lui è cambiato tutto, soprattutto in casa.

Il cachet di politici, giornalisti & co: quanto prendono per andare in tv

Tutti i cachet dei programmi tv. Giornalisti e politici: quanto guadagnano




Programma tv che vai, gettone che trovi. Uno dei tormentoni del telespettatore medio è interrogarsi su se e quanto siano pagati gli ospiti nello studio del programma che si sta guardando. A svelare qualche retroscena ci ha pensato un articolo del quotidiano La Notizia che ha preso in esame i cachet pagati per le ospitate in diverse trasmissioni televisive, soprattutto talk show e programmi di infotainment sportivo. Un giro di "rimborsi" e cachet che riguarda personaggi dello spettacolo e anche qualche giornalista e politico, anche se per la maggior parte partecipano ai programmi gratuitamente.

I più ricchi - A pagare meglio di tutti la presenza in tv è Mediaset, che per esempio ha sborsato 20mila euro per ogni partecipazione di Claudio Amendola al Grande Fratello o 5mila per avere Vladimir Luxuria. Un po' meno quotati Alba Parietti e l'opinionista Giampiero Mughini, habitueé anche di Tiki Taka, che incassano tra i 1500 e i 2000 euro a presenza. Sulle stesse cifre viaggiano altri ospiti frequenti nel programma di Pierluigi Pardo, vedi Melissa Satta e Giuseppe Cruciani. Proprio il conduttore della Zanzara potrebbe presto veder aumentare le sue quotazioni se dovesse accettare l'avventura a Ballando con le stelle. Cifre più contenute a Mattino 5, dove si oscilla tra le 500 e le 2000 euro.

I più poveri - Le ospitate in Rai sono un affare meno succulento per chi frequenta gli studi della tv pubblica. Al Processo del lunedì la più pagata sarebbe stata Mara Maionchi, il cui compenso però non è noto. Ma non se la passa male neanche l'onnisciente Andrea Scanzi del Fatto quotidiano, che per ogni apparizione ha intasca tra le 1000 e le 1500 euro. Non sempre però viale Mazzini riconosce un gettone di presenza, quando c'è di norma non va oltre le 500 euro, fatta eccezione per chi si presta a fare il giudice in programmi come Ballando o Tale e Quale: per personaggi come Zazzaroni, Lippi, Goggi e Proietti i cachet salgono.

Visibilità - I più sfortunati sono gli ospiti dei programmi di La7, con le dovute eccezioni. Chi viene chiamato per partecipare alle levatacce di Omnibus, o a Coffe Break, oppure l'Aria che tira, il compenso sarà solo un ricco pacco di visibilità. Solo per qualcuno viene previsto il rimborso del taxi. Certo non tutti sono così bistrattati. A coccolare i suoi ospiti ci pensa per esempio Lilli Gruber che mantiene un giro fisso di ospiti sin dall'inizio della stagione, vedi Damilano, Cacciari, Travaglio e il solito onnisciente Scanzi. Con loro concorda un pagamento forfettario con tanto di contratto.

RAI 3 OKKUPATA L'assalto finale dei renziani: che succede in viale Mazzini

RAI 3 OKKUPATA I renziani vogliono la testa di Giannini




Sale la tensione a Rai3 dopo quella frase pronunciata da Massimo Giannini, conduttore di Ballarò, su Maria Elena Boschi. L'ex direttore di Repubblica aveva parlato di "rapporto incestuoso" a proposito del caso della Banca Etruria, e ora i renziani vogliono la sua testa.

In primis, riporta il Giornale, c'è stato l'attacco di Michele Anzaldi, renziano, membro della commissione di Vigilanza, che ha chiesto a Giannini e ai dirigenti "che guadagnano quattro volte più del premier" di "rispondere" e che in realtà vuole il suo licenziamento. Poi è stata la volta di diversi esponenti renziani del Pd, che hanno a vario titolo attaccato Giannini.

Il conduttore di Ballarò finora non ha commentato le critiche: "Risponderò nella puntata di Ballarò di martedì prossimo", ha annunciato il giornalista. "Io non ho mai varcato il limite della mancanza di rispetto delle persone. Solo chi voleva in maniera subdola equivocare poteva farlo". 

Clamorosa lettera contro Renzi: la rivolta mai vista alla Farnesina

Caso Calenda, la lettera degli ambasciatori e dei diplomatici contro Matteo Renzi




I diplomatici italiani in rivolta contro Matteo Renzi. La gaffe delle statue velate per la visita dell'iraniano Rohani, visto da qualcuno come una maliziosa vendetta da parte della Farnesina nei confronti del premier, potrebbe non essere un caso, perché ora arriva la conferma ufficiale. Due lettere, una firmata da 230 diplomatici in carriera, l'altra da 24 ambasciatori di grado, protestano per la nomina del viceministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda a rappresentante permanente dell'Italia presso l'Unione europea. A non andar giù al corpo diplomatico non è tanto l'uomo, quanto il metodo: praticamente mai era stato preferito un politico a un diplomatico di carriera. Tra l'altro, Renzi non era stato tenero con il rappresentante sostituito, Stefano Sannino, giudicato poco combattivo. Uno schiaffo per tutta la categoria. 

"Qua è pieno di rissosi" - La prima lettera, come scrive anche il Corriere della Sera, è stata inviata al segretario generale Michele Valensise e al capo di gabinetto del ministro Elisabetta Belloni ed esprime "sorpresa e preoccupazione" per la scelta di Calenda e "il declino di autorevolezza dell'Amministrazione degli Affari esteri". Si chiedeva di rivedere la decisione, ma Renzi ha tenuto duro. Unico risultato: poter incontrare i due destinatari della lettera. Un caso politico, visto che al secondo dei due summit ha partecipato anche il ministro Paolo Gentiloni. Valensise ha spiegato che la designazione di Calenda è da considerare una eccezione, e non la regola. Molti però non sono stati convinti e qualcuno ha anche commentato con amara ironia una battuta di Renzi in persona: "Serviva uno rissoso? Ma qui è pieno di gente rissosa. Il punto è se basta battere i pugni". 

La protesta degli ambasciatori - Con Renzi i giovani ambasciatori si sono detti "profondamente disorientati": "Non ci si improvvisa ambasciatori, si diventa diplomatici non solo col superamento di un concorso pubblico fra i più selettivi, ma attraverso un percorso di professionalità, responsabilità e continue valutazioni". La scelta di un politico per Bruxelles "equivale a ignorare tutto questo" e per questo "le chiediamo fin da ora una conferma della sua eccezionalità e del fatto che non si avranno in futuro altre nomine politiche". Toni di fatto confermati anche dalla lettera degli ambasciatori di grado, che lanciano un "fermo e pressante appello a contribuire a ristabilire il clima di motivazione, coesione e fiducia, specialmente nelle più giovani generazioni di diplomatici"