Le undici banche nel mirino dell'Europa
di Nino Sunseri
Piazza Affari la peggiore d' Europa. A travolgerla sono state le banche trainate da Mps la cui quotazione è andata letteralmente a pezzi (-14,7%). Da inizio anno il ribasso supera il 38% spingendo la capitalizzazione a 2,2 miliardi. Livello ben distante dai 3 miliardi di aumento di capitale realizzato solamente lo scorso giugno. Un ricordo lontano e doloroso l' altra operazione da cinque miliardi del 2013. Sulla scia del Monte hanno chiuso in forte ribasso altri bancari come Ubi (-7,2%) e Banco Popolare (-6,7%). Ma non se la sono passata bene neppure i due big del settore: Intesa Sp (-5%) e Unicredit (-5,3%). L' indice ha chiuso in ribasso del 2,65%, facendo nettamente peggio del resto d' Europa. Londra perde lo 0,42%, Francoforte lo 0,25% e Parigi lo 0,49%.
Questi dati dimostrano che la tempesta è tutta concentrata sull' Italia. Sembra proprio di rivivere le terribili giornate dell' autunno 2011 quando le banche italiane piene di Btp erano travolte dalle vendite. A muovere la speculazione era la crisi dell' eurodebito, con il mercato che scommetteva sull' ingresso del nostro Paese nel programma di assistenza della troika. Come mai il copione si ripete? Stando alle chiacchiere che si fanno nelle sale operative «lo zampino ce l' ha messo pure Renzi». Secondo gli operatori lo scontro con Bruxelles, proprio mentre è in discussione il progetto di protezione delle banche (la cosiddetta bad bank) e la legge di Stabilità 2016 è ancora all' esame dell' Europa, non ha certamente fatto bene alla percezione che gli investitori hanno del nostro Paese. L' anello debole è stato individuato nel credito. Le banche scontano diversi errori. Innanzitutto la confusione con cui è stato risolto il caso dei quattro istituti commissariati: il problema era sul tavolo da tempo. In qualche caso (per esempio Banca Marche) addirittura da due anni. Come mai nessuno ha pensato di intervenire? Il ritardo è costato il patrimonio a miglia di risparmiatori che avevano acquistato le obbligazione emesse dalle banche.
Sul ribasso di ieri gioca anche il timore di un peggioramento della situazione economica. Il rallentamento della congiuntura va in direzione diametralmente opposta a quella desiderata. Se l' economia non cresce diventa impossibile la risoluzione del grande problema del sistema bancario italiano e cioè l' ammontare dei crediti inesigibili. Le sofferenze sono pari al 16,7% del totale dei prestiti (3,4% del totale in Germania). Un macigno da 201 miliardi di euro circa (record di tutti i tempi) che ostacola la normale attività dei prestiti. Ed è su questa montagna che si sono schiantate le quotazioni di Mps. L' istituto senese ha circa 26 miliardi di crediti inesigibili e anche se gli ultimi aumenti di capitale hanno migliorato il patrimonio la situazione resta critica. Il mercato si è mosso in direzione del «bail in». Ha fatto la risoluzione del capitale per i fatti suoi portando il valore della banca sempre più in basso. Il primo a soffrire è proprio lo Stato che attualmente è il primo azionista con il 4% del capitale.
Le undici banche - Il prezzo medio in carico al Tesoro è di poco superiore ai 2 euro per azione. Con la Borsa a 0,76 la perdita supera i 140 milioni. La speculazione sente l' odore del sangue e con posizioni ribassiste scommette sul peggioramento a breve della situazione. Il presidente della Consob Giuseppe Vegas vede "mani" sconosciute che vendono dall' Italia e dall' estero. Cercherà di capire, ma non sarà facile. A ogni buon conto a partire da oggi torna il divieto di vendita allo scoperto. Per rendere ancora più stretti i controlli gli sceriffi della Borsa hanno chiesto a undici banche quotate notizie più precise sulle sofferenze. (Intesa, Unicredit, Mps, Ubi, Bpm, Credem, Banca popolare di Sondrio, Veneto Banca, Banca Popolare Vicenza, Carige, Bper). La Consob si è mossa seguendo l' impulso della Bce che fra gennaio e febbraio avvietà un' indagine per capire le condizioni dei crediti marci. Nel mirino Vanco Popolare e Carige.
A dimostrarlo i risultati positivi Srep (gli esami della Bce sul patrimonio) e il miglioramento della gestione operativa nei primi nove mesi del 2015. La flessione del titolo «è avvenuta in assenza di eventi gestionali idonei a giustificare tale andamento» spiega Viola. Infatti «il nostro piano industriale è confermato e lo stiamo portando avanti in linea con quanto presentato agli investitori e alle autorità di vigilanza, anche con riferimento alla gestione e cessione degli Npl dove ci stiamo in particolare - evidenzia ancora Viola - concentrando per ottenere risultati anche migliori rispetto al piano»