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giovedì 7 gennaio 2016

VERDINI, GLI SMS SEGRETI Cosa diceva di Renzi-Boschi e quei messaggi a Silvio

Gli sms segreti di Verdini al Cav: così distruggeva il governo Renzi


Gli sms segreti di Verdini al Cav: così distruggeva il governo Renzi

Il grande tessitore, ovvero Denis Verdini, l'ex azzurro che ha mollato il Cav per stare con Matteo Renzi. Ma prima della rottura, prima che il toscano se ne andasse, del governo dell'altro toscano Verdini diceva peste e corna. Per esempio, descriveva l'attuale premier come "uno che, tolta la rottamazione, non si sa cosa sia. Fin qui è stato un perfetto trasformista. Ma ora dovrà aprire la scatola e verrà il difficile". La sua segreteria del Pd? "Non è un mirabile cenacolo di Pico della Mirandola, ma un gruppo di segretarie e segretari". Bordate anche contro Luca Lotti, il cui "profilo appare, non solo per età e inesperienza, oggettivamente modesto". Verdini ne aveva anche per Debora Serracchiani, che "studia faziosità da Rosy Bindi", e per Marianna Madia, "così giovane eppure con una lunga vita politica alle spalle" da aver "già girato tutte le correnti del Pd".

Questi "appunti" di Verdini si trovano in Patto del Nazareno (Rubettino, pp. 262), libro di Massimo Parisi, giornalista e deputato prima Pdl e poi FI, da sempre vicino a Denis Verdini, tanto da averlo seguito in Ala, la nuova formazione politica. "Appunti" assolutamente attendibili, dunque, e tra i quali si leggono anche alcuni consigli che Verdini dava a Silvio Berlusconi prima dell'incontro del 18 gennaio 2014, quando, appunto fu siglato il Patto del Nazareno, che poi come è noto naufragò. Prima del vertice, Verdini scriveva al Cav: "Ti consiglio di vedere Renzi a Roma, presso la sede del Pd, per una serie di motivi. 1) Sfatare un tabù: pensa al tuo ingresso al largo del Nazareno e al giro del mondo che faranno quelle immagini. 2) Questa trattativa, al di là della sostanza, che in questo caso è vita, ti riporta al centro della politica. 2) Pensa all'importanza di un incontro pubblico con il segretario del Pd, proprio nei mesi in cui volevano renderti impresentabile e trattarti da pregiudicato espulso dalla politica. Ora - concludeva Verdini - invece, ricevuto nella sede del Pd, saresti uno dei padri fondatori della Terza Repubblica".

Tra i (duri) messaggi di Verdini, non manca poi un passaggio al vetriolo riservato a Maria Elena Boschi, "bella è certamente bella, a dire poco. Più adatta al tema forme che al tema riforme". Tra i pochissimi promossi, ecco Lorenzo Guerini, "forse l'unico davvero bravo. Lontano dallo stereotipo del trinariciuto". Giudizi che precedevano la conversione al renzismo di Verdini, stabilita - secondo l'autore del libro - il 7 aprile 2014, quando il grande tessitore si accorse che il Patto era in pericolo, e dunque chiese al Cav di fare di tutto per rispettarlo. Invito respinto: da lì si innescò la macchina che portò al definitivo strappo. Il resto è storia. Ma a questa storia, ora, vanno aggiunti questi giudizi, decisamente poco lusinghieri, che il "toscanaccio", neppure troppo tempo fa, rivolgeva al suo attuale alleato di governo.

Merkel, il piano per cacciare Renzi La prova: in Italia arriva la Troika

Il piano tedesco per impallinare Renzi


di Ugo Bertone 



Caro Mario, è l’ora di dare gas alla ripresa. Perché l’Italia, come ho promesso in Borsa, deve correre in testa al plotone. Ma per riuscirci, è necessario che la Bce aumenti i suoi sforzi, come mi avevi fatto credere prima del 3 dicembre, quando vi siete limitati ad allungare il programma degli acquisti di titoli. Ma come potete pensare che l’Italia possa allungare il passo se l’inflazione, invece di risalire, scende ancora? E che dire delle banche? La bad bank si allontana, invece di avvicinarsi. Perfino io, suvvia, ho un po’ di pudore...

Chissà. Al di là del tono, potrebbe essere questo il tenore di una telefonata del premier Matteo Renzi a Mario Draghi, l’alleato più prezioso su cui il premier può contare per affrontare il “grande freddo” che segna i rapporti con la Germania, ove Renzi conta ormai ben pochi amici. Come potrebbe rispondere Draghi. Il banchiere, che ama parlare con i fatti ed i documenti, potrebbe girare al presidente del Consiglio un documento inviato al Parlamento federale dal ministero delle Finanze, scovato dopo attenta ricerca da Carlo Bastasin, columnist del Sole 24 Ore, uno dei giornalisti italiani che vanta più esperienza e competenza coi i circoli del governo di Berlino. Nel dossier, intitolato «Sviluppo dell’Unione economica e monetaria», il viceministro Jens Spahn, stretto collaboratore di Wolfgang Schäuble, propone la ristrutturazione automatica del debito pubblico di ogni Paese della comunità che dovesse chiedere assistenza al meccanismo europeo di stabilità, il fondo salva Stati. In altri termini, nel caso un Paese chiedesse un aiuto finanziario ai partners, la durata dei suoi titoli di Stato sarebbe automaticamente allungata. Non è una novità di poco conto, soprattutto perché il progetto ha coinciso con l’irrigidimento della posizione tedesca sulla garanzia comune dei depositi bancari, contro cui si è levata l’opposizione di Schauble nonostante fosse già stata prevista la creazione di un sistema comune. Ma la Bundesbank ha chiesto che questo passo sia posticipato al 2025. 

Stesso discorso vale per il debito pubblico. Prima di mettere in comune le garanzie sulle banche, è il succo del piano tedesco, ci vogliono garanzie precise che il contribuente tedesco non sia chiamato ad onorare il debito pubblico di un altro Paese. Perciò, nel caso di crisi finanziaria alla stregua di quella culminata con il governo Monti, non basterà un esecutivo controllato da vicino da Bruxelles (e Berlino) ma scatterà automaticamente il ricorso alla Troika. Non solo. Nei bilanci bancari Bot e Btp andranno conteggiati, ai fini delle riserve, come tutti gli altri titoli. Basterà? No, perché per evitare che gli astuti truffatori del sud Europa non scarichino sulle banche i conti di aziende decotte, con l’obiettivo di far pesare il costo dei fallimenti bancari sul fondo di garanzia alimentato anche con i soldi dei contribuenti tedeschi, il ministero di Berlino chiede norme fallimentari comuni.

Certo, per ora è solo un documento. Ma è un segnale eloquente del clima che si respira nella capitale tedesca di nuovo sotto l’ala dei falchi. 

Angela Merkel è sulla difensiva. Di riflesso, si è ridotto lo spazio di manovra di herr Draghi, troppo abile per dar battaglia quando le possibilità di vittoria sono esigue. Non è il momento, insomma, di chiedere alla banca centrale nuove mosse di espansione della politica monetaria.  Anche perché l’Italia ha presentato una legge di Stabilità che punta sulla crescita quale unica arma per abbassare il rapporto debito/pil. Mossa apprezzabile ma, data la situazione internazionale (frenata della Cina, crisi degli Emergenti grande clienti del made in Italy), senz’altro audace. 

Di qui una prospettiva rischiosa: nel caso qualcosa andasse storto, Draghi avrebbe non poche difficoltà a far scudo all’Italia con nuove misure. Meglio tener da parte, comunque, qualche arma di riserva. Per evitare di finire nella trappola di Schauble: senza la protezione di Draghi, infatti, l’Italia potrebbe finire, incalzata dallo spread, sotto la ghigliottina della Troika. È un pericolo reale perché l’«amico» tedesco non conosce la parola sconto.

"Troppi escrementi, arriva la tubercolosi" Roma, oltre allo schifo anche le malattie

"Troppi escrementi, allarme tubercolosi": Roma, oltre allo schifo pure le malattie


di Brunella Bolloli



Uccelli che sporcano senza pietà volando sul centro storico, e topi che infestano le strade a due passi da San Pietro. Maiali e cinghiali tra i rifiuti erano già presenti, non manca più nessuno: benvenuti allo zoo di Roma, la Capitale d’Italia che in quanto a fauna, non è seconda a nessuno.

Peccato che, oltre che schifoso, il guano degli storni che da giorni ricopre il lungotevere, sia molto pericoloso e non soltanto per i motociclisti che vi scivolano sopra. «C’è un rischio Tbc», lancia l’allarme l’Aduc, l’associazione per i Diritti degli utenti e dei consumatori, che invita il Comune a procedere in fretta con le pulizie e a predisporre in tempo un piano anti pennuti per il prossimo anno. «Nelle feci degli storni, che ricoprono il manto stradale, può annidarsi il germe della tubercolosi», denuncia infatti il segretario Aduc, Primo Mastrantoni, biologo. «Non si intende qui fare delle generalizzazioni o gettare nel panico la gente, ma è opportuno sapere che in particolari condizioni atmosferiche, come è avvenuto a Roma in assenza di pioggia per due mesi, e senza una pulizia efficiente, si può presentare il rischio contagio». Secondo un dossier dell’Aduc, all’origine di tutto c’è il Mycobacterium tubercolosis avio, un ceppo parente del germe della tubercolosi umana, che è resistentissimo: essendo ricoperto da uno strato ceroso», lamentano i consumatori, «può rimanere mesi nelle feci che gli storni lasciano sulle strade e che, una volta seccati, vengono polverizzati, trasportati dal vento e respirati dall’uomo insieme al batterio». Un effetto aerosol per niente salutare. Il mycobacterium avio, infatti, può provocare la tubercolosi nell’uomo, specie in soggetti debilitati e nei bambini che sono a minore distanza dal suolo. La soluzione, incalza l’associazione, sarebbe quella di una frequente pulizia delle strade e di avviare operazioni di contenimento della presenza degli storni. «Lo scrivemmo nel 1998 al sindaco di Roma di quell’epoca, Francesco Rutelli», conclude Mastrantoni. «Sono passati ben 17 anni e tutto è come allora. Per un po’ gli storni se ne sono andati, poi però sono tornati più numerosi di prima».

A complicare il quadro ddella Capitale c’è anche l’emergenza foglie: accumulate sui marciapiedi e bagnate dalla pioggia (come ieri) diventano una terribile pista di decollo per il pedone che ha la pessima idea di metterci i piedi sopra. Il problema è che oltre al fogliame, proprio vicino a San Pietro, ora è scattato pure l’allarme topi. Ricapitoliamo. Gli storni da mesi non mollano la Capitale e, attratti dai lampioni, hanno scelto la zona del lungotevere in prossimità del centro storico come loro dormitorio, con la conseguenza che scaricano di sotto senza pietà su auto, moto, pedoni, monumenti, e l’aria è infestata da un olezzo niente affatto rassicurante. C’è perfino il rischio contagio tbc. Poi, se ci spostiamo più in là verso il Vaticano, meta di pellegrini e fedeli da tutto il mondo, troviamo i topi a Castel Sant’Angelo. E qui la denuncia arriva da un’altra sigla di consumatori, Assotutela. Denuncia-video, per giunta, così tutti possono vedere l’invasione di ratti, a dozzine nei cassonetti davanti allo storico museo, nei pressi dei palazzi papali. Il presidente di Assotutela, Michel Emi Maritato, ha girato il filmino con l’avvocato Antonio Petrongolo e in collaborazione con i dipendenti Ama spaventati da un tale sfacelo. La paura, anche in questo caso, è quella di «contrarre malattie pericolose da topi indemoniati che alla vista non si sono dileguati ma difendevano il territorio».

Lo smartphone dalla batteria "infinita" Chi sfida Apple e Samsung: il prezzo

Una batteria dalla durata maxi: così Huawei vuole battere Apple e Samsung




Il colosso cinese della tecnologia sfida i rivali Samsung e Apple con una super batteria che può durare anche tre giorni. Huawei sta crescendo a ritmo impressionante, fatturati, vendite e anche quote di mercato. Ormai ha poco da invidiare ai migliori prodotti realizzati da Samsung e Apple.

Huawei ora è il numero 3 al mondo. In Italia, grazie alla partnership con il Milan il nome Huawei non è più  sconosciuto. L'ultimo nato della famiglia si chiama Mate 8, uno smartphone non nuovo (lo aveva già annunciato in Cina ma ora viene finalmente ufficializzata la versione worldwide) destinato alla clientela business che offre un grande schermo unito ad una autonomia super. Il display è un 6” Full HD praticamente privo di cornice, e il risultato è uno smartphone da 6” più piccolo di un iPhone 6S Plus che lo schermo lo ha da 5.5”. Huawei promette una durata doppia rispetto all’iPhone 6S con più di due giorni di uso, un giorno e mezzo di uso intenso.

Il prezzo è inferiore, anche se non di tantissimo, ai due colossi rivali. Lo Huawei Mate 8 ha due versioni: una con 3GB di ram e 32 GB di memoria storage a 599 euro e una con 4G di ram e 64 GB di memoria a 699 euro.

Milan a picco, il Bologna lo manda ko Donadoni ha condannato Mihajlovic?

Serie A, Inter prima, Fiorentina, Napoli e Juventus in volo. Milan ko col Bologna: Mihajlovic a un passo dall'esonero



L'Inter torna alla vittoria, Fiorentina in testa per tre ore, Juventus rullo compressore, Napoli al passo, Roma sciupona e Mihajlovic agli sgoccioli. Sono questi i verdetti dell'Epifania nella 18esima giornata di Serie A. La Fiorentina di Paulo Sousa vince 3-1 a Palermo (con doppietta di un super Ilicic) e vola a quota 38 punti, confermando un ottimo stato fisico e mentale anche dopo la sosta. Stesso discorso per la Juventus di Allegri: ottava vittoria consecutiva con un facile 3-0 al Verona sempre più lontano dalla zona-salvezza. I gol di Dybala, Bonucci e Zaza spingono i bianconeri al secondo posto provvisorio, a 36 punti. Filotto impressionante e una certezza: anche quest'anno, chi vuole lo scudetto dovrà fare i conti con la Signora. Alle 18 scende in campo l'Inter e basta un gol di Icardi per piegare l'Empoli e riportare i nerazzurri in testa, a 39 punti. Risponde presente anche il Napoli di Sarri, che nel posticipo serale al San Paolo supera 2-1 il Torino con gol di Insigne (capolavoro balistico) e Hamsik, inframezzati dal momentaneo pari su rigore dell'ex Quagliarella.

Roma sprecona - Sempre più in crisi la Roma di Rudi Garcia: 3-3 in casa del Chievo Verona, ma dopo essere stata in vantaggio per 2-0 in avvio (reti del giovanissimo Sadiq e di Florenzi). Iago Falque segna il 3-2 che regalerebbe punti e ossigeno al tecnico francese ma Pepe su punizione firma il 3-3 finale, con la palla che supera di poco la riga di porta e la goal-line technology (anche detto occhio di falco) che scioglie il dubbio per la prima volta nella storia della Serie A.

Milan a picco - Solo tanto carbone per il Milan e per Sinisa Mihajlovic: il Bologna di Donadoni vince 1-0 con gol di Giaccherini a 8' dal termine, Bacca e Bonaventura sbattono contro un Mirante super ma anche gli emiliani sullo 0-0 sprecano tanto. Alla fine San Siro semivuoto fischia sonoramente e la faccia in panchina di Miha è tutta un programma. Esonero nell'aria, ma forse al tecnico serbo verrà concessa un'ultima opportunità: la trasferta di sabato prossimo contro la Roma.

Corea, l'incredibile retroscena: la verità dietro la bomba di Kim

Il giallo sulla bomba all'idrogeno: i dubbi arrivano dall'America. Il sisma non corrisponde



Il leader nordcoreano, Kim Jong-un, ha affermato di aver testato per la prima volta una bomba nucleare a idrogeno. Ma attenzione. Nemmeno il tempo di far passare alcune ore dalla notizia comunicata personalmente da lui, che arriva la "smentita" da fonti del governo americano. I dubbi nascono dal fatto che il luogo e il tipo di attività sismica registrati in Corea del Nord non sarebbero coerenti con i test nucleari condotti nel Paese. Anche i militari sudcoreani  hanno espresso scetticismo sul test nucleare, data l'intensità contenuta della detonazione. "È difficile considerarlo tale", ha detto in forma anonima alla Yonhap una fonte dell'esercito. "Solo pochi Paesi, tra cui Usa e Russia, hanno condotto test con la bomba H e le dimensioni delle detonazioni hanno raggiunto i 20-50 megatoni". L'ultima prova di Pyongyang è stimata in 6 chilotoni, troppo debole per una bomba all'idrogeno. A confermare tali ipotesi anche la Bbc: "Il sisma innescato dalla deflagrazione è della stessa potenza - magnitudo 5,1 - registrato nel febbraio del 2013 quando Pyongyang sostenne di aver effettuato il suo terzo test di una bomba atomica. Valori del tutto incompatibili con quelli dell'esplosione di un'ordigno termonucelare. Peraltro si tratta di valori molto vicini a quelli del primo test dell'ottobre del 2006 quando i sismografi registrarono una scossa di magnitudo 4,3 e 4,7 per quello di maggio 2009.

La tecnologia necessaria per una bomba H è ancora oggi appannaggio esclusivo di poche nazioni: solo Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e forse Israele la posseggono ma ad esempio né India, che ottenne la bomba atomica nel 1974, e né il Pakistan. Non solo. Anche i tempi per il passaggio da un tipo di ordigno all'altro, dalla più semplice atomica a quella all'idrogeno o termonucleare, sono sospetti. La prima bomba H venne realizzata dagli Usa nel novembre del 1952. All'allora Unione Sovietica, la cui potenza è incomparabile a quella dell'odierna Corea del Nord, ci volle un anno. Seguirono la Gran Bretagna, aiutata dagli Usa, 5 anni dopo nel 1957; 15 anni dopo, nel 1967 ci arrivò la Cina; ultima nel 1968 la Francia.

Boschi, svelato il mistero di Capodanno Ecco dov'era (e soprattutto con chi...)

Boschi, svelato il mistero di Capodanno: dov'era (e quella telefonata...)



Il mistero, ora, è svelato. Del ministro Maria Elena Boschi, per Capodanno, si erano perse le tracce. Ma una soluzione al giallo arriva da L'Arena di Verona: il ministro delle Riforme era a New York. Una fuga negli States per sfuggire alle pressioni del caso Banca Etruria e agli impegni di governo. Il cenone? Alla risotteria che la famiglia Melotti ha aperto due anni e mezzo fa nell'East Village di Manhattan. Ecco il menù: polenta di riso, tris di risotti all'anatra, radicchio e Monte Veronese all'Amarone, infine un assaggio di risotto all'Isolana. Il tutto, va da sé, annaffiato da calici di Amarone.

I responsabili del ristorante, Cristina Cantù e Alberto Pomello, erano stati avvisati dell'arrivo della Boschi, e per lei e amici hanno riservato un tavolo speciale. La risotteria Menotti, dal 2014, contribuisce a far conoscere negli States i sapori del Veneto, che per Capodanno, come testimonial, ha goduto della presenza importante della ministra. E la Boschi, alle 4.30 del mattino, dall'Italia ha ricevuto la telefonata di Gianmaria Menotti, membro della famiglia e consigliere dell'Ente Nazionale Risi, che all'Arena ha spiegato: "Ci tenevo. Volevo farle gli auguri e ringraziarla per aver scelto la risotteria della mia famiglia. La nostra conversazione - ha concluso - è stata anche l'occasione per parlare dell'importanza di promuovere e tutelare il made in Italy all'estero".