Gli sms segreti di Verdini al Cav: così distruggeva il governo Renzi
Il grande tessitore, ovvero Denis Verdini, l'ex azzurro che ha mollato il Cav per stare con Matteo Renzi. Ma prima della rottura, prima che il toscano se ne andasse, del governo dell'altro toscano Verdini diceva peste e corna. Per esempio, descriveva l'attuale premier come "uno che, tolta la rottamazione, non si sa cosa sia. Fin qui è stato un perfetto trasformista. Ma ora dovrà aprire la scatola e verrà il difficile". La sua segreteria del Pd? "Non è un mirabile cenacolo di Pico della Mirandola, ma un gruppo di segretarie e segretari". Bordate anche contro Luca Lotti, il cui "profilo appare, non solo per età e inesperienza, oggettivamente modesto". Verdini ne aveva anche per Debora Serracchiani, che "studia faziosità da Rosy Bindi", e per Marianna Madia, "così giovane eppure con una lunga vita politica alle spalle" da aver "già girato tutte le correnti del Pd".
Questi "appunti" di Verdini si trovano in Patto del Nazareno (Rubettino, pp. 262), libro di Massimo Parisi, giornalista e deputato prima Pdl e poi FI, da sempre vicino a Denis Verdini, tanto da averlo seguito in Ala, la nuova formazione politica. "Appunti" assolutamente attendibili, dunque, e tra i quali si leggono anche alcuni consigli che Verdini dava a Silvio Berlusconi prima dell'incontro del 18 gennaio 2014, quando, appunto fu siglato il Patto del Nazareno, che poi come è noto naufragò. Prima del vertice, Verdini scriveva al Cav: "Ti consiglio di vedere Renzi a Roma, presso la sede del Pd, per una serie di motivi. 1) Sfatare un tabù: pensa al tuo ingresso al largo del Nazareno e al giro del mondo che faranno quelle immagini. 2) Questa trattativa, al di là della sostanza, che in questo caso è vita, ti riporta al centro della politica. 2) Pensa all'importanza di un incontro pubblico con il segretario del Pd, proprio nei mesi in cui volevano renderti impresentabile e trattarti da pregiudicato espulso dalla politica. Ora - concludeva Verdini - invece, ricevuto nella sede del Pd, saresti uno dei padri fondatori della Terza Repubblica".
Tra i (duri) messaggi di Verdini, non manca poi un passaggio al vetriolo riservato a Maria Elena Boschi, "bella è certamente bella, a dire poco. Più adatta al tema forme che al tema riforme". Tra i pochissimi promossi, ecco Lorenzo Guerini, "forse l'unico davvero bravo. Lontano dallo stereotipo del trinariciuto". Giudizi che precedevano la conversione al renzismo di Verdini, stabilita - secondo l'autore del libro - il 7 aprile 2014, quando il grande tessitore si accorse che il Patto era in pericolo, e dunque chiese al Cav di fare di tutto per rispettarlo. Invito respinto: da lì si innescò la macchina che portò al definitivo strappo. Il resto è storia. Ma a questa storia, ora, vanno aggiunti questi giudizi, decisamente poco lusinghieri, che il "toscanaccio", neppure troppo tempo fa, rivolgeva al suo attuale alleato di governo.