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mercoledì 23 dicembre 2015

Pizza, chiusi tutti i forni a legna Il divieto: è caos nel Napoletano

Pizza, chiusi tutti i forni a legna. Il divieto: caos nel Napoletano



Pizza, chiusi tutti i forni a legna. Il divieto: caos nel Napoletano

Siamo nella Terra dei Fuochi, nel Napoletano, terra di pizza e forni a legna. Ma c'è un comune, quello di San Vitaliano, che il forno a legna lo vieta. Una storia incredibile, ma vera, che è finita anche sulla Bbc. Il paese - seimila anime in provincia di Napoli - nell'ultimo anno, secondo il rapporto di Legambiente, ha sforato i limiti di legge delle polveri sottili per 114 giorni (contro, per esempio, gli 86 di Milano e i 59 di Napoli).

Eppure, a San Vitaliano, non ci sono né traffico né fabbriche di una metropoli. E allora, da dove arriva il Pm10 che inquina l'aria? La risposta non è certa, ma il sindaco, Antonio Falcone, un'idea ce l'ha: colpa dei forni a legna. E dunque ha deciso di imporre ai pizzaioli e ai panettieri che li utilizzano di adottare impianti di abbattimento in grado di eliminare almeno l'80% delle polveri sottili, pena lo spegnimento dei forni. Chi non seguirà subito la norma, insomma, dovrà chiudere.

L'ordinanza sarà attiva fino al 31 marzo 2016, per poi riprendere in autunno. Scontata la protesta dei pizzaioli, alla quale si aggiunge anche quella dei cittadini. Semplice la loro teoria: "Non possiamo essere noi la causa dello smog, Napoli ha molte più pizzerie di San Vitaliano e non raggiunge tali livelli di inquinamento". Ma tant'è: nel Napoletano, ora, il forno a legna è vietato (o quasi).

FERMI TUTTI, C'È IL NOME Belen, chi è il nuovo uomo (smascherato dai messaggini)

Belen, chi è il nuovo uomo. Smascherato dai messaggini



Belen, chi è il nuovo uomo. Smascherato dai messaggini

Perché Belen e Stefano De Martino hanno deciso di separarsi ora e perché lo hanno fatto a poche ore dal Natale, attraverso un comunicato stampa all'agenzia Ansa? Difficile dare una risposta certa. Ma secondo gli ultimi rumors sembra che la showgirl argentina e il marito ballerino - fra i quali "naturalmente resteranno immutati la stima e l'affetto reciproci e la comune volontà di mantenere un rapporto sereno, anche nell'interesse del figlio" - si siano detti addio in fretta e furia per colpa di lui. Cioè, è stato lui a volere la separazione. Non solo. Secondo Oggi.it Belen avrebbe già un altro uomo.

Al momento il nome è top secret. Ma c'è chi azzarda: c'è solo una persona che dalla vita di Belen non è mai uscito ed è il suo ex fidanzato Marco Borriello. Il calciatore del Carpi avrebbe scatenato la crisi fra la Rodriguez e De Martino dopo che quest'ultimo ha scoperto uno scambio di messaggi fra lui e la moglie la primavera scorsa...

"Michael Schumacher adesso cammina" La voce (e la furia della manager)

"Schumi ora cammina". La voce dalla Germania fa infuriare la manager




Il muro di protezione della famiglia e dello staff di Michael Schumacher sulle sue condizioni di salute è sempre più forte, mentre le speranze dei fan di conoscere buone notizie sul campione tedesco non si spengono mai. L'ultima indiscrezione è stata diffusa in Germania dal settimanale Bunte, secondo il quale Schumi starebbe facendo: "piccoli passi grazie all'aiuto del fisioterapista, e può anche muovere un braccio", anche se lui sia ancora molto provato e dimagrito.

La reazione - Non si è fatta attendere la risposta della manager storica del sette volte campione del mondo di Formula Uno, Sabine Khem, che ha definito "irresponsabili" le indiscrezioni diffuse dal settimanale. In una nota ha chiarito: "Purtroppo siamo obbligati a intervenire per chiarire che la notizia riguardo al fatto che Michael sarebbe in ripresa non corrisponde al vero. Queste speculazioni - ha aggiunto la Khem - sono irresponsabili perché, data la gravità dell'incidente, la protezione della privacy di Michael è estremamente importante. Inoltre queste affermazioni alimentano false speranze".

L'incidente - Il 29 dicembre 2013 Schumacher è stato protagonista di un incidente sugli sci mentre si trovava nella località di Meribel, sulle Alpi francesi, il campione tedesco ha violentemente battuto la testa contro una roccia riportando danni cerebrali che lo hanno portato a uscire dal coma dopo cinque lunghi mesi, da allora l'ex pilota della Ferrari sta lottando per tornare alla normalità; sulle sue condizioni di salute la famiglia ha imposto il massimo riserbo.

Marò, mossa disperata per portarlo a casa Renzi non ce la fa, ecco a chi chiede aiuto

Marò, l'ultima mossa per portarli a casa: Renzi non ce la fa, a chi chiede aiuto




"Ambienti politici romani indicano che Matteo Renzi avrebbe preso un’iniziativa per cercare di dare una svolta alla vicenda dei marò, se non definitiva almeno parziale in attesa del giudizio del collegio arbitrale da poco costituito che dovrà stabilire dove tenere il processo a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre». Lo scrive il Corriere della Sera secondo cui il presidente del Consiglio avrebbe coinvolto nella vicenda il presidente americano Obama, preoccupato "di come il caso stia avendo riflessi negativi sull’ingresso a pieno titolo dell’India nel novero delle potenze mondiali affidabili". Il governo di Narendra Modi darebbe indicazione all’avvocato dello Stato e ai ministeri degli Interni, della Giustizia e degli Esteri di chiedere alla Corte suprema indiana di congelare il caso in attesa dei risultati dell’arbitrato e di liberare Girone, oggi in libertà provvisoria a Delhi, e Latorre, in convalescenza in Italia.

Pensioni, la mazzata nel 2016: ecco chi perderà i suoi soldi

Arriva la mazzata sulle pensioni. Le novità per il 2016: chi perde



L'arrivo del nuovo anno porterà per i lavoratori che andranno in pensione novità importanti che incideranno sull'assegno e i tempi di uscita dal lavoro previsti dall'applicazione della riforma Fornero. Aumenterà l'età anagrafica per la pensione di vecchiaia e gli anni di contribuzione necessari per quella anticipata di quattro mesi. Peggio andrà per le donne che lavorano nel privato, che vedranno slittare la scadenza di un anno e mezzo. Cambieranno i coefficenti di trasformazione con relative penalizzazioni sugli assegni. L'ultima manovra finanziaria ha poi introdotto altre modifiche, ricorda Il Giorno, come la possibilità di lavorare part-time dai 63 anni prima di andare in pensione, fino all'applicazione della no tax area per chi intasca fino a 8mila euro all'anno. E poi sarà applicata la settima salvaguardia per 26.300 esodati.

I tempi - Entro il 2018, la riforma Fornero prevede di adeguare l'età per la pensione per tutti a 66 anni. Oggi questa soglia minima vale già per gli uomini e per le donne che lavorano nella pubblica amministrazione. Nel 2016 le lavoratrici del privato e quelle autonome continueranno a recuperare il gap, anche perché da circa cinque anni l'età pensionabile è stata agganciata al dato dell'aspettativa di vita. Dopo il primo adeguamento del 1 gennaio 2013 di tre mesi, dall'inizio del prossimo anno sarà di quattro mesi. Sulla base di queste condizioni, le lavoratrici dipendenti del settore privato che vorranno andare in pensione dovranno avere almeno 65 anni e sette mesi, quelle autonome 66 anni e un mese. Non va meglio a tutti gli altri, uomini e lavoratrici nel pubblico, che potranno andare in pensione solo a 66 anni e sette mesi. Di pari passo cresceranno anche i requisiti minimi per i contributi richiesti: volendo andare in pensione anticipata, serviranno 42 anni e dieci mesi per gli uomini e 41 anni e dicei mesi per le donne.

Gli assegni - Il sistema dei coefficenti di trasformazione porta vantaggi e meno penalizzazioni man mano che si va avanti nell'età. Dal 2012 sono modificati ogni tre anni, dal 2019 lo saranno ogni due condizionati da una serie di variabili demografiche come aspettativa di vita e indici di mortalità, oltre che economiche, come l'andamento del Pil nel lungo periodo. Dal 1 gennaio 2016, per effetto dei coefficenti di trasformazione, saranno ridotti gli importi delle quote contributive calcolate da gennaio a parità di contributi accumulati ed età anagrafica al pensionamento. 

Parlamento, le "vacanzine" di Natale Lo scandalo: ferie da record, i giorni

Parlamento, le vacanze di Natale. Lo scandalo: i giorni delle loro ferie da record



Lavorare stanca. Soprattutto i parlamentari. Fortuna che con la complicità del Natale, ora, arrivano le vacanze. E che vacanze: roba da quasi-record, roba che i "comuni mortali" si possono scordare: oggi, martedì 22 novembre, è arrivato il via libera dell'Aula al collegato ambientale alla Camera dei deputati, poi il "sciogliete le righe". In ferie fino a lunedì 11 gennaio. Per i deputati fanno 19 giorni consecutivi di vacanza, 10 di ferie se si escludono i festivi, i sabati e le domeniche. Ancor meglio al Senato, che stacca la spina dopo il definitivo ok alla legge di Stabilità e alla riforma Rai. Per i senatori la vacanza è ancora più "grassa": si torna al lavoro il 12 gennaio, per un filotto di 20 giorni a casa. Per inciso, alla Camera si tornerà al lavoro l'11 gennaio alle 11, all'ordine del giorno la discussione generale sul decreto Ilva. A Palazzo Madama si riprenderà il 12 gennaio con tutta calma, nel pomeriggio, con le nuove norme sugli appalti. Lunghe, anzi lunghissime vacanze, alla faccia dei risparmiatori che oggi, riuniti, hanno protestato contro quel governo che li ha lasciati senza il becco di un quattrino.

L'intervista - Kostner: "Fregata dai miei sentimenti Ora torno, ci vediamo alle Olimpiadi"

Carolina Kostner, squalifica (quasi) finita: "Schwazer e Olimpiadi, le mie verità"


Intervista a cura di Andrea Tempestini
@anTempestini


Carolina Kostner

Immaginatevela ai fornelli, Carolina Kostner. Senza pattini, ghiaccio né lame. «Adoro cucinare». Lo dice con voce ferma, spazzando via per un istante tutta la sua timidezza. «È un momento di pace. Non è proprio meditazione, ma la tua mente si riscatta. Ti concentri solo su quello che fai, non pensi ad altro, ai tuoi impegni». Già, perché se una ragazza che ha costruito un pezzetto di storia dello sport estremizzando il concetto di equilibrio, per sua natura, della concentrazione non può fare a meno, almeno quando cucina degli impegni preferisce scordarsene. E quel momento «lo adoro». Il punto è che se le chiedi quanti sacrifici ha fatto per diventare «la Kostner», lei fa spallucce e ti fa capire che la domanda è sbagliata. «Un grande allenatore mi ha detto che nello sport non esistono sacrifici, ma solo impegni. Lo fai se lo vuoi». Sarà banale, ma tant'è. Impegno dopo impegno, medaglia dopo medaglia, è diventata il pattinaggio artistico in Italia. Ma un giorno l'angelo del ghiaccio è atterrato nel fango. Gli «impegni» cancellati, tutti quanti, e la cucina non c'entrava niente. Fermata per doping. Non il suo, ma quello di Alex Schwazer, l'ex fidanzato. «Colpevole di complicità», e chissenefrega se «amore onorato, né vergogna né peccato». Alla fine è stata assolta anche dall’accusa di «omessa denuncia», ma ha pagato lo stesso. Un prezzo salato. Ricorsi e appelli per stabilire che i pattini non li avrebbe calzati per un anno. Dodici mesi senza «impegni». Una squalifica che tra pochi giorni, il 31 dicembre, verrà riposta nel cassetto dei brutti ricordi.

Fammi un bilancio di questo 2015...

«È stato un anno davvero duro, non c'è stato nulla di semplice. Però questi mesi mi hanno permesso di maturare, di cambiare».

Ora è finita, o quasi.

«Vedo il termine della squalifica. Ringrazio chi mi ha aiutato, guardo avanti e chiudo completamente questo capitolo. Percepisco una leggerezza che mi dà entusiasmo: mi sento davvero bene, posso tornare alle cose che amo fare».

Io, però, devo rimestare il passato. Hanno riconosciuto che ignoravi cosa facesse Schwazer e che eri estranea al doping. Eppure è andata come è andata. Ti hanno punito in modo eccessivo?

«Non so. Di sicuro è stato uno choc dovermi giustificare da quelle accuse: io col doping non avevo nulla a che fare, non ho mai preso mezza scorciatoia. Questa storia, però, mi ha fatto riflettere molto: dagli errori si possono imparare molte cose».

Mi parli di errori: se tornassi indietro faresti qualcosa di diverso?

«Col senno di poi è troppo facile. Forse, come atleta, avrei dovuto evitare di farmi coinvolgere dai sentimenti. Ma non è semplice...».

Ora torni in pista: la prossima gara?

«Non lo so ancora».

Non sai neppure se vai ai Mondiali?

«Esatto, stessa cosa (ride, ndr)».

Delle Olimpiadi, allora, non te lo chiedo neanche...

«Sicuramente non posso prendere oggi una decisione per il 2018. Però...».

Però?

«Ecco, l'Olimpiade è un appuntamento che a qualsiasi atleta dà un entusiasmo e una motivazione unica».

Messaggio ricevuto. Immagino che dia anche una gioia unica, e credo che quel bronzo a Sochi sia stata la tua più grande soddisfazione. Sbaglio?

«Di sicuro quella medaglia rappresenta la vittoria nella battaglia con me stessa».

Cosa hai provato?

«Stare lì in mezzo alla pista, dopo aver fatto la migliore gara della vita, come lo sognavo da anni, è stata un’emozione che sinceramente non so descrivere a parole. Sarei disposta ad aspettare altri 20 anni per riprovare quella sensazione».

Hai zittito chi diceva «tanto Carolina cade sempre»...

«Ero più giovane, quegli attacchi mi toccavano nel profondo. Ti impegnavi, uscivi dal letto quando i tuoi amici ci restavano tutto il giorno e anche tu avresti voluto farlo. Poi alle 7 del mattino ti trovavi sola, in palestra, a provare e riprovare. Magari facevi il salto perfetto, ma nessuno lo poteva vedere. Poi venivi giudicata solo per quell'attimo, per una caduta, da chi di te non sa nulla».

È che il tuo è uno sport «brutale»: per quattro minuti non puoi sbagliare nulla…

«Magari fosse solo quello! Lo devi anche far sembrar facile. Non significa solo sorridere ai giudici. I salti li sappiamo fare tutti, ma farli sembrare semplici no».

E quando smetti cosa farai?

«È una domanda difficile. Negli Stati Uniti, per esempio, ci sono diversi progetti per aiutare gli atleti, anche di altissimo livello, a fare questo passaggio».

Mi stai dicendo che hai paura di smettere?

«No, però non sarà semplice. Sai, lo sport è più di un lavoro: non puoi staccare alle sei, lasciare i fogli sulla scrivania e pensarci il giorno dopo. Te lo porti dentro dalla mattina alla sera. Per questo credo che non lascerò mai il pattinaggio».

E allora, cosa farai?

«Prima di spiegartelo posso raccontarti un aneddoto?».

Devi...

«Avevo 15 anni, l'esordio ai mondiali. Agli allenamenti per la prima volta mi sono trovata davanti ai miei idoli, quelli che avevo visto soltanto in tv. È stato un impatto fortissimo, mi ha paralizzato. Nel vero senso della parola: mi sono attaccata alla balaustra della pista e non riuscivo più a muovermi. Ecco, quando smetterò vorrei diventare la persona di cui avrei avuto bisogno».

Me lo spieghi meglio?

«Per arrivare a certi livelli, da piccola, ho dovuto trasferirmi all'estero. In Italia era più difficile, lo è ancora. Insomma, quando smetterò vorrei trasmettere la mia esperienza alle nuove generazioni, costruire qualcosa qui. Ci sono un sacco di bimbi che vorrebbero pattinare, ma non le strutture. I talenti non devono più andare all’estero per inseguire i propri sogni».

Come invece hai fatto tu...

«Quando mi sono trasferita in Germania avevo 14 anni».

È stato difficile lasciare mamma e papà?

«È stato un grandissimo impegno (impegno, non sacrificio, ndr), per me e per la mia famiglia. Però ho vissuto quel momento come una liberazione, mi sentivo rinchiusa in una gabbia».

Prego?

«Non fraintendermi...è che in Italia non potevo praticare il mio sport come lo sognavo. I miei genitori hanno avuto il coraggio di lasciarmi andare».

Meglio così. Ma il fatto che tu sia nata sportivamente in Germania te lo hanno rinfacciato. Nel 2006, quando sei stata portabandiera alle Olimpiadi di Torino, dicevano che non era giusto perché «non parla neanche l'italiano»...

«Avevo 19 anni, molte cose neppure le capivo. Scrivevano che non avevo l'esperienza per quel ruolo e mi hanno anche minacciato, mi hanno detto che me l'avrebbero fatta pagare. Però so di essere cresciuta da italiana. E col tempo credo di avere dimostrato di avere le carte in regola per portarla, quella bandiera...».

Torniamo ancora più indietro nel tempo: la prima volta che hai messo i pattini?

«Mmmh...sai che non me la ricordo?».

Davvero?

«Davvero. Ero piccola piccola...».

La prima grande gioia sui pattini?

«Quella la ricordo bene. È stato quando ho pattinato in maschera sul ghiaccio, a Ortisei. Dopo il Natale, da bambina, il Carnevale era il momento che attendevo con più ansia».

Sei timida e riservata. Ti dà fastidio la popolarità?

«Essere famosa permette di dare un esempio, forse una speranza a chi fa il mio sport. Però ci sono dei momenti miei, magari quando vado a fare la spesa o sono con gli amici, in cui non vorrei neppure avere la preoccupazione di essere riconosciuta».

Nel tuo tempo libero che fai?

«Mi piace l'arte. Mio nonno è stato direttore dell'accademia d'arte di Ortisei, forse ce l'ho un po' nel sangue. Ora sono spesso a Roma, e se ho un po' di tempo passeggio per la città, ci sono posti meravigliosi da scoprire, in ogni angoletto. Poi adoro la montagna, sono cresciuta lì, è il posto dove io…sono veramente io».

Il tuo viaggio più bello?

«In macchina, con un'amica canadese, dalla California fino su a Edmonton. È stato spontaneo, semplice. Però, forse, il viaggio più bello è quando torno a casa».

Ti manca?

«Sì. Sono sempre lontana. Sempre».