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giovedì 17 dicembre 2015

Colpaccio alla faccia di Lorenzo Per Rossi arriva un super contratto

Valentino Rossi, accordo triennale con Yamaha sul merchandising




Un colpo di coda di quelli da campione, col Mondiale della MotoGp ormai in soffitta da quel dì e lui in vacanza con la bella fidanzata a scirdare le carognate di Marquez e Lorenzo. La stagione 2015 di Valentino Rossi si conclude per il Dottore con un colpaccio, almeno dal punto di vista economico. La VR46 Racing Apparel, società da lui fondata, ha concluso un accordo di licensing triennale per sviluppare e commercializzare nuove ed esclusive collezioni merchandising con il prestigioso marchio "Yamaha Factory Racing". La prima nuova collezione sarà disponibile dalla primavera del 2016 e verrà commercializzata tramite i canali di vendita tradizionali VR46 Racing Apparel, in aggiunta al network Yamaha. Con sede a Tavullia (PU), VR46 Racing Apparel ha circa 35 dipendenti e collabora con grandi nomi su scala internazionale, in ambito MotoGP e calcistico.

La Coop ritira bottiglie di salsa di soia "Hanno una data di scadenza sbagliata"

La Coop ritira una marca di salsa di soia "Hanno una data di scadenza sbagliata"




La catena di supermercati Coop ha pubblicato online un avviso per il richiamo della salsa di soia Kikkoman nella confezione da 150 ml. Il prodotto è stato richiamato dalla stessa azienda distributrice, la Eurofood S.p.a., per un errore di etichettatura. Il ritiro riguarda esclusivamente il lotto numero L15331 e codice EAN 8715035110106. L’errore di etichettatura riporta sul tappo una data di scadenza, già passata, non corretta, perché corrisponde alla data di produzione (27/11/2015).

Renzi taglia le tasse ai calciatori Il regalo ai ricconi del pallone

Renzi abbassa le tasse ai calciatori. Il regalo ai "ricconi": le cifre




Matteo Renzi toglie le tasse...ai calciatori. Ai super-ricchi, insomma. La novità è contenuta tra le modifiche approvate in Commissione alla Legge di Stabilità. In buona sostanza, si vuole togliere la tassa del 15% sulla compravendita dei giocatori. Un sostegno economico da parte del governo al calcio italiano, che vive una crisi profonda. Un sostegno economico però destinato a far discutere: meglio alleggerire il carico fiscale al calcio o, per esempio, alle famiglie? L'obiettivo è "pompare" soldi nel nostro calciomercato, e dunque, si spera, far risalire le nostre big, che Juvenuts a parte hanno un ruolo di rilievo nel pallone che conta - e riportare qualche top-player nel nostro campionato. E forse non è un caso che Renzi, nelle ultime ore, abbia parlato proprio di calcio, spendendosi in qualche pronostici sulla Serie A: "Chi vince? Bel problema dirlo, dai risultati uno dovrebbe dire Mancini. Ascoltando il gusto della novità uno pensa a Napoli e Roma, piacerebbe che possano rifarsi sotto. Ascoltando con preoccupazione gli ultimi risultati, però, la Juve è in partita", ha concluso il premier, tifosissimo della Fiorentina. Per inciso, in Commissione, è stato dato il via libera al sostegno dell'Aci per il Gran Premio di Monza.

ALLA 32ESIMA VOTAZIONE L'inciucio Pd-5 Stelle è realtà Eletti i 3 giudici della Consulta

Consulta: eletti Barbera, Modugno e Prosperetti




Buona la trentaduesima. Tante sono le votazioni che ci sono volute per eleggere i tre membri mancanti della Consulta per giungere a 15. L'elezione è arrivata dopo che Renzi aveva di fatto tagliato fuori Forza Italia suscitando la delusione di Silvio Berlusconi ("grave che non ci sia nemmeno un giudice di centrodestra"). Gli eletti sono Franco Modugno (proposto dai 5 Stelle), Augusto Barbera (dal Pd) e Giulio Prosperetti (da Area popolare).

Azioni dei clienti crollate dell'80% La prossima banca che farà crac

Azioni crollate dell'80%: BancApulia a rischio crac




Dalla Toscana alla Puglia l'allarme barche percorre tutto lo stivale fino ad arrivare al tacco. Dopo quelli della Banca popolare dell'Etruria, sono infatti ora i clienti di BancApulia a tremare per i loro risparmi. Come scrive Il Corriere della sera, l'istituto di credito assorbito da gruppo Veneto Banca ha visto le proprie azioni crollare dell'81% in pochissimi mesi. Il punto è che, secondo uno schema simile a quello applicato ad Arezzo e dintorni da Etruria, ai clienti interessati all'accensione di un mutuo o alla sottoscrizione di un prestito BancApulia presentava un'offerta all'apparenza molto conveniente: tassi agevolati a fronte dell'acquisto di azioni vincolate per 24 mesi.

A metà luglio i primi segnali d'allarme con glie estratti conto dei titoli che iniziavano a registrare le prime, pesanti, perdite: azioni che valevano quasi 40 euro sono infatti precipitate a poco più di 7. Le assicurazioni fornite a quanti chiedevano spiegazioni si sono rivelate infondate e sabato l'assemblea dei soci deciderà del futuro della banca.

mercoledì 16 dicembre 2015

STRAPAGATI DA BANCA ETRURIA Smascherati i giornalisti: i nomi

Banca Etruria spennava i risparmiatori e strapagava le grandi firme: tutti i giornalisti a libro paga per il giornale dell'istituto


di Franco Bechis

Aldo Cazzullo e Aldo Grasso

C’era chi, come il socio Attilio Brilli, si complimentava perfino in assemblea per un’attività meno conosciuta di Banca Etruria: quella editoriale. Applausi per «la pubblicazione da oltre 25 anni della collana di libri dedicata alle singole sedi dell’Istituto». E soprattutto per «la qualità della rivista Etruria Oggi, impreziosita da prestigiose firme a livello nazionale ed internazionale». Era il 4 maggio 2014, l’ultima assemblea dell’Etruria di cui esista il verbale stenografico. Fu quel giorno che i soci impalmarono Lorenzo Rosi alla presidenza e Pier Luigi Boschi alla vicepresidenza, per il vertice che avrebbe terminato assai velocemente l’avventura finendo nelle maglie del commissariamento. Certo, con tutto l’arrosto a tema quel drammatico giorno in cui l’assemblea della banca aretina doveva prendere atto dei pesanti rilievi della Banca d’Italia, di una perdita di 81,2 milioni di euro, della necessità di spendere nuovi soldi in consulenze per cercare di fare sposare l’istituto di credito con qualcuno più forte in grado di assorbirlo, quel riferimento alla rivista aziendale è sembrato curioso fumo. Eppure non fu l’unico intervento, altri soci misero nel mirino quella rivista, chiedendo ragione di spese inappropriate in un momento così grave. Vibrante l’intervento di Piero Lega, socio che si presentò proveniente «dalla lontana parrocchia di Anghiari». E altri ancora.

Fino a quel giorno sembrava che nessuno si fosse occupato della rivista, che pure esisteva da 32 anni. Difficile oggi capirne il motivo: la rivista è ufficialmente sparita anche dal sito internet dell’Etruria. Tutti i numeri in pdf che erano stati caricati sopra sono stati tolti. Un solo numero è ancora rintracciabile e sfogliabile solo on line attraverso la macchina del tempo di internet: quello del dicembre 2014, numero 90. La fotografia di molte copertine dal 2008 in poi è ancora rintracciabile sull’account Pinterest della Banca, che deve essere sfuggito ai censori. Siccome sulla prima pagina della rivista (che era accompagnata da un inserto a parte, Etruria Oggi Informa) di carta patinata si esponevano in calce con orgoglio i collaboratori del numero, è facile scoprire come dovesse esserci la fila di molte firme di punta del giornalismo italiano per apparire lì. Chissà se per la generosa tiratura della rivista (non meno di 20 mila copie a numero, e una mailing selezionata a cui inviarla, che comprendeva la classe dirigente politico-economica italiana) o se per i generosi borderò che preoccupavano i piccoli soci della banca.

Fatto sta che su Etruria Oggi collaboravano penne di primissimo piano, con una certa predilezione per la squadra del Corriere della Sera con sui sembrava quasi esserci una intesa editoriale. Si possono trovare profondi articoli di Aldo Cazzullo, lo specialista in grandi interviste nel quotidiano rizzoliano. Ma anche copertine firmate dal vaticanista Luigi Accattoli, profonde riflessioni sulla comunicazione del critico tv del Corriere, Aldo Grasso. Interventi planetari del principale commentatore di politica estera, Franco Venturini. Articoli sul costume e la psiche della firma specializzata di Corriere e Io Donna, Silvia Vegetti Finzi. E ancora, Salvatore Bragantini, ex commissario Consob ed editorialista del Corriere della Sera. Ha attraversato tre giornali collaborando a Etruria Oggi anche Stefano Folli, all’inizio Corriere della Sera, poi Sole 24 Ore e infine Repubblica. Da quest’ultimo giornale proviene Andrea Tarquini (corrispondente di Repubblica per la Germania), che firma la cover del numero 90 della rivista nel dicembre 2014 raccontando la storia della Lego. Sullo stesso numero, con bel richiamo in copertina Leonardo Maisano, corrispondente da Londra del Sole 24 Ore racconta la voglia di secessione scozzese. Andrea Gennai del Sole 24 Ore, autore anche del fortunato blog Meteo Borsa, si esibisce invece in due pagine su «Un distretto d’oro», raccontando ovviamente la storia degli orafi aretini che hanno saputo difendersi dalla crisi puntando sul made in Italy. Processo - scriveva Gennai - «che ha interessato anche la banca di riferimento del territorio, Banca Etruria (…)», istituto «che ha dovuto ripensarsi a fronte di un mercato che stava mutando velocemente e in presenza di volumi che di anno in anno scendevano». In altri numeri della rivista si sono espressi firme de La Stampa come Aldo Rizzo, della Rai, o economisti di punta come Giacomo Vaciago (anche lui editorialista del Sole 24 Ore) e Loretta Napoleoni (videoblogger per il Fatto Quotidiano, ex collaboratrice de l’Unità e rubrichista del Venerdì di Repubblica). C’era la fila di grandi firme dunque a Banca Etruria.

Ma più che quelle collaborazioni, nell’ultimo anno prima del crac, a Banca Etruria avevano pesato ben altre consulenze. Lo si capisce dall’unico rapporto lasciato in eredità dalla gestione commissariale che riassume la situazione finanziaria al 31 dicembre 2014 (un disastro con una perdita di 526 milioni di euro) e gli avvenimenti successivi del 2015. Fra i tanti costi amministrativi che salgono decisamente con la gestione dell’ultimo presidente, Rosi, e di papà Boschi, si spiegano i 9,5 milioni del capitolo sulle consulenze «legate alle varie fasi della tentata operazione di aggregazione, nella quale la banca è stata impegnata nel corso di esercizio». Costi che debbono essere divisi fra quelli per gli advisor veri e propri cui era stato dato mandato per trovare una banca con cui sposarsi (Rotschild, Lazard e Kpmg advisory) e gli advisor legali che dovevano valutare il contratto matrimoniale, con in testa lo studio di Franzo Grande Stevens, il legale di fiducia del gruppo Fiat per decenni. Consulenze peraltro inutili, perché la sposa fu pure trovata: la Banca Popolare di Vicenza, che offrì un euro per azione come dote (più del doppio del valore delle azioni Etruria in quel momento), ma fu respinta con perdite da Rosi e Boschi.

Alfa torna in Formula 1? Forse Che cosa c'è dietro l'annuncio...

Alfa Romeo torna in Formula 1? Forse. Cosa c'è dietro l'annuncio di Marchionne


di Nino Sunseri



Certo l’emozione è forte: rivedere il Biscione dell’Alfa Romeo che corre sui circuiti della Formula 1. Rivivere la leggenda: nel 1936 la piccola P3 guidata da Nuvolari che al Nurburgring si mette dietro le Mercedes che avevano 130 cavalli di più. Perché allora poteva accadere anche questo: altro che la turbina dell’ibrido. Rumorosi cavalli da mettere a terra e una piccola macchina italiana che teneva a bada lo squadrone di Germania guidato da Alfred Neubauer. Non sappiamo se Toto Wolff l’abbia mai conosciuto. Comunque andiamoci piano con i sogni anche se ieri Sergio Marchionne ha dato al mondo dello sport italiano a quattro ruote una scarica di adrenalina da infarto. «Stiamo pensando ad un suo ritorno in Formula 1 come nostro competitore». L’occasione sono gli auguri di Natale ai giornalisti cui sta illustrando lo sbarco della Rossa a Piazza Affari dopo l’esordio a Wall Street.

Per l’evento, il super-manager ha messo da parte il cappello di amministratore delegato di Fca per tenersi solo quello di Presidente della Ferrari. D’altronde parla a Maranello. Vuol sgomberare il campo dalla più immediata delle sensazioni: che il Biscione possa diventare il team satellite del Cavallino Rampante. Per questo basta la Haas. L’Alfa, avrà l’obbligo di vincere. Anche a costo di diventare un competitore della Ferrari, come ci tiene a precisare Marchionne: «È incredibile come il marchio Alfa Romeo resti nel cuore della gente». Comunque l’operazione, se mai dovesse avvenire, non sarà immediata. Forse fra un paio d’anni durante i quali, con un altro colpo di teatro, Marchionne lascia intendere che potrebbe essere la Ferrari a lasciare le competizioni. Per il momento, però, niente allarmismi: «Che la Ferrari lasci la Formula 1 è un’ipotesi possibile, ma molto improbabile. Se non ci vogliono noi ce ne andiamo», ha sentenziato. E senza mezze misure il capo del gruppo ha continuato la provocazione parlando anche delle nuove regole e della questione relativa alla fornitura di motori ai piccoli team. «Se vogliono trasformare la F1 in Nascar possono fare a meno di noi». Il riferimento è al campionato americano dove le auto sono tutte eguali.

Ma sul futuro dell’Alfa si scatena la fantasia. Un’operazione che avrebbe un costo di almeno cento milioni, secondo i conti fatti in tasca alla Haas. I motori, con tutta probabilità, sarebbero quelli realizzati a Maranello. Si tratterebbe di vedere se con le specifiche dell’anno in corso o con quelli della stagione precedente come convenuto con gli altri clienti. Ma Ferrari potrebbe considerare l’Alfa un cliente come un altro? Difficile. E non c’entra solo il fatto che appartengono allo stesso gruppo industriale. Tanto più che il legame fra le due aziende, dopo la quotazione in Borsa della Rossa diventerà più debole. Conta molto di più la storia. Il fatto che Enzo Ferrari avesse cominciato con le Alfa, che il Cavallino Rampante, prima di comparire a Maranello, troneggiava sui cofani delle auto da corsa fabbricate al Portello, che all’inizio della sua storia di costruttore di automobili al Drake non era possibile usare il nome e il simbolo perché, con il suo bel carattere, aveva litigato con i capi dell’azienda milanese.

La memoria corre agli albori del Campionato di Formula 1. Ai titoli vinti da Nino Farina e da Manuel Fangio. Una leggenda che ha resistito ai decenni di astinenza di risultati. Un buio rischiarato solo dalle vittorie mondiali nella categoria sport-prototipo a metà degli anni ’70. Il ritorno in Formula 1 negli anni ’80 è stato terribile. Troppo pesanti i motori, troppo assetati di benzina. Troppo pochi i soldi per l’azienda ancora in mano all’Iri. Il ritiro definitivo dopo che nel 1986 la proprietà era diventata Fiat.

Adesso l’annuncio del ritorno in Formula 1. Un tentativo da parte di Marchionne di lucidare il marchio. Annunciando, però, che l’operazione avrà tempi lunghi. La Renault, per tornare in gara ha acquistato la Lotus e sarà in gara già la prossima stagione. A Marchionne invece piace molto avere programmi a lungo termine per l’Alfa. Ha impiegato circa dieci anni per tornare negli Usa e alla fine ha scelto una vettura di super-nicchia come la 4C. Lo stesso per la Giulia: presentata a giugno entrerà in produzione solo all’inizio dell’estate. I clienti la vedranno forse in autunno. Non vorremmo che l’annuncio della Formula 1 fosse un bel lancio pubblicitario. L’auto, invece, resta destinata ai box.