Visualizzazioni totali

martedì 8 dicembre 2015

La Panarello fuori dal carcere Decisione del giudice: perché

La Panarello fuori dal carcere. La decisione del giudice: perché




Veronica Panarello, la donna accusata di aver ucciso il figlio Loris, il 29 novembre del 2014 a Santa Croce Camerina, nel ragusano, ieri ha lasciato il carcere di Agrigento. La donna è stata trasferita in un ex ospedale psichiatrico a Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese, in una sezione femminile specializzata nell'osservazione delle detenute con disagi. L'amministrazione penitenziaria agrigentina, infatti, ha infatti riscontrato "problemi depressivi" che la Panarello avrebbe accusato in carcere. Il prossimo 14 dicembre saranno nominati gli esperti per la perizia psichiatrica. È stato il gip di Ragusa, Andrea Reale, a stabilire il trasferimento di Veronica Panarello alla struttura di Barcellona Pozzo di Gotto: "Lo aveva richiesto la casa circondariale di Agrigento il 20 novembre - ha spiegato l'avvocato della donna, Francesco Villardita - che aveva notato lo stato depressivo della signora Panarello. Ieri il trasferimento èstato attuato. Mi sono recato anche io a Barcellona. Ci tornerò nei prossimi giorni. La signora è sottoposta ad osservazione psichiatrica".

Alla prima della Scala fanno Verdi La Santanchè ci va così / Guarda

Daniela Santanchè alla prima della Scala: in verde per Verdi




Chissà se è perchè facevano Verdi o per il semplice gusto di esagerare che ogni tanto non riesce a tenere a freno. Comunque sia, l'arrivo di Daniela Santanchè alla Scala di Milano per la Prima non è certo passato inosservato. In una Milano grigia che più grigia non si può, la Pitonessa è apparsa come una visione color smeraldo. Un po' gran dama tirolese, con gonna verde, camicetta bianca da signorina Rottenmaier e papillon in tinta. Ma con un tocco, appunto, da pitonessa: un "boa" verde smeraldo di finta pelliccia che le avvolgeva collo e spalle. Accanto, un emozionato (per la prima e per il look della signora?) Alessandro Sallusti.

Belpietro: "Cosa penso della Le Pen" In Francia la sconfitta dei codardi

Belpietro: "Vi dico cosa penso della Le Pen". In Francia la sconfitta dei codardi


di Maurizio Belpietro



Era previsto. Ma come tutte le cose previste, quando arrivano suscitano grande stupore. Nel caso del successo del Front national in Francia, sono anni che il partito fondato da Jean Marie Le Pen ed ereditato dalla figlia Marine (non senza qualche conflitto famigliare) avanza alle elezioni.

Una delle ultime volte addirittura andò al ballottaggio e solo per un soffio non riuscì a imporre il suo candidato. La verità è che la Francia ne ha le tasche piene di Liberté, Egalité e Fraternité. Da un pezzo vuole Liberté, Egalité e Lepené, nel senso di ordine e sicurezza, due parole che né la presidenza di Nicolas Sarkozy né tanto meno quella di Francois Hollande hanno saputo garantire. Anzi. Se si passa in rassegna il comportamento delle passate gestioni si capisce che sia Sarkozy sia Hollande hanno combinato pasticci. Sul fronte interno e su quello internazionale.

Per quanto riguarda l' economia, né gollisti né socialisti sono riusciti a fare qualche cosa di significativo, ma anzi, se possibile, i secondi, con le tasse sulle sostanze immobiliari e sui redditi sono riusciti a impaurire ancor più un ceto medio disorientato. Per ciò che riguarda la strategia europea sia gli uni che gli altri hanno dato prova di non avere un' idea concreta di Unione, ma di inseguire al momento la convenienza, senza dettare una linea ma al massimo assoggettandosi a quella dell' alleato tedesco. Risultato, oggi se si mette da parte la grandeur restano solo i problemi, ossia il deficit di bilancio, gli sforamenti, i parametri di Maastricht. Fossimo ad Atene invece che a Parigi sarebbero già scattate le sanzioni, ma siamo in Francia e quello che non è accettabile per i paesi satellite lo è per il Re sole. Ciò nonostante, anche senza multe, l' economia resta debole, esattamente come il suo presidente.

E a questo proposito non si può tacere che nelle vicende che riguardano il terrorismo e i modi per fermarlo Francois Hollande non ha dato grande prova. Non già ora, con la strage del Bataclan, ma prima, quando due fratelli armati fino ai denti fecero irruzione nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo. Già a gennaio di quest' anno si era capito che il terrorismo islamico aveva preso di mira l' Europa. Gli episodi che si erano succeduti negli ultimi tempi non lasciavano spazio ad equivoci. A Tolosa, in Belgio, in Danimarca, tutto lasciava presagire che la strategia del microterrorismo, del jihadismo diffuso, del terrore senza rete alle spalle, fosse ormai una realtà anche in Francia. E pur tuttavia il giro di vite nelle moschee e nei centri islamici ha tardato per evitare di turbare le coscienze e soprattutto per scongiurare la reazione del cosiddetto islam moderato. Risultato, un gruppo di terroristi franco-belgi ha attaccato di nuovo Parigi e i suoi abitanti.

Solo allora Hollande si è svegliato, reclamando poteri speciali e sospendendo la convenzione dei diritti dell' uomo. Troppo tardi. Soprattutto troppe chiacchiere in ritardo. La gente vuole fatti. La paura e la voglia di reagire richiedono fatti. Perché non basta dire che nulla è cambiato. Dopo gli attentati qualche cosa è scattato nel nostro modo di vivere e si chiama diffidenza. Non è giusto diffidare di chi ti sta a fianco, di chi si veste in maniera diversa dalla tua o di chi professa un' altra religione rispetto alla tua. Ma è giusto che uno Stato - se esiste lo Stato - ti protegga da chi ha idee diverse dalle tue e intende farle valere con le armi e con il sangue. Marine Le Pen non vince perché cavalca la paura.

Vince perché l' elettore non si fida più delle promesse di Hollande e di Sarkozy e vuole cambiare. Non sappiamo se l' astro nascente della politica francese sarà in grado di affrontare la sfida che ha davanti a sé. Sappiamo che chi prima di lei ha affrontato quella sfida, l' ha persa e oggi di fronte a loro non c' è il futuro ma il passato. Hollande resterà ancora all' Eliseo e Sarkozy proverà a ritornarvi, ma entrambi sono destinati alla sconfitta perché non capiscono che dopo il 13 novembre in Francia qualche cosa è cambiato.

Sondaggio Mentana: Salvini gode Chi perde tra Renzi e Grillo / I dati

Sondaggio: Salvini torna a godere. Chi perde tra Renzi e Grillo




È la Lega Nord di Matteo Salvini il partito più premiato dall'ultimo sondaggio Emg Acqua diffuso da Enrico Mentana durante il TgLa7. La Lega sale al 16,4%, guadagnando in una settimana lo 0,5%. Il Partito democratico di Matteo Renzi resta comunque la prima forza politica, anche se scende al 30% tondo perdendo lo 0,3%. Appena peggio il Movimento Cinquestelle al 27,8%, in lieve calo dello 0,1%. Flessione identica per Forza Italia che resta all'11,9%, seguito a distanza da Fratelli d'Italia al 4,7%. Inverte la tendenza negativa la Sinistra Italiana che si attesta al 3,6% con una minima crescita dello 0,1%. Perde ancora terreno Area popolare, cioè Ncd e Udc, che non vanno oltre il 2,4%.

lunedì 7 dicembre 2015

Marine Le Pen parla dopo il trionfo: "Così faremo sparire i socialisti

Il trionfo di Marine: "E' la rivolta del popolo" Lo storico trionfo della destra francese




"E' una rivolta del popolo", ha detto Marine Le Pen, trionfatrice delle elezioni regionali francesi con il Front National, "noi siamo un soffio di vento di libertà di rinnovamento per la Francia che porteremo avanti rispetto ai mostri avversari. Gli elettori sono liberi e non amano i giochi politici. Votate il Fronte nazionale per far sparire i socialisti. Continueremo a difendere il patriottismo economico".

Un successo personale oltre ogni previsione per la leader del partito di estrema destra, Marine Le Pen e la nipote Marion Le Pen che vola nel feudo della Provenza. Insieme hanno raggiunto oltre il 40%. "Possiamo dire che se si vota Front National si fanno scomparire i socialisti. Decidere di ritirarsi dal ballottaggio in alcune regioni, a favore del centro-destra, è una scelta che segna l’inizio della scomparsa del partito socialista", ha spiegato Le Pen, commentando la decisione dei socialisti di ritirare la propria lista nella regioni in cui era certa la sconfitta al ballottaggio, come il Nord-Pas-de-Calais-Picardie, la Provenza-Alpi-Costa azzurra e l’Alsazia-Champagne-Ardenne-Lorena.

Qelle pressioni del governo Monti Il retroscena-bomba sui due marò

Parla il ministro di Monti: "I marò rispediti in India"




Una vera e propria bomba il retroscena che l'ambasciatore Giulio Terzi consegna a Radio Radicale nel corso della tras missione "Cittadini in divisa" e che sarà trasmessa questa sera, lunedì 7 dicembre. Affermazioni che conferma in un'intervista al quotidiano Il Tempo. L'ex ministro degli Esteri chiede una commissione parlamentare sulla vicenda e anche di essere ascoltato dal Copasir. Vuole raccontare di quelle pressioni di alcuni esponenti del governo Monti sui pm perché i marò tornassero in India tre anni fa, quando i due fucilieri erano venuti in Italia per la licenza natalizia.

"È inspiegabile che organi di monitoraggio parlamentare, comitati che sorvegliano e rispondono all' esigenza democratica di vedere cosa accade nell' ambito dell' intelligence, non acquisiscano la documentazione, che il pubblico non possa essere sicuro che la documentazione venga acquisita". Terzi in particolare si chiede perché non sia stata acquisita tutta la documentazione che emersa nei mesi scorsi, soprattutto il documento fatto circolare dal ministero della Giustizia  sull' impossibilità costituzionale di mandare indietro i fucilieri di marina per conto del Guardasigilli dell' epoca. "O la mail del consigliere politico del Quirinale Stefanini che garantiva sull'opinione del presidente Napolitano favorevole a che restassero in Itali". Quando il giornalista del tempo gli chiede le motivazioni per cui questo non sia stato fatto, risponde. "Io non vedo nessun motivo se non quello di coprire alcuni scheletri nell'armadio di personalità politiche e di governo che hanno voluto rimandare i nostri fucilieri di marina in India per considerazioni che sono intuibili, legate agli affari e agli interessi economici ma che non appartengono a una buona conduzione della politica estera e di sicurezza del nostro Paese".

L'accusa dell'ex ministro -  "I fucilieri di marina tornarono in Italia per la licenza natalizia, e prima scadesse io inviai una circostanziata lettera al presidente del Consiglio e ai ministri coinvolti nella gestione diretta di questa vicenda affinché si potesse - come era stato fatto in altri casi altrettanto delicati - esercitare da parte del governo una sorta di moral suasion nei confronti della magistratura inquirente. Ho la sensazione, qualcosa di più anzi di una sensazione, che questa operazione di moral suasion sia stata effettuata sì, ma all' incontrario".  

Il pronostico - L'ex ministro degli esteri fa poi una previsione: "Se noi non dimostriamo una chiarezza di convincimento sulla loro assoluta innocenza ed estraneità ai fatti, se non manifestiamo in modo sufficientemente vigoroso la posizione dell' Italia, e diamo la sensazione che qualsiasi cosa ci va bene, se continuiamo a mantenere un profilo bassissimo su questa vicenda di cui più nessuno sta parlando, ho grossi timori su quello che i giudici arbitrali potranno decidere".

Lo scandaloso dicembre dei deputati Ponti e ferie: quanti giorni lavorano

Giubileo e allarme terrorismo alle stelle: ma la Camera chiude dieci giorni per ferie




Vai a sapere se è la paura degli attentati ad aver prevalso oppure la solita poca voglia di lavorare. Qualunque sia il motivo, l'effetto è che con il Giubileo che inizia domani e l'allarme terrorismo alto come mai nel nostro Paese, i deputati hanno fatto baracca e burattini e se ne sono andati che a casa, chi in montagna e chi al mare. Per un "ponte" dell'Immacolata lunghissimo, che si concluderà solo il prossimo 14 dicembre.

Una vergogna, in uno dei momenti più delicati dal punto di vista della sicurezza del Paese. La scusa di questo fuggi-fuggi dal Palazzo è stata ben architettata: concedere, come da loro richiesto, ai membri della commissione Bilancio di Montecitorio qualche giorno di tempo in più per poter esaminare la Legge di stabilità. I 48 deputati che la compongono saranno così gli unici al lavoro in questa settimana, a fronte dei 582 che invece se ne staranno in vacanza.

E dire che l'aula, regolamento alla mano, si sarebbe potuta benissimo riunire, giacchè durante la sessione di bilancio non possono essere esaminati soli i provvedimenti cosiddetti "di spesa", salvo  deroga se si tratta di provvedimenti in scadenza. Su tutto il resto, disegni di legge, interpellanze, interrogazioni parlamentari, l’emiciclo può proseguire regolarmente i lavori. Sinistra italiana, Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle avevano dato la disponibilità per le votazioni in seduta comune sulla Consulta. Ma alla fine ha prevalso la “linea vacanza”. In tutto, calendario di Montecitorio alla mano, nel corso del mese di dicembre gli "onorevoli" lavoreranno in tutto dodici giorni.