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sabato 5 dicembre 2015

AEREI, NUOVE REGOLE Allarme terrorismo nei cieli cosa cambia per chi vola

Terrorismo, nuove regole nei cieli cosa cambia per chi va in aereo




I ministri dell’Interno europei hanno raggiunto un accordo unanime sulla proposta negoziata questa settimana con il Parlamento europeo di creazione del registro europeo dei dati dei passeggeri aerei (Pnr), per concludere i negoziati entro la fine dell’anno. I 28 hanno accettato di far scendere a sei mesi il tempo in cui i dati dei passeggeri saranno accessibili, prima che vengano oscurati, a fronte dei nove mesi chiesti in precedenza al Parlamento europeo,  hanno riferito fonti comunitarie. In cambio, chiedono che i Paesi possano includere nel registro i dati dei voli interni all’Ue, non solo quelli esterni, aspetto riconosciuto fondamentale dalla Francia a seguito degli attentati di Parigi. 

Il registro - L’accordo sul Pnr, registro dei dati personali di quanti viaggiano in aereo dentro e fuori l’Ue, è stato ritenuto dai ministri utile a "prevenire, identificare, e perseguire minacce terroristiche e forme gravi di crimini". Il Parlamento dovrà ora esprimersi in merito. Tutto il mondo comprende che non c’è tempo da perdere. L’accordo è equilibrato e proporzionato, ha detto il commissario europeo agli Affari interni, Dimistris Avramopoulos. "Dobbiamo migliorare la sicurezza, al tempo stesso rispettando i diritti", ha aggiunto. L’accordo raggiunto prevede la registrazione dei dati dei passeggeri su tutti i voli intraeuropei compresi i charter, come ha precisato il ministro lussemburghese Etienne Schneider, a nome della  presidenza di turno del Consiglio.

venerdì 4 dicembre 2015

ELSA COLPISCE ANCORA La stangata sulle pensioni Assegni giù, costi su

La Fornero colpisce ancora: pensioni sempre più magre


di Sandro Iacometti



Prosegue, senza sosta, il calvario dei pensionati italiani. Da una parte c’è l’Istat, che certifica i primi frutti deformi della riforma Fornero: pensioni più basse e spesa previdenziale più alta. Dall’altra c’è il combinato disposto della bassa inflazione e della mancetta di Renzi, che nel 2016 befferà le fasce più povere con tagli identici a quelli dei pensionati d’oro. Il primo bilancio della legge annunciata  dall’ex ministro del governo Monti tra le lacrime, di cui sempre più si capisce il motivo, è stato messo nero su bianco ieri dall’Istituto nazionale di statistica nel Rapporto annuale sui trattamenti pensionistici relativo al 2014.

Il quadro generale è il solito scenario di miseria e povertà, con 4 pensionati su 10 (il 40,3%) con un assegno inferiore a mille euro al mese. Rapporto che sale a uno su due (49,2%) per le donne. Il 25,7% delle pensioni è addirittura di importo mensile inferiore ai 500 euro. Mentre il 39,6% va dai 500 ai mille euro. La quota dei superpensionati, oggetto continuo di attacchi e polemiche, resta confinata all’1,4% del totale. I lavoratori in quiescenza che possono contare su oltre 5mila euro al mese sono infatti appena 240mila su un totale di 16,25 milioni di pensionati. Altri 767mila, il 4,7%, incassano invece un assegno mensile che va dai 3 ai 5mila euro.

Più o meno invariata la suddivisione per tipologia di trattamento, con le pensioni di vecchiaia che assorbono oltre i due terzi (70%) della spesa totale. Seguono quelle ai superstiti (14,9%) e le pensioni assistenziali (8,0%); più contenuto il peso delle pensioni di invalidità (5,6%) e delle indennitarie (1,6%).  Fin qui poche novità. Ma a leggere i dati in controluce sulla scorta delle novità introdotte nel 2012 dal governo Monti si scopre, innanzitutto, che il numero dei pensionati è calato. Rispetto al 2013 ce ne sono circa 134mila in meno. E dal 2011 il calo è di circa 400mila unità. Si tratta, evidentemente, dell’effetto Fornero dovuto all’aumento dell’età pensionabile. Un altro effetto, impressionante, legato alla riforma riguarda gli assegni di chi ha lasciato il lavoro dopo il cambio di calcolo che ha introdotto per tutti (pro quota per chi ha una maggiore anzianità professionale) il calcolo contributivo. Ebbene, secondo i dati diffusi ieri dall’Inps, i pensionati sopravviventi hanno un reddito medio di 17.146 euro lordi all’anno, quelli nuovi, che hanno lasciato il lavoro nel 2014 (541mila persone), percepiscono invece un reddito medio di 13.965 euro. Le lacrime della Fornero hanno quindi prodotto un taglio secco (sempre considerando i valori medi) degli assegni di oltre 3mila euro. Un sacrificio inevitabile, ci hanno detto, per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico.

Ebbene, nel 2014, malgrado la decurtazione delle nuove pensioni e il calo dei percettori, la spesa previdenziale complessiva è arrivata a quota 277 miliardi, l’1,6% in più rispetto al 2013. Mentre rispetto al Pil la spesa è passata dal 16,97 al 17,17%, con un incremento dello 0,2%. Agli scherzi della Fornero si aggiungono, per il prossimo anno, quelli di Renzi. La trovata del governo di modulare la restituzione delle somme tolte ai pensionati con il blocco incostituzionale della perequazione per sborsare solo 2 miliardi rispetto ai 18 previsti produrrà nel 2016 effetti paradossali.  A metterci lo zampino è la bassa inflazione, che ha azzerato l’adeguamento per il prossimo anno e ha fatto sballare i conti del governo per l’anno in corso (le stime provvisorie fissavano la perequazione allo 0,3%, quelle definitive allo 0,2%), costringendo i pensionati a restituire uno 0,1% di aumento non dovuto. Il Sole 24 Ore ha calcolato gli effetti concreti dei due fattori sugli assegni futuri dei lavoratori in quiescenza. Il risultato è qualcosa che rende i continui appelli all’equità dell’esecutivo poco più di una barzellletta.  Considerando una pensione alta di 3.200 euro lordi al mese (sopra sei volte il minimo) il taglio complessivo nel 2016 sarà di 37,18 euro. Andando all’altro capo dello scala, e prendendo in esame un assegno da 1.400 euro lordi al mese (sotto tre volte il minimo) la sforbiciata sarà di 36,40 euro. Praticamente la stessa cifra. Un po’ meglio andrà alle fascie intermedie da tre a quattro volte il minimo. In questo caso il combinato disposto della restituzione disposta dal governo per il blocco 2012-2013 e della bassa inflazione produrrà piccoli aumenti dai 23 ai 98 euro.

Caivano (Na): il ministro Poletti inaugura la nuova Wbo Italcables

Caivano (Na): il ministro Poletti inaugura la nuova Wbo Italcables


ilgiornaledicaivano
foto a cura di Ugo Cerrito





Una vecchia azienda è rinata oggi a Caivano, nella zona industriale di Pascarola, con la presenza del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, il parroco Don Maurizio Patriciello che ha benedetto l’azienda, e tutti i dipendenti hanno inaugurato la Wbo Italcables, dove Wb sta per “Workers buy out”, cioè lavoratori che acquistano la società di cui sono stati dipendenti.

Ognuno dei 51 dipendenti, di cui 45 operai e 6 funzionari, ha versato 25mila euro dalla sua mobilità (di due anni). Pagheranno il fitto del ramo d’azienda per 3 anni, per poi pagare una maxi rata finale e acquisire definitivamente i 75 mila metri quadri dello stabilimento: solo allora diventeranno effettivi proprietari.

I dipendenti dopo la crisi del 2013  e la susseguente cassa integrazione e mobilità hanno fatto gruppo e man mano dopo anni di sacrificio sono riusciti nell’intento di far ripartire una filiale della multinazionale portoghese Italcables, specializzata nella produzione di cavi d’acciaio per infrastrutture, che prima delle difficoltà fatturava 50 milioni annui.

Il ricatto diabolico di Pisapia a Renzi Che vuole (a Roma) per levarsi di mezzo

Dagospia: ecco le condizioni di Pisapia a Renzi




Da quando ha detto che non si sarebbe più ripresentato a sindaco di Milano nel 2016, Giuliano Pisapia è diventato per Matteo Renzi un problema grosso come una casa. Perchè sì, il sindaco arancione saluta, ma vuol mettere becco su chi si candiderà a sinistra al suo posto. E non molla. Secondo quanto riporta il sito dagospia.com, in realtà il primo cittadino uscente avrebbe secondi fini che vanno ben al di là delle anguste mura della metropoli lombarda e punterebbero dritti dritti su Roma.

L'ex penalista avrebbe chiesto a Renzi un posto da ministro, e più precisamente da ministro della Giustizia. Ma il suo disegno si scontrerebbe con l'opposizione dei magistrati. In più, nell'ambito della compagine di Palazzo Chigi, Andrea Orlando è uno dei più docili, mentre il premier non andrebbe altrettanto sul velluto con Pisapia. Il quale, in alternativa, avrebbe allora chiesto un posto alla Corte costituzionale, ma lì la partita è ancora più in salita perchè Renzi deve trovare l'accordo coi 5 Stelle e con Forza Italia, i quali non hanno certo quello di Pisapia in cima alla loro lista dei nomi di candidati.

Importo delle bollette, ecco la rivoluzione Nuove regole, dal 1° gennaio ti spennano

Elettricità, dal primo gennaio cambiano le regole per le bollette




Arriva una nuova rivoluzione sulla tariffe elettriche. Dal primo gennaio 2016 partirà il processo di riforma delle tariffe di rete e per gli oneri generali di sistema per 30 milioni di utenti che entro il 2018 porterà a rendere più omogenei i costi delle bollette, imponendo una sorta di costo standard di base del 40% uguale per tutti. Con il superamento del vecchio sistema inoltre le bollette saranno più semplici da leggere poiché semplificate.

Cosa cambia per le famiglie - Per le famiglie bisognose l'Autorità ha previsto un "ammortizzatore" che annullerà ogni possibile effetto negativo: il bonus sociale di sconto. A tal proposito con la riforma del 2016 l'agevolazione viene automaticamente potenziata dall'Authority dal 20% fino al 35% sulla spesa in bolletta. Si stima inoltre che per la famiglia tipo la spesa media però aumenterà tra il primo gennaio 2015 e il primo gennaio 2018 di 21 euro (con un +0,9 euro al mese nel 2016, +0,09 euro nel 2017 e +0,76 euro nel 2018). Per le famiglie numerose è invece previsto un risparmio di circa 46 euro. Il rincaro maggiore sarà per i single benestanti, che pagheranno 78 euro in più (+2 euro al mese nel 2016, +3,7 euro nel 207 e +0,6 euro nel 2018).

In linea con l'Ue - L'obiettivo dell'Autorità per l'energia è quello di sostenere la diffusione di consumi efficienti in base al consumo effettivo, penalizzato da costi eccessivi, e di rendere le tariffe più eque e aderenti ai costi dei servizi di rete. La riforma delle tariffe, imposta dalla direttiva Ue sull'efficienza energetica allineerà l'Italia agli altri Paesi europei così che ogni utente si troverà sulla bolletta il costo veritiero dei servizi di cui usufruisce e nient'altro. Per le famiglie numerose e per chi abita in aree non metanizzate, ci sarà dunque una sostanziale riduzione del sovraccosto.

Luci e ombre di Bergoglio Telese, radiografia del Papa

Telese: il Bergoglio che non t'aspetti, luci e ombre del futuro Papa


di Luca Telese




La scena più bella di Chiamatemi Francesco è questa, e ve la devo raccontare: siamo nell' Argentina feroce del 1978, in piena dittatura, nel tempo dei desaparecidos e delle esecuzioni sommarie nelle strade di Buenos Aires, dei corpi inermi gettati nell' Atlantico. Per ordine dei suoi superiori, che scelgono di convivere con il regime di Videla, il futuro Papa è costretto a togliere la "protezione" dei gesuiti a due sacerdoti che predicano il Vangelo dei poveri nelle favelas. I due sacerdoti, dopo il drammatico dialogo in cui Jorge da loro la notizia, vengono rapiti dai militari e torturati nella famigerata segreta di Garage Olimpo. Saranno liberati solo dopo l' intercessione del giovane Bergoglio che è combattuto tra i suoi affetti e la sua umanità, da un lato, e la "ragion di Stato" della Chiesa Argentina, dall' altro. E qui si arriva al dialogo più duro.

Una battagliera suora che dopo la liberazione dei sacerdoti ospita i due superstiti va da Bergoglio a domandare per loro due salvacondotti: «Prima devo vederli!», grida il priore gesuita. «Non puó padre», risponde la suora in un crescendo drammatico. «Devo vederli!», ripete Bergoglio. «Non vogliono!» risponde lei: «Lei gli hai tolto la protezione dell' ordine!». Campo largo sul cortile del collegio, la scena finisce con il futuro Papa che, senza nessun accenno di santità, se ne va urlando e inveendo contro la sorella.

La zona grigia -  Prendo questa scena a modello come il paradigma di tutto un film sorprendente, dove mancano del tutto i toni del racconto edificante. Non ci sono buoni e cattivi tagliati con l' accetta, non c' è il male contro il bene, il peccato contro l' innocenza, nell' Argentina del terrore: le scelte decisive sono tutte drammatiche e laceranti, e tutti abitano nella "zona grigia" dove le vittime si confondono con i carnefici, a partire dal futuro Papa. La chiesa abbandona i due sacerdoti, Bergoglio non è d' accordo ma è costretto suo malgrado ad adeguarsi, per tutelare la propria comunità.

Bergoglio riesce a salvare i due prigionieri ma solo pagando il prezzo altissimo di una messa lunare e algida (altra scena asciutta, cruda e bellissima) celebrata alla presenza del dittatore e dei suoi cari. Una complessità di racconto, nella rappresentazione dei rapporti di forza indotti dal potere autoritario, che sarebbe di sicuro piaciuta a Primo Levi, lo scrittore che ha inventato la categoria della "zona grigia" proprio per raccontare la perdita di qualsiasi innocenza indotta dall'universo concentrazionario del lager.

Ma Chiamatemi Francesco è sorprendente anche per un altro motivo, che riguarda sia i suoi autori che il Santo Padre. Confesso: avendo stima di Daniele Luchetti, sono andato a vedere il suo film sul giovane Papa pensando: sarà apologetico, inevitabilmente, ma di sicuro fatto bene. E invece, fin dai primi minuti, sono rimasto stupito dell' opposto: il suo "Francesco" è un film complesso, pieno di sfumature, che nulla a che vedere con le vite dei santi, un film anti-agiografico, un film sorprendente, perché non solo è stato in qualche modo "autorizzato" dalla Santa sede, ma proiettato proprio ieri in Vaticano davanti a una platea sterminata convocata ufficialmente dalla segreteria di Stato del Pontefice, con l' ormai immancabile fusione di alto e basso, il popolo di Roma che siede in platea vicino ai più alti prelati e gerarchie. Ecco perché la cosa più sorprendente di questo racconto (che sarà bello, a questo punto, valutare anche nella versione integrale da quattro ore che sarà trasmessa in televisione tra un anno) è proprio la figura del Papa, la narrazione della sua formazione che Luchetti e il produttore Pietro Valsecchi hanno immaginato e messo in scena, ma che lui stesso ha acconsentito e sottoscritto.

I divulgatori dell' interpretazione più semplicistica di questo pontificato, infatti, immaginavano questo film come una favoletta funzionale, edificante e calligrafica, la storia di un futuro Papa che inizia la sua carriera di santi benedicendo storpi, bambini e poverelli. E invece questo racconto, anche in una chiave di grande romanzo, è accessibile a chiunque, ma ci racconta molto di più: è come se il giovane sacerdote di Chiamatemi Francesco, l' intellettuale che media, che fa compromessi, che soffre la contraddizione di avere alle sue spalle Cristo e davanti a sé la forza del potere, diventasse un calco ribaltato del Bergoglio di oggi. Come se diventasse l' unico modo per spiegarlo. A partire dal dialogo con gli amici peronisti nel pub, prima della conversione: «Come potrà uno come te essere un rappresentante della Chiesa-gorilla?». Vuole dire, con un nomignolo dispregiativo argentino: come potrai sopravvivere nella Chiesa conservatrice, nella Chiesa che contribuisce ad abbattere il populismo di Perón, nella Chiesa collaborazionista? Il giovane Bergoglio risponde con una spruzzata di selz in faccia all' amico. Goliardia, certo, ma anche la passione di chi non pensa di doversi giustificare.

Studio e fatica - La risposta che questo film ci fornisce all' interrogativo su come nasce un Papa è spiazzante, ed è questa: è il gesuita che dialoga col potere, il presupposto del Papa dei poveri. Il prelato giovane che si china senza spezzarsi, ciò che permette al Papa anziano di restare intransigente nel terzo millennio ci sono gli esercizi spirituali, dietro la spontaneità, ci sono lo studio e la fatica intellettuale di Ignazio da Loyola. Dice Luchetti: «Conducendo la nostra inchiesta sulla vita di Francesco prima di diventare Pontefice ho incontrato le luci e le ombre. E ho capito - racconta il regista - che le ombre, se raccontate, potevano diventare ricchezza: questo Papa non è grande perché assomiglia a un santo, ma è grande perché è stato ed è un uomo». Forse è per questo che la grandezza crepuscolare di Benedetto XVI è stata raccontata da un laico di sinistra come Nanni Moretti, e adesso la grandezza problematica di Francesco viene raccontata da un altro laico di sinistra come Luchetti. Due amici, non credenti, sedotti dalla grandezza drammatica degli uomini di fede nel tempo della crisi. «Lei crede?», hanno chiesto al regista. E lui, con grande umiltà: «Ho imparato a credere agli uomini che credono». Con Chiamtemi Francesco abbiamo scoperto perché la forza comunicativa di Bergoglio e il suo neo-francescanesimo si fondano sulla forza simbolica del Collegio Romano, la fortezza da cui è partita tutta la storia dei gesuiti. Dentro il dramma di chi nel terrore della repressione deve scegliere tra due errori, tra la vita e la morte del suo maestro spirituale, scopriamo che solo dentro il peccato c' è la premonizione di un nuovo Papa che sa combattere il peccato.

La Chaouqui e il sesso con il Monsignore: ora spuntano la madre e un babydoll...

Vatileaks 2, la Chaouqui e la frase maliziosa sul sesso con monsignor Balda: "C'era anche sua madre..."




Le versioni cambiano ancora per la Papessa Chaouqui, la donna al centro del caso Vatileaks 2. Sulla presunta notte d'amore tra monsignor Balda e Francesca Immacolata Chaouqui, imputati in Vaticano e indagati per istigazione alla concussione e spionaggio informatico, non si conosce ancora la versione ufficiale.

I fatti - Monsignor Balda ha rivelato che fece l'amore con la Chaouqui, sua collaboratrice nella commissione economica vaticana. Lei continua a negare e martedì sera, a Ballarò, ha ribadito e aggiunto: "Nell'albergo di Firenze c'erano due stanze prenotate, e monsignore è venuto con la madre. A meno che non avessimo coinvolto la madre...". Balda, citando due testimoni, ai suoi legali aveva invece riferito che le camere offerte da un tour operator erano tre. Il giorno dopo il personale delle pulizie del Cavalieri Palace, secondo il Monsignor Balda, avrebbe trovato la stanza della Chaouqui in perfetto ordine e nella stanza di monsignor Balda avrebbe recuperato un baby doll molto strizzato, rimasto in custodia all'albergo. La sera successiva il monsignore, sua madre e la Chaouqui sarebbero andati a vedere lo spettacolo di Panariello.

Avviso di garanzia - Ma la procura di Roma non tarda ad arrivare ed è stato notificato un avviso di garanzia a Francesca Immacolata Chaouqui e al marito Corrado Lanino. I coniugi, la cui casa è stata perquisita martedì dal nucleo di polizia valutaria della guardia di finanza, sono indagati tra l'altro per associazione a delinquere, accesso abusivo a sistemi informatici ed intercettazione illecita di comunicazioni informatiche. Dello stesso reato rispondono l'imprenditrice Rossana Daniela Guarnieri e l'ex dirigente di Palazzo Chigi, Mario Benotti. Contestati nell'ambito della stessa indagine i reati di concussione e induzione in concorso a Chaouqui, all'editore e al direttore del Giornale Paolo Berlusconi e Alessandro Sallusti, all'imprenditore Sauro Moretti. Chaouqui è indagata anche per millantato credito.