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lunedì 30 novembre 2015

CI TASSANO PURE LE BICICLETTE La folle mossa del Pd sulle due ruote

Proposta Pd: una tassa anche sulle biciclette




L'ultima trovata del Pd è la bici tax, una tassa sulla bicicletta. L'idea è del senatore Pd Marco Filippi, capogruppo in Commissione Lavori pubblici a Palazzo Madama. Riporta il Giornale che nel suo emendamento alla riforma del codice della strada c'è la proposta di applicare questo balzello per le due ruote: "Individuare criteri e modalità d'identificazione delle biciclette nel sistema informativo del Dipartimento per i trasporti", "attraverso un'idonea tariffa per i proprietari".

In sostanza, chiarificano le associazioni dei ciclisti che sono già sul piede di guerra, ci saranno una targa e un bollo da pagare anche per le biciclette. Criticato su Twitter, il senatore del Pd si è poi difeso dicendo di non essere stato capito: "Per favore leggere tutti, l'emendamento è riferito a cicli adibiti a trasporto di merci o persone per attività commerciali: la sicurezza è la priorità!". Ma la spiegazione non sembra convincente dato che parla di "biciclette e veicoli a pedali adibiti al trasporto, pubblico e privato, di merci e di persone". Insomma, tutte le biciclette.

Messi pronto a lasciare Barcellona: "1 milione di euro a settimana". Già in corso la trattativa

Messi pronto a lasciare Barcellona: "Stipendio da 1 milione di euro a settimana", trattativa già in corso




Quando i soldi non sono un problema, perché porsi limiti? Sarà la domanda che si sono fatti gli emiri ammalati di pallone che tra Parigi e Manchester negli ultimi giorni hanno deciso di fare follie pur di avere i due giocatori più forti al mondo nelle proprie squadre. L'ultima offertona è dello sceicco Mansour, proprietario del Manchester City che, secondo quanto riporta il Sun, stanco delle sberle raccolte in questa stagione, ha deciso di dare una svolta al suo club portando in Inghilterra Lionel Messi. Per strapparlo al Barcellona, lo sceicco ha offerto all'argentino uno stipendio da 800mila sterline, circa 1,1 milioni di euro. Solo una settimana fa, il Psg aveva offerto a Cristiano Ronaldo circa 355mila euro a settimana per lasciare il Real Madrid. Ma nel caso dello sceicco Mansour la trattativa sarebbe già partita, con i rappresentanti di Messi che stanno valutando un ingaggio annuale di circa 40 milioni di sterline all'anno, circa 57 milioni di euro, compresi bonus e diritti d'immagine. Messi ha un contratto con il Barcellona fino al 2018 con una clausola rescissoria di 250 milioni di euro. Ma sembra che per lo sceicco la cifra non sarebbe un problema e i catalani potrebbero essere disposti a scendere anche sui 170 milioni.

La MotoGp vendica Valentino Rossi: "cancellati" i due spagnoli. Che succede...

Valentino Rossi, il videogioco ufficiale della MotoGp interamente dedicato al Dottore




Una piccola rivincita, per Valentino Rossi: la software house Milestone, italiana, ha annunciato l'uscita di un videogame interamente dedicato al campione di Tavullia, dagli esordi in 125 fino alle scorribande nel Motor Ranch del suo Paese. Sarà strutturata così la prossima edizione del videogame ufficiale della MotoGp: oltre alla canonica stagione, ci sarà la possibilità di ripercorrere la carriera del Dottore, appena "defraudato" dal decimo titolo di campione del mondo a causa del "biscottone" spagnolo. Valetino Rossi - The Game sarà disponibile a partire da giugno 2016.

All'Isis i soldi degli aiuti ai bambini Orrore italiano: il regalo al Califfo

Isis, l'Italia finanzia il Califfo con i soldi degli aiuti ai bambini


di Franco Bechis 



L’Isis è stata finanziata anche dall’Italia, e nel modo più insospettabile: attraverso le adozioni a distanza di bambini siriani organizzati da una Onlus che aveva aperto un conto in uno dei più importanti istituti di credito nazionali. Lo rivela un documento del Fatf (Financial action task force) inserito nelle cartelline dei partecipanti al recente G20 per spiegare i vari canali di finanziamento ormai accertati dello Stato Islamico. Se gran parte dei flussi finanziari arrivano dalla gestione e dal commercio sottobanco delle riserve di petrolio e gas, e altri importanti dai riscatti ottenuti per i rapimenti soprattutto di facoltosi cittadini iracheni o dal contrabbando di reperti archeologici, il flusso più continuo proveniente dall’estero è proprio quello che arriva dai fondi raccolti da Onlus e organizzazioni di carità.

E una scheda del rapporto che mette in guardia sul sistema di adozioni a distanza, che è stato utilizzato in maniera massiccia dai terroristi islamici, racconta una storia tutta italiana: «Su un conto di una importante banca del Nord Italia aperto da una Onlus per attività di carità fra cui l’adozione a distanza in Siria, sono affluiti versamenti cash e bonifici bancari - la maggiore parte per piccoli importi, inviati da migliaia di persone fisiche e talvolta giuridiche italiane ed europee. Una volta accreditati quei fondi, sono stati inviati in Turchia, dove avrebbero dovuto essere ritirati e impiegati per il loro legittimo utilizzo. La maggiore parte dei versamenti infatti portavano come causale “adozione”. Le indagini successive hanno individuato fra i vari versamenti anche quelli effettuati dall’uomo che poi ha avuto la disponibilità di tutti quei fondi: un membro di un gruppo radicale costituito nel Nord Italia per reclutare combattenti radicali. Secondo l’inchiesta finanziaria compiuta l’uomo, che successivamente sarebbe morto in un combattimento in Siria, aveva utilizzato quella Onlus come mezzo insospettabile di trasferimento fondi per finanziare la sua organizzazione terroristica».

Il sistema pizzicato in Italia secondo gli esperti finanziari del G20 è assai diffuso in tutta Europa. Non potendo utilizzare canali intercettabili di finanziamento, sono molte le Onlus che vengono utilizzate con questo obiettivo, quasi sempre con lo scopo apparente di aiutare i rifugiati siriani nei campi profughi della Turchia. In un caso la polizia francese aveva chiesto ai colleghi turchi di fermare tre Tir che stavano per partire in direzione della Siria ufficialmente con aiuti da portare alla popolazione sotto la bandiera di una altra organizzazione caritatevole, ma il sospetto era che avessero a bordo attrezzature e perfino armi destinati ai terroristi filo Isis. «Le autorità turche risposero», spiega il documento Fatf, «dicendo di non potere fermare più quei Tir perchè la legge turca non dava loro il potere di farlo».

Capita anche che i vertici delle Onlus siano infiltrati da terroristi, ma non siano consapevoli di esserlo e nemmeno dei percorsi seguiti poi dai fondi raccolti per iniziative umanitarie. Anzi, talvolta parte dei soldi raccolti viene effettivamente utilizzata per gli scopi benefici istituzionali, e parte invece viene dirottata a capi dell’Isis. Un caso del genere è stato scoperto in Francia, dove una Onlus fondata nel 2012 ha iniziato a raccogliere fondi per progetti umanitari in Siria e nei Territori palestinesi. Dopo una campagna pubblica di raccolta nell’agosto 2013 la Onlus ha portato due ambulanze in Siria con materiale medico e fondi per iniziare la costruzione di un ospedale. Sono state pubblicate su Facebook le foto della consegna delle ambulanze anche per dare prova ai benefattori di come venivano utilizzati i loro fondi. Un mese dopo altra raccolta fondi promossa attraverso i social network per i campi profughi siriani in Turchia. Questa volta la polizia francese che aveva ricevuto una soffiata, ha fermato all’aeroporto di Parigi un gruppo di volontari di quella Onlus. Ognuno di loro aveva una bolla di accompagnamento per giustificare il passaggio di 6mila euro, ma ognuno ne aveva con sé 9.900. L’extra, ha poi appurato l’indagine, veniva trasferito a mano in Turchia a militanti dei gruppi terroristici siriani affiliati all’Isis. Nel novembre del 2014 dopo la lunga indagine sono stati bloccati tutti i conti della Onlus, e arrestati in Francia due dirigenti per associazione con il terrorismo islamico.

Altre organizzazioni umanitarie si sono rivelate finanziatrici dei combattenti dell’Isis con utilizzo di tecniche molto raffinate. Si va dal trasferimento via Skype del numero di carte prepagate di varia natura (telefoniche, Apple e varie) per effettuare acquisti via Internet al trasferimento di fondi con monete virtuali come i bitcoin. Sulla moneta virtuale gli Stati Uniti hanno pizzicato e processato già condannandolo a 11 anni di prigione il capo della organizzazione «Bitcoin per l’Isis», Ali Shurki Amin, che aveva utilizzato tutti i social network per dare ai terroristi le istruzioni su come utilizzare quei fondi virtuali una volta ricevuti. Amin aveva raccolto fondi anche con una falsa Onlus, trasferiti all’Isis grazie alla collaborazione di una volontaria «teenager della Virginia inviata in Siria nel gennaio 2015».

Sulle Onlus è scattata la stretta in gran parte dei Paesi occidentali, ma non in Italia. Il rapporto annuale sui rischi terroristici diffuso dal governo Usa mette il dito proprio su quella piaga: «L’Italia ha numerose debolezze che rendono il suo sistema assai permeabile dagli abusi di protagonisti del crimine. Per esempio l’Italia non obbliga le Onlus come avviene in molti altri Paesi a inviare rapporti immediati su transazioni sospette come avviene per le società private in base alla legge antiriciclaggio italiana. Non solo, ma l’Italia in aggiunta non distribuisce di routine alle proprie istituzioni finanziarie la lista aggiornata compilata dalle Nazioni Unite dei terroristi e delle organizzazioni al bando». Ed è più facile per gli amici dei terroristi fare arrivare aiuti e fondi proprio dall’Italia.

I No-global amici dei terroristi Guerriglia a Parigi contro la Polizia

Parigi, scontri tra polizia e anarchici e ambientalisti: distrutti gli omaggi alle vittime delle stragi




A Parigi torna la tensione. Oggi, domenica 29 novembre, è il giorno della marcia (non autorizzata) di protesta ambientalista, vietata per motivi di sicurezza. I manifestanti, però, non hanno rinunciato: su Place de la Republique attivisti e cittadini prima hanno allineato mocassini, stivaletti e scarpe (tra le quali quelle di Papa Francesco), dando vita a una protesta pacifica e silenziosa. Nel primo pomeriggio, però, la situazione è sfuggita di mano.

Gli scontri - Le forze dell'ordine hanno reagito all'assembramento del corteo non autorizzato con un ripetuto lancio di lacrimogeni. Dunque anarchici, anti-capitalisti e ambientalisti hanno risposto lanciando ogni tipo di oggetto, e gli agenti li hanno respinti con piccole cariche di alleggerimento. Gli scontri sono subito saliti d'intensità: in centro, a Parigi, ancora guerriglia. Non per gli attacchi terroristici, ma per l'insensata iniziativa di un gruppo di contestatori, uniti nella protesta contro l'apertura di COP21, la conferenza mondiale sul clima che si tiene nella capitale francese.

Lo sfregio - Non paghi, i manifestanti hanno anche distrutto gli omaggi alle vittime delle stragi parigine, utilizzati come armi da scagliare contro la polizia.

L'appuntamento - Il corteo era stato vietato per ovvi motivi di sicurezza, dopo la strage del Bataclan e dei ristoranti parigini. I manifestanti sono stimati tra i 4.500 e i 10mila. Lì'apertura della conferenza si terrà nel pomeriggio, con l'arrivo dei delegati di 193 Paesi e di oltre 150 leader e capi di Stato. I lavori, che inizieranno lunedì mattina, proseguiranno fino all'11 dicembre. In ballo un nuovo accordo globale sulla lotta ai cambiamenti climatici.

Attacco islamico durante il Giubileo Renzi vuole oscurare internet

Il piano di Renzi: internet oscurato in caso di attacco terroristico




Si concentra sui social network e sulle comunicazioni cibernetiche l'attenzione del governo sul fronte dell'antiterrorismo. Il ministro della Giustizia Orlando lo ha fatto sapere appena qualche giorno fa. Ma, se si pensa allo scenario peggiore, ovvero a quello di un attacco terroristico su territorio nazionale, magari nel corso del Giubileo che il papa ha aperto oggi nel corso del suo viaggio in Africa, le misure adottate dal palazzo Chigi nell'emergenza potrebbero essere assai più drastiche. Qui la strada scelta per il prossimo futuro è quella di accentrare le decisioni a palazzo Chigi. In casi estremi potrà persino decidere di oscurare temporaneamente le comunicazioni web. Che il tema stia a cuore al premier lo si capisce anche dal fatto che ieri ha ripetuto il concetto della centralità della sicurezza informatica: "Stiamo cercando di insistere con la cyber-security, ecco perché stiamo cercando di valorizzare di più e meglio le nostre forze dell' ordine, ma non dobbiamo chiuderci in un fortino".

L' idea di fondo è che a prendere le decisioni emergenziali debba essere prima di tutto Palazzo Chigi. Sta al premier, insomma, l' ultima parola o il comando decisivo. «Mentre era allo stadio, appena saputo dell' assalto in corso, Hollande ha dato disposizioni anche su come agire sulla rete», è il ragionamento che si ripete in ambienti di intelligence.

domenica 29 novembre 2015

"RENZI? CHIAMIAMO IL 118" Cacciari demolisce il premier: perché andrebbe ricoverato

Massimo Cacciari contro Matteo Renzi: "Isis? Manca una strategia. I 500 euro ai 18enni? Chiamiamo il 118"




Parla il professor Massimo Cacciari, e per Matteo Renzi son dolori. Si parla del non-intervento italiano contro l'Isis, e l'ex sindaco mostra di avere le idee chiare: "Non è questione di prudenza. Qualsiasi persona sensata dice da tempo che contro un avversario così complesso, l'Isis, serve una strategia altrettanto complessa - premette -. L'intervento militare può essere solo un aspetto della strategia, che però manca. All'Europa, all'Occidente e anche all'Italia".

Dunque, all'attacco contro il premier: "Stiamo dicendo che le bombe non bastano, ma non indichiamo una strada. Ci siamo accodati a una politica sbagliata nei confronti della Russia, che sta creando difficoltà a non finire sul fronte anti-Isis". Insomma, tutti hanno le idee confuse, Renzi compreso. Dunque un altro allarme: "A noi - spiega Cacciari - è andata un po' meglio degli altri perché finora, ringraziando Iddio, non abbiamo subito attentati. Ho dubbi che la nostra intelligence o che il nostro ministro degli Interni siano migliori di quelli francesi, penso piuttosto alla funzione protettiva che svolge il Vaticano: altro che bersaglio".

Poi, il filosofo sposta il mirino sulle ultime misure del governo, in particolare sull'idea del "bonus" di 500 euro ai 18enni: "Se per cultura Renzi intende dare 500 euro ai diciottenni - commenta tranchant - chiamiamo il 188. Se invece intende investire in ricerca, università, diritto allo studio, che in questo Paese manca terribilemente, fa benissimo". Per Cacciari, dunque, Renzi è (quasi) da ricovero.