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sabato 28 novembre 2015

"GUERRA ALLA TURCHIA" Dal Parlamento russo via libera a Putin

Il Parlamento russo: "Mosca ha diritto a risposta militare"




Ora c'è anche il via libera del Parlamento russo. La Duma, oggi, ha votato favorevolmente al diritto da parte di Mosca a una "risposta militare" nei confronti della Turchia, dopo l'abbattimento di un Sukhoi-24 di Mosca da parte degli F-16 di Istanbul sopra il confine tra Turchia e Siria, avvenuto lunedì scorso. Una decisione, quella della Duma, che aggrava ulteriormente i rapporti tra i due Paesi, che sono tesissimi. La Russia ha cancellato oggi a tempo indeterminato la sua partecipazione a esercitazioni militari congiunte nel Mar Nero. Da parte sua, Erdogan ha annunciato la cancellazione dei voli militari turchi in territorio siriano, ma ha avvertito Mosca di "non giocare col fuoco".

Il presidente russo ha ribadito di "non voler mettere a repentaglio le relazioni" con la Russia. In un discorso trasmesso in diretta tv, il leader turco ha puntualizzato che quanto accaduto non è stato "intenzionale" bensì dovuto "all’applicazione automatica delle regole d’ingaggio". Quindi non ha escluso di incontrare il collega russo Vladimir Putin a margine dell’inaugurazione della Conferenza sul Clima, lunedì prossimo, ma ha aggiunto un non rassicurante "voglio vederlo faccia a faccia".

Erdogan ha anche accusato Putin di aver pronunciato "parole inaccettabili" nei confronti della Turchia e di "puntare a estendere ad altri settori" la disputa sul caccia abbattuto. Il presidente turco ha liquidato come "calunnie" le accuse di Mosca, secondo cui Ankara acquisterebbe clandestinamente petrolio dall’Isis, e le ha anzi ribaltate, sostenendo che gli Stati Uniti "hanno prove documentate della vendita al regime siriano" di idrocarburi da parte dello stesso Isis e persino "di compagnie russe".

Scalfari: "Non scrivo più su Repubblica" Chi lo ha spinto via dal suo giornale

Eugenio Scalfari: "Dal 17 gennaio non scriverò più su Repubblica"




Fuori Uno e poi fuori due. E' fuga da Repubblica. Già la decisione del direttore Ezio Mauro di lasciare il quotidiano dopo 18 anni al timone aveva lasciato presagire la fine di un'epoca: quella del giornale-partito che per tanti anni ha fatto dell'anti-berlusconismo la sua ragione d'esistere. Ma il secondo addio è ancora più epocale: riporta "Il Foglio" che lo storico fondatore Eugenio Scalfari non scriverà più sul suo giornale. "Dal 17 gennaio prossimo non scriverò più su Repubblica" ha esternato dopo essere stato informato, prima da Ezio Mauro e poi da Carlo De Benedetti, che Mario Calabresi sarebbe arrivato a dirigere il quotidiano che lui aveva fondato il 14 gennaio 1976, cioè quasi esattamente 40 anni prima.

Scrive "Il Foglio" che Scalfari non avrebbe mai perdonato quel suo essere "dentro, ma anche fuori" il fronte che per anni si è opposto al leader di Forza Italia. "Dentro" perchè comunque da Repubblica era partita la carriera nei grandi giornali del figlio del commissario ucciso negli anni '70 da Lotta Continua. Ma anche "fuori", per quei rapporti, scrive "Il Foglio", comunque cordiali con il Cavaliere: "Anche negli anni di più acceso conflitto tra la sinistra e Silvio Berlusconi Calabresi ha sempre e malgrado tutto mantenuto un rapporto di stima personale più volte ravvivato da telefonate cordiali, incontri, colloqui persino affettuosi, con il Cavaliere che gli confessava: “Ma lo sa che io conoscevo il suo papà?”...". Troppo, per Barbapapà.

Feltri mette in mutande Bergoglio: vi racconto come finirà Vatileaks

Vittorio Feltri mette in mutande Bergoglio: ecco come finirà Vatileaks




Vittorio Feltri ha la sua verità su come finirà il processo che in Vaticano stanno montando su Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, i due autori dei più recenti libri che svelano le malefatte vaticane. Secondo la legge dello Stato della Chiesa, chi sottrae e rende note informazioni riservate è punibile con pene che vanno da 4 a 8 anni di reclusione.

Ma secondo l'editorialista del Giornale, quella in atto è "una pantomima, una sceneggiata, un gioco a cui stanno volentieri anche le vittime per convenienza: esse traggono da questo teatrino una gratuita pubblicità per promuovere i loro libri, non a caso primeggianti nelle classifiche dei più venduti".

Nuzzi e Fittipladi, scrive Feltri, verranno condannati secondo le leggi vaticane, ma con un colpo di scena finale: "Scommettiamo che la coppia di scribi sarà punita alla grande alla vigilia del Giubileo in base alle leggi locali, che puzzano di totalitarismo integrale (tipo Corano), e il giorno dopo, Francesco, inaugurando l'anno della Misericordia, compirà un gesto, appunto misericordioso: li grazierà entrambi, suscitando l'entusiasmo dei media, tutti allineati e coperti nell'esaltazione del Pontefice argentino, così avanti da avere superato qualsiasi progressista".

LA BANCA FALLISCE, PAGHI TU I primi 100mila bastonati in Italia

Bail-in, primo caso in Italia: i 100mila bastonati


di Francesco De Dominicis



Non è un’operazione di fronte alla quale togliersi il cappello, ma è il solito pasticcio all’italiana. Forse però il male minore. Il salvataggio di Banca Marche, CariChieti, Carife e PopEtruria è stato messo a punto dai grandi gruppi bancari e dalla Banca d’Italia. Sul tavolo del governo, domenica, è arrivato un pacchetto a scatola chiusa, solo per dare l’ok a un decreto necessario a rendere utilizzabili, in anticipo rispetto al 2016, le regole Ue sulla risoluzione delle crisi bancarie. La soluzione prevede la creazione di una bad bank per le sofferenze (svalutate di oltre l’80%) e di quattro banche fresche (avranno il vecchio nome, preceduto da «Nuova») operative da ieri. Ma ecco alcuni aspetti di rilievo.

1) Il paracadute aperto ieri è di fatto il primo caso di bail in in Europa. Non è vero che è stato evitato il meccanismo «interno» di salvataggio delle banche: a pagare il conto (700milioni di euro), in linea con le nuove norme Ue, sono azionisti e possessori di obbligazioni subordinate (in tutto fino a 100mila investitori); mentre non è previsto un sacrificio per i bond «normali» né per i conti correnti con saldo superiore a 100mila euro.

2) Le banche non sono diventate filantropiche all’improvviso. Nessun atto di generosità, ma solo calcoli di convenienza: il quadruplo fallimento degli istituti avrebbe costretto il resto del sistema finanziario a garantire, così come previsto per legge, i depositi fino a 100mila euro. E sarebbe stato un bagno di sangue: in ballo c’erano oltre 12 miliardi di euro, molto meno rispetto ai 3,6 miliardi complessivi versati a partire da ieri al Fondo di risoluzione di Bankitalia. Il «sì» dei banchieri, dunque, è arrivato da un lato guardando al risparmio secco (8-9 miliardi), dall’altro guardando al terremoto, sul versante della fiducia, che sarebbe stato cagionato dal default: Obiettivo: evitare la corsa agli sportelli.

3) Il piano di salvataggio ha un impatto negativo sui conti pubblici (nonostante il «verbo» di palazzo Chigi): gli istituti recuperano sotto forma di sgravi Ires una parte dei 3,6 miliardi di aiuti girati via Nazionale. L’aliquota per la defiscalizzazione è pari al 27,5%. Ne consegue che quest’anno lo Stato incasserà meno Ires per 990 milioni. Ma il governo non avrebbe dovuto individuare coperture finanziarie? Mettiamola così: l’ammontare esatto dei versamenti non è stato definito nel provvedimento dell’esecutivo (anche se erano già noti) e a palazzo Chigi hanno fatto finta di non accorgersi (tant’è che nel decreto non si menzionano gli apporti finanziari precisi, citati solo in un comunicato stampa di Bankitalia). A fine anno, si tireranno le somme: ma è certo è un «buco» da 1 miliardo.

4) Spuntano aiuti di Stato, sotto forma di garanzia pubblica. Lo dice ufficialmente una nota della Commissione Ue che ha comunque avallato il sussidio: «Il beneficio connesso a tale garanzia è di 400 milioni di ulteriore supporto del fondo di risoluzione. Tali interventi del Fondo di risoluzione costituiscono aiuti di Stato ai sensi delle norme europee sugli aiuti di stato». Comprese le minori entrate Ires, le risorse pubbliche ammontano a 1,4 miliardi.

5) Il futuro è al buio e senza scudi. I 3,6 miliardi sono stati chiesti come anticipi dei prossimi contributi (3 o 4 anni). Vuol dire che il Fondo di risoluzione ha bruciato risorse future. E se una banca sarà vicina al fallimento l’anno prossimo? Serviranno versamenti extra.

6) La manovra, concertata in quattro giorni di negoziati segreti tra banchieri e regolatori col silenzio del governo, mortifica il mercato.

venerdì 27 novembre 2015

Lutto nel mondo dello spettacolo Morto Luca De Filippo, figlio di Eduardo

E' morto Luca De Filippo, figlio del grandissimo Eduardo




Lutto nel mondo del teatro, è morto Luca De Filippo, figlio del grande Eduardo. L'attore era nato a Roma nel 1948 dalla relazione tra il maestro del teatro e la soubrette Thea Prandi. 

Luca debutta a teatro a 8 anni quando interpreta Peppeniello nella commedia Miseria e nobiltà del nonno Eduardo Scarpetta. Perde prestissimo la mamma e la sorella Luisella, che aveva solo dieci anni. A 12 anni si ritrova solo con il papà già anziano (aveva 60 anni): "Mi portava alle pomeridiane e mi scriveva delle particine per tenermi con sé in scena", ha raccontato poi in una intervista. Ma il vero debutto sul palcoscenico è a 20 anni, con lo pseudonimo Luca Della Porta, con Il figlio di Pulcinella. Con Eduardo lavora sia in teatro che in tv in varie commedie, Filumena Marturano, Non ti pago, Il sindaco del rione Sanità, Napoli milionaria!, De Pretore Vincenzo, Le bugie con le gambe lunghe, Uomo e galantuomo, Natale in casa Cupiello, Gli esami non finiscono mai, Le voci di dentro, Sik-Sik l’artefice magico, Gennareniello, e ancora Dolore sotto chiave, Quei figuri di tanti anni fa, Ditegli sempre di sì, Chi è cchiù felice e me, il pirandelliano Berretto a sonagli.

Nel 1981 fonda una sua compagnia teatrale, La compagnia di teatro di Luca De Filippo, con cui affronta buona parte delle commedie paterne e degli Scarpetta: dirige e interpreta Uomo e galantuomo, Non ti pago, Il contratto, Penziere mieje, Ditegli sempre di sì, e L'Arte della commedia con Umberto Orsini coprotagonista. 

Caivano (Na): Spese pazze senza una seria logica di mercato? Ecco alcuni esempi

Caivano (Na): Spese pazze senza una seria logica di mercato? Ecco alcuni esempi 





A Caivano, alcuni dirigenti di settore non badano a spese, e a pagarne le conseguenze di una politica di mercato senza criterio e senza logica sono le casse comunali, o meglio le tasche dei contribuenti caivanesi. Ecco alcuni esempi di come 5000 volantini per l'informazione della raccolta differenziata, sono costati all'Ente Comune, circa 500 euro, quando un noto Tipografo della zona, propone lo stesso ordine a meno di 130 euro. Un divario notevolissimo che mette addirittura in discussione quelle che sono le regolari basi di ricerca di mercato affinchè indurre il proprio settore a risparmiare soldi pubblici. Ovviamente, questo esempio viene fatto nel piccolo, e, a questo punto la domanda sorge spontanea, se su 5000 volantini c'è un divario di circa 200 euro o più, su movimentazioni più grandi quanto gravano le mancate ed adeguate ricerche di mercato? Si corra ai ripari, subito! 

Delirio pro-islam, lo sfregio di Natale: cosa succede in una scuola italiana

No Croce e Jingle bells. Stop al concerto di Natale: l'ultimo delirio a scuola




Il concerto di Natale si farà il 21 gennaio in una scuola di Rozzano, alle porte di Milano. Questo è il risultato della trattativa tra il preside dell'Istituto comprensivo Garofani, Marco Parma, e l'associazione 11 Note che da anni organizzava lo spettacolo con i bambini. L'evento in realtà stava per saltare del tutto, cancellato dai vertici dell'istituto che dopo la strage di Parigi hanno avuto un sussulto laicista. Fino allo scorso anno il concerto era fatto delle classiche canzoni natalizie tipo Jingle bells, riporta il Giorno, ma quest'anno qualche genitore ha avuto l'ardire di proporre anche qualche brano un po' più religioso come Adeste fidelis o Tu scendi dalle stelle. Niente da fare, secondo il dirigente scolastico, già candidato sindaco per il Movimento Cinquestelle, quei brani sarebbero imposti ai bambini di religione musulmani e quindi per: "il rispetto delle diversità" è stato rinviato tutto a gennaio con relativo cambio di nome all'evento che passa a chiamarsi da "Festa di Natale" a "Festa d'inverno", così secondo la vicepreside Ornella Godi: "Si eviteranno strumentalizzazioni". Il saggio di Natale ci sarà, ma sarà basato su: "filastrocche di Gianni Rodari e sulle canzoni di Sergio Endrigo". La polemiche nell'istituto erano già scoppiate in passato per l'esposizione del crocifisso in aula. Secondo il preside: "non ci sono da tempo, un paio di genitori ha proporsto di metterli nelle aule e il Consiglio di Istituto a giugno ha respinto la proposta". La vicepreside invece ricorda che in un paio di aule i crocifissi c'erano, in altre no: "La decisione del Consiglio è stata quella di uniformare e togliere i crocifissi che c'erano".