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mercoledì 18 novembre 2015

Svolta clamorosa, Veronica rivela: "Loris è morto per un suo gioco"

Omicidio Loris, mamma Veronica Panarello rivela: "Incidente, è morto strangolato mentre giocava con le fascette"




Il piccolo Andrea Loris Stival sarebbe morto strangolato mentre giocava a casa con le fascette elettriche: sarebbe quanto ha raccontato ai magistrati Veronica Panarello, madre del bambino di 8 anni trovato senza vita lo scorso 29 novembre a Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa. Una svolta clamorosa, che ribalta la posizione difensiva fin qui assunta dalla donna: nella nuova versione fornita agli inquirenti, la Panarello spiega di aver fatto di tutto per salvarlo, poi persa dal panico avrebbe preso il corpo e adagiato nel canalone di contrada Mulino Vecchio, dove è il piccolo è stato ritrovato. 

La nuova versione - Nel pomeriggio, accompagnata dal legale di fiducia Francesco Villardita, Veronica è stata condotta dagli inquirenti nel posto dove avrebbe gettato lo zainetto, fino ad oggi mai ritrovato, del figlio. La donna, unica accusata per l'omicidio del piccolo (qui tutti gli indizi a suo carico), qualche giorno fa aveva rivelato in carcere al marito di non ricordarsi più di aver accompagnato a scuola Loris quella mattina. In seguito a quella retromarcia, i magistrati avevano deciso di interrogarla nuovamente.

Ecco l'uomo che ha ucciso Ylenia Carrisi Al Bano e Romina, la rabbia e il dolore

Al Bano e Romina, la svolta sulla figlia Ylenia: "Fatemi il test del Dna"




Una nuova speranza arriva dagli Stati Uniti per Al Bano e Romina, almeno quell'ultima speranza di poter aver un corpo da piangere dopo la scomparsa nel 1993 della figlia Ylenia. La ragazza sarebbe stata uccisa da un camionista al quale aveva chiesto un passaggio durante il suo viaggio on the road quando aveva 24 anni. La svolta, scrive il Giorno, arrivfa grazie alle rivelazioni del presunto omicida, Keith Hunter Jesperson, dopo un lungo e attento lavoro di indagini da parte dello sceriffo della contea di Palm Beach.

Le indagini - Il camionista aveva confessato nel '96 di aver ucciso una ragazza incontrata in una stazione di servizio di Tampa, in Florida. Doveva raggiungere la California o il Nevada e si faceva chiamare Suzanne. Proprio il nome che Ylenia aveva scelto per sé durante la sua permanenza americana, come ha confermato anche il suo amico, un artista di strada di New Orleans sospettato per un periodo dell'omicidio. Lo sceriffo da allora ha cercato di associare un vero nome al corpo della ragazza uccisa dal camionista. Con un perito ha ricostruito il volto e la somiglianza finale sarebbe stata incredibilmente fedele con le foto di Ylenia.

Le verifiche - Pochi giorni fa i Carabinieri di Cellino San Marco sono andati a casa Carrisi e hanno prelevato campioni di Dna da tutti i componenti della famiglia. Un altro reperto arriverà allo sceriffo di Palm Beach da New York, dove al momento si trova Romina Power. I campioni saranno trasmessi al Ris di Roma per la creazione dei profili: a quel punto sarà solo una questione di tempo.

A Parigi si sta sparando ancora: almeno 2 morti, terroristi assediati

Parigi, blitz della polizia a Saint-Denis contro i terroristi: almeno 2 morti, assedio e trattativa




Operazione delle forze speciali francesi contro un gruppo di presunti terroristi legati alle stragi di venerdì scorso nel quartiere Saint-Denis, nel nord di Parigi: esplosioni, violentissimi scontri a fuoco e almeno 2 morti, forse tre. Il blitz è iniziato intorno alle 4.30 e secondo Bfmtv l'obiettivo sarebbe addirittura la mente degli attentati, il belga di origine marocchine Abdelhamid Abbaoud, di cui da anni si erano perse le tracce. 

L'assedio e la trattativa - Possibile la presenza anche di Abdeslam Salah, il kamikaze mancato ricercato in mezza Europa, e quel "nono terrorista" finora ancora senza un'identità. Di sicuro secondo le forze di sicurezza francese nel palazzo sotto assedio ci sarebbe quello che resta del commando che ha organizzato e portato a termine le stragi di venerdì. Sono almeno 5 gli uomini barricati nell'appartamento, secondo la rete elvetica Rts, e sarebbero in corso negoziati tra gli uomini del Raid,
le forze speciali della polizia francese, ed i terroristi.

martedì 17 novembre 2015

EBREO ACCOLTELLATO, COMI: Solidarietà a persona ferita Si faccia luce al più presto su natura aggressione

EBREO ACCOLTELLATO, COMI: Solidarietà a persona ferita Si faccia luce al più presto su natura aggressione




di Gaetano Daniele 


 Lara Comi, europarlamentare di Forza Italia
e vicepresidente del Gruppo PPE.

"Solidarietà a Nathan Graff e alla comunità ebraica milanese. Si faccia luce al più presto sulla natura di un'aggressione gravissima, estranea alla tradizione di Milano che con la comunità ebraica ha sempre intrattenuto rapporti di assoluta concordia". Così l'On. Lara Comi ai nostri microfoni, e nota: "Se alla base dell'episodio dovesse esserci l'intento di colpire una persona di fede ebraica saremmo di fronte ad una situazione di estrema pericolosità". Intanto - conclude Comi -  auspico che  la soglia di attenzione e di controllo sia altissima per arginare ogni rischio riconducibile all'estremismo.

LETTERA AI TERRORISTI Il marito di una vittima: "Vi dico perché non vi odio"

Il marito di una vittima degli attentati del 13 novembre scrive una lettera ai terroristi: "Non avrete mai il mio odio"




Il signor Antoine Leiris ha perso sua moglie nel violento attacco alla sala da ballo Batclan di Parigi e nonostante il dolore straziante per la morte del suo amore ha deciso di utilizzare Facebook per far capire ai terroristi che non avranno mai il suo odio. Ecco la lettera integrale che Antoine ha postato sui social:

"Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l'amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo. Voi siete anime morte. Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi i miei concittadini con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per la sicurezza. Ma la vostra è una battaglia persa.  

 L’ho vista stamattina. Finalmente, dopo notti e giorni d’attesa. Era bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi innamorai perdutamente di lei più di 12 anni fa. Ovviamente sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di corta durata. So che lei accompagnerà i nostri giorni e che ci ritroveremo in quel paradiso di anime libere nel quale voi non entrerete mai. Siamo rimasti in due, mio figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha appena 17 mesi e farà merenda come ogni giorno e poi giocheremo insieme, come ogni giorno, e per tutta la sua vita questo petit garçon vi farà l’affronto di essere libero e felice. Perché no, voi non avrete mai nemmeno il suo odio".

CHI FINANZIA L'ISIS Petrolio, tasse e (tanti) regali Ecco chi dà soldi ai terroristi

Petrolio, tasse e regali: chi finanzia il terrore


di Davide Maria De Luca



All’alba di lunedì 16 novembre, una decina di aerei americani si è alzata in volo dalle basi aeree in Turchia per intraprendere una missione che l’aviazione degli Stati Uniti non aveva mai compiuto prima. Dopo il decollo, gli aerei si sono diretti sopra Deir el-Zour, il principale centro di produzione petrolifera nelle mani dell’Isis. Con bombe e mitragliatrici hanno attaccato la lunghissima colonna di autocisterne in coda davanti agli impianti e, in pochi minuti, hanno distrutto 116 veicoli.

È difficile stabilire con certezza quali e quante siano le entrate dell’Isis, ma quasi tutti gli esperti sono concordi nel dire che la vendita del petrolio siriano è di gran la più sostanziosa. Secondo le stime più diffuse, l’Isis ricava 1,5 milioni di dollari al giorno grazie alla vendita del petrolio.

Quello di lunedì è stato il primo attacco a questa fondamentale fonte di sostentamento per lo Stato Islamico. Attaccare direttamente i pozzi di petrolio siriani, infatti, rischia di innescare un disastro ecologico e di pregiudicare la ripresa economica del paese. Colpire le fasi successive del ciclo produttivo è altrettanto difficile perché non sono gli uomini dell’Isis a occuparsi di raffinare e distribuire il petrolio, ma migliaia di civili siriani che comprano il greggio dallo Stato Islamico, lo raffinano in impianti privati, lo trasportano sui loro automezzi e lo vendono nei loro distributori. Paralizzare l’industria petrolifera siriana senza causare danni a lungo termine rischia di provocare un’ecatombe di civili.

Sono proprio loro, purtroppo, ad acquistare gran parte del petrolio estratto dall’Isis. Quello che resta viene contrabbandato in Turchia e in Iraq, oppure viene acquistato dai nemici dell’Isis, come il regime di Bashar al Assad e i ribelli moderati della FSA, che lo usano per alimentare i loro veicoli e per mantenere in funzione gli ospedali nelle aree sotto il loro controllo. Secondo l’intelligence americana, questa industria dipende da una flotta formata da circa 1.000 autocisterne, un decimo delle quali sono state distrutte negli attacchi di lunedì.

Gli Stati Uniti hanno detto che la decisione di cambiare strategia e di iniziare a colpire l’industria petrolifera siriana, risale a molto tempo fa e che non è una risposta agli attacchi di Parigi. È una scelta, dicono, per colpire quella che ancora oggi è la principale fonte di guadagno dello Stato Islamico.

Al secondo posto invece c’è un tipo di finanziamento che non sarà possibile fermare con qualche attacco aereo: le imposte. Circa sei milioni di persone abitano sotto il controllo dello Stato Islamico, più degli abitanti della Danimarca. A loro l’Isis impone una serie di tasse tratte dalla tradizione dei primi secoli della storia islamica: la kharaj, la tassa sui terreni; l’ushr, un’imposta sui beni importati; la zakat, una forma di carità obbligatoria e infine la jizya, la tassa che sono obbligati a pagare i non musulmani.

Accanto a queste imposte, «legali» dal punto di vista delle scritture islamiche, l’Isis spesso ricorre a rapimenti ed estorsioni per arrotondare i suoi bilanci o per arricchire i suoi comandanti locali. Diversi commercianti di Raqqa e Mosul, ad esempio, hanno raccontato di essere obbligati a pagare una specie di «pizzo» per essere lasciati in pace. I riscatti pagati dai governi occidentali sono un’altra fonte di guadagno importante, anche se incostante: un paio di rapimenti possono fruttare anche decine di milioni di dollari.

Secondo gli esperti, petrolio e tasse hanno reso l’Isis finanziariamente autosufficiente. In altre parole, lo Stato Islamico riesce a mantenere in piedi gran parte della sua struttura sfruttando le risorse che estrae dai territori sotto il suo controllo. Esiste comunque una terza fonte di finanziamento, anche se piuttosto lontana per volume dalle prime due: i trasferimenti di denaro dall’estero. È un flusso che si è inaridito nel corso degli ultimi anni, ma che era consistente quando l’organizzazione era poco più di una delle numerose brigate ribelli che combattevano il regime di Bashar al Assad.

Secondo una stima fatta dal settimanale Newsweek, tra il 2012 e il 2013, l’Isis ha ricevuto circa 40 milioni di dollari da donatori situati nei ricchi paesi del Golfo - una cifra pari a quanto oggi l’organizzazione ricava in un mese dalla vendita del petrolio. Oggi, i governi di Arabia Saudita, Qatar, Kuwait e degli altri paesi del Golfo hanno spostato i loro finanziamenti verso gruppi ribelli che considerano meno pericolosi per la stabilità delle loro dinastie regnanti. Hanno anche iniziato a collaborare con i servizi di intelligence occidentali per bloccare i flussi di finanziamento privati. I loro sforzi, però, non sempre si sono rivelati genuini e ancora oggi esiste una rete di simpatizzanti dell’Isis, estesa dal Marocco all’Indonesia, che raccoglie denaro, a volte in piccole o piccolissime somme, e, seguendo strade tortuose, riesce a farlo arrivare fino in Siria e in Iraq.

L’Isis è sotto attacco di una coalizione internazionale oramai da più di un anno e tutte e tre le sue principali fonti di sostentamento sono state messe sotto pressione. I servizi segreti di mezzo mondo stanno dando la caccia ai suoi finanziatori; curdi, iracheni e ribelli moderati hanno riconquistato vaste aree del suo territorio e i caccia americani hanno iniziato a colpirne l’infrastruttura petrolifera. Eppure sembra ancora vero quello che all’inizio di questa guerra disse il sottosegretario al Tesoro americano: l’Isis «è la più ricca organizzazione terroristica che abbiamo mai incontrato».

Il beltempo è finito, irrompe l'inverno: pioggia, neve e temperature in picchiata

Meteo, arriva l'inverno: pioggia, neve e temperature in picchiata




Il clima mite, il tempo prevalentemente sereno o poco nuvoloso, ma anche la nebbia e le sostanze inquinanti, dureranno ancora per poco. "Ancora qualche giorno di alta pressione", conferma l'esperto di 3bmeteo.com Edoardo Ferrara, "fino a venerdì ci saranno temperature miti, specie in montagna e al Centro Sud, con ancora punte di oltre 18-20 gradi, mentre laddove insistano nebbie o nubi basse farà piuttosto freddo anche di giorno, ma sarà un freddo per così dire fittizio". Da venerdì però ci saranno i primi segnali di peggioramento mentre dal weekend comincerà l'inverno.

Da sabato infatti "aria fredda di diretta estrazione artico-marittima dopo aver invaso il Centro nord Europa irromperà sull'Italia spazzando via l'anticiclone che da molti giorni tiene sotto scacco la nostra Penisola. Piogge e temporali anche accompagnati da grandine spazzeranno lo Stivale da Nord a Sud interessando però soprattutto Nordest, Centro e Isole Maggiori; poco o nulla sul Nordovest salvo fenomeni sulle Alpi di confine".

Temperature in picchiata: sotto i colpi della Tramontana e del Maestrale, scenderanno anche di 10-15 gradi rispetto ai valori registrati i giorni scorsi. "Tanto che tornerà la neve soprattutto sull'Appennino anche sotto i 1000-1500 metri, sulle Alpi di confine anche a quote di fondovalle", continua Ferrara. Ma attenzione, la neve non è esclusa anche sulle colline dell'Emilia Romagna nella notte tra domenica e lunedì".