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martedì 17 novembre 2015

LETTERA AI TERRORISTI Il marito di una vittima: "Vi dico perché non vi odio"

Il marito di una vittima degli attentati del 13 novembre scrive una lettera ai terroristi: "Non avrete mai il mio odio"




Il signor Antoine Leiris ha perso sua moglie nel violento attacco alla sala da ballo Batclan di Parigi e nonostante il dolore straziante per la morte del suo amore ha deciso di utilizzare Facebook per far capire ai terroristi che non avranno mai il suo odio. Ecco la lettera integrale che Antoine ha postato sui social:

"Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l'amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo. Voi siete anime morte. Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi i miei concittadini con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per la sicurezza. Ma la vostra è una battaglia persa.  

 L’ho vista stamattina. Finalmente, dopo notti e giorni d’attesa. Era bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi innamorai perdutamente di lei più di 12 anni fa. Ovviamente sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di corta durata. So che lei accompagnerà i nostri giorni e che ci ritroveremo in quel paradiso di anime libere nel quale voi non entrerete mai. Siamo rimasti in due, mio figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha appena 17 mesi e farà merenda come ogni giorno e poi giocheremo insieme, come ogni giorno, e per tutta la sua vita questo petit garçon vi farà l’affronto di essere libero e felice. Perché no, voi non avrete mai nemmeno il suo odio".

CHI FINANZIA L'ISIS Petrolio, tasse e (tanti) regali Ecco chi dà soldi ai terroristi

Petrolio, tasse e regali: chi finanzia il terrore


di Davide Maria De Luca



All’alba di lunedì 16 novembre, una decina di aerei americani si è alzata in volo dalle basi aeree in Turchia per intraprendere una missione che l’aviazione degli Stati Uniti non aveva mai compiuto prima. Dopo il decollo, gli aerei si sono diretti sopra Deir el-Zour, il principale centro di produzione petrolifera nelle mani dell’Isis. Con bombe e mitragliatrici hanno attaccato la lunghissima colonna di autocisterne in coda davanti agli impianti e, in pochi minuti, hanno distrutto 116 veicoli.

È difficile stabilire con certezza quali e quante siano le entrate dell’Isis, ma quasi tutti gli esperti sono concordi nel dire che la vendita del petrolio siriano è di gran la più sostanziosa. Secondo le stime più diffuse, l’Isis ricava 1,5 milioni di dollari al giorno grazie alla vendita del petrolio.

Quello di lunedì è stato il primo attacco a questa fondamentale fonte di sostentamento per lo Stato Islamico. Attaccare direttamente i pozzi di petrolio siriani, infatti, rischia di innescare un disastro ecologico e di pregiudicare la ripresa economica del paese. Colpire le fasi successive del ciclo produttivo è altrettanto difficile perché non sono gli uomini dell’Isis a occuparsi di raffinare e distribuire il petrolio, ma migliaia di civili siriani che comprano il greggio dallo Stato Islamico, lo raffinano in impianti privati, lo trasportano sui loro automezzi e lo vendono nei loro distributori. Paralizzare l’industria petrolifera siriana senza causare danni a lungo termine rischia di provocare un’ecatombe di civili.

Sono proprio loro, purtroppo, ad acquistare gran parte del petrolio estratto dall’Isis. Quello che resta viene contrabbandato in Turchia e in Iraq, oppure viene acquistato dai nemici dell’Isis, come il regime di Bashar al Assad e i ribelli moderati della FSA, che lo usano per alimentare i loro veicoli e per mantenere in funzione gli ospedali nelle aree sotto il loro controllo. Secondo l’intelligence americana, questa industria dipende da una flotta formata da circa 1.000 autocisterne, un decimo delle quali sono state distrutte negli attacchi di lunedì.

Gli Stati Uniti hanno detto che la decisione di cambiare strategia e di iniziare a colpire l’industria petrolifera siriana, risale a molto tempo fa e che non è una risposta agli attacchi di Parigi. È una scelta, dicono, per colpire quella che ancora oggi è la principale fonte di guadagno dello Stato Islamico.

Al secondo posto invece c’è un tipo di finanziamento che non sarà possibile fermare con qualche attacco aereo: le imposte. Circa sei milioni di persone abitano sotto il controllo dello Stato Islamico, più degli abitanti della Danimarca. A loro l’Isis impone una serie di tasse tratte dalla tradizione dei primi secoli della storia islamica: la kharaj, la tassa sui terreni; l’ushr, un’imposta sui beni importati; la zakat, una forma di carità obbligatoria e infine la jizya, la tassa che sono obbligati a pagare i non musulmani.

Accanto a queste imposte, «legali» dal punto di vista delle scritture islamiche, l’Isis spesso ricorre a rapimenti ed estorsioni per arrotondare i suoi bilanci o per arricchire i suoi comandanti locali. Diversi commercianti di Raqqa e Mosul, ad esempio, hanno raccontato di essere obbligati a pagare una specie di «pizzo» per essere lasciati in pace. I riscatti pagati dai governi occidentali sono un’altra fonte di guadagno importante, anche se incostante: un paio di rapimenti possono fruttare anche decine di milioni di dollari.

Secondo gli esperti, petrolio e tasse hanno reso l’Isis finanziariamente autosufficiente. In altre parole, lo Stato Islamico riesce a mantenere in piedi gran parte della sua struttura sfruttando le risorse che estrae dai territori sotto il suo controllo. Esiste comunque una terza fonte di finanziamento, anche se piuttosto lontana per volume dalle prime due: i trasferimenti di denaro dall’estero. È un flusso che si è inaridito nel corso degli ultimi anni, ma che era consistente quando l’organizzazione era poco più di una delle numerose brigate ribelli che combattevano il regime di Bashar al Assad.

Secondo una stima fatta dal settimanale Newsweek, tra il 2012 e il 2013, l’Isis ha ricevuto circa 40 milioni di dollari da donatori situati nei ricchi paesi del Golfo - una cifra pari a quanto oggi l’organizzazione ricava in un mese dalla vendita del petrolio. Oggi, i governi di Arabia Saudita, Qatar, Kuwait e degli altri paesi del Golfo hanno spostato i loro finanziamenti verso gruppi ribelli che considerano meno pericolosi per la stabilità delle loro dinastie regnanti. Hanno anche iniziato a collaborare con i servizi di intelligence occidentali per bloccare i flussi di finanziamento privati. I loro sforzi, però, non sempre si sono rivelati genuini e ancora oggi esiste una rete di simpatizzanti dell’Isis, estesa dal Marocco all’Indonesia, che raccoglie denaro, a volte in piccole o piccolissime somme, e, seguendo strade tortuose, riesce a farlo arrivare fino in Siria e in Iraq.

L’Isis è sotto attacco di una coalizione internazionale oramai da più di un anno e tutte e tre le sue principali fonti di sostentamento sono state messe sotto pressione. I servizi segreti di mezzo mondo stanno dando la caccia ai suoi finanziatori; curdi, iracheni e ribelli moderati hanno riconquistato vaste aree del suo territorio e i caccia americani hanno iniziato a colpirne l’infrastruttura petrolifera. Eppure sembra ancora vero quello che all’inizio di questa guerra disse il sottosegretario al Tesoro americano: l’Isis «è la più ricca organizzazione terroristica che abbiamo mai incontrato».

Il beltempo è finito, irrompe l'inverno: pioggia, neve e temperature in picchiata

Meteo, arriva l'inverno: pioggia, neve e temperature in picchiata




Il clima mite, il tempo prevalentemente sereno o poco nuvoloso, ma anche la nebbia e le sostanze inquinanti, dureranno ancora per poco. "Ancora qualche giorno di alta pressione", conferma l'esperto di 3bmeteo.com Edoardo Ferrara, "fino a venerdì ci saranno temperature miti, specie in montagna e al Centro Sud, con ancora punte di oltre 18-20 gradi, mentre laddove insistano nebbie o nubi basse farà piuttosto freddo anche di giorno, ma sarà un freddo per così dire fittizio". Da venerdì però ci saranno i primi segnali di peggioramento mentre dal weekend comincerà l'inverno.

Da sabato infatti "aria fredda di diretta estrazione artico-marittima dopo aver invaso il Centro nord Europa irromperà sull'Italia spazzando via l'anticiclone che da molti giorni tiene sotto scacco la nostra Penisola. Piogge e temporali anche accompagnati da grandine spazzeranno lo Stivale da Nord a Sud interessando però soprattutto Nordest, Centro e Isole Maggiori; poco o nulla sul Nordovest salvo fenomeni sulle Alpi di confine".

Temperature in picchiata: sotto i colpi della Tramontana e del Maestrale, scenderanno anche di 10-15 gradi rispetto ai valori registrati i giorni scorsi. "Tanto che tornerà la neve soprattutto sull'Appennino anche sotto i 1000-1500 metri, sulle Alpi di confine anche a quote di fondovalle", continua Ferrara. Ma attenzione, la neve non è esclusa anche sulle colline dell'Emilia Romagna nella notte tra domenica e lunedì".

Inizierà tutto in Francia, poi l'Anticristo... L'agghiacciante profezia di Nostradamus

La Francia e la guerra: Nostradamus aveva predetto tutto. Ecco le sue parole




"La grande guerra inizierà in Francia e poi tutta l’Europa sarà colpita, lunga e terribile essa sarà per tutti… poi finalmente verrà la pace ma in pochi ne potranno godere". Così parlò Nostradamus nel suo libro, e l'eco sinistra di quelle parole si sovrappone alle immagini tremende degli eccidi di Parigi di venerdì scorso. Secondo un altro passo del volume Le Profezie, il libro più famoso astrologo francese, attivo nel 1500, ecco cosa succede: "Ci saranno tanti cavalli dei cosacchi (popolazioni nomade tartare che abitavano nelle steppe russe) che berranno nelle fontane di Roma".

Non solo: "…Roma sparirà e il fuoco cadrà dal cielo e distruggerà tre città. Tutto si crederà perduto e non si vedranno che omicidi; non si sentirà che rumori di armi e bestemmie. I giusti soffriranno molto. (…) Roma perderà la fede e diventerà il seggio dell’Anticristo. I demoni dell’aria, con l’Anticristo, faranno dei grandi prodigi sulla terra e nell’aria e gli uomini si pervertiranno sempre di più…". 

Il Viminale alza l'allerta-terrorismo: ecco quali sono le situazioni a rischio

Terrorismo, il Viminale: "Aumentare allerta per eventi culturali, religiosi, sportivi e musicali"




"Elevare il livello di sicurezza e vigilanza in occasione di particolari eventi di carattere culturale, religioso, sportivo, musicale e di intrattenimento connotati da un afflusso molto importante di persone". È la raccomandazione operativa contenuta in una circolare inviata dal dipartimento di pubblica sicurezza a prefetti e questori di tutta Italia dopo gli attentati di Parigi. Attentati che, come ha ricordato lo stesso ministro dell'Interno Angelino Alfano in una informativa alla Camera, hanno colpito un ampio ventaglio di "soft target": un ristorante, un caffè, lo stadio, un teatro.

"Ecco come ho fregato gli 007" Jihadista, confessione da brividi

Il terrorista "mente" degli attacchi di Parigi sfotteva gli 007 europei: "Allah li ha resi ciechi, ecco come li ho fregati"




"Allah li ha resi ciechi e sono così riuscito a partire (dal Belgio, ndr) e venire in Siria, pur essendo ricercato da così tante agenzie di intelligence". Così Abdelhamid Abaaoud, l'estremista che, dalla Siria, sarebbe la mente degli attentati a Parigi, raccontava in un'intervista dello scorso febbraio alla rivista dell'Isis Dabiq del suo ingresso in Belgio e poi del suo rientro in Siria, burlandosi dei kuffar (infedeli, ndr) resi ciechi da Allah" che non sono mai riusciti a identificarlo e fermarlo.

"Allah mi ha scelto" - "Perché sei andato in Belgio?", gli chiedeva il giornalista di Dabiq. "Allah mi ha scelto, insieme ai compagni Abuz-Zubayr al-Baljiki (Khalid) e Abu Khalid al-Baljiki (Sufyan) per viaggiare in Europa - diceva il jihadista, identificato, come i suoi compagni, con il nome di battaglia al-Bajiki (il belga) - per portare il terrore tra i crociati che fanno la guerra ai musulmani. Come sai, il Belgio fa parte della coalizione crociata che attacca i musulmani in Iraq e nello Sham (Siria, ndr)".

"Così sono sfuggito alla polizia" - "Abbiamo passato mesi a cercare il modo di entrare in Europa - raccontava ancora - e alla fine siamo riusciti a trovare il modo di andare in Belgio. Quindi siamo riusciti a ottenere armi e allestire una casa sicura, mentre pianificavamo operazioni contro i crociati". Poi il volto di Abaaoud divenne noto alle forze di sicurezza a causa di un video girato da un compagno con una telecamera andata persa, trovata da un "murtadd" (apostata) e consegnata ad alcuni media. "Ho visto improvvisamente la mia faccia su tutti giornali - raccontava il belga - ma grazie a Dio i kuffar erano stati resi ciechi da Allah. Sono stato perfino fermato da un agente che mi osservava e mi paragonava alla mia foto, ma che mi ha lasciato andare, perché non ha notato somiglianze. Questo può essere solo un dono di Allah". 

La retata di Verviers - Spiegava poi di come i suoi due compagni fossero stati uccisi in un raid della polizia belga e francese ("più di 150 soldati"), con uno "scontro a fuoco durato più di 10 minuti". L'episodio raccontato è probabilmente l'operazione del 15 gennaio, quando fu sgominata una cellula terroristica a Verviers, cellula di cui proprio Abdelhamid Abaaoud - che nel frattempo era stato brevemente arrestato e rilasciato - era considerato il leader. Ma lui non si trovava lì. "Dopo il raid - raccontava ancora a Dabiq - loro hanno capito che ero stato lì con i miei fratelli e che insieme pianificavamo operazioni. Così hanno radunato agenti dell'intelligence da tutto il mondo, dall'Europa come dall'America, per catturarmi. Arrestarono musulmani in Grecia, Spagna, Francia e Belgio per prendermi. Ma tutti quelli arrestati non erano neppure collegati ai nostri piani». "Questo dimostra che i musulmani non devono avere paura dell'immagine esagerata dell'intelligence dei crociati. Il mio nome e le mie foto erano su tutti i media, ma sono riuscito ugualmente a stare nella loro patria, a pianificare operazioni contro di loro e a ripartire in sicurezza quando è diventato necessario".

Hollande: "In guerra contro i terroristi Sicurezza, cambiamo la Costituzione"

Hollande è in guerra: "Controllo alle frontiere, uniti contro il terrorismo"




"Non è una guerra di civiltà, i terroristi non ne hanno una". Il presidente Francoise Hollande parla al Parlamento dei tragici fatti di Parigi. Chiede l'allungamento dello stato di emergenza di tre mesi. Spiega che gli "gi atti di venerdì sono stati pianificati in Siria, organizzati in Belgio e perpetrati con complici francesi". Commosso, dice che è stata "colpita la giovinezza della Francia, tanti morti avevano meno di 30 anni". 

"La risposta della Francia sarà immediata, triplicheremo le nostre capacità militari contro l'Isis", dichiara Hollande, "tutte le persone uccise devono essere vendicate. Dobbiamo andare avanti, dobbiamo combattere. Bisogna unire tutti i paesi che possono essere in grado di combattere questa associazione terrorista, una minoranza rispetto alla totalità dei paesi musulmani. Incontrerò Obama e Putin per unire le nostre forze. La Francia parla a tutti, all'Iran, alla Turchia, ai Paesi del Golfo. Dobbiamo unire le nostre forze. Nel momento in cui uno stato è aggredito tutti devono fare fronte comune".

Quello del terrorismo di matrice islamica "è un pericolo non della Francia, ma dell'Europa", chiarisce Hollande, "gli abitanti della Siria devono lasciare i loro territori, sono vittime. E' fondamentale chiedere il diritto d'asilo, non si tratta solo di dare protezione, la Francia con la Germania sono i due paesi che si stanno confrontando con il problema dei rifugiati, dobbiamo procedere con il controllo delle frontiere". 

Il presidente francese spiega che è essenziale modificare la stessa Costituzione per avere la forza di affrontare la situazione. "Dobbiamo garantire sicurezza. Le perquisizioni ci permettono di sventare futuri atti terroristici. Vi chiedo di votare questa legge. Dobbiamo cambiare la nostra Costituzione". Il presidente francese intende rivedere la Costituzione negli articoli 16 e 36: "Da mercoledì il Parlamento può stilare un provvedimento per estendere lo stato d'emergenza ai prossimi tre mesi. La legge è degli anni '50, ma noi dobbiamo modificarla per attualizzarla. Questi atti amministrativi ci permettono di procedere con le perquisizioni. Parlamentari, vi invito di votare questa legge. Dobbiamo agire d'urgenza". Le modifiche chieste da Hollande vanno a toccare le procedure di perquisizione e degli arresti domiciliari per le persone sospettate di associazione terrorista. 

Hollande annuncia cinque mila nuovi posti di polizia nei prossimi due anni. Sarà rafforzato l'esercito. Fino al 2019, nessun taglio ai comparti militari. " I barbari che ci hanno attaccato non ci uccideranno". L'applauso a Hollande dei parlamentari francesi è corale. Alla fine del discorso, l'inno nazionale.