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lunedì 21 settembre 2015

COSÌ I CINESI BEFFANO IL FISCO Come sono spariti miliardi di euro

I soldi che il fisco non vedrà più: 4,5 milardi di euro finiti in Cina




Quattro miliardi e mezzo di euro finiti in Cina, soldi che il fisco italiano non vedrà più. Lo racconta una articolata inchiesta del quotidiano La Stampa. Da Prato, nel cuore della chinatown cittadina, sono passati 1,077 miliardi di euro, in contanti, nell'arco di tre anni e mezzo. Finché non è arrivata la Guardia di Finanza, che ha portato alla luce una rete di «sportelli» come quello pratese sparsi tra la Toscana, Roma e Milano. Un giro impressionante di denaro - oltre 4,5 miliardi euro -, una quantità notevole di reati e 297 richieste di rinvio a giudizio tra persone fisiche e società. C' è anche il colosso pubblico Bank of China e nel marzo prossimo si dovrebbe tenere l' udienza preliminare. "Quei 4,5 miliardi portati alla luce dall'inchiesta", scrive il quotidiano di Torini, "non sono tutti frutto di evasione. Ma sono più o meno quanto costa allo Stato abolire Imu e Tasi".

Nel 2008, il Nucleo tributario delle Fiamme Gialle di Firenze notano che un piccolo operatore di money transfer, la Money2Money (M2M) di Bologna, movimenta tanti soldi nell' area fiorentina. Incrociando i dati di Bankitalia risultano "transitati" milioni di euro, ma di clienti, in via Filzi, a Prato, se ne vedono pochi. Il trucco? I passaggi di denaro vengono spezzettati in tanti trasferimenti da 1999,99 euro, per evitare di arrivare alla soglia del 2000 euro che fa scattare le segnalazioni automatiche antiriciclaggio. L'indagine porta alla luce tantissimo "nero". Ma anche traffico di merci contraffatte, sfruttamento della prostituzione, gioco d'azzardo.  Uno degli indagati viene sorpreso mentre si occupa di fornire documenti falsi a cinesi clandestini. A Marmirolo, Mantova, spunta un laboratorio con lavoratori cinesi clandestini «alloggiati in precarie condizioni igieniche», annota il pm. Fabrizio Bolzonaro, socio della Money2Money dice (si sente in una intercettazione) che nell'agenzia stanno "riciclando i soldi della mafia".

Ad alcuni degli indagati i pm contestano anche l'associazione mafiosa. Al vertice  sembra esserci la famiglia cinese Cai: quando arrivano loro, il fatturato della M2M sale fino a 85 milioni nel 2006 a oltre 400 nel 2007. Sopra tutto questo c'è l' evasione fiscale. L' imprenditore cinese che dichiara 17 mila euro e spedisce in Cina 1,89 milioni. Ci sono evasioni di Iva, diritti doganali, imposte sul reddito e contributi previdenziali. Poi c'è Bank of China, controllata dalla Repubblica Popolare. Dalla sua sede milanese sono transitati 2,199 miliardi diretti verso Pechino senza nessuna segnalazione di attività anomala alle autorità italiane. 

I tempi sono lunghissimi: dopo la partenza dell'inchiesta, nel 2008, i primi sequestri arrivano nel 2010. Nella primavera scorsa, la fine delle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio. In marzo ci sarà l'udienza dal Gup, ma prima c'è da tradurre in cinese gli atti dell'inchiesta e trovare i traduttori si sta rivelando un'impresa non da poco. Per ora sono stati individuati circa 50 milioni. Niente, rispetto a quei 4,5 miliardi finiti in Cina.

UN ASSEDIO AL CONFINE ITALIANO Gli immigrati ci stanno per invadere

Slovenia, due tendopoli al confine con l'italia: è allarme invasione




In Slovenia i migranti continuano ad arrivare, a migliaia. Il Paese non riesce più a gestire la situazione, sempre più critica, sempre più insostenibile. Così ha elaborato un piano: costruire due tendopoli al confine con l'Italia. In apparenza  quella slovena è solo una richiesta, più o meno esplicita, di aiuto ai vicini italiani. In concreto, è un primo passo verso il rischio invasione dei migranti nel nostro Paese nel caso in cui, come già annunciato, l'Austria chiudesse i confini. A quel punto ai profughi, dalla Slovenia, rimarrebbe una sola strada per andare in Germania, ed è quella italiana. 

I luoghi interessati - Come riporta il Giorno, i luoghi scelti dagli sloveni per costruire le tendopoli sono Punta Grossa, che sul versante italiano corrisponde a Lazzaretto, vicino a Trieste, e Sezana, non lontano. Il Comune di Trieste, proprio perché sa che la probabilità che gli immigrati arrivino in Italia una volta identificati è alta, ha già predisposto un centro di accoglienza in città. Intanto si mobilita anche il mondo politico e il 21 settembre i questori di Trieste, Udine e Gorizia saranno ricevuti dal ministro dell'Interno Angelino Alfano per chiarire la questione.

Poche forze - L'idea di appoggiarsi all'Italia nasce dal fatto che la Slovenia sia in crisi nel gestire le continue ondate di profughi che arrivano sul suo territorio. Con una forza di polizia e di agenti ridotti e un numero di persone da gestire che cresce di giorno in giorno. Anche in Italia però esiste un problema di personale: fino al 2007 sulla frontiera operavano 260 uomini. Oggi le pattuglie sono composte da appena 110 agenti, molti meno rispetto agli anni passati. Come ribadisce Lorenzo Tamaro, segretario provinciale del Sindacato autonomo di Polizia, basta un esempio solo per dare un quadro della situazione di crisi anche sul versante italiano: "A Opicina, per dire, il commissariato ha perso la metà degli uomini e la situazione è tale da non poter garantire l’uscita delle volanti".

Occhio: arsenico e legionella Acqua contaminata: ecco dove

Dai rubinetti di mezza Italia sgorga acqua contaminata


Alessia Pedrielli 



L' acqua di rubinetto è buona, fa risparmiare e non inquina. Alzi la mano chi non conosce il mantra che spopola da qualche anno in tutto il Paese, sotto la spinta ecologista della sinistra.

La bottiglietta, specialmente se è di plastica, è diventata un simbolo del male e la parola d' ordine, di chi vuole bene al mondo, è bere dall' acquedotto ogni volta che si può. E infatti, giù acqua del rubinetto nelle mense scolastiche (in alcuni istituti dell' Emilia Romagna è persino vietato portare l' acqua confezionata), in tanti uffici pubblici e persino nei locali che vogliono fare tendenza.
Ma sarà proprio vero che l' acqua pubblica fa così bene?

La cronaca dell' ultimo mese sembra affermare esattamente il contrario. E l' impressione è che sia buona finché non la si fa analizzare.

Partiamo dal luogo più insospettabile, le Dolomiti: nel mese di agosto in alcuni comuni del bellunese i turisti sono stati costretti a lavare la frutta con l' acqua in bottiglia e ieri sono partite le ordinanze che obbligano i cittadini a utilizzar l' acqua solo previa bollitura. Tutto era cominciato a fine agosto, dopo che le analisi avevano rilevato la presenza di batteri - forse finiti lì per il maltempo - ed erano scattati i primi divieti. Proprio quando l' emergenza pareva rientrata, ecco arrivare, ieri, la decisione dei sindaci. A farne le spese è anche l' ospedale di Agordo, dove vale il divieto, mentre Luca De Carlo, primo cittadino di Calalzo ha parlato di «un eccesso di sicurezza dell' Usl». Per ora, comunque, il problema rimane aperto.

Spostandoci in provincia di Alessandria, a Tortona, ad inizio agosto era stata emanata un' ordinanza di limitazione dell' uso dell' acqua derivante da un pozzo, nel quale si era verificato uno sversamento di idrocarburi e una situazione simile si era verificata anche nel genovese, a Casarza Ligure e in alcune località di Sestri Levante, dove per diversi giorni più di 6.000 persone non hanno potuto utilizzare l' acqua del rubinetto per la presenza di un additivo della benzina, finito in falda. Ma l' emergenza non risparmia le isole: tra agosto e i primi di settembre sull' Isola D' Elba ci sono stati problemi importanti. Il primo cittadino di Portoferraio ha vietato, per giorni, l' uso dell' acqua in Val Carene, perché dalle analisi risultava la presenza di batteri. Stessa cosa a Bolotana, in Sardegna, provincia di Nuoro, dove qualche giorno fa le analisi hanno rintracciato nientemeno che il famigerato Escherichia coli. Ma spostiamoci in Abruzzo, nel Comune pescarese di Roccamorice, dove i dubbi sulla potabilità dell' acqua li hanno addirittura dallo scorso aprile, quando in un terreno vicino alla falda si sono sversati liquidi contaminati da mercurio. E dove, nonostante le ordinanze emesse, la Procura ha indagato il sindaco per avvelenamento colposo.

E infine a Marzano Appio, provincia di Caserta: qui nell' acqua c' è l' arsenico. Almeno così risulterebbe alle analisi dell' Arpa locale, che lo ha comunicato al sindaco.

Ma batteri, idrocarburi e arsenico nulla sembrano se confrontati con l' amianto. Sì, l' amianto, quello che i carpigiani bevono ormai da anni.

Le particelle del pericolosissimo materiale, infatti, vennero trovate nell' acquedotto pubblico (in cemento amianto come quasi tutti gli acquedotti d' Italia) dopo il terremoto del 2012. Le analisi ne riscontrarono fino a 130mila fibre per litro. Ma poiché la normativa europea e nazionale non fissa per questo materiale alcun limite di concentrazione, a Carpi non scattò mai nessun divieto. Non resta che andare sulla fiducia.

Lotta all'evasione, inviate 210mila lettere Parla Lady Fisco: "Ecco chi le riceverà"

Agenzia delle entrate, Rosella Orlandi: 210mila lettere inviate a potenziali evasori




Al 31 agosto gli incassi da lotta all'evasione sono arrivati a 8 miliardi e mezzo, un dato in linea con quello dello stesso periodo del 2014, che si concluse con un record di 14 miliardi. Lo dice, in una intervista al Corriere della Sera, la numero uno dell'Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi. Che poi aggiunge: "Ci saranno anche introiti da contabilizzare a parte, ossia quelli che verranno dalla voluntary disclosure, cioè dalla regolarizzazione dei capitali nascosti all' estero. Sempre a parte poi, ci saranno introiti dalla nuova strategia di invitare i contribuenti che dall' incrocio dei dati non risultano in regola a versare le imposte dovute attraverso il "ravvedimento operoso" anziché rischiare l' accertamento con pesanti sanzioni e interessi".

A tal fine, l'Agenzia ha inviato oltre 210 mila lettere a varie tipologie di contribuenti e l' operazione continuerà. "Circa 190 mila di queste lettere - spiega la Orlandi - sono state inviate ai contribuenti soggetti a studi di settore. Ma la novità sono le altre 20 mila, inviate a tre categorie. Coloro che non hanno dichiarato tutte le plusvalenze che ci risultano; i professionisti che non hanno denunciato tutti i compensi; i soggetti Iva con un volume d' affari inferiore alle fatture comunicate al fisco dai clienti con lo "spesometro". In tutto si tratta di un imponibile non dichiarato di 1,3 miliardi. Stanno inoltre per partire 5 mila lettere a esercenti di slot machine che non hanno dichiarato tutte le somme incassate e 200 comunicazioni a persone fisiche con appartamenti all' estero non denunciati".

domenica 20 settembre 2015

Un pomeriggio di paura per De Laurentiis Il suo yacht distrutto dalle fiamme

Fiamme al largo di Posillipo: distrutto lo yacht di De Laurentiis




Grosso guaio per il presidente del Napoli Aurelio de Laurentiis, il cui yacht è stato distrutto dalle fiamme al largo di Posillipo. È accaduto questo pomeriggio, poco dopo le ore 18. Ancora sconosciute le cause dell'incendio che ha divorato la preziosa imbarcazione. Le 12 persone che erano a bordo sono state tutte messe in salvo, e sono in buone condizioni. Dal porto di Napoli è partito un rimorchiatore per spegnere l'incendio e recuperare il relitto gravemente danneggiato dalle fiamme ben visibili da numerosi punti della città.

LA COMPRAVENDITA La carica dei 219 voltagabbana che tengono in vita Renzi e i suoi

Renzi e la compravendita dei voti per la riforma del Senato




Correva l'anno 2010 e il governo Berlusconi era sotto accusa. Per il Cavaliere, il 14 dicembre di quell'anno, era arrivato il momento della verità, del voto di fiducia. Il governo si salvò per appena tre voti e furono molti quelli che gridarono allo scandalo, alla compravendita di deputati. A quei tempi, L'Unità si lanciava in frasi come "una maggioranza rabberciata con il voto di fiducia di alcuni deputati venduti non ha nulla a che vedere con i principi della buona politica". Famiglia Cristiana, in un editoriale passato alla storia, arrivava addirittura a definire la gestione dei voti di Berlusconi, come "peggio di Tangentopoli". E persino la magistratura, come scrive il Termpo, si scomodò per indagare sull'accaduto. Per tutti Berlusconi aveva comprato i voti che gli servivano. Per tutti si poteva sparare a zero.

Berlusconi come Renzi - Uno scenario, quello del 2010, che inevitabilmente richiama quello presente. Solo che, alla presidenza del Consiglio, c'è Matteo Renzi e gli attacchi sono molti, ma molti meno. Ora che il governo sta per affrontare il delicato voto sulla riforma del Senato, anche Renzi si muove per trovare alleati e fa promesse, sottosegretariati e presidenze compresi. Sono infatti 219 i cambi di gruppo avvenuti durante il governo Renzi, con più di 200 parlamentari coinvolti. Numeri non da poco, per appena due anni e mezzo di legislatura. E il premier progetta, tratta e si accorda con quello stesso Denis Verdini che all'epoca raccoglieva voti per Berlusconi.

Nessuna indignazione - Ma pochi si scandalizzano. Famiglia Cristiana non scrive più i suoi editoriali pungenti sulla questione e l'Unità non si sbilancia. Nessuno, come aveva fatto a suo tempo Massimo Giannini, sulla Repubblica, scrive "scandalo in Parlamento". E nessuno dello schieramento anti-Berlusconi di quegli anni oggi leva la sua voce. Perchè proprio molti di quelli ora militano nel Pd. Un esempio su tutti, quello di Raffaele Cantone, capo dell'Anticorruzione, che nel 2010 parlava, sul Mattino di "immoralità del mercato in parlamento" e che oggi non dice nulla sui metodi di Renzi. Ma quelli erano i tempi in cui, come tuonava il Fatto, "vinceva l'Italia peggiore". E oggi, nel 2015, se Renzi vincerà la battaglia del Senato, si parlerà più che altro di una vittoria in nome di quelle riforme che "devono andare avanti"

venerdì 18 settembre 2015

Caivano (Na): L’Algida annuncia 150 esuberi, mentre i politici locali litigano…

L’Algida annuncia 150 esuberi, mentre i politici locali litigano…


di (ilgiornaledicaivano.it)



CAIVANO – Mentre la politica e qualche funzionario del Comune litigano sui social network ed i giornali on line, arriva una notizia che rischia di dare una grossa batosta all’economia caivanese. La multinazione Unilever, proprietaria di uno storico stabilimento situato nella zona industriale di Caivano, dove si producono i gelati Algida fra cui i famosi Cornetti e il Magnum, fra i preferiti dai clienti di tutto il mondo, ha annunciato un piano di licenziamento di circa 150 persone su un personale di un migliaio di dipendenti fra diretto ed indotto. La notizia è stata diffusa dai sindacati confederati Cgil, Cisl e Uil, che annunciano già scioperi e battaglie.