Dai rubinetti di mezza Italia sgorga acqua contaminata
Alessia Pedrielli
L' acqua di rubinetto è buona, fa risparmiare e non inquina. Alzi la mano chi non conosce il mantra che spopola da qualche anno in tutto il Paese, sotto la spinta ecologista della sinistra.
La bottiglietta, specialmente se è di plastica, è diventata un simbolo del male e la parola d' ordine, di chi vuole bene al mondo, è bere dall' acquedotto ogni volta che si può. E infatti, giù acqua del rubinetto nelle mense scolastiche (in alcuni istituti dell' Emilia Romagna è persino vietato portare l' acqua confezionata), in tanti uffici pubblici e persino nei locali che vogliono fare tendenza.
Ma sarà proprio vero che l' acqua pubblica fa così bene?
La cronaca dell' ultimo mese sembra affermare esattamente il contrario. E l' impressione è che sia buona finché non la si fa analizzare.
Partiamo dal luogo più insospettabile, le Dolomiti: nel mese di agosto in alcuni comuni del bellunese i turisti sono stati costretti a lavare la frutta con l' acqua in bottiglia e ieri sono partite le ordinanze che obbligano i cittadini a utilizzar l' acqua solo previa bollitura. Tutto era cominciato a fine agosto, dopo che le analisi avevano rilevato la presenza di batteri - forse finiti lì per il maltempo - ed erano scattati i primi divieti. Proprio quando l' emergenza pareva rientrata, ecco arrivare, ieri, la decisione dei sindaci. A farne le spese è anche l' ospedale di Agordo, dove vale il divieto, mentre Luca De Carlo, primo cittadino di Calalzo ha parlato di «un eccesso di sicurezza dell' Usl». Per ora, comunque, il problema rimane aperto.
Spostandoci in provincia di Alessandria, a Tortona, ad inizio agosto era stata emanata un' ordinanza di limitazione dell' uso dell' acqua derivante da un pozzo, nel quale si era verificato uno sversamento di idrocarburi e una situazione simile si era verificata anche nel genovese, a Casarza Ligure e in alcune località di Sestri Levante, dove per diversi giorni più di 6.000 persone non hanno potuto utilizzare l' acqua del rubinetto per la presenza di un additivo della benzina, finito in falda. Ma l' emergenza non risparmia le isole: tra agosto e i primi di settembre sull' Isola D' Elba ci sono stati problemi importanti. Il primo cittadino di Portoferraio ha vietato, per giorni, l' uso dell' acqua in Val Carene, perché dalle analisi risultava la presenza di batteri. Stessa cosa a Bolotana, in Sardegna, provincia di Nuoro, dove qualche giorno fa le analisi hanno rintracciato nientemeno che il famigerato Escherichia coli. Ma spostiamoci in Abruzzo, nel Comune pescarese di Roccamorice, dove i dubbi sulla potabilità dell' acqua li hanno addirittura dallo scorso aprile, quando in un terreno vicino alla falda si sono sversati liquidi contaminati da mercurio. E dove, nonostante le ordinanze emesse, la Procura ha indagato il sindaco per avvelenamento colposo.
E infine a Marzano Appio, provincia di Caserta: qui nell' acqua c' è l' arsenico. Almeno così risulterebbe alle analisi dell' Arpa locale, che lo ha comunicato al sindaco.
Ma batteri, idrocarburi e arsenico nulla sembrano se confrontati con l' amianto. Sì, l' amianto, quello che i carpigiani bevono ormai da anni.
Le particelle del pericolosissimo materiale, infatti, vennero trovate nell' acquedotto pubblico (in cemento amianto come quasi tutti gli acquedotti d' Italia) dopo il terremoto del 2012. Le analisi ne riscontrarono fino a 130mila fibre per litro. Ma poiché la normativa europea e nazionale non fissa per questo materiale alcun limite di concentrazione, a Carpi non scattò mai nessun divieto. Non resta che andare sulla fiducia.
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