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martedì 15 settembre 2015

Caivano (Na): L'Arch. Emione caccia l'artiglieria pesante e punta contro Gaetano Ponticelli di Forza Italia

Caivano (Na): Emione come Muhammad Alì: destro sinistro e il consigliere Ponticelli di Forza Italia è KO



Gaetano Ponticelli
Consigliere Forza Italia 



Architetto Francesco Emione
Civica Liberi Cittadini 

Il consigliere Francesco Emione, il più votato a Caivano con circa 800 preferenze, replica al consigliere di Forza Italia, Gaetano Ponticelli. Un contrassalto che non ha precedenti. Infatti, riprende punto per punto la denuncia lanciata qualche giorno prima tramite un manifesto poi smentita dal consigliere Ponticelli. 

Smentita - Non dello stesso avviso appunto, il consigliere di F.I Gaetano Ponticelli che, tramite un sito d'informazione online aveva subito smentito il Manifesto di Emione, accusando la minoranza di essere divisa su alcuni punti nonostante la perdita del consigliere anziano Alfonso Castelli, che sbatte la porta di Forza Italia e se ne va, accusando proprio il suo partito di incoerenza politica. Insomma, un botta e risposta senza precedenti. Emione batte il martello su punti fondamentali 

- E’ vero che per fare la gara europea si è dato incarico ad un avvocato per 20 mila euro? 

- E’ vero che in pianta organica abbiamo 2 avvocati e molti tecnici e si potevano risparmiare questi soldi? A me pare di si, forse il capogruppo di Forza Italia non ha letto le determine. Su questo non mi ha risposto.

- E’ vero che il dott. Coppola nuovo responsabile del settore ambiente non ha le competenze adatte visto che ha chiamato un consulente per 20 mila euro? A che serve un avvocato esterno?

- E’ vero che il servizio di espurgo caditoie è stato affidato alla Buttol e nonostante questo si sono fatte determine a ditte esterne? A me pare di si, come sempre il capogruppo di Forza Italia non ha letto le determinazioni. Infatti, su questo non mi ha risposto.

- E’ vero che il servizio “verde Pubblico” è stato affidato alla Buttol ed invece si pagano anche ditte esterne? A me pare di si, ancora il capogruppo di Forza Italia non ha letto nulla. Infatti, nemmeno su questo mi hanno risposto.

- E’ vero che non c’è una gara per il recupero dell’amianto? E’ colpa della vecchia amministrazione? E perché non l’hanno ancora fatta?

Credo che il capogruppo di Forza Italia - continua Emione - debba amministrare il paese invece di difendere l’indifendibile. Invece di polemizzare con la minoranza si occupi dei problemi. E stia attento a come la sua amministrazione spende i soldi dei cittadini.  Lo sa che è aumentato il costo dei blocchetti per la mensa?

- E’ sempre colpa della vecchia amministrazione?

- Se sono tutte bugie perché non mi denunciano?

- E’ falso che per fittare 100 sedie si siano spesi 1000 euro?… Se le compravano spendevano meno.

- E’ falso che si siano spesi 1400 euro di riparazione per un’auto che non vale 300 euro?

Insomma, Emione non le manda di certo a dire, ora riuscirà il consigliere Ponticelli a replicare punto su punto alle pesanti accuse lanciate giustamente dall'architetto Emione? 

"LA CAMORRA NEL DNA" La Bindi insulta i napoletani È bufera: lei ritratta, però...

Napoli, Rosi Bindi sui napoletani: "Camorra è elemento costitutivo della città" e scoppia la polemica




Una valanga di polemiche si sta scatenando contro la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosi Bindi dopo il suo scivolone su Napoli e i Napoletani. "È già molto importante quello che è emerso oggi - ha detto la senatrice Dem dopo le prime due audizione dell'antimafia nel capoluogo campano - la camorra è un dato costitutivo di questa società, di questa città, di questa regione". Non le bastava l'odio smisurato e mai nascosto del presidente campano "impresentabile" Vincenzo De Luca, ora contro la Bindi ci sono milioni di campani a dir poco irritati. Secondo la Bindi: "Anche quando grazie ai risultati raggiunti dalla malgistratura, dalle forze di polizia si assicurano alla giustizia i grandi capi dei caln, non bisogna mai distrarre l'attenzione per la straordinaria capacità di riproduzione che hanno i clan e per il radicamento sociale ed economico che hanno in questa città, in questa regione".

Le reazioni - A poco è servita la pezza cucita in fretta e furia sullo strappo della Bindi dal Procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo: "Non ritengo che la camorra sia un dato costitutivo di Napoli - ha chiarito - Credo invece che sia una patologia. I napoletani non hanno nel loro dna il crimine. Se dovessimo quantificare il numero di soggetti che delinquono a Napoli - ha detto ancora Colangelo - ci accorgeremmo che è una minima parte rispetto a chi vuiole vivere in pace". Meno accomodante il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris: "La cultura, la storia, il teatro, l'umanità sono gli elementi costitutivi della città - ha detto l'ex magistrato - Non condivido per nulla la nota della Bindi, quando l'ho letta sono saltato dalla sedia. Non so cosa volesse dire, ma dovrebbe spiegare questa affermazione". Le bordate sono arrivate anche dalle fila degli alleati di governo del Nuovo centra destra con il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano: "È un pugno in faccia ai tanti cittadini onesti, napoletani e campani, che fanno della lotta alla criminalità organizzata il loro pane quotidiano".

La retromarcia - La Bindi ha provato a fare marcia indietro, per quanto non sia riuscita a ritirare proprio le parole che hanno scatenato le polemiche: "Mai parlato della camorra nel Dna dei napoletani - ha detto la senatrice - Ho parlato della camorra come elemento costitutivo di una società e della storia della città. Ripeto queste parole con convinzione. Non si può fare fare una storia di Napoli senza fare una storia della camorra, così come una storia dell'Italia senza le mafie. Ignorare questo dato - ha aggiunto - impedisce che camorra e mafie continuino a essere elemento costitutivo. Se qualcuno si è offeso - ha concluso - non posso chiedere scusa perché ne sono convinta. Non ho mai parlato di Dna. Non negare la camorra è il primo atto per combatterla".

LA MINORANZA DEL PD SE NE VA Rottura totale: Renzi (quasi) a casa

Riforma del Senato, strappo nel Pd: la minoranza abbandona il tavolo, "siamo a un binario morto"




Il governo di Matteo Renzi è a un passo, davvero a un passo, dal punto di non ritorno. Lo strappo sul ddl Boschi, ora, nel Pd si fa drammatico. La senatrice della minoranza dem, Doris Lo Moro (bersaniana doc) ha infatti abbandonato il tavolo del partito sulle riforme costituzionali. Si è alzata e se ne è andata dalla riunione con il ministro Maria Elena Boschi e con i capigruppo di Camera e Senato, Ettore Rosato e Luigi Zanda. È andata via per prendere parte a una riunione della minoranza dem, nel corso della quale ha affermato: "Siamo a un binario morto, a quel tavolo non si discute né di articolo 2 né delle funzioni del Senato". Lo strappo, dunque, appare insanabile, con ovvie conseguenze per la maggioranza: se andasse sotto sul ddl Boschi, il governo potrebbe crollare come un castello di carte.

La replica della Boschi - Da par suo, la minoranza democrat è intenzionata a mantenere gli emendamenti, ribadendo che deve essere garantita l'elezione diretta dei senatori con un intervento sull'articolo 2 del testo; la minoranza, inoltre, chiede garanzie sulle funzioni delle regioni nel Titolo V. Subito dopo lo strappo, è arrivato un commento della Boschi: "Io sono ottimista. Secondo me l'accordo lo troviamo. Anche e soprattutto - ha spiegato - con la minoranza Pd. La Lo Moro dice che siamo su un binario morto? No, assolutamente, passi avanti importanti sono stati fatti su diversi punti. L'importante, politicamente, è parlare con tutti. Stiamo lavorando per cercare di arrivare a un accordo ancora più ampio di maggioranza e con il coinvolgimento anche da parte delle opposizioni. Pur non essendo preoccupati per i numeri, l'impegno politico è quello di cercare di parlare con tutti e cercare di avere un consenso più ampio sulle riforme costituzionali".

GLI IMMIGRATI A CASA DEL PAPA In quali stanze li ospiterà Bergoglio

Papa Francesco: "Due famiglie di immigrati ospitate in Vaticano"




Incalzato da chi chiedeva che gli immigrati fossero ospitati anche tra le sacre stanze del Vaticano, Papa Francesco risponde coi fatti. Il Pontefice, che predica l'accoglienza, la stessa accoglienza, di fatto, la applica. "Il cardinale Comastri, mio vicario generale nel Vaticano, e l'elemosiniere, monsignor Konrad Krajewski, che lavora con gli homeless, hanno già trovato le due famiglie di migranti da ospitare in Vaticano". L'annuncio di Bergoglio arriva in un'intervista alla radio portoghese Renascena. Il Papa ha poi aggiunto: "Quando dico che una parrocchia deve accogliere una famiglia non intendo che per forza debbano vivere in canonica, ma che gli si trovi un angoletto".

I fedelissimi smascherano Renzi: "Un bluff, così vuole fregare tutti"

Il bluff di Matteo Renzi svelato dai suoi fedelissimi: "Così fregherà tutti"




"Renzi sa bluffare", se l'accordo salta la "colpa del fallimento deve ricadere tutta sui ribelli...". Parola di un renziano doc che al Giorno confessa: a palazzo Madama la posta della partita a poker è la riforma del Senato. Al tavolo ci sono quattro giocatori: Renzi con la sua maggioranza (e 155-160 punti che Luca Lotti e Denis Verdini assicurano al premier); i ribelli dem (tra i 20 e i 30 punti); le opposizioni (135 punti che possono salire e far male al governo se sommati a quelli dei ribelli dem e ai ribelli di Ncd, 8-10 senatori); e Pietro Grasso (neutrale ma irritato).

Mercoledì e fino al 15 ottobre la partita si farà durissima: Renzi vuole che la riforma venga approvata in aula: "Renzi sta bluffando", assicura la gola profonda: "Finge di far aprire a qualcuno di noi sull'elettività del Senato, ma con un codicillo proibitivo: tutte le opposizioni, non solo la minoranza, devono rinunciare a tutti emendamenti (2800 quelli all' art. 2, cuore del ddl, ndr) e solo allora il governo aprirebbe alla mediazione".

La minoranza dem è pronta a giocarsela. Dice un ribelle: "Anche se agguanta qualche voto in più e passa (Verdini dovrebbe arrivare a 15 senatori e con 4/5 ribelli recuperati, sarebbero 20 i voti in più per Renzi), è una vittoria di Pirro: Pd spaccato, opposizioni sulle barricate, caos nel Paese e, al prossimo giro, asticella a 161 voti. Stavolta gli serve rimangiarsi i diktat e stringere con noi il vero accordo". 

Determinante sarà Grasso: "Se riapre l'emendabilità all'art. 2, in tutto o parte, la minoranza e le opposizioni calano l'asso e, a colpi di emendamenti, perde Renzi. Se, invece, Grasso chiude all'emendabilità sull'art 2, Renzi può tentare il bluff e dire alla minoranza: "Mi spiace, ma il punto ce l'ho in mano io, avete perso senza giocare". Al di fuori della partita c'è il presidente Sergio Mattarella: vuole l'accordo, la correttezza. E odia il gioco.

LA GELATA DI PADOAN In pensione anticipata? No, non ci sono i soldi

Pensioni, Pier Carlo Padoan: "Sì alla flessibilità, ma nella manovra nessuna riforma per l'uscita anticipata dal lavoro"




Niente riforma delle pensioni: non ci sono le coperture per permettere maggiore flessibilità per chi vuole uscire dal lavoro anticipatamente. A stoppare le velleità del premier Matteo Renzi e di mezzo Pd è il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che intervistato da SkyTg24 ha spiegato come il dossier non sia più sul tavolo del governo, almeno in vista della finanziaria da mettere a punto da qui a un mese. "Il principio della flessibilità in uscita è giusto - ha  spiegato Padoan -, va valutato in termini di meccanismo e coperture. Ma non è al'ordine del giorno nella legge di stabilità. E sempre sulla manovra il ministro ha escluso colpi di scena clamorosi: "Non servono tanto misure eccezionali, quanto l'implementazione delle riforme generali e poi una razionalizzazione e un impulso agli investimenti pubblici soprattutto infrastrutturali". 

Giovanni Toti parla già da leghista Le sue 10 domande a Matteo Salvini

Le dieci domande di Giovanni Toti a Matteo Salvini




Nei giorni scorsi, il tira e molla tra Berlusconi e Salvini aveva registrato una fase di allontanamento, col cavaliere che dalla Crimea aveva detto che "con la Lega vanno solo gli incazzati". Parole alle quali il suo consigliere politico (e governatore della Liguria dove è stato eletto anche coi voti decisivi del Carroccio) Giovanni Toti aveva replicato: "Non è il momento delle polemiche. Continuo a ritenere che gli elementi e le valutazioni politiche della Lega e Forza Italia siano ampiamente convergente su molti argomenti, più di quanti siano quelli che ci dividono". Toti, oggi, è tornato sul punto, sottolineando come serva al più presto "un tavolo di confronto tra tutti i partiti che si considerano alternativi al governo in carica" e invitando su Facebook il leader leghista a rispondere a dieci domande, dalle quali dovrebbe risultare a suo parere l'affinità esistente tra le due forze politiche del centrodestra.

1) "Siamo d’accordo su una sensibile riduzione delle imposte per famiglie e imprese, tale da far ripartire consumi e investimenti e tendente in prospettiva all’introduzione della Flat Tax? 2) Siamo d’accordo su una politica di sostegno ai ceti più deboli, a partire dai pensionati sociali al minimo il cui assegno deve essere aumentato almeno a 1000 euro? 3) Siamo d’accordo su una politica di contenimento dell’immigrazione clandestina, attuata attraverso mirate operazioni di polizia internazionale sulle coste libiche, l’istituzione di centri di assistenza e identificazione, su quelle stesse coste, e meccanismi di espulsione dal nostro paese più efficaci? 4) Siamo d’accordo su una politica di sicurezza che restituisca serenità ai cittadini italiani, attivata anche attraverso l’utilizzo di militari come presidio fisso nelle nostre città e la reintroduzione di carabinieri, poliziotti e vigili di quartiere? 5) Siamo d’accordo sulla necessità di esercitare una fortissima pressione sulla Unione Europea, al fine di rivedere tutti i trattati che regolamentano la vita degli stati membri, a partire dal Patto di stabilità? 6) Siamo d’accordo nel ritenere insoddisfacenti, e dunque non votabili in parlamento, le riforme istituzionali così come proposte dal governo Renzi? 7) Siamo d’accordo nel comune impegno di reintrodurre nella legge elettorale il premio alla coalizione vincente e non al singolo partito? 8) Siamo d’accordo nel sostenere politiche di integrazione nelle Regioni italiane, tendenti alle cosiddette macroregioni alla quali deve essere garantita (al contrario di quanto previsto oggi dal governo Renzi) sufficiente autonomia fiscale e amministrativa nei confronti dello Stato centrale? 9) Siamo d’accordo, al fine di effettuare un’efficace spending review, nell’introdurre i costi standard come principio generale dell’intera amministrazione? 10) Siamo d’accordo nel portare avanti una precisa politica di sburocratizzazione, tale da garantire competitività alle nostre imprese e una semplificazione alla vita dei cittadini?

"Se la risposta è sì a tutte queste domande, come io credo" conclude il big di Forza Italia, "esistono prospettive concrete per un’efficace e congiunta azione di governo come quella che Forza Italia e Lega già portano avanti in tre importanti Regioni: Lombardia, Veneto e Liguria. Sottolineare le diversità non fa che aiutare il governo della sinistra".