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lunedì 14 settembre 2015

"Fai schifo". Claudio Lippi umilia Fedez Il rapper sbrocca e insulta "il vecchio"

Claudio Lippi contro Fedez: "Fai schifo". La replica: "Basta stronzate. Paleolitico"




Subito una polemica alla prima puntata della nuova stagione di Tale e quale show, il talent condotto da Carlo Conti. Sul metaforico ring, Fedez e Claudio Lippi. A sferrare il primo colpo è stato il giurato dello show di Rai1, che commentando l'esibizione di due concorrenti (uno dei quali interpretava il rapper meneghino), ha sparato ad alzo zero: "Hai perfettamente interpretato le caratteristiche milanesi di Fedez, fai schifo proprio uguale, con quelle robe. Il trucco è perfetto, lui è nato con i tatuaggi poi gli hanno pulito una parte sola, vero?". Claudio Lippi, insomma, ci è andato giù con il badile contro il "coso dipinto" (definizione di Maurizio Gasparri). E da par suo, il rapper più amato dalle teenagers ha risposto con il suo consueto "stile". Su Twitter, ovviamente, dove ha cinguettato: "A Tale e quale show mi sono sentito dire che farei schifo per via dei miei tatuaggi. Per me lo schifo è asserire certe stronzate da delegazione degli Anni '50. Paleolitico". Successivamente, è stato Carlo Conti che ha provati a gettare acqua sul fuoco: "Fedez - ha spiegato in diretta - per noi rimane un grandissimo artista, ci tenevo a precisarlo. Qualcuno ha fatto commenti non corretti sui suoi tatuaggi che possono piacere o non piacere ma questo, lo ribadisco, non significa che lui non sia per noi un grandissimo artista". Risultato? Fedez ha cinguettato "Grande Carlo Conti!", e subito dopo ha cancellato gli insulti a Claudio Lippi.

Si schianta con la moto, poi si sveglia: "Morto due volte: vi dico com'è l'aldilà"

Il racconto dell'uomo che è morto due volte: "Uno spazio senza coscienza, come un sonnellino"




Sopravvissuto dopo esser morto due volte. Il racconto arriva da un uomo che ha scritto la sua esperienza sul sito americano Reddit, firmandosi con il nickname r00tdude. L'uomo aveva fatto un violento incidente in sella alla sua moto e arrivato al Pronto soccorso sostiene di aver perso la vita per ben due volte: "La prima volta è stata ppoco prima dell'incidente, la seconda volta in sala operatoria - ha continuato l'uomo - sentivo dolore ovunque e a un certo punto non ho sentito più nulla, non ho sentito più la vita. Poi mi sono svegliato e ho sentito di nuovo dolore". Qualche utente gli chiede quali sono le sensazioni che si provano quando ci si crede morti: "È come quando schiacci un sonnellino: ti addormenti per un po' e non sogni, ti svegli e hai la sensazione di aver dormito a lungo, mentre in realtà sono stati solo 15 minuti. Uno spazio vuoto, senza pensieri e senza coscienza". Per qualcuno è tutta sensazione soggettiva, ma a detta dell'uomo un medico al suo risveglio gli ha confermato: "Sei morto per un paio di minuti".

Mafia capitale, rispunta il nome di Totti Così i suoi soldi saranno utili al processo

I finanziamenti di Totti per salvare Odevaine




I finanziamenti di Francesco Totti potranno salvare Luca Odevaine, arrestato il 2 dicembre scorso insieme a Salvatore Buzzi nell'ambito dell'inchiesta su Mafia Capitale. Riporta il Fatto quotidiano che in vista del patteggiamento la difesa di Odevaine vuole "placare" la Procura offrendo il tesoretto della società Reluca srl, creata nel dicembre del 2010 da Odevaine e dal fratello maggiore di Francesco Totti, Riccardo, finanziata anche grazie ai soldi del capitano romanista.

Odevaine può patteggiare per il secondo arresto di giugno, effettuato per i soldi incassati dalle cooperative bianche ma prima dovrà risarcire il danno. Per questo vuole usare i soldi e gli immobili della Reluca. I carabinieri, scrive il Fatto, spingevano per un sequestro ma l'avvocato di Odevaine, Luca Petrucci, propone ai pm di rivalersi sulla società. Del resto i soldi da restituire sono parecchi: il "profitto attribuibile a Odevaine, dal 2012 alla data dell'arresto" per i suoi rapporti illeciti con Eriches 29, la coop di Salvatore Buzzi, e Cascina, la coop vicina al mondo di Cl, "ammonta a 634 mila. I pm contestano a Odevaine di aver ottenuto dalla coop bianca 10 mila euro al mese per favorirla nelle gare per i centri di immigrati".

Giovanni Toti, la rottura con il Cav? Quelle (scomode) frasi su Salvini

Giovanni Toti difende Matteo Salvini: "Forza Italia e Lega Nord convengono su molti temi"




Una "fuga" di pochi giorni, quella di Silvio Berlusconi in Crimea. Una "fuga" durante la quale nel suo partito è successo di tutto. A tener banco non è tanto l'annosa questione della leadership, né i sondaggi che danno Forza Italia sempre più in basso. A tener banco è Matteo Salvini, con grandi fette del partito in rivolta contro il leader leghista, accusato di rubare altri voti al movimento e di essere fuori dalla tradizione moderata di Forza Italia. Allarmi che il Cav non può sottovalutare: appena atterrato ha convocato ad Arcore tutto lo stato maggiore del partito. Appuntamento per lunedì sera con tutti i vertici del partito. Nel frattempo, dalla Crimea, Berlusconi ha mandato un messaggio chiaro a Salvini, marcando la crescente distanza dal Carroccio: "Con loro - ha commentato sornione - si schierano gli incazzati". Ma in Forza Italia c'è anche chi, su Salvini, ha idee diverse. Si parla di un elemento di spicco: Giovanni Toti, che proprio grazie ai voti della lega è stato eletto in Liguria. Il governatore, da par suo, ha rotto gli indugi, schierandosi de facto in opposizione a Berlusconi: "Non è il momento delle polemiche - ha affermato -. Continuo a ritenere che gli elementi e le valutazioni politiche della Lega e Forza Italia siano ampiamente convergente su molti argomenti, più di quanti siano quelli che ci dividono". Due linee contrapposte, dunque, quella del Cav e quella del governatore, sempre più presente in un partito che cerca di trovare la strada per ridestarsi.

domenica 13 settembre 2015

Casa Pound, Comi F.I: Non parteciperò a raduno per coerenza con la mia lotta contro le occupazioni abusive

Casa Pound, Comi F.I: Non parteciperò a raduno per coerenza con la mia lotta contro le occupazioni abusive 



di Gaetano Daniele



On.Le Lara Comi
Eurodeputata Forza Italia
Vicepresidente Gruppo PPE

 "Non parteciperò alla festa di Casapound a Castano Primo per coerenza con la mia battaglia di sempre contro le occupazioni illegali. Era previsto il mio intervento, ma ho deciso di rinunciare, non certo per un pregiudizio ideologico, ma solo ed esclusivamente per la mia opposizione alle occupazioni abusive. Così l'On. Lara Comi ai nostri microfoni, e nota: Ho chiamato i responsabili del raduno e ho spiegato la mia posizione. Il Sindaco di Castano Primo ha ritirato l'autorizzazione, supportato nella sua decisione dal Prefetto di Milano. Per me quindi il raduno non si sarebbe dovuto tenere in quegli spazi. Certo, revocare il permesso all'ultimo fa venire qualche sospetto, sia sui reali motivi del diniego che sembra derivare da un'ostilità politica sia sull'efficienza amministrativa di un Comune che nega un permesso alla vigilia di un'iniziativa nazionale dopo averlo rilasciato diverso tempo fa. 

Conclusioni - Voglio capire cosa sia davvero accaduto e per questo parlerò con il Sindaco, il Prefetto, il Questore. Mi impegno a contribuire ad un chiarimento. Non scappo - conclude Comi - ma voglio poter avere tutti gli elementi. A Saronno, la mia città, combatto da sempre contro le occupazioni abusive del centro sociale Telos, sono in prima linea. Non andrò a Castano per una questione di linearità e di rispetto delle istituzioni."

LA MINACCIA SUI CONTI CORRENTI Ecco come difendersi dalle banche

Salvataggi delle banche a spese nostre, in pericolo anche i conti correnti



di Antonio Castro


L' intento è di scongiurare - in futuro - altri casi Lehman Brothers. E il contagio finanziario mondiale che secondo stime ha fatto evaporare dal 2008 una ricchezza pari a 100 miliardi di dollari (fonte Credit Suisse). L' airbag del sistema creditizio europeo - per evitare di andare a sbattere in nuove crisi a vortice che ingoiano tutta l' economia mondiale - è di coinvolgere azionisti, obbligazionisti, e anche correntisti, nell' eventuale salvataggio di una banca in crisi. Come? Trasformando l' eventuale capitale versato o sottoscritto in azioni della banca in difficoltà. Piccolo dettaglio: in caso di bail-in azionisti, obbligazionisti e anche titolari di semplici conti correnti vengono chiamati alla casa per pagare proquota (e oltre la soglia garantita di 100mila euro), il salvataggio. Tralasciando il fatto che in Europa il bail-in partirà senza un accordo politico comune (al contrario degli Usa dove si è già messo in piedi un sistema di protezione per evitare un nuovo caso Lehman Brothers), c' è da dire che la rivoluzione concettuale è notevole. Prima intervenivano gli Stati per evitare il fallimento e il contagio finanziario a catena, ora gli Stati hanno deciso che i salvataggi li pagano prima gli azionisti, poi gli investitori e in caso di correntisti facoltosi (sopra la fatidica soglia dei 100mila euro), anche i ricchi correntisti.

Paracadute teorico - Eppure il sistema di bail-in adottato in Europa (la direttiva Ue è del 2 luglio, ma solo giovedì scorso sono stati emessi di decreti delegati dal governo che prevedono l' onere della compartecipazione al rischio dal 1 gennaio 2016), pur molto approfondito non è stato ancora testato con una vera crisi. Esempio: è vero che fondi pensione, fondi previdenziali integrativi e sistemi simili sono immuni da possibili rischi. O meglio: dovrebbero esserlo. Però negli Usa ancora tremano per il fallimento, giusto prima del 2008, di alcuni fondi pensione. E poi se in affanno entrasse una banca che gestisce il capitale previdenziale accumulato? O i prudenti - per legge - investimenti del fondo? Chi pagherebbe? Forse gli aspiranti pensionati che pensano di avere una pensione a prova di bomba e che invece potrebbero ritrovarsi con una mina sotto al letto della vecchiaia? Bel dilemma: la crisi del 2008 ha scatenato la tempesta perfetta.

Troppa ricchezza - Gli italiani hanno "il brutto vizio" del risparmio. Soprattutto in tempi di magra si mette via qualcosa per i periodi ancora più neri. Retaggio dell' Italia contadina parsimoniosa e pronta alla bastonate dopo la grandine. Secondo il rapporto 2014 della Banca d' Italia - che del bail-in sarà gestore e arbitro - le famiglie italiane nel 2013, hanno accumulato una ricchezza complessiva pari a 3.848 miliardi di euro. Di questi il 30,5% (ovvero 1.154,4 miliardi) è costituito da banconote, monete, depositi e risparmio postale. Peccato che il sistema di garanzia pubblico, che copre i rischi dei correntisti fino a 100mila euro, riesce a dare copertura solo a 508 miliardi. La "massa fiduciari protetta" (al giugno 2014 secondo il Fondo interbancario di tutela dei depositi), era pari a 749,45 miliardi, e i fondi rimborsabili appunto 508,06 miliardi (il 67,8% dei fondi rimborsabili). Già così ci sarebbero oltre 250 miliardi fuori garanzia. Ma allargando il perimetro alla ricchezza contante della famiglie (quella stimata da Bankitalia) fuori copertura ci sarebbero prudentemente dai 500 ai mille milioni.

E Bruxelles latita - Mentre in Italia ci dobbiamo forzatamente adeguare alla direttiva europea di luglio, il paradosso è che in Europa manca un accordo e anche un meccanismo di protezione. O meglio: se ne discute ma non c' è un' intesa politica robusta per implementare un paracadute anti crisi bancarie sistemiche. Giusto ieri all' Ecofin i ministri europei ne hanno continuato a discutere: risultato ognuno andrà avanti da solo, però a livello europeo (cosa che negli Stati Uniti è stato già attuato), manca un organismo di controllo e garanzia. Insomma, un' assicurazione europea unica che garantisca le grandi banche. Venerdì 11 settembre a Lussemburgo i ministri finanziari hanno ristretto il campo delle ipotesi a tre: una linea di credito degli Stati, garanzie nazionali e una linea di credito dell' European Stability Mechanism (Esm), il fondo salva-stati. Il Fondo unico di risoluzione dovrebbe essere alimentato dai contributi versati dalle singole banche. Il problema è che il coinvogimento dell' Esm non è previsto dallo statuto attuale. E quindi i singoli Paesi dovrebbero votare la novazione, cosa tutt' altro che semplice e tantomeno rapida con tutti gli euroscettici che ci sono in giro.

La Chiesa cattolica è spaccata in due Rivolta contro il Papa, verso la scissione

Socci: Papa Francesco scatena il divorzio nella Chiesa



di Antonio Socci 


Newsweek ha messo in copertina Bergoglio e questo titolo: «Il papa è cattolico?». Sottotitolo: «Naturalmente sì. Ma non lo diresti stando a ciò che si legge sulla stampa».

In effetti è lecita la domanda, visto che il Papa argentino va a pregare alla Moschea e dichiara nell' intervistaa Scalfari: «Non esiste un Dio cattolico». Dentro la Chiesa la preoccupazione si è ingigantita dopo l' 8 settembre scorso. Infatti, con i due Motu proprio sulla nullità matrimoniale, abbiamo un atto ufficiale del magistero di Bergoglio dove - secondo autorevoli pareri - si esce dai binari istituendo una sorta di «divorzio cattolico».

Cosa che significherebbe il rinnegamento del comandamento di Cristo sull' indissolubilità del matrimonio e la cancellazione di duemila anni di magistero della Chiesa. Per capire la gravità della materia basti dire che la Chiesa ha subito uno scisma gravissimo nel XVI secolo, perdendo l' Inghilterra intera, lo scisma anglicano, solo perché il Papa non ha riconosciuto un solo divorzio, quello del re Enrico VIII, basato su una pretestuosa ragione di nullità del primo matrimonio.

Il Motu proprio bergogliano potrebbe provocare un nuovo scisma? Può essere. Del resto se lo stesso cardinale Müller, capo dell' ex Sant' Uffizio, nei giorni scorsi, ha parlato di scisma possibile in riferimento al Sinodo, a maggior ragione lo si paventa dopo l' 8 settembre. Già si sono segnalate, nei giorni scorsi, liti molto rumorose a Santa Marta con qualche importante cardinale. E il Sinodo si annuncia esplosivo.

Bergoglio, in barba alla «collegialità» che proclama a parole, ha deciso tutto prima del Sinodo convocato proprio su questo argomento. E non per dare attuazione a quanto chiesto dai vescovi nell' ottobre 2014, perché la Commissione che ha elaborato il Motu proprio è stata istituita da lui, con quel mandato, ben due mesi prima, il 27 agosto 2014. In pratica perché il Motu proprio dal punto di vista cattolico sarà contestato?

Anzitutto - spiega il professor De Mattei - l' insieme delle riforme (apparentemente di facilitazione e sveltimento) vanno in senso opposto a quello sempre percorso dalla Chiesa. È un totale ribaltamento di prospettiva: non più la difesa del sacramento prima di tutto (per la salvezza delle anime), ma anzitutto la facilità e la velocità dell' ottenimento della nullità.

Basti pensare all' abolizione della doppia sentenza. Scrive De Mattei: «il cardinale Burke ha ricordato come esiste in proposito una catastrofica esperienza. Negli Stati Uniti, dal luglio 1971 al novembre 1983, entrarono in vigore le cosiddette "Provisional Norms" che eliminarono di fatto l' obbligatorietà della doppia sentenza conforme. Il risultato fu che la Conferenza Episcopale non negò una sola richiesta di dispensa tra le centinaia di migliaia ricevute e nella percezione comune il processo iniziò ad essere chiamato "il divorzio cattolico"».

D' altra parte quale sia l' obiettivo di questa riforma lo ha apertamente proclamato mons. Pinto, decano della Rota romana e presidente della Commissione che ha partorito il Motu proprio. Ha scritto sull' Osservatore romano che papa Bergoglio chiede «ai vescovi una vera e propria "conversione", un cambiamento di mentalità che li convinca a seguire l' invito di Cristo».

Secondo monsignor Pinto «l' invito di Cristo, presente nel loro fratello, il vescovo di Roma», sarebbe quello «di passare dal ristretto numero di poche migliaia di nullità a quello smisurato di infelici che potrebbero avere la dichiarazione di nullità». Non si era mai saputo che Cristo volesse uno «smisurato» numero di nullità. Ma ora è chiaro che l' obiettivo del Motu proprio è un divorzio di massa, ancor più veloce, gratuito e facile di quello statale (e c' è già chi fa i conti per capire se conviene divorziare dai preti).

Finora, fino a Benedetto XVI, i tribunali ecclesiastici sono stati rimproverati dai papi perché erano troppo di manica larga nei riconoscimenti di nullità. Con Bergoglio si ribalta tutto e vengono attaccati per la ragione opposta: se ne vuol fare delle fabbriche di annullamenti di massa. Ha ragione dunque l' onorevole Alessandra Moretti quando afferma trionfante che «la riforma epocale» del Papa «ricalca la legge sul Divorzio breve che mi ha vista come relatrice alla Camera». E sottolinea «la comune visione di Stato e Chiesa su questo tema».

Ma c' è di più. Con questo Motu proprio si prospettano - senza alcuna base magisteriale e teologica - nuove ragioni di nullità che potrebbero ribaltare di fatto lo stesso ruolo della Chiesa: non sarebbe più colei che deve verificare la nullità originaria del matrimonio sacramentale agli occhi di Dio, ma rischia di diventare un' entità che di fatto «scioglie» matrimoni, sacramentalmente validi per ragioni inventate oggi.

Infatti nel Motu proprio, scrive De Mattei, «l' affermazione teorica dell' indissolubilità del matrimonio si accompagna nella prassi, al diritto alla dichiarazione della nullità di ogni vincolo fallito. Basterà, in coscienza, ritenere invalido il proprio matrimonio per farlo riconoscere come nullo dalla Chiesa».

La carica di dinamite sta specialmente dall' articolo 14 delle «Regole procedurali» dove si evoca la «mancanza di fede» dei nubendi come possibile causa di simulazione o errore nel consenso e quindi di nullità del matrimonio. Finora la carenza di fede come causa di invalidità del matrimonio è sempre stata esclusa dalla Chiesa, la quale si limita a elevare a sacramento il matrimonio naturale. Spiegava Benedetto XVI: «Il patto indissolubile tra uomo e donna, non richiede, ai fini della sacramentalità, la fede personale dei nubendi; ciò che si richiede, come condizione minima necessaria, è l' intenzione di fare ciò che fa la Chiesa». Cioè l' intenzione di sposarsi. Tanto è vero che la Chiesa riconosce come sacramentale anche i matrimoni misti, con un coniuge ateo o di altra religione: basta volere il matrimonio naturale.

Ora tutto si ribalta. E, secondo lo stile bergogliano, si usa una forma ambigua per far credere al mondo cattolico che la dottrina non cambia. Così il 9 settembre, su Avvenire, il canonista Paolo Moneta sosteneva che «la mancanza di fede non era causa di nullità prima e non lo è neppure oggi». Ma, nelle stesse ore, monsignor Pinto, presentando il Motu proprio, ha esaltato «la novità del pontificato di Francesco» e ha parlato del «sacramento celebrato senza fede» che porterà a uno «smisurato» numero di nullità «per l' evidente assenza di fede come ponte verso la conoscenza e quindi la libera volontà di dare il consenso sacramentale».

Cosa che apre davvero la strada a milioni di annullamenti. Milioni! Ma da quando in qua per sposarsi validamente occorre essere santi o prendere una laurea in teologia alla Gregoriana? La Chiesa, per riconoscere un matrimonio ha sempre chiesto solo la libera decisione di sposarsi, secondo le caratteristiche del matrimonio naturale. E ha sempre insegnato che la disposizione spirituale degli sposi (la loro santità) incide sui frutti del sacramento, non certo sulla sua validità.

Ora tutto cambia. E tra le circostanze che spalancano la possibilità del divorzio superveloce c' è «la brevità della convivenza coniugale», o il fatto che due fidanzati si siano sposati «per la gravidanza imprevista della donna». E che c' entra con la validità del consenso? L' incredibile elenco si conclude addirittura con un «eccetera». Vuol dire che si può ampliare ad arbitrio? Ma che giurisprudenza è? Saranno le parti più deboli (donne e figli) a fare le spese di questa rivoluzione che destabilizzerà le famiglie, già sotto pesante attacco dalla cultura mondana.

Suor Lucia, la veggente di Fatima, un giorno disse al cardinal Caffarra: «Padre, verrà un momento in cui la battaglia decisiva di Satana con Cristo sará il matrimonio e la famiglia». Ci siamo. Se è il tempo del «vescovo vestito di bianco» saranno dolori per tutti (ricordate la visione della città in rovina?).