Cina, l'imbarazzo mondiale per la parata militare del 3 settembre: gli Usa temono nuovo asse Mosca-Pechino
L'imbarazzo è palpabile nella diplomazia internazionale in vista della parata militare del prossimo 3 settembre a Pechino. Il governo cinese per la prima volta da 70 anni ha deciso di celebrare "la vittoria nella guerra di resistenza contro l'aggressione giapponese e nelle guerra mondiale contro il fascismo". L'iniziativa di Pechino sta riuscendo a spaccare in due il Mondo più di quanto era riuscito a fare il V-Day dello scorso 9 maggio a Mosca, quando le cancellerie occidentali avevano usato la crisi tra Russia e Ucraina per disertare la sfilata di Vladimir Putin o per partecipare con rappresentanti di minor peso. Stavolta il cliente è più scomodo, visto che mantiene rapporti commerciali un po' con tutti e scontentarlo del tutto esporrebbe la tenuta delle ricche commesse in piedi con la Cina. L'imbarazzo dei Paesi occidentali poi non si attenua se si considera che parata cinese punta più a celebrare la vittoria contro l'invasore giapponese, oggi fortissimo alleato di buona parte dell'Occidente, Stati Uniti in testa. Il timore diplomatico quindi è che si rinsaldi come un tempo l'asse Russi-Cina.
Le defezioni - I Paesi che ruotano nell'orbita di Washington diserteranno la sfilata militare, dal blocco Ue partiranno al massimo i ministri degli Esteri, come ad esempio per l'Italia dove è previsto l'arrivo di Paolo Gentiloni. Inghilterra e Germania manderanno inviati speciali, al peggio gli ambasciatori già presenti a Pechino. Mancherà la presidente sudcoreana Park Geun-hye, scontenta per le scuse a metà di Tokyo sulle invasioni portate avanti nel corso del '900. Ci sarà invece, come già fatto a Mosca, un altro sudcoreano, il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, il che ha già fatto saltare la mosca al naso del Giappone, ancora in tensione con Pechino per diatribe territoriali nelle acque del Pacifico. Mentre tutta l'Ue sceglie la linea di apparente distaccco dalla sfilata, si è defilato il premier cieco Milos Zeman, anche lui sugli spalti la scorsa primavera alla corte di Putin.
Rinascita comunista - L'iniziativa di Pechino ha tutto l'interesse di far capire al Mondo quanto sia tornata temibile la forza militare cinese. La stampa del Partito comunista nazionale spiega senza giri di parole quanto la parata serva a: "far risorgere la patria dalle ceneri della guerra". Ricorda Repubblica come da mesi la propaganda cinese è tornata ad esaltare gli "eroi del maoismo" resistenti vittoriosi contro l'occupazione giapponese e i comunisti come vittime della guerra. Poi c'è l'esaltazione del Partito-Stato, come erede della vittoria del fascismo. Principi che rimarcano un sottotesto storico: l'alleanza Mosca-Pechino è stata determinante per sconfiggere Hitler e l'avanzata del nazionalismo nazista.
La posizione ufficiale - Il governo cinese si è affrettato a chiarire che la parata non vuol essere una risposta al riarmo giapponese, all'offensiva degli Stati Uniti sempre più influenti in Asia e alle frizioni con i Paesi del Sudest asiatico. Il presidente cinese Xi Jinping, da più parti definito il "nuovo Mao", fatica però a nascondere la natura nazionalistica che la sfilata vorrebbe avere, considerando anche l'istituzione della festa nazionale al 3 settembre, proprio il giorno della sconfitta del Giappone. Senza trascurare il bombardamento mediatico della tv di Stato che trasmettono a ripetizione film patriottici e interviste ai parenti dei "30 milioni di assassinati dagli invasori giapponesi".
La parata - Il 3 settembre saranno impegnati per la prevenzione antiterrorismo circa 500 mila uomini, tra poliziotti, soldati e "volontari". Gli aeroporti saranno bloccati per due ore, con massiccio impiego di aquile e scimmie che dovranno tenere lontani gli uccelli dalle esibizioni dei jet. In sfilata passeranno in piazza Tienanmen 12 mila soldati scelti dell'Armata di liberazione del Popolo; 500 pezzi di artiglieria, cannoni, lanciamissili e carri armati; 10 formazioni di elicotteri e altre decine di armi che per buona parte finora non erano mai state mostrate in pubblico.