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sabato 29 agosto 2015

Guerra fredda, il Giappone non dimentica Affronto agli Usa con una portaerei

Portaerei giapponese con lo stesso nome di quella che attaccò Pearl Harbour




Il Giappone ha varato la seconda portaerei della classe Izumo (solo formalmente definita un 'cacciatorpediniere porta-elicotteri' per rispettare i vincoli costituzionali), la più grande nave da guerra dalla fine del secondo conflitto mondiale. Si chiamerà 'Kaga', un nome una gaffe, visto che 'Kaga' si chiamava la portaerei che partecipò all'attacco a tradimento del Giappone alla flotta Usa a Pearl Harbor, il 7 dicembre 1941 e che venne poi affondata alla battaglia delle isole Midway (4 giugno 1942). La 'Kaga' entrerà in servizio nel 2017. E' lunga 248 metri ed ha un equipaggio di 470 uomini, in futuro trasporterà i caccia-bombardieri stealth Usa, F-35. Quando sarà operativa, il Giappone potrà contare su un totale di 4 portaerei.

Allarme della polizia: più morti su strada La colpa? Potreste averlo ora nelle mani

Incidenti stradali: per colpa degli smartphone sale il numero degli infortuni




La Polizia stradale lancia l'allarme: "Gli incidenti mortali sono in notevole aumento sulle strade italiane, con un picco nello scorso mese di luglio, in particolare nella fascia oraria notturna". Lo rivela il primo piano della Polizia Moderna, il mensile ufficiale delle forze dell'ordine, basandosi sull'incrocio dei dati rilevati dalla Polizia e dai Carabinieri durante l'anno corrente. Le vittime che hanno perso la vita per strada durante i primi 7 mesi del 2015 sono 972, in notevole aumento se si pensa che l'anno prima la cifra era di 952. Le cause di questo trend negativo sono dovute all'eccesso di velocità, alla guida irresponsabile sotto l'effetto di alcool e droga ma soprattutto all'uso spasmodico dei telefoni cellulari. "Si aggiunge oggi un ulteriore elemento di distrazione, quello legato alla tecnologia, che distoglie l'attenzione dalla guida per fare contemporaneamente anche altro: messaggiare, scrivere email e addirittura scattare selfie", si legge dal responso.

Cinture una volta allacciate - I tratti urbani sono quelli più colpiti dall'aumento degli incidenti a causa dello stile di vita più stressante e frenetico. Se le cinture nei sedili posteriori proprio sono un optional, spesso per i tratti brevi vengono ignorate anche dal guitadore e dal suo dirimpettaio di posto. Ovviamente questa negligenza si rivela poi fatale in caso di crash poichè in seguito all'urto i passeggeri non imbracati vengono catapultati fuori dall'abitacolo.

Vecchi catorci - Infine ci si mette anche la crisi di mezzo. "Il parco autovetture del nostro Paese sta infatti invecchiando", scrive il periodico della Polizia. Mancando i soldi per la cura delle vetture, inevitabilmente viene meno anche l'affidabilità dell'automobile, generando la conseguente necessità di "controlli più stringenti e l'esigenza di maggiore manutenzione dei veicoli. Verifiche sulle revisioni con particolare attenzione ai pullman che accompagnano le scolaresche sono comprese in queste misure ad hoc".

Piero Pelù, delirio sul palco, l'insulto a Salvini: "Sei un..." Il leghista sbrocca: "Canta fenomeno, io ora ti querelo"

Polignano a mare, Piero Pelù chiama "neonazista" Matteo Salvini, il leghista risponde: "Ti querelo"




A Polignano a mare, spettacolare cittadina a sud di Bari, c'è l'ormai tradizionale evento musicale intitolato al polignanese Domenico Modugno. Un appuntamento con la musica del grande cantante della musica leggera italiana, con il palco ricco di cantanti noti e meno noti, da Ornella Vanoni a Nina Zillì, da Nicolò Fabi fino a Piero Pelù. Ed è proprio l'ex frontman dei Litfiba che approfitta della manifestazione per lanciarsi in un comizio tutto politico, parla di immigrazione, di diritti umani e poi la staffilata diretta a Matteo Salvini definito "neonazista". Passano solo pochi minuti prima che dalla sua pagina Facebook, il leader del Carroccio dedichi anche lui due parole al cantante: "Il signor Piero Pelù, cantante, prima di un suo concerto a Polignano stasera ha parlato di diritti umani, lavoro e immigrazione 'ALLA FACCIA DEI NEONAZISTI COME SALVINI'. Il signor Piero Pelù è un poveretto in cerca di pubblicità. Il signor Piero Pelù di sicuro ha trovato una bella QUERELA. Canta che ti passa, fenomeno".

Bergoglio ora ha un grosso problema: la cifra che spaventa tutti in Vaticano

Crollo di fedeli alle udienze del mercoledì: Papa Francesco s'è perso per strada due fedeli su tre


di Fabrizio Melis



Un’emorragia lenta e costante, che in poco più di due anni ha assunto proporzioni preoccupanti. Il numero delle persone che il mercoledì si reca a piazza San Pietro per assistere all’udienza del Papa ha iniziato a calare con l’avvento di Francesco al soglio di Pietro, ed il trend non accenna a cambiare verso.

Da che è diventato Pontefice, Bergoglio ha perso suppergiù due fedeli su tre. I numeri non potrebbero essere più ufficiali: a diffondere il conto delle presenza è stata infatti la Prefettura della casa pontificia, ossia l’organismo vaticano che ha tra i propri compiti quello di provvedere all’organizzazione delle udienze. L’occasione per la pubblicazione del riepilogo è stata offerta dalla centesima udienza tenuta da Bergoglio questo mercoledì.

Le cifre del flop - I numeri: ai cento appuntamenti di Francesco hanno preso parte in totale 3.147.600 persone. Interessante il dato disaggregato sui singoli anni. Nel 2013, primo anno di pontificato del Papa argentino, i fedeli presenti sono stati 1.548.500 per un totale di 30 udienze (da tenere a mente che il pontificato è iniziato nel marzo di quell’anno); nel 2014 alle 43 udienze officiate da Francesco hanno preso parte 1.199.000 fedeli; per l’anno in corso, dove si contano 27 udienze compresa quella di questa settimana, il totale si ferma a quota 400.100. Per rendersi conto della portata di questa emorragia è utile fare il calcolo delle presenze medie per udienza: nel 2013 l’udienza papale media è stata seguita da 51.617 persone, nel 2014 da 27.883, nel 2015 da 14.818. E il trend sembra essere in ulteriore contrazione, dato che dal Vaticano fanno sapere che all’ultima udienza l’affluenza si è attestata in circa sulle diecimila persone. In ultima analisi, da quando è diventato Papa Jorge Bergoglio ha perso per strada poco meno di due fedeli su tre.

Confronto - Il confronto diventa ancora più stridente se si va a fare il confronto con chi lo ha preceduto alla guida della Chiesa. I numeri di Giovanni Paolo II, non a caso passato alla storia come Pontefice tra i più amati di sempre, restano irraggiungibili: nel suo primo anno di pontificato, in sole nove udienze, Wojtyla raggiunse quota 200mila fedeli, arrivando. nel corso dell’anno successivo al picco fatto senare a quota 1.585.000 fedeli. Dopo qualche anno di relativa stanca, il grande exploit con l’Anno Santo del 2000, quando i pellegrini tornarono ad essere in numero superiore ad un milione e 400mila.

Meglio Ratzinger - Se da un Pontefice dal carisma unanimemente riconosciuto come Wojtyla certi numeri non stupiscono, lo stesso non può tuttavia dirsi per un Papa al contrario dipinto come respingente e poco incline a suscitare il carisma delle folle: Joseph Ratzinger. Negli otto anni di Pontificato, Benedetto XVI ha fatto registrare un totale di 20.544.970 fedeli tra incontri in Vaticano e a Castel Gandolfo. Particolarmente lusinghieri i risultati del 2012 (quando i pellegrini sono stati in tutto 2.351.200), del 2011 (2.553.800, persino meglio dell’anno che sarebbe seguito) e quelli relativi all’inizio del pontificato: nei primi otto mesi da guida della Chiesa, infatti, Ratzinger aveva fatto registrare oltre 2 milioni e 800 mila fedeli, con 810mila fedeli in appena nove udienze da aprile (momento dell’elezione) alla fine dell’anno. Un trend che, come detto, in seguito all’elezione di papa Francesco ha conosciuto una brusca ed inattesa inversione di tendenza. E che, visti i dati di questi ultimi mesi, le carte in regola per peggiorare pare averle tutte.

IL RAPPORTO-VERITÀ SULLA CASA Ecco perché conviene comprare ora

Casa, la verità sul mercato immobiliare: cosa faranno i prezzi nei prossimi mesi


di Tobia De Stefano 



Fermi tutti. Contrordine. Chi aveva previsto per gli anni a venire una nuova impennata dei valori del mattone si metta l' anima in pace. Non sarà così. In Italia ci sono tutti i presupposti perché succeda esattamente il contrario. Le novità del presente e le scelte del passato, infatti, ci dicono che l' immobiliare del Belpaese è in procinto di vivere un altro periodo, peraltro neanche tanto breve, di prezzi in calo.

Secondo un' inchiesta condotta da SoldiExpert SCF, società di consulenza finanziaria specializzata nei consigli sugli investimenti «gli italiani hanno esagerato nella loro passione per la casa (rappresenta la maggiore ricchezza del Paese) e gli effetti di una cattiva "asset allocation" si iniziano a vedere in molte famiglie che si ritrovano in mano una ricchezza non proprio semplice da smobilizzare e costosa da mantenere». Morale della favola: viste le difficoltà a liquidare gli immobili a un prezzo giudicato congruo si cerca di mettere a frutto il proprio patrimonio affittandolo. "Airbnb", il sito che consente di dare in locazione la propria casa in tutto il mondo anche per pochi giorni, dice che siamo il terzo mercato al mondo come fatturato preceduti solo da Usa e Francia. Il problema è che così facendo il mercato delle compravendite resta al palo.

Ma è il presente che zavorra ancor di più i valori del mattone. Dell' elemento tasse è stato detto quasi tutto. E non fa mai male ricordare che negli ultimi 5 anni il carico tributario sulla prima casa è cresciuta fino al 350%. Per intenderci: su una residenza di categoria A/2 con superficie di 100 metri quadrati abitata da una famiglia di tre persone il proprietario tra Tasi e tassa rifiuti ha pagato in media (sui trenta capoluoghi più popolosi d' Italia) una maggiorazione del 142%. Ma c' è di più. Un grafico del 2015, pubblicato in un recente report della Deloitte (Property Index), fa un confronto fra lo stipendio lordo medio nei varie Paesi e quante retribuzioni annuali occorrano per acquistare un appartamento di 70 metri in ciascuna nazione. Ne esce fuori, per esempio, che in Danimarca bastano circa 4 stipendi annuali e in Belgio 3,2 annualità. E che tra i Paesi dove è più conveniente comprare un immobile in base al potere d' acquisto locale ci sono anche Germania, Olanda, Spagna, Irlanda (queste ultime hanno economie in forte ripresa) mentre in Italia, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Francia è meno conveniente perché occorre destinare all' acquisto di un abitazione dalle 6 alle 8 annualità. Non basta. Un altro grafico di metà 2012 comparava il prezzo medio degli immobili in diverse nazioni con il Pil pro capite. Dal confronto veniva già fuori l' anomalia italiana: un prezzo delle case per lungo tempo nettamente più elevato rispetto alla media europea.

Morale della favola? «Quando si acquista una casa - evidenzia il report - si investe inevitabilmente non solo nell' edificio ma anche nell' economia di quel paese, nelle sue prospettive economiche e nella sua capacità di attirare altri compratori se un giorno la si vorrà rivendere a un prezzo reale superiore rispetto a quello di acquisto». E da questo punto di vista l' Italia è parecchio indietro. Certo, usando i dati dell' Economist si potrebbe dire che in termini di discesa dei prezzi abbiamo già dato. Da fine 2006 in termini reali le quotazioni degli immobili in Italia sono scese mediamente del 23% (una casa da 200 mila euro presa 9 anni fa oggi ne varrebbe 150 mila).

Peggio di noi hanno fatto solo Grecia e Spagna, mentre le nazioni forti, come Germania, Svizzera e Svezia, che hanno reagito meglio e prima, registrano valori in netta risalita. Ma la lezione è un' altra: se non ricomincia a crescere seriamente il Pil difficilmente i valori del mattone aumenteranno. E in economie sempre più senza frontiere oltre ai cervelli anche i compratori di case fuggono dai Paesi che hanno basse prospettive di business. Lo dimostrano i dati dell' Eurostat sul primo trimestre del 2015: l' Italia, dopo la Lettonia, è stato il Paese dell' Eurozona che ha registrato il maggiore calo dei prezzi della case, meno 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2014.

venerdì 28 agosto 2015

Sberla del New York Times alla Merkel sugli immigrati: "Italia sola, Ue ha fallito"

Il New York Times accusa l'Europa sul caso immigrazione: "Avete lasciato sole Italia e Grecia"




L'attacco arriva dall'altra parte dell'Oceano e a scagliarsi contro l'Europa è niente meno che il New York Times. L'analisi del quotidiano riguarda l'immigrazione. Il paesi più potenti del Vecchio Continente sono rimasti inermi a guardare i barconi approdare sulle coste più vicine al confine europeo. "Ha fatto poco per aiutare Italia e Grecia, i Paesi dove approdano molti dei rifugiati", che fuggono dalle guerre in Medio Oriente. Così scrive il quotidiano sull'Ue, sottolineando come fino ad ora abbia fallito nel mettere a punto un sistema condiviso di quote in modo da distribuire i flussi verso tutti i paesi europei. New York ha recriminato soprattutto il ruolo giocato da Francia e Regno Unito, che avrebbero potuto essere determinanti nel fermare l'ondata di clandestini disperati ammassati attorno alle loro frontiere.

Le parole vuote della Merkel - La cancelliera tedesca Angela Merkel si è detta profondamente scossa dalle notizie delle ultime ore e ha colto l'occasione per lanciare un monito a tutti i paesi dell'Unione affinché si trovi un accordo comune per contrastare il fenomeno. Queste dichiarazioni non sono sfuggite al quotidiano americano che ha espresso scetticismo a tal proposito: "Ma abbiamo già ascoltato queste dichiarazioni prima". Il Nyt si augura comunque che questa volta sia veramente quella buona e che l'Europa sia adesso in grado di prendere le misure necessarie a fermare le tragiche morti di clandestini.

L'auspicio - Il giornale a stelle e strisce giudica "sciocchi quei Paesi europei che fino ad ora si sono rifiutati di intraprendere quelle azioni concertate che sono così palesemente necessarie". I paesi presi d'assalto dall'arrivo dei profughi sono l'Italia e la Grecia, "completamente sopraffatte", mentre la Serbia e la Macedonia, aspiranti paesi membri, "faticano a gestire la crisi". L'unica risparmiata dal Nyt è l'Austria con la sua proposta di creazione di un sistema di quote per tutti i 28 Paesi dell'Unione Europea, intensificando così la lotta ai trafficanti di migranti e che renderebbe l'Europa un porto sicuro per coloro che cercano aiuto. "Queste misure rappresentando il modo di pensare ingegnoso e compassionevole di cui l'Europa ha bisogno", conclude.

Caivano (Na): Castelli dice sì al Partito Socialista Italiano

Caivano (Na): Castelli dice sì al Partito Socialista Italiano 



a cura di Gaetano Daniele 





Ancora nuove nello scenario politico caivanese. Dopo la fuoriuscita, dovuta, da parte del consigliere comunale, Alfonso Castelli da Forza Italia, per le numerose incomprensioni che lo hanno visto, in ultimo, costretto a lasciare il Partito, lo stesso consigliere comunale, anche se a distanza di poco tempo, decide di collocarsi, previa richiesta, nel Partito Socialista Italiano. Considerato che il Partito Socialista Italiano, nella seconda fase elettorale, ballottaggio, ha sostenuto e contribuito, in maniera incisiva, alla vittoria del Sindaco dott. Simone Monopoli, quindi, il consigliere comunale Castelli, raggiunto nuovamente dai nostri microfoni, chiarisce che, rimane in linea nel sostegno al Sindaco Monopoli, quindi all'attuale maggioranza, dove appunto, lo stesso Castelli è stato eletto. Dopo quanto accaduto - continua Castelli - mi sento più forte di ieri, perchè le mie idee, continueranno imperterrite verso il fine ultimo, cioè, il bene collettivo, forte più di ieri appunto, grazie anche al supporto del portavoce del Partito Socialista Italiano, Alessio Vanacore.