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venerdì 28 agosto 2015

È tornato Balotelli: abbracci e carezze con le belle amiche

Mario Balotelli paparazzato a Portofino: abbracci e sguardi languidi con alcune amiche




Il Milan gli ha fatto firmare un contratto con clausole di comportamento rigidissime, da far sembrare Milanello e dintorni un collegio militare. E così le foto di Mario Balotelli a Portofino, pizzicato qualche giorno fa da Novella 2000, in compagnia di belle ragazze, rischiano di essere l'eccezione, l'ultimo ricordo del SuperMario viveur che fu. Dimenticata la ex Fanny Neguesha (e lei pare aver fatto lo stesso), l'ex attaccante della Nazionale si diverte nella prestigiosa località ligure insieme ad alcune amiche: abbraccia, scherzi e sguardi ammiccanti.

Le 6 regole per capire se il pesce è fresco: ecco come non farvi fregare in pescheria

Pesce, le sei regole per capire se è fresco: dall'odore al colore fino al calendario




Sei semplici regole per non farsi fregare in pescheria. È il Consorzio pescato campano a stilare un mini-vademecum per gli appassionati: per riconoscere se il pesce che stiamo per comprare è fresco, occorre fare attenzione all'odore, deve "sapere di mare". L'occhio dev'essere vivido e gonfio, la pelle lucida e brillante, le branchie di colore rosso intenso, le squame non di devono staccare con facilità dalla pelle e il pesce, scuotendolo, deve restare rigido. Presupposto fondamentale, però, è il "calendario". 

Occhio al fermo pesca - Per evitare di acquistare un prodotto congelato, infatti, basta nella maggior parte dei casi scegliere i pesci in relazione al fermo biologico che le varie zone impongono alla pesca a rotazione: quest'anno da inizio agosto è toccato all'Adriatico, con la pesca che ricomincerà dopo il ripopolamento il 6 settembre da Trieste a Rimini e il 27 settembre da Pesaro a Bari. Pesca continua, invece, sul Tirreno, con pesce azzurro, alici e aguglie, palamite, sgombri e saraghi da privilegiare.

Lasciate i figli da soli in mare? Occhio, ora rischiate una denuncia

Rimini, i bagnini annunciano denunce contro i genitori che lasciano i figli da soli al mare




Ci osservano, ci proteggono ma alla fine sono esseri umani come noi e si arrabbiano pure loro. Sono i bagnini che hanno deciso di ribellarsi contro i genitori irresponsabili che li usano come fossero delle tate estive. I guardia spiaggia hanno detto basta a mamma e papà imprudenti che abbandonano dalla mattina alla sera i propri figli al mare, lasciandoli tutta la documentazione per iniziare a denunciare i genitori che lasciano incustoditi i figli mentre fanno il bagno in mare. Non è accettabile, come ci capita purtroppo di constatare sempre più spesso, che un bambino di 7 o 8 anni entri in acqua da solo senza essere guardato nemmeno a vista da un adulto, specialmente nelle giornate in cui il mare è più 'agitato'. Riteniamo ci siano tutti gli estremi per farlo. L’articolo 591, quello sull'abbandono dei minori, parla chiaro", ha annunciato il portavoce dell’associazione dei marinai di salvataggio, Andrea Manduchi.

Vacanze pericolose per i più piccoli - Solo quando i bagnini riportano a riva i bambini, impauriti e sfiancati, strappandoli  dalle onde allora si accorgono di aver esagerato. E sabato scorso è successo proprio questo sulla Riviera romagnola tra Rivamare e Miramare: "Molti di noi hanno prestato soccorso a diversi bambini che rischiavano di annegare, trascinati al largo dai gardoni (i vortici d’acqua che si formano in determinati punti della nostra costa, anche non lontano da riva). In quasi tutti i casi il fatto sorprendente è che, nonostante le condizioni del mare, i bambini che abbiamo salvato erano da soli o con amichetti", ha raccontato Manduchi. "Non c’era nessun adulto con loro. Anzi, dopo gli interventi di salvataggio abbiamo scoperto che alcuni genitori erano seduti al bar o sotto l’ombrellone e non si erano nemmeno accorti del pericolo corso dai figli", ha concluso il bagnino.

Nessuna pietà per gli irresponsabili genitori - L'avvocato Alessio Montalti, marinaio di salvataggio, ha confermato l'azione legale intrapresa dai suoi assistiti: "Insieme ad altri legali stiamo valutando i passi da fare, ma siamo determinati ad andare avanti. Nei casi più gravi che si presenteranno nel corso della stagione (o meglio di quel che ne resta) denunceremo i genitori che abbiano palesemente mancato di sorvegliare i loro figli". "Il principio", ha continuato, "è lo stesso di chi lascia a casa un bimbo molto piccolo per ore e ore, o da solo in macchina. In mare, il rischio è ancora più accentuato: tanti bambini anche in questa stagione hanno rischiato di annegare".

"Arriveranno a migliaia via terra" Si apre un nuovo fronte immigrati

Immigrati, col muro ungherese ondata di arrivi in Friuli




Non bastassero le migliaia di chilometri di coste che l'Italia offre per gli sbarchi dei migranti di mezzo mondo, potrebbe presto aprirsi una nuovo fronte caldo dell'immigrazione attraverso i nostri confini. Ad aprire questa nuova frontiera potrebbe essere il muro che l'Ungheria sta costruendo lungo il confine con la Serbia. La barriera, con cui Budapest vuole interrompere il percorso che migliaia di immigrati percorrono ogni settimana dal sud a nord d'Europa, è ormai in fase di completamento. Questione di settimane, se non addirittura di giorni. A quel punto, trovandosi la strada sbarrata verso nord, i disperati potrebbero virare verso ovest, entrare in Croazia e in Slovenia e a quel punto provare a penetrare in Austria (e chissenefrega) o in Friuli, diretti come sono verso la Germania e la Scandinavia. La denuncia, riportata dal quotidiano "Il Giornale", arriva dal prefetto di Udine, Vittorio Zappalotto. "E' difficile fare previsioni in questi casi - spiega il prefetto - ma è certo che migliaia e migliaia di disperati cambieranno strada. E il Friuli è la prima porta italiana a Nordest".

Certo, anche oggi la frontiera italo-slovena viene usata dai migranti per passare verso regioni più fortunate del mondo. Ma non è certo un fronte "caldo" come le ccoste della Sicilia o Lampedusa. Invece, con la realizzazione del muro ungherese, la situazione potrebbe degenerare. E noi trovarci a rimpiangere l'epoca della guerra fredda  in cui il confine con l'allora Jugoslavia era uno dei più sorvegliati dell'intera Europa.

SEMPRE PIU' POVERI Altra fregatura sulle pensioni Quanto ci perderemo stavolta

Il governo studia un altro taglio delle pensioni


di Antonio Spampinato 



La partita sul lavoro sembra si voglia giocare a colpi di annunci. E di rettifiche, come quella di ieri del ministero del Lavoro che ha sbagliato a fare i calcoli di "soli" 327.000 contratti, ovviamente in più, in realtà mai firmati. Ogni mese si rilanciano i numeri sui contratti attivati, spesso nascondendo quelli cessati o la loro tipologia per migliorarne l' effetto. Al momento però le statistiche, purificate dal colore e dal clamore, suggerirebbero ai proclamatori professionisti estrema prudenza. Non solo perché quei 47 (quarantasette! ) contratti stabili creati a luglio in più di quelli chiusi sono davvero una miseria (le aziende che assumono lo fanno soprattutto con contratti a termine) ma soprattutto perché il polverone sollevato attorno a questi numeri rischia di nascondere manovre che mettono a rischio il futuro dei lavoratori. In particolare dei giovani.

Ieri Il Foglio titolava così un articolo a pagina 4: «Quante trappole "anti giovani" nel piano di Renzi per rilanciare l' occupazione». L' autore, Emmanuele Massagli, presidente del centro studi Adapt, si riferiva «al tentativo dell' esecutivo di superare l' estemporaneità dell' esonero contributivo triennale previsto dall' ultima legge di Stabilità per i soli assunti nell' anno 2015». Il taglio dei contributi a favore delle aziende che assumono con contratti a tutele crescenti scadrà a fine 2015 e dunque c' è il rischio, concretissimo vista la debolezza della ripresa, che dal nuovo anno le aziende blocchino le assunzioni, almeno quelle stabili.
Il folp del Jobs Act (slittano tra l' altro gli ultimi quattro decreti attuativi che non saranno più esaminati oggi dal consiglio dei ministri) è dunque dietro l' angolo. Il governo lo sa bene e sta cercando di correre ai ripari. Il problema, sostiene l' autore, è che la riduzione dei contributi ha un costo non indifferente, circa 15 miliardi, e se il ministro del Lavoro Poletti volesse riproporre tale e quale il provvedimento, l' esecutivo sarebbe costretto ad incrementare i tagli di spesa di pari importo. Così i consiglieri economici del premier sembra abbiano trovato la quadra: tagliare il cuneo contributivo invece di quello fiscale. La qual cosa ha una controindicazione di non poco conto: la riduzione della pensione. Il che ricadrebbe soprattutto sulle spalle dei giovanissimi, che già si dovranno accontantare di un vitalizio che peserà meno della metà di quello dei loro genitori.

La soluzione trovata dai tecnici è quella di «un taglio strutturale e permanente di sei punti di contribuzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti: tre punti a vantaggio del datore di lavoro e tre a vantaggio del dipendente, che potrebbe scegliere di averli (tassati) in busta paga o di destinarli (senza decurtazioni) alla previdenza complementare». Questo vuol dire semplicemente che il lavoratore nel corso degli anni verserà meno contributi ma otterrà una pensione più magra. Gli unici che ne otterrebbero un vantaggio sono il datore di lavoro, che risparmierebbe i tre punti di sua competenza, e lo Stato, che nel lungo periodo vedrebbe aumentare le entrate con il maggiore utilizzo di questa formula. Per l' Inps sarebbe invece un' operazione a costo zero.

A restare con il cerino in mano sarà solo il lavoratore, dovesse decidere di approfittare dell' occasione e di incassare subito lo sconto. Ma anche nel caso in cui volesse girare il taglio a una forma pensionistica privata. È un po' la filosofia adottata per l' anticipo, supertassato, del Tfr. Va infatti ricordato, come fa il presidente di Adapt sul Foglio, che i rendimenti finanziari della previdenza complementare hanno subito un aumento della tassazione dall' 11 al 20%. Ovunque ci si giri, c' è odore di fregatura.

Al posto del cuneo fiscale Il premier studia la decontribuzione previdenziale in busta paga: il vitalizio dei giovani sarà ancora più magro. Poletti ammette il bluff sul Jobs Act: «Solo 327mila assunzioni»Invece degli incentivi sul lavoro un nuovo taglio delle pensioni..

giovedì 27 agosto 2015

"Chi sono i dieci di Alfano e Casini che saranno eletti nel listone del Pd"

Area popolare, le trattative di Alfano e Casini con Renzi: 15 posti blindati nel listone elettorale del Pd




Dentro Area Popolare è partita la corsa per assicurarsi i 15 posti blindati nel listone del Pd che garantirebbero la rielezione alla Camera in caso di nuove elezioni. Che Angelino Alfano e Pierferdinando Casini si muovano, da tempo, in direzione di Matteo Renzi in vista di una sfida elettorale è assodato, tanto che una big di Ncd come Nunzia De Girolamo ha preferito mollare tutto e tornare dentro Forza Italia. Ora, però, le manovre sarebbero ancora più concrete e il Fatto quotidiano si avventura addirittura nel toto-nomi di chi tra alfaniani e casiniani si assicurerà un posto a Montecitorio grazie ai voti degli elettori del Partito democratico.  

I 10 col Pd - In realtà, la trattativa è aperta. Renzi darebbe disposto a "riservare" 15 posti in lista ad Area popolare, Alfano punta ad ottenerne almeno 10 in più, anche per placare le contestazioni dentro il Nuovo Centrodestra. Per ora, sicuri di venire imbarcati ci sarebbero Alfano e Casini, Beatrice Lorenzin, Gaetano Quagliariello, Gian Luca Galletti, Lorenzo Cesa, Gioacchino Alfano, Dorina Bianchi, Giuseppe Castiglione e Rosanna Scopelliti. Ma mentre gli ex socialisti Cicchitto e Pizzolante sperano nell'azzeramento di Area Popolare per passare a un movimento "moderato e liberale alleato del Pd renziano", nel lotto dei big Quagliariello pare il più scettico.  

C'è chi dice no - Tanti altri, invece, sono decisamente contrari a questo voltafaccia al mondo del centrodestra. A imitare la De Girolamo, prima o poi, potrebbero essere Renato Schifani, gli alfaniani nordisti guidati da Roberto Formigoni e Maurizio Lupi (centrali nelle trattative tra Lega e Forza Italia per il candidato sindaco di Milano), Vincenzo Piso e il più "berlusconiano" di tutti, Andrea Augello, oltre a Maurizio Sacconi, Enrico Costa e Carlo Giovanardi.

PROVE DI CENTRODESTRA Salvini, non solo il "ticket": ecco cos'ha chiesto al Cav

Matteo Salvini, l'offerta a Silvio Berlusconi: "Forza Italia in piazza con la Lega"


di Matteo Pandini 



Matteo Salvini chiede due prove d’amore per rinnovare il matrimonio con Silvio Berlusconi. La prima: gli azzurri dovranno partecipare - o comunque non ostacolare - la tre giorni leghista del 6, 7 e 8 novembre finalizzata a «bloccare l’Italia di Renzi». La seconda: le truppe del Cavaliere in quel di Bruxelles dovranno smarcarsi dal Ppe targato Angela Merkel, seguendo l’esempio dei conservatori inglesi di David Cameron che hanno messo in piedi un gruppo eurocritico.

Salvini ha già illustrato i suoi desideri al Cavaliere, in attesa di vederlo settimana prossima. Nell’attesa, gli ha spedito pubblicamente dei messaggi distensivi. Non solo sul Corriere di ieri, dove ha parlato di primarie nazionali auspicando un accordo per scegliere i candidati sindaci. È dalle colonne di Panorama, in edicola da oggi, che il segretario leghista diffonde un telegramma al miele sintetizzato così: «Dai, rifacciamo il centrodestra». L’europarlamentare milanese ha spiegato che un ticket con l’uomo di Arcore «sarebbe la soluzione migliore» perché «la sua esperienza per me sarebbe molto utile. In politica estera, ad esempio, batte Renzi dieci a zero». Salvini s’è spinto molto in là, tanto da rivelare: «Abbiamo quasi definito il programma» i cui piatti forti sono «flat-tax, abolizione degli studi di settore, via la legge Fornero, lotta all’immigrazione, famiglia tradizionale con apertura alle unioni civili. Solo sull’Europa dobbiamo accordarci». Ma quel «solo», buttato lì come se fosse un dettaglio, in verità rappresenta un problema spinoso e grosso così. Salvini è irremovibile. Il succo del suo ragionamento è questo: Bruxelles ci impone quasi tutte le leggi che danneggiano l’Italia, non possiamo stare insieme agli stessi che appoggiano la Merkel; questa è una battaglia che la Lega non vuole affrontare da sola, tanto più se andremo al governo.

Insomma. Sarà più semplice trovare un’intesa con Forza Italia per la maxi-mobilitazione di novembre. La Lega non dà dettagli, ma sta pensando a una serie di iniziative fuori da prefetture, banche, grandi magazzini, monopoli di Stato. Iniziative che cercheranno di coinvolgere semplici cittadini, associazioni di consumatori e non solo. Obiettivo: dare una spallata al premier. Che secondo Salvini non riuscirà a tirare fino al 2018: «Per noi sarà un autunno di battaglia, credo sia l’ultimo panettone che Renzi mangerà» a Palazzo Chigi, ha chiosato ieri da Radio Padania.

Di sicuro né la Lega né Berlusconi intendono rompere l’alleanza. Le chance di battere il centrosinistra sono realistiche solo se non si sfalderà quello che una volta si chiamava asse del Nord, e infatti da Villa La Certosa - dove sta trascorrendo gli ultimi giorni di vacanza - l’ex premier registra con soddisfazioni le parole del leader lumbard. E confida ai fedelissimi: «La Lega ha capito che se ci dividiamo facciamo il gioco del Pd». Chi parla pubblicamente è la coordinatrice lombarda di Fi, Mariastella Gelmini, che si dice «d’accordo con Salvini» che desidera rifare il centrodestra, ma suggerisce di «cominciare da Milano», uno dei big-match delle amministrative della prossima primavera. E dove la Lega sarebbe felice di appoggiare Paolo Del Debbio, volto Mediaset e tra i fondatori di Forza Italia. Che per il momento fa il difficile. Tra i più lesti ad accogliere le colombe inviate da via Bellerio c’è Renato Brunetta. Che non a caso prova ad allentare il nodo-Bruxelles. «Con la Lega siamo d’accordo che non ci piace questa Europa tedesca e che la Banca centrale europea deve avere un ruolo diverso dall’attuale» assicura il capogruppo di FI alla Camera. Il senatore Francesco Giro aggiunge che quella di Salvini «è una proposta concreta», ma per spaventare il Pd «bisogna aggredire il partito più grande d’Italia, quello del non voto». Salta su Maurizio Gasparri: «La Lega è realista, non c’è alternativa all’unità del centrodestra».

E mentre alcuni azzurri temono che sia un errore dare troppo spago al Carroccio, e fanno filtrare qualche mal di pancia, Fabrizio Cicchitto chiude a qualsiasi ipotesi di dialogo tra Ncd e Lega: «Impensabile una strada comune». Di diversa opinione un altro ex berlusconiano come Raffaele Fitto che fa sapere: «È positivo che abbia parlato di primarie nazionali». Salvini, da Bormio, prende nota. E aspetta di incontrare il Cavaliere.