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lunedì 16 marzo 2015

"Licenziati gli statali inadeguati": cosa cambia con la riforma Madia

Marianna Madia: "Riforma degli statali, niente Jobs Act ma licenziamento per i dirigenti inadeguati"





"Il Jobs act non varrà per gli Statali, il reintegro resterà nei casi di licenziamento ingiustificato ma un dirigente inadeguato potrà essere licenziato". Il ministro Marianna Madia delinea in un'intervista a Repubblica la riforma della Pubblica amministrazione, che a giorni sarà votata in Senato e che entro l'estate dovrebbe diventare legge, con i decreti attuativi approvati. La rivoluzione vera, secondo la Madia, arriverà sulle teste dei dirigenti pubblici: "Dovranno superare un concorso per l'abilitazione ed entrerà così nel ruolo unico dei dirigenti", ossia dirigenti della Repubblica e non della singola amministrazione, per rendere possibile il passaggio di un dirigente dal centro alla periferia e viceversa. A distribuire i ruoli sarà "una commissione super partes composta da tecnici, che deciderà quali sono i dirigenti adatti per un determinato incarico anche sulla base del lavoro svolto in precedenza". 

Come cambia il dirigente pubblico - La carriera di un dirigente sarà dunque soggetta a queste valutazioni, l'incarico sarà affidato per tre anni, sarà rinnovabile per una sola volta e poi si ricomincerà. Chi non verrà confermato, resterà fermo in attesa di nuova collocazione e nel frattempo potrà lavorare nel settore privato. "Ma se dopo un congruo periodo che escluda qualsiasi ipotesi di fumus perscecutionis - avverte la Madia - continuerà ad essere senza incarico perderà l'abilitazione fino a perdere il lavoro". Sui dipendenti pubblici, come detto, non graveranno le condizioni del nuovo Jobs Act: "Già oggi c'è la messa in mobilità che può portare al licenziamento. Renderemo più semplici i procedimenti disciplinari, quelli per scarso rendimento. Ci saranno procedure specifiche per contrastare i casi di assenze di massa, come quelle dei vigili di Roma lo scorso Capodanno, o di assenze sospette (tutti i venerdì o i lunedì)". L'obiettivo immediato, però, è quello della mobilità dei circa 20mila lavoratori delle Province non più necessari dopo la riduzione delle competenze provinciali. "Sarà il grande banco di prova della Pubblica amministrazione - conclude la Madia -, i lavoratori andranno dove c'è bisogno e non dove prevede una statica pianta organica". 

Caivano (Na): Domanda "trasparenza" ai candidati Sindaco, risponde il dott. Giuseppe Papaccioli, segue il candidato dott. Simone Monopoli, chiude il dott. Luigi Sirico

Caivano (Na): Domanda "trasparenza" ai candidati Sindaco, risponde per primo il dott. Giuseppe Papaccioli (area centro destra), segue il candidato dott. Simone Monopoli (area centro destra), chiude il dott. Luigi Sirico (area centro sinistra)


di Gaetano Daniele 

Dott. Gisueppe Papaccioli 

Dott. Papaccioli, ancora trasparenza: è disposto a rendere pubblica la sua dichiarazione dei redditi? ed in più garantisce che lo facciano anche i suoi eletti? 

Non ci sono problemi anzi, mi sembra una iniziativa di trasparenza, ma d'altra parte l'Azienda Sanitaria già in passato ha reso pubblici gli stipendi dei Dirigenti. Io vado oltre, faccio una proposta ufficiale: tutti gli eletti devolvano i propri emolumenti netti per borse di studio agli studenti di Caivano che si diplomino col massimo dei voti alla maturità. Rendiamo pubblici i verbali dei lavori delle commissioni consiliari così si valuta anche il contributo dei singoli consiglieri alla gestione del bene comune. Pubblici siano anche gli stipendi dei dirigenti comunali. Si introduca un sistema di premialità per cui chi fa una maggiore raccolta differenziata paghi meno di tassa sulla spazzatura. Nelle mense scolastiche chi ha reddito più alto paghi di più e chi non ha reddito o reddito basso non paghi il ticket. Incentiviamo l'uso delle biciclette all'interno del perimetro urbano. Istituiamo un registro anonimo dei dati tumorali che sia pubblico studiando un regolamento ed una collaborazione  con l'azienda sanitaria.

Dott. Papaccioli,  la Provincia non paga le bollette elettriche da anni (circa 250 mila euro), il Comune chiude per 4 giorni il Liceo scientifico Braucci, e fa staccare i contatori ad esso intestati. Come spiega tutto questo? 

Per me i Giovani ed i bambini sono il motivo principale dell'azione amministrativa e sono un investimento per il futuro! La loro formazione e il dare loro gli strumenti per affrontare la vita sono elementi fondamentali per costruire un degno futuro! La Provincia ed i suoi rappresentanti che non rispondono ai loro doveri istituzionali ha FALLITO, il fallimento di questi enti e di questi uomini non lo possono pagare i giovani caivanesi che meritano ogni migliore opportunità. Fino ad oggi si pagava la bolletta agli zingari ed alle scuole dei caivanesi no, una sola parola: vergogna!



Dott. Luigi Sirico

Dott. Sirico, ancora trasparenza: è disposto a rendere pubblica la sua dichiarazione dei redditi? ed in più garantisce che lo facciano anche i suoi eletti? 

Si. Credo sia un obbligo di legge. Nel momento in cui si è eletti è obbligatorio farlo, soprattutto per rispetto di chi ha riposto in noi la sua fiducia.

Dott. Sirico,  la Provincia non paga le bollette elettriche da anni (circa 250 mila euro), il Comune chiude per 4 giorni il Liceo scientifico Braucci, e fa staccare i contatori ad esso intestati. Come spiega tutto questo? 

Le rispondo con un po di ritardo e me ne scuso. Ma non è stato per cattiva volontà. Come è mio costume, prima di dire la mia, ho voluto costatare di persona la situazione e leggere un pò di carte. Non mi piace parlare per slogan o per sentito dire. La verità delle argomentazioni deve essere il principio fondante di chi si candida a governare un Paese. Per questo stamane mi sono recato al Liceo Braucci dove ho incontrato il preside Prof. Giovanni La Montagna, al quale ho espresso tutta la mia solidarietà. La prima impressione è stata di desolazione. Vedere una scuola deserta, senza alunni, il sabato mattina, è una sconfitta per un Paese Civile. In un territorio difficile come il nostro le scuole sono un presidio di cultura e legalità, che non possiamo permetterci di chiudere, neanche per un giorno. Invece è proprio quello che è successo. per insipienza, per cattiva amministrazione, per la sciatteria dell'Ente Provinciale, che tra le poche cose di sua competenza, ha la gestione degli istituti superiori. Ma veniamo al merito, Esiste tra il Comune di Caivano e la Provincia di Napoli (ora Città Metropolitana), una convenzione di comodato d'uso, in base alla quale la spesa per le utenze è a carico della Provincia (art. 9 della Convenzione). Durante questi anni il Comune, intestatario dei due contatori della scuola, ha pagato le bollette per la fornitura elettrica, ma la Provincia, nonostante i vari solleciti, non ha mai provveduto a rimborsare il Comune. A questo punto, il Comune di Caivano ha chiesto il distacco del contatore che alimenta l'illuminazione esterna e gli impianti, e tra questi le pompe antincendio, senza le quali, per ragioni di sicurezza, la scuola non può essere utilizzata. Il distacco del secondo contatore, che alimenta l'impianto interno è previsto per giugno. Nel frattempo la Provincia aveva risposto al Comune, con una nota del 17.032015, dove annunciava il prossimo pagamento del consumo elettrico per l'anno 2014 pari a 17.618,18 euro e la prossima voltura dei contatori in carico direttamente alla Città Metropolitana (ex Provincia). Per ragioni di sicurezza il Commissario Prefettizio è stato però costretto ad ordinare la chiusura della scuola, fino a mercoledì prossimo. Io credo, che al netto del disastro combinato dalla Provincia, il Comune avrebbe potuto soprassedere ancora un pò prima di arrivare a questa soluzione drastica. Ma ora, al di là del solito rimballo di responsabilità, la prima cosa da fare e subito: è riaprire la scuola. Magari chiedendo alla Città Metropolitana di allacciare anche gli impianti sul contatore ancora in uso, se è tecnicamente possibile. Poi regolarizzare la situazione con i pagamenti che la Città Metropolitana deve al Comune e con la voltura dei contatori. La scuola deve riprendere a funzionare regolarmente subito e di questo intendo occuparmi. Questi i fatti. Ma poi viene spontanea qualche riflessione. La amministrazione provinciale guidata ahimè dall'on. Luigi Cesaro è stato un disastro e la vicenda della Braucci di Caivano è solo uno delle tante vicende di una gestione fallimentare. Ma nel Consiglio provinciale sedevano in maggioranza due consiglieri di Caivano, grandi sostenitori di Cesaro: un sindaco e un mancato sindaco. Possibile che in 5 anni non abbiano trovato il tempo e il modo di occuparsi di questa vicenda? Evidentemente, avevano cose più importanti da fare, forse: sostenere a tutti i costi l'on. Cesaro, tanto da dimenticarsi anche degli studenti del proprio amato e decantato Paese, Caivano. E pensare che c'è ancora qualcuno che nutre qualche dubbio sulla bontà della riforma di Renzi, che finalmente ha cancellato le Province. Almeno con quei soldi potremmo pagare qualche bolletta della luce.





Dott. Simone Monopoli

Dott. Monopoli, ancora trasparenza: è disposto a rendere pubblica la sua dichiarazione dei redditi? ed in più garantisce che lo facciano anche i suoi eletti? 

La pubblicazione della dichiarazione dei redditi è già prevista dalla legge sulla trasparenza. Quindi la mia situazione contributiva è già pubblica da cinque anni sia sul sito dell'ente Provincia che su quello dell'ente Comune

Dott. Monopoli,  la Provincia non paga le bollette elettriche da anni (circa 250 mila euro), il Comune chiude per 4 giorni il Liceo scientifico Braucci, e fa staccare i contatori ad esso intestati. Come spiega tutto questo? 


In attesa di risposta 


Elton John contro Dolce e Gabbana: "Vi boicotto in nome dei miei figli"

Elton John contro Dolce e Gabbana: i miei figli non sono sintentici, boicottateli





È scontro aperto fra gli stilisti Dolce e Gabbana e Elton John. Pomo della discordia, un’intervista rilasciata dai due stilisti a Panorama, nell’edizione in edicola giovedì 12 marzo. La copertina del settimanale riporta una loro foto insieme e il titolo: "Viva la famiglia (tradizionale)". Nell’intervista i due, che da tempo hanno fatto coming out sulla loro omosessualità e che in passato sono stati fidanzati fra loro, spiegano che per loro l’unica famiglia è quella "tradizionale" ed esternano il loro disaccordo sulla nascita di figli grazie alla chimica e alla fecondazione in vitro o agli uteri in affitto.

"La vita - spiegano - ha un percorso naturale, ci sono cose che non vanno modificate". Sdegno da parte di Elton John, che con il compagno storico David Furnish ha avuto due figli da una madre surrogata grazie alla fecondazione artificiale. "Il vostro pensiero arcaico - afferma il cantante - è superato, come i vostri vestiti. Non indossate Dolce&Gabbana". "Come vi permettete di chiamare sintetici i miei figli?», ha aggiunto Elton John su Instagram. Il cantante spiega di considerare una "vergogna" la critica che i due stilisti rivolgono alla fecondazione in vitro, una tecnica considerata da John "un miracolo che ha permesso a una moltitudine di persone che si amano, sia omosessuali sia eterosessuali, di poter realizzare il loro sogno di diventare genitori". Elton John è sposato con David Furnish da dicembre, grazie all’approvazione della nuova legge nel Regno Unito sui matrimoni gay del marzo 2014. I due sono genitori di Zachary, di quattro anni, e di Elijah, di due anni.

730 precompilato, occhio alle fregature: ecco quanto si perde se si accetta

Nuovo modello 730, così il governo fa la cresta

di Antonio Castro 



Semplifica, gratta via qualcosa e fai la cresta: di certo qualcosa resterà in cassa. Il 730 precompilato potrebbe trasformarsi in uno scippo (di mancati rimborsi fiscali) per gli italiani. Quest’anno oltre 20 milioni di contribuenti, dipendenti e pensionati (entro il 15 aprile) riceveranno per via telematica dall’Agenzia delle Entrate la prima dichiarazione dei redditi “quasi”" precompilata. Ma è proprio nei dettagli che si nasconde la potenziale fregatura. O meglio: una “cresta”, con relativa “piallatura” dei potenziali rimborsi, che solitamente i lavoratori dipendenti ricevono a luglio e i pensionati ad agosto/settembre. Ogni anno gli italiani spendono (in spese deducibili/detraibili) oltre 52 miliardi. Circa dieci dovrebbero tornare come rimborso l’anno successivo. Il condizionale è d’obbligo. Perchè su questi si nasconde la potenziale fregatura.

LA SEMI PRECOMPILATA - In sostanza l’Agenzia delle Entrate compilerà circa il 90% della nostra dichiarazione. Bene, benissimo, se non fosse per un modesto dettaglio. Quest’anno la precompilata sarà una “semi-precompilata”. Ad esempio non compariranno - tra le voci deducibili e detraibili - gli scontrini della farmacia. Certo il contribuente ha, e mantiene, la facoltà di integrare la dichiarazione precompilata, ma modificandola verrà a decadere lo “scudo” garantito dalla Entrate in caso di errore. Oggi i contribuenti hanno la facoltà, quando acquistano i farmaci, di dare al farmacista il proprio codice fiscale. E con lo scontrino “parlante” si può (l’anno successivo) portare in detrazione il 19% delle spese sostenute. Se si spendono in un anno 1.000 euro in aspirine, antibiotici e pillole per la pressione, l’anno successivo si ottengono dal “sostituto d’imposta”, 190 euro di rimborso fiscale.

QUATTRINI FRESCHI - Già il governo Monti nel 2012 - nell’affannosa ricerca di quattrini freschi - aveva alzato la franchigia per i rimborsi. Quest’anno 129 euro è la franchigia fissata per legge. Insomma, solo superata questa soglia minima si ha diritto al rimborso. Però, se prima era automatico presentare al Centro di assistenza fiscale (Caf) o al commercialista la bustina con tutti gli scontrini nella speranza di recuperare qualcosa delle tasse pagate in più, quest’anno l’operazione diventa un po’ meno conveniente. Perché? Perché se per recuperare 100 euro di tasse già pagate, si deve mantenere un archivio di tutte le spese sostenute, pagare la quota annuale al Caf (in media 50/70 euro a pratica), o la parcella del commercialista (circa 100 euro), scompare evidentemente la convenienza del trambusto.

Di più: l’Agenzia delle Entrate assegna ai contribuenti che accettano la dichiarazione dei redditi precompilata ma senza modifiche, una sorta di immunità in caso di eventuali errori od omesse comunicazioni. Certo la convenienza di pretendere il rimborso fiscale della maggiore tassazione già sostenuta, aumenta proporzionalmente alle spese. E se è vero che l’Agenzia comprende nella precompilata molte di quelle maggiori, tante altre ne restano fuori quest’anno. Quali? Si tratta di spese spesso ricorrenti: le spese per l’istruzione, gli asili nido, i contributi previdenziali per colf e badanti, le donazioni (erogazioni liberali) alle società ed associazioni sportive dilettantistiche e di promozione sociale, quelle a favore delle Onlus, le donazioni per attività culturali, artistiche e dello spettacolo, le spese veterinarie, quelle sanitarie, i canoni di locazione per gli studenti fuori sede e i compensi per le agenzie immobiliari.

Pochi spiccioli? Considerando che ci sono 41 milioni di contribuenti, se già solo 20 milioni (quelli interessati quest’anno dalla precompilata sperimentale), non porteranno in detrazione/deduzione una media di 200/300 euro a testa, si può intuire la massa di miliardi che lo Stato potrebbe non rifondere al contribuenti. Insomma, risparmiare. Vieri Ceriani, ex uomo dei numeri fiscali di Bankitalia, nel novembre 2011 aveva approfondito (prima ancora dell’arrivo di Carlo Cottarelli dal Fondo monetario al ruolo di commissario alla spending review), il cosiddetto tema della tax expenditures.

TAX EXPENDITURES - Ovvero del mancato incasso per le casse statali a causa del drenaggio fiscale delle oltre 600 agevolazioni, detrazioni, deduzioni in vigore. Ne era saltato fuori che ogni anno oltre 260 miliardi di euro non entravano in cassa. L’idea di Cottarelli era di passare il decespugliatore su queste 600 voci. Scorrendo i numeri aggregati, infatti, si capisce l’appetibilità di aggredire questa importante voce di uscita/rimborso. E quindi rendere meno conveniente per i contribuenti chiedere all’erario la restituzione ex post della maggiorazione fiscale pagata. 
Nell’anno d’imposta 2012 (dichiarazioni 2013, dati Dipartimento delle Finanze/Mef ), ben 19.889.811 italiani hanno chiesto detrazioni per spese corrispondenti a ben 29 miliardi e 107 milioni. Nello stesso anno le spese deducibili ammontavano complessivamente a 23 miliardi 794 milioni (10.343.853 i contribuenti che hanno fatto richiesta). Circa il 20% della somma totale (poco meno di 10 miliardi), torna come rimborso. Non sarà lo stesso quest’anno.

A CHI CONVIENE - Certo, chi ha acquistato nel 2014 la prima casa con un mutuo, anche quest’anno ha tutta la convenienza a portare in detrazione le spese per interessi, che soprattutto nei primi anni di pagamento del debito sono consistenti. Migliaia di euro di rimborsi fiscali. Insomma, resta la convenienza di chiedere il rimborso, ma solo se il gioco vale la candela (tanta spesa, maggior rimborso. Se invece l’eventuale rimborso è di 200/300 euro non conviene correggere la precompilata.

A CHI NON CONVIENE - Tra spese di Caf/commercialista e franchigia, il potenziale rimborso si riduce e poi c’è da ricordare che si finisce nel calderone dei possibili controlli. Ultimo dettaglio. Scomparendo la convenienza nel presentare scontrini e fatture per spese sostenute si incentiverà il sommerso. «Il rischio», avverte Giuseppe Buscema, esperto fiscale dalla Fondazione Studi dei consulenti del lavoro, «è di disincentivare i contribuenti a richiedere i giustificativi di spesa e così si rischia di incentivare, in qualche caso il sommerso». Bel paradosso, se si vuole combattere l’evasione...

Landini sfida Renzi e spacca il sindacato Camusso lo gela: "Io non ti appoggio"

Coalizione sociale, Maurizio Landini: "Restiamo insieme alla Camusso". La Cgil lo gela: "Nessun appoggio al progetto, non ci ha avvisati"





"Il sindacato non deve essere un partito e io non voglio fare un partito e uscire dal sindacato. Ma il sindacato deve essere un soggetto politico". Maurizio Landini gioca con le parole, ma anche nell'intervista a Lucia Annunziat a In mezz'ora su Raitre il segretario della Fiom non nasconde la finalità ultima della sua "Coalizione sociale": partito o movimento che sia, entrerà a gamba tesa sul governo di Matteo Renzi. Ma occhio, perché prima dovrà risolvere qualche problema in casa sua. "Faccio il sindacalista e la coalizione sociale parte dal sindacato, io voglio che si riformi il sindacato", dice, assicurando che con la collega della Cgil Susanna Camusso "finora stiamo stati assieme e abbiamo intenzione di proseguire assieme". Peccato che il portavoce della Camusso qualche ora dopo l'intervista di Landini precisi con gelo che né il segretario né la segreteria della Cgil sono stati informati dell'iniziativa organizzata sabato dalla Fiom, né tantomeno hanno espresso appoggio al progetto "Coalizione sociale". Se Landini vuole "saldare" la sinistra anti-Renzi, l'inizio lascia a desiderare.

L'indiscrezione del fedelissimo fa tremare il Vaticano: "Il Papa ci sta pensando davvero. La morte? No..."

Papa Francesco e il "pontificato breve", un collaboratore: "Potrebbe lasciare come ha fatto Ratzinger"





Se l'espressione "pontificato breve" usata da Papa Francesco ha un significato concreto e non semplicemente scaramantico, questo significato va ricercato nell'esempio del predecessore del Pontefice, Benedetto XVI. In altre parole: il 78enne Bergoglio potrebbe comportarsi come Joseph Ratzinger, dimettendosi tra qualche anno sotto il peso dell'età e dello sforzo della sua missione. A sostenerlo è uno strettissimo collaboratore del Papa, intervistato dal vaticanista di TgCom Fabio Marchese Ragona sul Giornale. Il collaboratore, che chiede di restare anonimo, spiega: "Il Papa non pensa affatto che dovrà morire presto, ma è una persona molto realista: sa bene che la terza età non finisce più a 75 o magari 80 anni, ma che si è allungata molto, diciamo fino a 90, 95 anni. E credo che lui sia convinto che non si possa governare la Chiesa se il Papa ha un'età troppo avanzata, se non è più in forze". D'altronde è stato lo stesso Francesco a ricordare qualche giorno fa, intervistato da un'emittente messicana, che "la scelta fatta da Papa Benedetto XVI non dev'essere considerata un'eccezione, ma una possibilità". 

Nel mirino dell'Isis - Certo, ci sono poi le incognite da mettere in conto. La morte naturale, certo, e il rischio di finire nel mirino dei terroristi islamici dell'Isis, che hanno nel Vaticano uno dei loro obiettivi "mediatici" e strategici più clamorosi. In volo dallo Sri Lanka alle Filippine, Papa Francesco aveva scherzato a modo suo sulla questione di un eventuale attentato: "A me preoccupano i fedeli, ho paura per loro, ma io ho un difetto, una bella dose di incoscienza. Ma se mi accade questo? Soltanto chiedo la grazia al Signore che non mi facciano male, perché non sono coraggioso di fronte al dolore".

Belpietro bastona Lega e Forza Italia: ecco cosa succederà al centrodestra

Maurizio Belpietro su Forza Italia e Lega Nord: "Così il centrodestra si suicida"

di Maurizio Belpietro 



Fino a qualche giorno fa pensavo che Raffaele Fitto e Flavio Tosi fossero due kamikaze destinati presto a schiantarsi. Ebbene, mi sbagliavo, perché Fitto e Tosi non sono i soli due aspiranti suicidi: con loro punta ad ammazzarsi l’intero centrodestra, che si sta dando un gran da fare per regalare a Renzi ciò che manca alla sua collezione di poltrone, ovvero la presidenza del Veneto. Mi spiego. La guerra dell’ex governatore della Puglia contro Silvio Berlusconi è nota e non c’è bisogno di aggiungere altro, anche perché lo stesso Fitto ne ha scritto in una lettera a Libero. Diversa è la storia del sindaco di Verona, che con la sua uscita dalla Lega rischia di far perdere il centrodestra anche in uno degli ultimi bastioni rimasti. Una sconfitta che, bisogna riconoscere, non sarebbe solo colpa di Tosi, ma anche di Matteo Salvini e, a quanto pare, perfino di Silvio Berlusconi.

Della bega tra il leader della Lega e il primo cittadino si sa: essa origina dalle aspirazioni del secondo, al quale, essendo rimasto a bocca asciutta dopo la nomina del nuovo segretario del partito, era stata promessa una poltroncina più importante di quella attualmente occupata, vale a dire la candidatura a governatore del Veneto. Così, giunta l’ora delle elezioni, Tosi ha rivendicato il posto di Zaia e, quando si è visto sbattere la porta in faccia, ha cominciato a protestare, minacciando di candidarsi comunque con una sua lista. Risultato: prima Salvini gli ha intimato di piantarla, poi lo ha sbattuto fuori senza troppi complimenti. Fin qui ciò che è accaduto. Tuttavia adesso la faccenda si fa più rischiosa, perché la resa dei conti leghista non si esaurisce con una lite da pollaio a ridosso del voto, ma c’è pericolo che lo scontro degeneri e produca davvero un patatrac. Altro che ostentare sicurezza dicendo che, nonostante la rissa con Tosi, Zaia è avanti nei sondaggi. I dieci o otto punto di vantaggio su Alessandra Moretti oggi sembrano tanta roba, ma il 31 maggio, quando si apriranno i seggi, potrebbero rivelarsi niente. Soprattutto se ciò che gira in queste ore divenisse realtà. A cosa alludo? A una voce secondo cui Berlusconi sarebbe fortemente irritato dal protagonismo di Salvini. Certe battute sulla leadership del centrodestra non gli sarebbero piaciute e ancor meno lo divertirebbero i sondaggi che danno la Lega sopra Forza Italia. Insomma, l’ex Cavaliere starebbe considerando l’idea di non allearsi in Veneto con la Lega di Salvini, ma di appoggiare Flavio Tosi e la sua corsa in solitaria contro la Moretti e Zaia, ma soprattutto contro il Matteo leghista. 

Così il fronte moderato si spezzerebbe in due: da una parte il Carroccio e il governatore uscente, dall’altra il sindaco di Verona sostenuto da Forza Italia e Ncd. Nel qual caso, da sicura che era, la rielezione di Zaia potrebbe rivelarsi più incerta di quanto si immagina, perché senza i voti di Tosi, senza quelli di Berlusconi e dell’Ncd i margini di vantaggio sulla Moretti potrebbero assottigliarsi. Non solo. È quasi certo che Zaia non dovrà vedersela con la candidata del Pd, ma con il suo segretario, ovvero con Matteo Renzi. Il quale se si impegnerà in campagna elettorale non lo farà di certo in Toscana o in Liguria, dove il risultato è assicurato, e nemmeno in Campania, dove non ha nessuna voglia di appoggiare il candidato uscito dalle primarie, l’ex sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. No, il presidente del Consiglio punterà sul Veneto, un po’ perché strappare una regione da sempre amministrata dal centrodestra sarebbe un bel colpo, e un po’ perché vincere in terra leghista vorrebbe dire che gli imprenditori, le partite Iva, e anche una quota di moderati possono essere strappati all’opposizione. Per Renzi sarebbe la conferma che è sulla buona strada e che può occupare un’area centrista anche dove il centro non ha mai votato a sinistra. Per Salvini, Berlusconi, Tosi e tutti gli altri sarebbe invece la prova che, anche se in vantaggio, ci si può suicidare. Soprattutto vorrebbe dire che, se non si mettono da parte gli interessi di bottega dei capi, il centrodestra è destinato a morire, cedendo il passo su tutto. Altro che suicidio assistito. Se vanno avanti così, i leader (o aspiranti tali) del centrodestra non hanno bisogno di aiuto: quando c’è da farsi del male, fanno tutto da soli.