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venerdì 13 febbraio 2015

Il rosso Tsipras mette al tappeto Berlino La Merkel: "Pronti a un compromesso"

Grecia, Angela Merkel incontra per la prima volta Alexis Tsipras a Bruxelles





"La Germania è pronta, ma va detto che la credibilità dell'Ue dipende dal rispetto delle regole e dall'essere affidabili". Angela Merkel accoglie Alexis Tsipras a Bruxelles con una carezza in un pugno e per il greco vale più di un'apertura: "L'Ue cerca sempre il compromesso, questo è il suo successo" ha aggiunto la Cancelliera.

Speranze - Con i negoziati per la crisi in Ucraina a Minsk durati più del previsto, il vertice informale è cominciato con un paio d'ore di ritardo. Ma prima di entrare, la Merkel sembrava già più morbida del solito con i greci: "Vedremo quali proposte farà Atene, saranno discusse all’eurogruppo lunedì (16 febbraio) quindi abbiamo ancora qualche giorno". È stato il debutto nel Consiglio europeo per Tsipras, accolto con calore dai 28 capi di stato. Matteo Renzi si è anche lanciato in un abbraccio, portando il collega greco a sedersi accanto a lui. Niente cravatta per lui, ma spirito: "Fiducioso" ha detto Tsipras.

Ossigeno - La stampa tedesca ha riportato che la Bce ha aumentato a 65 miliardi, dai 59,5 precedenti, la disponibilità di liquidità per la Grecia grazie al meccanismo di Emergency Liquidity Assistance. Notizia confermata da funzionari greci contattati da Reuters: "Abbiamo ottenuto la somma richiesta". L’Ela è l’unica fonte di liquidità a disposizione delle banche greche dopo che la Bce ha sospeso la deroga che consentiva di accettare i titoli di Stato di Atene come collaterali nonostante il rating spazzatura. La sospensione della deroga è stata successiva alla decisione del governo Tsipras di non trattare più con la ’troikà.

giovedì 12 febbraio 2015

Non c'è più posto in rianimazione: una neonata muore in ambulanza

Non c'è posto in rianimazione, neonata muore in ambulanza





Una neonata è morta nell'ambulanza del 118 che la stava trasferendo a Ragusa da Catania, dove non c'era nessun posto disponibile in rianimazione pediatrica. La piccola era venuta alla luce la scorsa notte in un clinica privata di Catania. Dopo un parto regolare, la bambina aveva accusato difficoltà respiratorie. I medici avrebbero invano cercato un reparto ospedaliero specializzato dove trasferirla, ma nessuno ha potuto ricevere la neonata. E' stato chiesto quindi l'intervento del 118, che ha reperito un posto nell'ospedale di Ragusa. Troppo tardi. La bambina è deceduta durante il trasporto. Ora la polizia ha avviato un'indagine. 

Conti in Svizzera, spunta un'altra lista di vip italiani Due sorprese: il signor Civati e un amico di Renzi

Il padre di Pippo Civati, Giorgio Stracquadanio e il finanziere Davide Serra nella lista dei correntisti in Svizzera di Hsbc





Alla vigilia della pubblicazione dell'inchiesta de L'Espresso sulla lista Falciani con i nomi dei correntisti della banca francese Hsbc, spuntano i cognomi che meno ci si può aspettare. Gli italiani correntisti dell'istituto svizzero sono stimati in circa 7mila, tra loro erano sbucati i nomi del motociclista Valentino Rossi, dell'imprenditore Flavio Briatore e dello stilista Valentino. Nel consistente elenco arrivato nelle mani dei giornlalisti che hanno sviluppato l'inchiesta Swissleak ci sono anche fiancheggiatori di Al Quaeda, pezzi della famiglia saudita che i servizi segreti di mezzo mondo sorvegliavano da tempo. La Hsbc ha accettato tutti. Nel consistente elenco arrivato nelle mani dei giornlalisti che hanno sviluppato l'inchiesta Swissleak ci sono anche fiancheggiatori di Al Quaeda, pezzi della famiglia saudita che i servizi segreti di mezzo mondo sorvegliavano da tempo. La Hsbc ha accettato tutti.

Insospettabile - L'Espresso ha quindi svelato altri nomi tra gli italiani più noti contenuti nella lista Falciani. E sono spuntati due nomi legati ognuno a proprio modo al premier Matteo Renzi. Il primo è il padre di Pippo Civati, dissidente cronico del Partito Democratico. Roberto Civati da amministratore di aziende con attività anche all'estero, tempo fa aveva aperto quel conto che ora vanta una cifra tutta civatiana, in confronto a quel che ci si aspetterebbe da un conto in svizzere: 6.589 dollari. Civati ha voluto subito chiarire: "Non ho mai avuto accesso a quel conto, di cui non sapevo proprio niente. Solo ora - dice al L'Espresso - mio padre mi ha spiegato di averlo aperto quando era amministratore e azioni della Redaelli: c'erano soldi regolarmente dichiarati nei bilanci". Stando a quanto dicono le carte di Hervé Falciani, dal 2000 il 25enne Civati risulta nei documenti della Hsbc con sua madre. Unica attività sul conto è la procura rilasciatagli dal padre. "Dal 2011 - ha continuato Pippo - la Finanza ha sottoposto mio padre a una verifica a cui non è seguita alcuna contestazione. Il conto si è estinto nel 2011 per effetto delle spese bancarie, senza che dal 1998 sia mai stato effettuato alcun versamento o prelievo".

Ok dalla City - Mente Pippo schiva gli schizzi dell'inchiesta, cade nella rete Davide Serra, il finanziere rampante grande sponsor delle campagne elettorali di Renzi. Anche Serra si è difeso, assicurando che il conto è: "In totale trasparenza e in accordo con il sistema fiscale inglese". Altro parlamentare nella lista Falciani è Giorgio Stracquadanio, passato a Forza Italia dai Radicali e morto nel gennaio 2014. Dal 2007 secondo L'Espresso, sul suo conto erano depositati dieci milioni e 700mila dollari. Oltre al padre Raffaele, cointestataria del conto è la sorella del parlamentare, Tiziana, che al settimanale non ha voluto fare commenti.

Fitto come Fini: "Che fai, mi cacci?" Ultimatum del Cav: "Hai 15 giorni..."

Silvio Berlusconi, ultimatum a Raffaele Fitto. E lui: "Mi cacci perché ho ragione?"





Lo scontro in Forza Italia tra Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto si arricchisce di un nuovo drammatico capitolo. Un capitolo che ricorda molto da vicino il celeberrimo "che fai, mi cacci?" scandito da Gianfranco Fini poco prima di essere cacciato. Già, perché il Cavaliere lancia un ultimatum: "Fitto ha una settimana, due al massimo, per decidere se stare dentro o fuori da Forza Italia". Così il leader degli azzurri nel corso della riunione dei gruppi.

Nota di fuoco - Pronta la replica del dissidente: "La domanda nasce spontanea, dopo l'ipotesi di una nostra cacciata. Perché? Perché facciamo opposizione? Perché abbiamo avuto ragione sulle riforme e, purtroppo, su tutto il resto? Perché mentre era in corso il gruppo del Senato sono corso a Palazzo Grazioli per invitare Berlusconi a non dare l'ok alla legge elettorale prima del voto per il Quirinale? Perché troviamo surreale il passaggio in due giorni da Forza Renzi a Forza Salvini? Dunque, processo popolare? Caro Presidente, meglio esserti antipatico e non abile nello sport dell'ossequio a corte, ma utile e sincero. Te lo dico con amarezza: stai ancora una volta sbagliando tutto". Questa la pirotecnica nota diffusa da Fitto.

Il ruolo del Minzo - Stando alle ricostruzioni, la linea anti-Fitto del Cav inizialmente sarebbe stata ancora più dura. Erano due le ipotesi sul tavolo. La prima: avrebbe voluto deferire l'ex governatore e i suoi fedelissimi, ma per Statuto, in assenza dei probiviri, è impossibile farlo. La seconda: avrebbe ipotizzato anche di sospenderli per tre mesi, reiterabili attraverso un voto del comitato di presidenza. Come detto, poi, sarebbe passata la "linea soft", quella dell'ultimatum. E questo anche grazie all'intervento di Augusto Minzolini, che avrebbe sottolineato la necessità, in questo momento, di lavorare per l'unità ed evitare decisioni precipitose. Berlusconi avrebbe dunque accettato di affidare all'ex direttore del Tg1 il compito di fare da collettore di possibili proposte di mediazione.

Sanremo, quell'ombra sul televoto: "Ecco il trucco. Vince sempre chi..."

Festival di Sanremo, il sospetto sul televoto corre online: "Certo, vince sempre il primo perché..."





Ossessione televoto, da sempre al centro di malizie e spesso ingiustificati sospetti. E non fa eccezione questo Festival di Sanremo 2015. Già, perché il sospetto corre su Twitter e sui social network. Prima una necessaria premessa: nella seconda serata si scontrano nel primo duello i Kutso e i Kaligola: passano i primi. Quindi il secondo confronto, quello tra il cantautore di Livorno, Nigiotti, e Chanty: vince il primo, fuori la seconda, anche se stando al parere degli addetti ai lavori la performance di Chanty era tutt'altro che male. Ma tanto bassa. Così dopo la premessa eccoci al sospetto, che come detto corre (in prevalenza) su Twitter. Si inizia da quanto osserva Pietro Camonchi: "Ma il tempo del televoto ha la stessa durata per entrambi i concorrenti o vince sempre il primo che canta?". Dunque Alessandro Rosasco: "Si può dire che chi canta per secondo è svantaggiato al televoto?". E sul perché sia svantaggiato una spiegazione la dà Angelo Camba: "Come funziona il televoto? Si apre e canta il primo, poi il secondo e chiudono immediatamente. Chi canta per secondo non ha nessuna possibilità". E ancora: "E' una mia impressione o il secondo che canta sta un po' stretto coi tempi del televoto?". Betheminority non ha dubbi: "Vincono i primi ad esibirsi perché i secondi non fanno tempo a finire la canzone che già danno lo stop al televoto". L'esercito dei sospettosi è assai nutrito. Andrea22kk cinguetta: "Chi canta per primo è avvantaggiato. Il secondo non fa in tempo a finire di cantare che il televoto viene già chiuso". Marco_3NLiL dunque si chiede: "Che senso ha chiudere il televoto un secondo dopo l'esibizione? Sarebbe necessario dare almeno un minuto in più". Riccardo Oldini, per ultimo, non ha dubbio alcuno: "Strano che al televoto vinca sempre il primo che ha cantato! Solito bluff". Certi che non ci sia nulla di irregolare, mentre prosegue il diluvio di tweet "sospettosi", si attendono repliche dall'Ariston.

Franzoni, verso il clamoroso ribaltone Sì in Cassazione: cosa può succedere

Annamaria Franzoni rischia di tornare in carcere, la Cassazione accoglie il ricorso della Procura di Bologna





Rischia di tornare in carcere Annamaria Franzoni, al momenti agli arresti domiciliari dopo la condanna nel 2008 per l'omicidio del figlio Samuele a 16 anni di reclusione. La Prima sezione penale della Cassazione ha accolto il ricorso della Procura di Bologna che richiedeva il ritorno in carcere della Franzoni. Secondo la Procura, Annamaria Franzoni può continuare a seguire la psicoterapia già iniziata quando era nel carcere della Dozza a Bologna. L'iniziativa della procura emiliana è partita contro la decisione del Tribunale di sorveglianza di Bologna che il 24 giugno 2014 ha imposto il divieti di tornare a Cogne per la Franzoni e le ha concesso gli arresti domiciliari.

Schettino, una condanna con "sconto": sedici anni (ma ora niente carcere...)

Costa Concordia, Francesco Schettino condannato a 16 anni e 1 mese di reclusione 





Uno sconto per Francesco Schettino: il capitano, per il naufragio della Costa Concordia, è stato condannato a 16 anni e 1 mese di reclusione. E' quanto stabilito dal tribunale di Grosseto nel primo grado di giudizio. L'accusa aveva chiesto 26 anni e tre mesi di reclusione, mentre la difesa aveva chiesto 3 anni e 4 mesi e l'assoluzione per i reati di omicidio e lesioni colpose e abbandono della nave, restringendo dunque la pena al solo naufragio e alle false comunicazioni. Il collegio giudicante ha inoltree respinto la richiesta di arresto cautelare avanzata dall'accusa: Schettino non finirà dunque in carcere, poiché la sua condotta è stata ritenuta tale da non richiedere misure coercitive neppure dopo la pena di primo grado. Nel naufragio della Concordia, avvenuto il 13 gennaio 2012, morirono 32 persone, mentre altre 110 restarono ferite. L'ex comandante è stato inoltre interdetto per 5 anni come comandante di nave, e condannato all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il tribunale ha però escluso l'aggravante della colpa cosciente. Nel momento della lettura della sentenza l'imputato Schettino non era presente in aula, secondo quanto affermato dai suoi legali a causa di un attacco febbrile. E' questo, dunque, quasi tre anni dopo la prima udienza, l'epilogo del primo grado del processo all'unico imputato per il naufragio della Costa Concordia sulle coste dell'Isola del Giglio.

Lo sfogo in aula - I giudici si sono chiusi in camera di consiglio mercoledì mattina, proprio dopo l’intervento - e le lacrime - di Schettino in aula. Il comandante di Meta di Sorrento ha infatti rilasciato una dichiarazione spontanea: "Quel 13 gennaio sono morto anch’io", ha affermato. Schettino, in tre pagine di appunti, aveva raccolto pensieri, fatti ed emozioni di questi ultimi tre anni. Nel suo intervento ha poi parlato della Costa Concordia e delle 32 vittime, sostenendo che ci sia "un intero sistema da processare" insieme a lui. E ancora: "Non si può chiamare vita quella che sto facendo. Sono stato accusato di mancanza di sensibilità per le vittime: cospargersi il capo di cenere è un modo per esibire i propri sentimenti. Una scelta che non ho fatto. Il dolore non va esibito per strumentalizzarlo". Schettino ha poi parlato degli incontri con alcuni naufraghi che ha accolto a casa sua, ed è stato in quel frangente che è scoppiato in lacrime. "Non si dovevano permettere", ha urlato con voce roca verso i banchi della Procura. E ancora: "Basta così", per poi tirare i fogli che aveva in mano sul tavolo.

Nel dettaglio - La sentenza è stata letta dal presidente del collegio giudicante, Giovanni Puliatti, alle 20 in punto, dopo circa 7 ore e mezzo di camera di consiglio. Nel dettaglio il tribunale ha inflitto a Schettino 5 anni per il reato di disastro colposo, 10 anni per gli omicidi plurimi colposi e 1 anni per il reato di abbandono di persone minori o incapaci, per un totale di 16 anni di reclusione a cui è stato aggiunto un mese di arresto. Il Tribunale non ha invece riconosciuto, come invece richiesto dalla  pubblica accusa, l’aggravante del naufragio colposo e neppure l’aggravante della colpa cosciente per gli omicidi plurimi colposi. Il collegio giudicante ha inoltre stabilito, a titolo provvisionale, i danni che Schettino dovrà rifondere, in solido con Costa Crociere, alle numerosi parti civili costituite, tra cui il  ministero dell’Ambiente, la Regione Toscana, l’Isola del Giglio, i familiari delle vittime e i passeggeri naufraghi della Costa Concordia.