Visualizzazioni totali

venerdì 2 gennaio 2015

Greta e Vanessa dal covo di Al Qaeda "Renzi, la nostra vita dipende da te"

Greta e Vanessa nel covo dei tagliagole: "Renzi la nostra vita dipende da te"




Su Yotutbe è apparso un video di soli 23 secondi registrato il 17 dicembre scorso che mostra le due volontarie italiane, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sequestrate in Siria il 31 luglio scorso. Le due sarebbero ostaggio dei qaedisti del fronte Jubath al Nusra e non dei rivali jiahdisti sunniti di Isis come si era pensato in un primo momento. Le due ragazze sono vestite di nero con un velo in testa e mostrano un foglio di carta con su scritta la data del 17 dicembre. Nell’audio, in inglese, una delle due rivolge un a "supplica al governo italiano" dicendo che la "loro vita è in grave pericolo" e che "il governo italiano ed i loro mediatori sono responsabili delle nostre vite". Da una fonte dei servizi di informazione e sicurezza è arrivato l'appello a mantenere il silenzio. La trattativa è "in una fase delicatissima: consentiteci di lavorare in silenzio", dicono. 

Rapite - Era il 31 luglio quando si persero le tracce di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, rapite in Siria ad Alabsmo vicino ad Aleppo. Avevano fondato il Progetto Horryaty ed erano entrate il 3 giorni prima in Siria da Atma, a pochi chilometri di distanza dal campo profughi omonimo. Originarie una di Brembate, nel Bergamasco, e l’altra di Besozzo, nel Varesotto, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, erano al loro secondo viaggio in Siria in poco meno quattro mesi: a marzo, la prima tappa del ’progetto Horryaty’, le aveva portate a compiere un sopralluogo per capire il da farsi. Marzullo, 21 anni, studia mediazione linguistica e culturale all’Università di Milano, dove ha cominciato a imparare l’arabo oltre all’inglese. Sulla sua pagina Facebook racconta la guerra, mette foto di bombe e bimbi dilaniati, descrive la sua esperienza in Siria: l’ultimo ’post’ risale al 16 luglio scorso. Il 20 settembre la notizia, mai confermata, che sarebbero state vendute due volte ad altri gruppi ma senza finire finite nelle mani degli jihadisti sunniti dello Stato Islamico (Isis). La notizia veniva dal quotidiano libanese ’Al-Akhbar’ (anti-israeliano e considerato vicino alle milizie sciite di Hezbollah), che ricostruisce come le due giovani siano state attirate con l’ingano nella «casa del capo del Consiglio rivoluzionario di Alabsmo» con il giornalista de Il Foglio, Daniele Ranieri, che riuscì a scappare.

Capodanno, 83% dei vigili in malattia E adesso a Roma scoppia la bufera

Roma, a Capodanno 83,5% dei vigili assenti per malattia, scontro con il Comune




La serata e la nottata di Capodanno si sono svolte senza intoppi per la mobilità e la sicurezza delle 600mila persone che hanno festeggiato l’arrivo del 2015 nelle strade della Capitale, a via dei Fori Imperiali e al Circo Massimo. Il servizio degli agenti della Polizia locale di Roma Capitale è stato garantito grazie al previdente ricorso all’istituto della pronta reperibilità, affinché si potesse disporre di un numero sufficiente di personale da impiegare nei servizi di viabilità finalizzati alla sicurezza stradale.

Le cifre - Nello specifico, si legge in un nota, sono state impiegate circa 470 unità, 240 dalle 18.00/19.00 (75 di reperibilità) e circa 230 dalle 24 (45 di reperibilità). Inizialmente, i servizi di Capodanno prevedevano di impiegare circa 700 unità, come nei precedenti anni, in turno straordinario. Ma la mancata adesione allo straordinario aveva indotto il comando del corpo a disporre una ridistribuzione di tutto il personale. Dopo il differimento dell’assemblea sindacale dei giorni scorsi, prevista proprio per ieri a ridosso della mezzanotte, già ieri pomeriggio era apparso chiaro che, a fronte della iniziale disponibilità di 1000 agenti (in servizio ordinario per il turno di seminotte) si sarebbe giunti progressivamente a 165 unità, per un totale di 835 assenze dell’ultima ora (-83,5%), motivate da malattia, donazione sangue, legge 104, legge 53 art. 19 ecc.. Inoltre, per il turno di notte dal numero iniziale di 300 unità previste si sarebbe arrivati a 185 unità, con 115 assenze riconducibili alle medesime motivazioni (percentuale di assenza del 38%). Ciononostante, proprio grazie alla reperibilità, è stato possibile garantire tutte le chiusure stradali, nonché governare l’afflusso e il deflusso dei tantissimi cittadini e turisti in strada a festeggiare.

Ma quali tagli, il Parlamento brinda: ecco chi verrà assunto (e strapagato)

Il Parlamento brinda: in arrivo altri 11 burocrati

di Antonio Castro 


E per fortuna che il corpaccione della macchina amministrativa della politica nazionale avrebbe dovuto dovuto sottoporsi ad una poderosa dieta dimagrante. All’Ufficio parlamentare di bilancio (i vertici sono stati nominati solo lo scorso 30 aprile), servono esperti e direttori. E per attrarre le menti migliori non si bada a spese.  I futuri compensi per gli 11 fortunati dirigenti (di prima e seconda fascia), andranno da un minimo di circa 60mila euro lordi l’anno (per i primi livelli + premio di risultato), a oltre 167mila euro (147mila + premio di risultato + 20mila euro di indennità aggiuntiva).

L'Authority - L’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), in realtà è una vera e propria authority . La legge istitutiva parla di «organismo indipendente che ha il compito di svolgere analisi e verifiche sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del governo e di valutare il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee». In sostanza, l’Upb dovrebbe fare le pulci a ministeri, Palazzo Chigi e Istat. L’organismo di vigilanza è stato costituito nell’aprile 2014 e i tre consiglieri nominati con decreto dal presidente del Senato, Pietro Grasso e della Camera, Laura Boldrini, secondo quanto previsto «dalla legge rinforzata sul principio del pareggio di bilancio in attuazione delle normative europee sulla nuova governance economica».

E dopo una prima complicata fase di rodaggio, ora sembra entrare nella fase operativa. O meglio: dopo oltre 8 mesi cominciano ad uscire solo ora i prima bandi di assunzione e reclutamento. Infatti per essere operativo l’Ufficio ha bisogno di reclutare cervelli. O meglio di attrarli. Lo scorso 19 dicembre in Gazzetta Ufficiale sono stati pubblicati due bandi per “3 posti da direttore” e 8 da “Esperto senior”. La scadenza per presentare domanda (tra l’altro il sito dell’Upb non è ancora stato allestito e il bando è disponibile on line all’indirizzo http://www.parlamento.it/1151), è fissata per il 19 gennaio.

Organico - Si badi bene: la pianta organica definitiva dell’Upb, almeno sulla carta, è estremamente modesta: l’allegato del “Regolamento recante il trattamento giuridico ed economico del personale dell’Ufficio”, prevede appena 29 persone. Gli esperti senior saranno al massimo 14, gli esperti “normali” 13, i coadiutori appena 2. Poi bisogna considerare il direttore generale (che è però nominato a parte), e l’Upb per il momento di ferma qui.  A dire il vero si spera - con questo bando e gli altri che seguiranno per completare la dotazione organica prevista - di attrarre cervelli e cervelloni dalle varie amministrazioni di prestigio dello Stato (Corte dei Conti, ragioneria, Tesoro, Banca d’Italia, ecc). Con un qualche risparmio. 

E infatti il trattamento economico di provenienze ovviamente viene salvaguardato, e poi si offre un compenso a risultato e alcune indennità aggiuntive. E, sicuramente, la possibilità di entrare nel sancta santorum dei numeri della Repubblica Italiana. Si tratta - per chi fosse interessato a candidarsi anche se esterno all’amministrazione stataleo - di contratti triennali che potranno essere riconfermati «solo per un altro triennio», puntualizzano i bandi. Ma visto che al presidente Giuseppe Pisauro - professore ordinario (oggi fuori ruolo) di Scienza delle finanze alla Sapienza di Roma - e agli altri due consiglieri dell’Upb (la dottoressa Chiara Goretti e il professor Alberto Zanardi), viene delegato il compito di tenere sotto controllo i conti pubblici e di «analizzare e verificare» le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del governo, stupisce che sia pure in tempi di spending review sia stato accordato un budegt (circa 6 milioni per il 2015), tutto sommato modesto. E una dotazione di personale che è inferiore a quella di quasi tutti gli uffici a “diretta collaborazione” dei ministri.

Il controllore - Nelle intenzioni del governo l’Upb avrebbe dovuto essere il “controllore italiano” del nostro traballante pareggio di bilancio. E a questo neonato Ufficio viene chiesto (anche da Bruxelles) «di valutare il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee». Resta da chiedersi come con sole 33 persone si possa svolgere questo compito immane. Certo i tre membri del Consiglio dell’Upb potrebbero decidere di allargare l’organico, però visto che già ci sono voluti dei mesi solo per scrivere il Regolamento sulle retribuzioni forse è meglio concentrarsi sugli esperti (senior e non) da reclutare. Anche perché senza cervelli chi farà le”pulci” ai numeri partoriti dal governo? 

C’è almeno di buono - sbirciando il bilancio 2014 dell’Ufficio - che dei 6 milioni messi a disposizione dal Tesoro ad aprile per il funzionamento, l’Upb ne ha spesi solo 1,584 di milioni. E dal bilancio previsionale 2015 salta fuori quindi una restituzione al bilancio dello Stato di ben 2 milioni. Ma forse quei 2 milioni potevano essere impiegati per reclutare un plotone in più di “esperti senior”, sempre che si voglia che questo Ufficio funzioni veramente. E possa spulciare a fondo.

Come guadagnare soldi nel 2015: le dieci dritte di Buddy Fox in Borsa

Buddy Fox, l'oroscopo finanziario: dieci dritte per investire in Borsa nell'anno che verrà

di Buddy Fox


Il 2014 è finito e, come da tradizione, è il momento dei bilanci. Dodici mesi fa, esattamente in questi giorni, avevo fatto il mio oroscopo finanziario sull’anno che stava per iniziare. Vediamo com’è andata. Le previsioni azzeccate e le delusioni. Ricordando come avvertenza preliminare che il denaro si trasferisce da un’intuizione ad un’altra. Un anno fa quando Byron Wein (Blakstone) profetizzò l’indice S&P a 2.300 punti fu preso per pazzo. Oggi che l’obiettivo è vicino , ascoltando le previsioni molto ottimistiche dei colleghi, la sua previsione sembra quasi dettata da somma prudenza. Qui sotto le nostre previsione. E in grassetto come è andata.

Come è andata nel 2014: 
1) Piazza Affari: tutte le congiunzioni astrali di dodici mesi fa sembravano puntare su Milano, come regina del 2014. Basterà una piccola ripresa economica per scatenare il Toro, era scritto negli oroscopi. La ripresa non c'è stata. Rilanciamo nel 2015.

2) Usa: l’ultima revisione del Pil ha segnato un miglioramento a +4,1%. La locomotiva ha ripreso a sbuffare. Il pronostico parlava del ritorno del dollaro forte. Così è stato.

3) Giappone: Ventidue anni ha impiegato per risvegliarsi e non si fermerà proprio ora. Difficile immaginare un rialzo come quello del 2013, ma, come indicazione avevamo dato almeno 18,000 dell’indice Nikkei. Ci siamo arrivati Ora alziamo l'asticella.

4) L'Euro cade, ma non si rompe. Il calo delle quotazioni, potrà agevolare le esportazioni europee. La moneta unica sta calando come da previsioni, ed è solo l'inizio.

5) Il 2014 sarà l'anno del cavallo. E se fosse Pegaso? Possibile decollo per la borsa di Atene. Tramite Etf si compra Grecia e si vola sulle ali di Pegaso. Totalmente cannata. Riproviamo nel 2015

6) Materie prime: se l'economia riparte le materie prime potrebbero tornare a salire.Puntavamo su grano e frumento. Anche qui un buco nell'acqua.

7) I lupi di Wall Street: nel 2014 sono tornati e hanno molta fame, ma non di cibo: denaro e guadagni sono le prede. Rispetto a dodici mesi fa sono molti di più gli ottimisti, è infatti ipotizzabile uno S&P500 a 2,500 punti. Non ci siamo arrivati. Ma se prima nessuno ci credeva, ora ci sperano in molti. L'illusione sta diventando realtà. 

8) Apple: Fra i lupi più affamati di Wall Street c’è una vecchia conoscenza come Karl Icahn. Si era fatto conoscere già negli Novanta assaltando la Rjr Nabisco e poi facendola a pezzi. Ora si sta interessando ad Apple: vuole succhiare liquidità dalla polpa della mela L'anno scorso ero ribassista, quest'anno invece vado al rialzo. +42% per il gruppo fondato da Steve Jobs. Oggi tutti vogliono mangiare la mela.

9) Francia: Parigi è sempre Parigi. E’ l’ago della bilancia per l'Europa e l'Euro.

10) Azioni italiane: Fiat, Telecom, Bet, Esprinet e Ferrovie Nord Milano. Cinque titoli, scrivevo, che avrebbero acceso il turbo nelll’anno. La media fa +38%, contro il +1% dell'indice generale. Non male.

Dieci occasioni per il 2015:
1)"Fatta a mano" era lo spot che accompagnava il lancio della Ritmo in Usa, da loro chiamata "Strada" più di 30 anni fa. Tempi gloriosi per l'Italia e la Fiat. Renzi ci riprova. “Ritmo" è lo slogan ch ha adottato per svegliare l'Italia. Tassi ai minimi, Euro basso, petrolio in caduta e l'Expo: un poker per dare ritmo all'Italia. In in più il jolly Draghi. E' la volta buona. Si punta su Piazza Affari. Invadiamo con il made in Italy, o saremo invasi.

2) La pazienza è la virtù dei forti, e la Yellen ne ha molta. La stessa dote che si deve avere nel gioco dello shangai: ogni bastoncino equivale a un rialzo dei tassi, precisione e riflessione prima di ogni mossa. I bond non saranno l'investimento migliore, ma il crollo è ancora lontano.

3) Profilo, Mediolanum e Banca Generali : l'Italia è ricca e chi gestisce i risparmi farà buoni profitti.

4) Per i mercati potrebbe essere l’anno della colomba. In primavera, in vista della Pasqua, possibili sorprese: dal labirinto del quantitative easing potrebbe uscire vincente il Draghitauro, figura mitologica del rialzo: metà Draghi e metà Toro.

5) Yoox, Ratti, Stefanel: la moda che non ha bisogno dei russi.

6) Vix, probabile il ritorno di volatilità con oscillazioni degli indici del l 30%.

7) Ai mercati piacciono le ricorrenze. Il 10 marzo rivedremo il Nasdaq a 5,100? E questa volta non sarà bolla.

8) A Tokyo è nato un altro messia ed ha la faccia di Kuroda (governatore della Boj) che moltiplica gli yen. Potrebbe portare il Nikkei a 24,000.

9) Oro e Argento, ritorno di luce? Puntiamo su Nem e Cde possibili sorprese.

10) Be, Fnm, Ctic, Alerion, Fidia, Nokia e Prysmian: i magnifici 7 per il 2015.

Renzi e il San Silvestro a due facce Prima sugli sci, poi in caserma... / Foto

Renzi appare a Courmayeur per la sciata di inizio d'anno




Il presidente del Consiglio Matteo Renzi si trova a Courmayeur, per una breve vacanza. Il premier è stato avvistato mentre sciava sulle piste della località valdostana, da dove ieri sera si è tenuta la trasmissione di Rai Uno ’L’anno che verrà’. Orgoglioso si è detto il sindaco di Courmayeur per la sorpresa del presidente del Consiglio arrivato ieri sera con la sua famiglia. "Siamo tutti orgogliosi che il premier Renzi abbia scelto Courmayeur per qualche giorno di riposo con la sua famiglia", ha detto il primo cittadino Fabrizia Derriard. "Spero che possa trascorrere una vacanza tranquilla e serena con i suoi cari prima di riprendere il lavoro". "È stata davvero una piacevolissima sorpresa - ha aggiunto Derriard - che comunque non ha cambiato la normale quotidianità della cittadina. Non l’ho ancora incontrato, spero di poterlo fare prima che riparta".

Ospite in caserma - La giornata del premier è trascorsa tra tanti selfie, molto sci e poi pranzo in baita. Poi alle 10 Renzi con la famiglia ha lasciato le nevi di Plan Checrouit per tornare alla  Caserma Perenni degli alpini, dove soggiorna in questi giorni di vacanza e si è subito diretto alla funivia di Dolonne. Neanche il tempo per lui di mettere gli sci che già sui pendii innevati ai piedi del Monte Bianco, nei bar e nelle code alle seggiovie, era tutto un "hai visto Renzi?". Il premier, racconta l'Ansa, accompagnato da un maestro di sci e istruttore del Centro Addestramento Alpino, si è tuffato con stile sicuro in una non stop di discese durata più di tre ore, poi, prima del rientro in paese, un pranzo in rifugio a quota 2.000 metri. Giacca azzurra, occhiali a specchio e attrezzatura impeccabile, non hanno impedito agli increduli sciatori di riconoscerlo. Il rituale del selfie non è stato negato a nessuno così come gli auguri di Buon Anno. Anche il giovane 'fan' più intraprendente è stato accontentato: "Teo dammi un cinque!". 

Eruzioni, addio all'Ue e al Colle... Le 10 profezie (nere) del 2015

Saxo Bank e le 10 profezie sul 2015




Cosa possa accadere nel futuro è spesso un tema che scalda il dibattito tra gli economisti. L'anno che sta per cominciare di certo per l'Italia sarà un passaggio chiave. Il Paese stremato dal peso fiscale e da una crisi a cui il governo Renzi non riesce a porre rimedio non fanno ben sperare per il futuro. Così con l'avvicinarsi del 2015 gli economisti provano a capire se quello che sta per arrivare è un anno su cui scommettere oppure un altro periodo per difendersi da tempeste e movimenti sui mercati che possano svuotare le tasche. A fare una profezia sul 2015, come ogni anno, c'ha pensato Saxo Bank, banca danese specialista in investimenti, che puntualmente a dicembre redige un elenco di avvenimenti catastrofici che potrebbero verificarsi per l'anno a venire. Lo scopo, come ricorda Quifinanza, è di far testare agli investitori le proprie previsioni per il futuro e le conseguenze che eventi gravi e improvvisi potrebbero avere sui propri investimenti. Ma quali sono gli eventi catastrofici che potrebbero scatenarsi nel 2015? 

I cigni neri - "Il 2015 sarà un anno difficile, ma potrebbe, addirittura, essere l'anno da ricordare per averci fatto toccare il fondo", ha commentato l'edizione 2015 de "I Cigni Neri" Steen Jakobsen, chief economist di Saxo Bank. "L'inflazione è scesa ai livelli più bassi degli ultimi decenni, i tassi di interesse l'hanno seguita di pari passo e i prezzi dell'energia sono relativamente stabili. La mancanza di volatilità nei dati e nei mercati ha dato agli investitori un falso senso di sicurezza, che potrebbe portare ad un forte scompiglio del 2015. Abbiamo vissuto un'anteprima durante una caotica settimana nel mese di ottobre del 2014. Se il trend rimanesse lo stesso, per il 2015 possiamo già considerarci in coda per un giro sulle montagne russe". "Dopotutto, è bene ricordare che, sebbene le previsioni delineino scenari di mercato piuttosto estremi, nel corso degli anni, un certo numero di queste si sono avverate". 

Allarme in Russia - Secondo la prima delle 10 previsioni choc per il 2015 il crollo dei prezzi del petrolio e il peso delle tensioni geopolitiche renderanno le grandi aziende e il governo russo inadempienti nei confronti del debito estero. E così come nel 1998, il default potrebbe risolvere la situazione, oltre ovviamente a una soluzione diplomatica della questione Ucraina. 

Il vulcano - La seconda profezia riguarda il vulcano islandese Bardarbunga che potrebbe eruttare nel 2015, causando un enorme rilascio di biossido di zolfo e altri gas nocivi che offuscano i cieli d'Europa. L'eruzione potrebbe stravolgere i modelli meteorologici e creare timori per uno scarso raccolto in tutta Europa: i prezzi del grano raddoppiano proprio mentre la ricaduta reale del vulcano risulta più modesta di quanto temuto.

Giappone  - Un altro evento che potrebbe turbare gli equilibri dei mercati l'inflazione galoppante in Giappone. La Bank of Japan stampa incessantemente denaro, schiacciando la fiducia sullo Yen. Intanto la politica del suo primo ministro Abe importa inflazione, e il Giappone potrebbe perdere il controllo della sua moneta.

Draghi via dalla Bce - Alta tensione anche per i movimenti tellurici che potrebbero toccare l'equilibrio della Bce. Draghi, secondo le previsioni della banca svedese si farà da parte per consentire alla Banca Centrale Europea di procedere al Quantitative Easing con un nuovo presidente, Jens Weidmann della Bundesbank. A spingerlo verso l'Italia anche il presidente Napolitano, che lo vorrebbe nei giochi per la corsa al Quirinale. 

Corporate bond - Occhio anche ai corporate bond. Dopo un cambio di sentiment sulle obbligazioni ad alto rendimento, gli investitori diretti verso l'uscita nel 2015 scopriranno scarsa liquidità e un ripido calo dei prezzi. Con un washout massimo del credito ad alto rendimento, l'onda d'urto, secondo Saxo Bank, sarà così forte da scuotere le fondamenta della debolezza dell'economia europea. 

Attacchi hacker - Non ci sono buone notizie nemmeno per chi fa acquisti online. Nel 2015 si fanno sempre più aggressivi gli attacchi ai maggiori operatori di e-commerce, con onde d'urto che si spargono fino ai fornitori di servizi web e cloud. Amazon.com potrebbe subire un calo del 50% per un attacco al mercato che ne riduce la crescita.

Bomba cinese - Un'altra profezia riguarda la Cina che va alla ricerca di un modo per alleggerirsi dalle enormi pressioni deflazionistiche che sono il rovescio della medaglia di un boom del credito. Si unisce quindi al Giappone e agli altri paesi nella sua lotta per importare l'inflazione creando tensioni sui mercati. 

Allarme alimentare - E le profezie nere riguardano anche la tavola. Con i prezzi che subiscono la preoccupazione per il virus Ebola e il ritardo negli investimenti nelle regioni chiave di produzione dell'Africa occidentale, il mondo si ritrova a consumare molto più cacao di quanto ne sta producendo. Questo porta ad un prezzo record per il cacao sopra 5.000 USD per tonnellata nel 2015.

Slavina immobiliare - Arriverà una slavina anche sul fronte immobiliare. Il mercato del Regno Unito, in particolare nella città di Londra, comincia a entrare in crisi. In aggiunta, l'imminente rialzo dei tassi da parte della Bank of England vede il Regno Unito subire di un crollo immobiliare nel 2015 con una diminuzione dei prezzi fino al 25%. 

Gb fuori dall'Ue - Infine sul fronte politico e su quello internazionale, secondo Saxo Bank, il 2015 sarà l'anno in cui il Regno Unito avvierà la procedura per abbandonare l'Unione Europea. Secondo le previsioni l'UK Independence Party (UKIP) potrebbe conquistare il 25% dei voti nazionale alle elezioni generali del 7 maggio 2015 in Gran Bretagna, diventando clamorosamente il terzo partito in parlamento. L'UKIP potrebbe unirsi ai conservatori di David Cameron in un governo di coalizione e chiedere un referendum per rivedere l'adesione della Gran Bretagna nella UE nel 2017. 

Mobilità, fannulloni a casa: posto fisso addio nello Stato

Mobilità, licenziamento per scarso rendimento. Addio al posto fisso anche nello Stato




Addio posto fisso anche nel pubblico impiego. La rivoluzione del mondo del lavoro firmata da Matteo Renzi travolge anche i dipendenti dello Stato che avranno lo stesso trattamento di quelli privati: mobilità, licenziamenti per scarso rendimento, demansionamenti. Già a febbraio, anticipa il Messaggero ci sarà l'estensione anche agli statali delle regole sul licenziamento introdotte con il jobs act nel lavoro privato. In realtà, puntualizza Andrea Bassi, il licenziamento disciplinare nel pubblico impiego è già previsto per diversi motivi (condanne definitive con interdizione dai pubblici uffici, condotte particolarmente gravi e aggressive sul posto di lavoro), ora uno statale può essere licenziato anche per scarso rendimento, ovvero se in un biennio anche non consecutivo il lavoratore ottiene una valutazione insufficiente. L'articolo 13 della legge delega Madia conterrà i nuovi meccanismi per facilitare le procedure di licenziamento. Il punto dovrebbe essere quello di sostituire anche per gli statali la reintegra in caso di licenziamento illegittimo con un indennizzo crescente.

Licenziamenti collettivi - Nel pubblico impiego già esiste la mobilità per eccedenza di personale e per i lavoratori di amministrazioni che hanno esuberi, scatta la mobilità per due anni all' 80% della retribuzione. Se in questo periodo il dipendente non viene ricollocato in altra amministrazione o nella stessa, si legge sul Messaggero, il rapporto di lavoro viene sciolto. Scatta, insomma, il licenziamento.

Trasferimenti - Il decreto del ministro Marianna Madia prevede anche l'obbligo per i lavoratori, per non perdere il posto di lavoro, di accettare trasferimenti entro i 50 chilometri (sono escluse solo le mamme con figli fino a 3 anni e chi ha a carico soggetti portatori di handicap). E ancora: negli ultimi sei mesi di mobilità, sempre allo scopo di conservare il posto di lavoro, lo statale in esubero può accettare un impiego nella stessa o in un'altra amministrazione anche di mansione inferiore a quella precedentemente svolta, con due sole condizioni: il demansionamento deve essere di un solo livello e lo stipendio deve essere uguale.